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Critérium del Delfinato 2014: Talanskyaffoni a tutti quanti - Tappa a Nieve, Andrew si prende la corsa. Nibali, luci e ombre | Cicloweb

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Critérium del Delfinato 2014: Talanskyaffoni a tutti quanti - Tappa a Nieve, Andrew si prende la corsa. Nibali, luci e ombre

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Da sinistra: Alberto Contador, Andrew Talansky e Jurgen Van den Broeck sul podio del Critérium del Delfinato © BettiniphotoI sentori quelli erano: Andrew Talansky, presto o tardi, in un modo o nell'altro, avrebbe sfondato anche nel ciclismo dei grandissimi. Del resto, nel 2010 il classe '88 statunitense giunse alle spalle di un certo Nairo Quintana al Tour de l'Avenir. Più recentemente, nel 2012, fu 7° nella classifica finale della Vuelta a España mentre lo scorso anno vinse una frazione della Parigi-Nizza che andrà a Richie Porte. Talansky sarà subito alle sue spalle.

Chiuse al decimo posto il Tour, e quest'anno ha continuato in questa marcia di piazzamenti da promessa: settimo al Catalunya, undicesimo al Romandia e qui al Delfinato pedalava piuttosto bene. Stamane occupava il terzo gradino del podio a 39" da un Alberto Contador in stato di grazia, fresca maglia gialla dopo lo scatto di Emosson. Lì il madrileno aveva lasciato sul posto Froome.

Mai si sarebbe sognato Contador che a fregargli la maglia gialla sarebbe stato non già l'uomo a 8" (Froome), bensì quello a 39" (Talansky). In un modo o nell'altro doveva sbocciare, lo statunitense: è sbocciato nell'altro, facendo di una tappa breve una virtù, andando subito nel fugone, approfittando degli Sky che dietro facevano terra bruciata attorno a Contador per scoprire che: 1) la Tinkoff-Saxo non è poi questo granché (anche se la formazione tipo per il Tour è in Svizzera); 2) il capitano, Chris Froome, qualche problemino lo deve avere, legato o no alla caduta di un paio di giorni fa, visto che quasi non la muove.

Una tappa incasinatissima, e bellissima: Talansky coglie la prima vittoria importante della carriera, Contador vince pur perdendo - vedremo il perché - mentre Nibali dà un colpetto, coma a dire che per il Tour c'è anche lui. Da Megève a Courchevel ci sono appena 131 km e spiccioli, quattro Gpm, arrivo compreso, ed un'immensa piana tra le prime due salite e la parte finale. Può succedere tutto o niente, con la Sky costretta a cambiare registro ed attaccare per mandare in tilt la neo maglia gialla Contador.

Succede di tutto e viene fuori una delle tappe più belle della stagione. Subito sulla Côte de Domancy, quella del Mondiale di Sallanches, tentano di andar via Julian Alaphilippe, Johannes Fröhlinger ed Elia Favilli. Ripresi prima dello scollinamento, e nella discesa prende il largo l'azione decisiva per l'intero Delfinato. Sono 23 gli uomini che se ne vanno, alcuni davvero pesanti: David López, Mikel Nieve, Richie Porte (Sky), Tanel Kangert, Lieuwe Westra (Astana), Dani Navarro, Yoann Bagot (Cofidis), Adam Yates (Orica), Igor Antón, John Gadret (Movistar), Romain Bardet, Alexis Gougeard, Jean-Christoph Péraud (AG2R), Thomas Voeckler (Europcar), Jurgen Van den Broeck, Tony Gallopin, Pim Ligthart (Lotto), Kristjan Koren (Cannondale), Tejay Van Garderen (BMC), Yury Trofimov (Katusha), Ryder Hesjedal, Andrew Talansky (Garmin) e Bartosz Huzarski (NetApp) i battistrada.

Guadagnano subito un paio di minuti e non sfugge certo che Talansky è il più pericoloso dei fuggitivi. Anche Van den Broeck non scherza, con 1'14" da Contador, e pure il giovane ma già scafatissimo Adam Yates ha solo 2'52" da recuperare. Non sfugge nemmeno che in questa fuga ci sono tre uomini Sky: sono loro - non quelli in fuga, quelli rimasti con Froome - a lanciare il capitano sulla seconda salita di giornata, il Col des Saisies. Froome attacca guidato da Vasili Kiryienka, Danny Pate e Geraint Thomas, la Tinkoff-Saxo si squaglia, immediatamente, Contador rimane da solo.

