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Tour de Suisse 2014: Cameron con vista sulla vittoria - Fuga buona, Meyer su Deignan e Warbasse. Pozzovivo non parte

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Cameron Meyer, vincitore di tappa a Sarnen su Philip Deignan e Larry Warbasse © BettiniphotoNel tratteggiare a grandi linee quanto sarebbe potuto succedere nella seconda tappa del Giro di Svizzera, ieri ci sbilanciavamo dicendo che appena un po' di selezione ci sarebbe stata, nella Bellinzona-Sarnen. Ci sbagliavamo, e di tanto. Con le grandi salite poste a troppi chilometri dal traguardo, quello a cui abbiamo assistito è stata una semplice giornata di inseguimento - da parte del gruppo - a una fuga partita nei primi chilometri; e la fuga ha avuto ragione, tanto meglio per chi ci ha provato.

La generale non è cambiata praticamente in nulla, se si eccettuano i 5'09" pagati da Jelle Vanendert (ma lo possiamo considerare un uomo di classifica?), i 16'11" accusati da Fränk Schleck (ma lo possiamo considerare un uomo di classifica?) e i 18'50" di ritardo accumulati da Fabian Cancellara (ma lo possiamo considerare un uomo di classifica? Anche se dopo la crono di ieri era quarto); e se si eccettua il saltino in avanti fatto dai tre uomini che sono riusciti a portare a termine la fuga.

Dei tre, uno ha gioito più degli altri, per il semplice e ovvio fatto di aver vinto la tappa: Cameron Meyer aveva lasciato un segno al Tour de Suisse già l'anno scorso, vincendo la crono d'apertura (e poi chiudendo al decimo posto la corsa). Stavolta l'australiano della Orica non è andato per niente bene nella prova contro il tempo (appena 51esimo a 53" da Tony Martin ieri), ma si è rifatto alla grande oggi, alzando le braccia al termine dei 182 km di quella che - con un certo coraggio - veniva definita dagli organizzatori "la tappa regina".

Non poteva essere una tappa regina perché, ad onta del fatto di contenere al suo interno 4 bei gran premi della montagna (compresa la vetta del Tour de Suisse, il Furkapass coi suoi 2416 metri d'altitudine), se nei 63 km finali della corsa ce ne sono 6 di salita (non alla fine), circondati da 36 di discesa e 21 di pianura, è facile che non accada proprio nulla.

Al km 20 sono partiti sei uomini: Reto Hollenstein, Philip Deignan, Lawrence Warbasse, Cameron Meyer, Frederik Veuchelen e Björn Thurau. Linus Gerdemann ha perso il treno buono e ha provato a riagguantarlo quando era troppo tardi: rimasto intercalato tra fuggitivi e gruppo per circa 25 chilometri, il tedesco si è rialzato ancor prima dell'inizio del San Gottardo, prima salita di giornata. In precedenza la corsa aveva perso Domenico Pozzovivo (nemmeno partito, bloccato dalla febbre che gli è venuta stanotte: peccato, era sesto in classifica e prometteva di continuare a far bene) e Maxime Monfort, caduto e ritirato all'inizio della tappa.

Il gruppo, gestito dagli Omega Pharma di Tony Martin, ha controllato senza tirarsi il collo, e il sestetto al comando è transitato al Gpm del San Gottardo col vantaggio massimo di 5'25". Thurau si è curato di passare in testa al Gpm, e lo stesso ha fatto sui due traguardi di montagna successivi, assicurandosi la maglia di migliore scalatore della corsa.

Sul Furka il primo dei 6 a cedere è stato Veuchelen, decisamente meno adatto degli altri alle salite alpine. In cima al successivo Grimsel, i cinque battistrada conservavano 4' di vantaggio, e la nebbia in vetta ha dato loro una mano, visto che ha consigliato al gruppo di rallentare la marcia per evitare incresciosi fuori-strada (si segnalano comunque le cadute - senza conseguenze - di Bauke Mollema, Jimmy Engoulvent e Arnold Jeannesson). Successivamente, un po' più a valle (la picchiata misurava praticamente 25 chilometri), Pablo Lastras ha tentato di evadere dal plotone, ma non ha trovato grande fortuna.

