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Tour de France 2014: Sagan, i rimpianti sono colorati di giallo - Tappa vivace, velocisti out, lotta tra i big

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A battagliare coi big a Jenkin Road c'era anche Peter Sagan @ Bettiniphoto

C'è stato un momento della seconda tappa del Tour de France, a poco più di 30 km dalla conclusione, in cui sembrava che si andasse incontro a una lotta senza quartiere che avrebbe fatto arrivare al traguardo i corridori uno per uno. Si era da poco superata la salitella di Midhopestones, e il gruppo dei migliori, tirato dalla Garmin che aveva preso il controllo delle operazioni sul Gpm, era ridotto a 24 unità. Il che, con altre tre salite da affrontare prima della fine, significava che si sarebbe potuto assistere a uno scontro uno contro uno di tutti i capitani.

Poi le cose non sono andate propriamente così, visto che subito dopo ci sono stati numerosi rientri, appena il ritmo davanti è calato; ma quel che ci interessava sottolineare qui è come tra quei 24 fosse presente anche Peter Sagan. E non attaccato all'ultima ruota del gruppo, cercando di salvarsi: tutt'altro, lo slovacco era pimpante davanti, sempre nelle primissime posizioni a controllare la situazione.

A quel punto della corsa le ruote veloci del gruppo erano tutte fuori causa: Cavendish non era nemmeno partito, vittima dei postumi della caduta di ieri; la maglia gialla Kittel aveva perso contatto dai migliori già sulla salita di Holme Moss, a 60 km dal traguardo, imitata più tardi da Greipel e da tutti gli altri sprinter, compreso quel John Degenkolb che in tanti si aspettavano competitivo oggi. Tra gli altri, giornata nera per Alessandro Petacchi, punto da una vespa (sarebbe addirittura in forse la sua partenza domani), e per Sacha Modolo, alle prese con problemi di stomaco e alla fine ritiratosi.

Della categoria, il solo Alexander Kristoff è riuscito a riportarsi sotto, dopo il forcing della Garmin, ma il finale si è rivelato ugualmente troppo tosto per lui.

Nella prima parte della tappa la fuga del mattino aveva messo in evidenza tra gli altri Cyril Lemoine (che transitando in testa a tre dei primi quattro Gpm ha conquistato la maglia a pois) e Blel Kadri, ultimo dei 7 fuggitivi a gettare la spugna, raggiunto a 36 km dalla fine. Non aveva avuto spessore un tentativo con Tony Martin, Voeckler, Gautier, Burghardt e Edet, partiti sulla salita di Holme Moss (a 60 dalla fine) ma non riusciti nemmeno a trovare uno straccio d'accordo per riportarsi su Kadri, che in quel momento era solo al comando.

Né è andata meglio a un'altra coppia mal assortita, quella formata da Pierre Rolland e Jean-Christophe Péraud, partiti in cima alla salita di Oughtibridge (a poco meno di 20 dalla fine) e non riusciti a incamerare più di 15" di vantaggio (ciò soprattutto a causa della passività di Péraud), prima di essere raggiunti tra i -13 (quando Rolland, stufo, ha mollato la compagnia del collega, ripreso dal gruppo) e i -8 (quando anche il temerario capitano della Europcar ha capito che era il caso di rialzarsi, visto che aveva il plotone alle calcagna).

Il muro di Jenkin Road ai -5, poi, ha visto la battaglia finale, con gli uomini di classifica intenti a punzecchiarsi nonostante la Cannondale abbia provato a tenere alto il ritmo per evitare scatti da parte degli avversari di Sagan. Gli uomini di Amadio già in precedenza avevano lavorato per ricucire su Rolland; sul muro è toccato a Marcato il compito di fare l'andatura. Solo che in cima, quando si sono mossi i grossi calibri (a partire da Contador, proseguendo con Froome), è stato fatale che toccasse a Peter in prima persona spendersi per restare agganciato al treno buono.

Lo slovacco è stato eccellente nella discesa, dove si è messo a guidare anche per tenere a bada i bollori di un Fuglsang scoppiettante: scattato già una prima volta dopo il Gpm e chiuso da Froome, il danese è poi ripartito a poco meno di 3 km dal traguardo, anche stavolta il gruppo ha chiuso. Van den Broeck è stato tra i più attivi, in questo frangente, e ci ha a sua volta provato ai 2400 metri; e infine anche Bardet ha dato un segno, ai -2. In gran parte di queste situazioni, Sagan ha chiuso in prima persona, spendendo forse più di quanto non volesse.

Era impensabile che fosse sempre lui a muoversi per annullare gli scatti ora dell'uno ora dell'altro; sicché, quando ai 1900 metri è partito Nibali, Peter si è fatto da parte, attendendo che fossero Froome e Contador a vigilare. In effetti il capitano della Sky ci ha provato, ma tardi e senza troppa convinzione, e allora Nibali è andato, e con lui le speranze, per Sagan, di conquistare la prima maglia gialla in carriera. Logico che il più deluso, alla fine, sia lui: più forte di tutti i colleghi delle classiche, più veloce di tutti gli uomini presenti nel gruppetto, si è ritrovato con un pugno di mosche in mano; tanto che quasi svogliatamente ha sprintato per il secondo posto, facendosi battere da Van Avermaet e Kwiatkowski.

Un quarto posto di tappa che gli vale il secondo della generale, visto che la somma dei suoi piazzamenti è di gran lunga migliore di quella di tutti i corridori (19 oltre a lui) che condividono il ritardo di 2" da Nibali. Magra consolazione, così come è magra la consolazione di essere maglia bianca di miglior giovane e verde di primo della classifica a punti: poco vale quel che già s'ebbe, non potendo goder di ciò che si vorrebbe. E lui vorrebbe la maglia gialla. Né, in assenza di abbuoni, sarà facile per lui conquistarla nelle prossime due tappe, a partire dalla Cambridge-Londra di domani, 155 km che culmineranno probabilmente con uno sprint generale.

Facendo un rapido resoconto della classifica e citando solo i big o presunti tali, diciamo che Nibali ha 2" su Froome, Mollema, Van den Broeck, Contador, Van Garderen, Fuglsang, Valverde, Rui Costa, Bardet, Porte, Kwiatkowski e Talansky; 16" su Pinot, Rolland, Fränk Schleck, Horner; 35" su Navarro e Scarponi; 1'19" su Andy Schleck. Joaquim Rodríguez, che anche oggi se l'è presa decisamente comoda, è rotolato a un quarto d'ora di ritardo.

Marco Grassi

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