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Tour de France 2014: Voigt, quando il genio controlla il caos - Jens, 17 anni di Grande Boucle, grandi fughe e non solo | Cicloweb

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Tour de France 2014: Voigt, quando il genio controlla il caos - Jens, 17 anni di Grande Boucle, grandi fughe e non solo

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Il tedesco Jens Voigt in fuga verso Harrogate © BettiniphotoJens Voigt ha vinto 66 gare in carriera, tuttavia può essere considerato uno dei corridori più popolari del ciclismo moderno non tanto per i suoi successi, quanto per la sua filosofia di gara. Ultimo figlio di una generazione di atleti provenienti dalla dura scuola della Germania Est, la quale ha partorito tra gli altri Erik Zabel e Jan Ullrich, a quasi 43 anni continua ad essere una presenza fissa del Tour de France, che corre ininterrottamente da 17 edizioni. Alla Grande Boucle ha collezionato 2 vittorie di tappa, 2 maglie gialle, 3 a pois, 8 premi combattività di tappa e millemila chilometri in fuga. Oggi, pronti via, è andato in avanscoperta appena il gruppo ha lasciato Leeds: dapprima con Nicolas Edet e Benoît Jarrier, quindi da solo. A sera la maglia a pois di miglior scalatore ed il premio della combattività vanno a lui, naturalmente. Dopo quest'ennesima, piccola grande impresa, non potevamo non omaggiarlo con una cronistoria del suo rapporto col Tour de France, passando attraverso i suoi aforismi che ben fotografano il suo stile di vita in bicicletta (e non).

«Forse pensano che io sia solo un ragazzo carino»
Passato professionista nel 1997 ZVVZ-Giant, Jens Voigt ha l'opportunità nel 1998 di correre il suo primo Tour de France in maglia Gan. È un esordio col botto: nella decima tappa, la Montauban-Pau, va in fuga con dei signori corridori quali Lelli, Agnolutto e Van Bon, e nonostante una volata presa in prima posizione l'olandese riesce a rimontare solo negli ultimissimi metri. Il suo premio di consolazione è però la prima maglia a pois in carriera, indossata solo per un giorno.

«Se vai in fuga, puoi vincere o no. Ma se non vai in fuga per vincere, non vincerai mai»
La Gan diventa Crèdit Agricole, cambiando i colori dal bianco-giallo al verde. Ma è al giallo che punta Jens, in un clamoroso Tour 2001 che vede in gran luce anche il suo compagno Stuart O'Grady: vincono la cronosquadre confermando la sua maglia gialla, poi nella Strasbourg-Colmar va in fuga con un irresistibile Laurent Jalabert, il quale va a prendersi la seconda tappa del suo Tour. Ma per Jens Voigt è soddisfazione piena, visto che per un giorno indosserà il simbolo del primato.

«Se le gambe fanno male a me, agli altri faranno male almeno il doppio»
Il Tour non è ancora finito e nella terza settimana, prodiga di fughe bidone durante l'era Armstrong, Voigt si trova nell'azione giusta nella 16esima tappa, da Castelsarrasin a Sarran. È un testa a testa con un altro corridore fortissimo, Bradley McGee: Jens lo sistema con uno scatto secco negli ultimi 300 metri al quale Bradley non riesce a rispondere. Ai 200 Jens può già esultare: arriva per lui anche la prima vittoria di tappa al Tour de France

«Brucerò, sono pronto a morire per te in bicicletta»
Nel 2004 Voigt cambia casacca e passa alla CSC. Il cambiamento impone anche un cambiamento di stile: alla corte di Riis Jens diventerà un prezioso gregario, e servirà grandi corridori quali Ivan Basso, Carlos Sastre (che anche grazie a lui vincerà il Tour 2007) ed i fratelli Schleck. Dovrà spesso sacrificare le sue velleità di fuga: memorabile il suo servizio per Basso al Tour 2004, quando si metterà personalmente a tirare per chiudere su Jan Ullrich nella quindicesima tappa, allo scopo di difendere il podio di Ivan Basso. Il tutto condito da insulti dei tifosi tedeschi, il giorno dopo, durante la cronoscalata verso l'Alpe d'Huez.