Tra i primi, Meyer ha dovuto cambiare bici, perdendo contatto per qualche chilometro ma operando successivamente il primo dei due rientri della sua giornata. Sul Brünigpass, ultima asperità della tappa, Deignan (si porta appresso dal Giro una condizione super) e il promettente Warbasse hanno allungato il passo, e sulle prime son rimasti soli; quindi Thurau ha fatto un fuorigiri per riportarsi sui due, ma ha finito col pagare caro lo sforzo e, come anche Hollenstein (subito staccato), ha poi perso definitivamente contatto ed è stato raggiunto dal gruppo.

Tutt'altra strategia ha invece attuato Meyer, che si è gestito come meglio non avrebbe potuto, conscio di non poter tenere il ritmo di Deignan e Warbasse. Ha lasciato andare i due anglofoni, ha risparmiato tutto l'acido lattico risparmiabile (pur tenendo un'andatura che gli permettesse di non venir risucchiato dal gruppo), e ha messo nel mirino i due attaccanti una volta superata indenne la cima del Brünig a 20 km dalla fine. Bravo a non andare alla deriva e a mantenere qualche decina di secondi sul gruppo (in cui in salita si era visto un accenno di attacco di 7 uomini tra cui Roman Kreuziger e Andy Schleck), l'australiano ha finalizzato l'inseguimento a poco più di 11 km dal traguardo, quando è rientrato sui primi due.

I quali, per dirla tutta, non hanno guardato con disprezzo il ritorno di Cameron, passista di assoluto valore che a quel punto veniva utilissimo per resistere all'inseguimento di un gruppo in cui la Cannondale - visto che Peter Sagan aveva superato bene tutte le salite - aveva preso con decisione il comando delle operazioni. Ma ormai era tardi, e il minutino che rimaneva ai tre è stato sufficiente per garantire loro di arrivare a Sarnen con un vantaggio minimo, ma determinante.

Meyer, grande esperto tattico di situazioni simili (tra una corsa a punti e un'americana in pista, la sa lunga lui), ha tenuto buono buono l'ultima ruota (Warbasse ha fatto invece volata di testa), e ha aspettato i 150 metri per scattare, non lasciando praticamente scampo agli altri due. Deignan ha raccolto il secondo posto davanti allo statunitense della BMC, e 14" più tardi Sagan ha vinto una volata di cui non serberà grandi ricordi, valevole per il quarto posto davanti a Ben Swift, Silvan Dillier, Koen De Kort, il biker Nino Schurter (per il quale l'ottavo posto odierno rappresenta il miglior risultato ottenuto su strada), Enrico Gasparotto e Alexandr Kolobnev.

In una classifica che si assesta, Tony Martin è sempre leader con 6" su Tom Dumoulin, 13" su Rohan Dennis, 19" su Sagan, 22" su Mollema, 23" su Tom Slagter, 27" su Deignan e Ion Izagirre. Mattia Cattaneo scala una posizione (quella persa da Cancellara) ed è ora nono a 29" da Martin, stesso ritardo di Peter Kennaugh, decimo. Davide Formolo, al lavoro oggi nel finale per Sagan, è 12esimo a 32" (stesso ritardo di Bradley Wiggins), Davide Rebellin è 18esimo a 38" ed entra in top 20 anche Manuele Boaro (proprio 20esimo, a 39" dal primo).

Venuta maluccio (a parte la gioia del vincitore) la prima tappa con salite importanti, chissà che qualcosa non venga reso all'appassionato nella frazione di domani, abbastanza lunga e accidentata e con finale su strappetto: e anche se la Sarnen-Heiden (202.9 km) sorride più agli uomini da classiche che a quelli da classifiche, una trentina di chilometri scoppiettanti potrebbero pur sempre realizzarsi, in quel finale, e soddisfare così le aspettative dei tifosi.

Marco Grassi

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