«Quando esplodo vuol dire che sono finito... Sto esplodendo»
Il 2005 ci mostra uno degli Jens Voigt più forti di sempre, sconfitto alla Liegi-Bastogne-Liegi da Vinokourov dopo esser stato tutto il giorno all'attacco, e gli porta un'ulteriore soddisfazione, la maglia gialla a Mulhouse nella tappa vinta da Rasmussen, ovviamente grazie a una fuga. Jens passa però da una grande gioia a vedere i sorci verdi, per colpa della febbre: perde la maglia il giorno dopo e nella Courchevel-Briançon finisce fuori tempo massimo. È uno dei suoi tre ritiri al Tour: il primo nel 2003, a causa di una diarrea che combatte vanamente di fronte alle impietose telecamere.

«Zitte gambe! Voi fate quello che vi dico io di fare!»
Causa OP nel 2006 Voigt si trova da gregario a battitore libero. Ovviamente ne approfitta e si rende protagonista di un'azione che segnerà quell'edizione del Tour: la fuga bidone di Montélimar, la quale porterà Oscar Pereiro a vincere una delle più tormentate edizioni del Tour. Ma quel giorno Jens è più forte anche di Pereiro: arriva la seconda e ultima (ultima? Sarà...) tappa al Tour.

«Naturalmente sono fortunato, oltre ad avere un discreto talento»
Dicevamo che son stati 3, i ritiri alla Grande Boucle di Jens. Nel 2009 infatti si prende e ci fa prendere il più grande spavento della sua carriera: cade nella discesa del Piccolo San Bernardo, picchia duro il volto e perde conoscenza. Il verdetto dei medici è una frattura dello zigomo sinistro e una commozione cerebrale, il che lo costringerà a star lontano dalle corse per almeno due mesi. Ma tutti tirano un sospiro di sollievo, dalle immagini si era temuto il peggio.

«Dammi un qualche tipo di bicicletta, dammi qualsiasi cosa!»
I Tour successivi non sono granché fortunati. Nel 2010 Jens si rende protagonista di un episodio decisamente comico: caduto nella discesa del Peyresourde, ha la bici inutilizzabile e tutte le ammiraglie sono ormai passate. Piuttosto che ritirarsi un'altra volta, Jens si fa prestare la bici da un ragazzino a bordo strada e fa 20 chilometri con questa bici piccolissima, prima di trovare un poliziotto con una bici lasciata da Riis per lui. Nel 2011 passa alla Leopard e si rende protagonista di un episodio altrettanto grottesco: è in fuga nella quattordicesima tappa, ma riesce a cadere ben due volte nel giro di un minuto nella discesa del Port de Lers, ovviamente vanificando l'azione.

«Credo che quando sarò davvero vecchio, la durata della vita umana verrà rivista»
Nonostante alcune rare fiammate, come la spettacolare azione al Tour of California 2013, gli anni migliori sono ormai passati per il buon Jens, ma continua a correre ancora con cattiveria agonistica per portare a casa il pane per i suoi 6 figli che lo aspettano. Ed eccolo ancora una volta resistere e tenere duro più a lungo di tutti, nell'ultima tappa di montagna del Tour de France 2013, sull'arrivo in salita di Annecy.

«Avere le cose organizzate e preparate è per gente limitata. Il genio controlla il caos»
Le sorprese non sono però finite. Ed arriviamo ad oggi. Fuga a 3 con Edet e Jarrier, sul primo GPM di giornata i due giovani (rispetto a Voigt, lo è il 99% del gruppo) corridori francesi si mostrano più veloci allo sprint. E allora il buon Jens che fa? Fingendo una volata ad un inutilissimo traguardo volante, tira dritto e semina i malcapitati, andandosi a prendere i punti necessari per indossare la prima maglia a pois di questo Tour, chiudendo il cerchio col 1998 e facendoci ancora una volta sorridere di fronte al suo grande talento e al suo essere unico in bicicletta.

Nicola Stufano

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