Gli Sky sopra citati vengono raggiunti da Vincenzo Nibali, Jakob Fuglsang (Astana), Alberto Contador (Tinkoff), Luis Maté (Cofidis), Mikaël Chérel, Ben Gastauer (AG2R), Sébastien Reichenbach (IAM), Darwin Atapuma (BMC), Dani Moreno (Katusha), Jan Bakelants (Omega), Wilco Kelderman, Martijn Keizer (Belkin), Leopold König (NetApp) ed Alessandro De Marchi (Cannondale), che va a caccia di punti per la maglia a pois. Il gruppo di testa scollina il Saisies con 2'35" dai battistrada, Talansky è leader ben più che virtuale.

La discesa offre a Voeckler e Gallopin lo spunto per un attacco a due, li raggiungono, gli ex compagni di fuga: andiamo compatti, c'è tanta pianura prima delle salite finali. Così accade, mentre Froome e Contador si marcano a 3'35" dai battistrada. Battistrada che prima del traguardo volante di La Bâthie sono Talansky, Van den Broeck, Bardet, Yates, Navarro, Nieve, Kangert, Van Garderen, Trofimov, Gadret, Hesjedal, Galllopin, Huzarski, Bagot, Péraud, Antón, López García, Voeckler, Koren, Favilli e Gougeard.

Lo sprint lo vince Gallopin su Bagot e Voeckler, il gruppo Froome-Contador è a 1'50". Non bastasse il gran casino che Sky e Talansky stanno combinando per mandare fuorigiri Contador, inizia a piovere. Mancano 30 km, gli Sk che erano in avanscoperta, tranne Mikel Nieve (ovvero David López e Richie Porte) si riportano sul gruppo del capitano, di Froome. Ai -29 inizia una sequela di attacchi che dovrebbero, nelle intenzioni, far venire gli incubi a Contador, specialmente in chiave Tour.

Thomas invita Froome a mettersi alla sua ruota, il britannico nativo di Nairobi esegue gli ordini (che c'è di nuovo?) e scatta col gallese. Contador, rimasto da quel dì solo in mezzo a pericolosi contendenti - e con un Delfinato che sta andando velocemente tra le mani di Talansky - risponde a Froome, lo guarda, lo sfida, quasi si fermano i due. Ne approfitta Vincenzo Nibali, che in un tratto in leggera discesa se ne va. Con lui Jakob Fuglsang, Wilco Kelderman che ritrovano Tanel Kangert e Yohan Bagot, raggiunti, i quali si accodano. Guadagnano, mentre dietro la Sky mette Froome sotto al custodia di David López e Richie Porte.

Nibali guadagna, il gruppo di Talansky è a 2'21" dalla maglia gialla, che sembra messa nel sacco. E invece inizia la Côte de Montagny, circa 22 km al traguardo, penultima ascesa di giornata. Contador scatta come se il traguardo fosse a 200 metri, come se non ci fosse un domani. Pare più un gesto di sfida nei confronti degli Sky che un reale affondo. Tanto che David López e Richie Porte non danno molto peso all'azione e salgono del loro passo. Contador però non è nato ieri, e insiste.

A quel punto David López e Richie Porte capiscono che quel passo non sarà mai sufficiente per riprendere il fuoriclasse di Pinto. Una piccola accelerata - siamo già in salita - e Froome perde le loro ruote. Nella sequela di corsi e ricorsi storici c'è quella diciassettesima tappa del Tour 2012, si arrivava a Peyragudes, vinse Valverde ma divenne nota per lo smacco di Froome nei confronti di Sir Bradley Wiggins. Quest'ultimo era in maglia gialla e la Sky non aveva lasciato vincere il gregario di lusso a La Toussuire. Froome non la prese benissimo, ma incassò, facendola pagare a Wiggins in mondovisione, a Peyragudes, appunto. Scattava, gesticolava, come a dire: che fai, campione, non riesci a tenere il mio passo.

Quel gesto ritorna oggi, solo che è Porte a farlo a Froome: dai, andiamo a prendere Contador. Froome fa una faccia che è tutta un programma, chiede di rallentare. Sarà la caduta di due giorni fa, sarà la pioggia, sarà quel che sarà, ma non sale troppo bene, per usare un eufemismo. Al contrario di Contador, che riprende uno per uno i fuggitivi, incitandoli a seguirlo per un po'. Dopo qualche metro però il Pistolero si rialza sui pedali e va a prendere un altro gruppetto.

Guadagna così oltre un minuto al gruppo di Talansky, quello dei battistrada. Già, là davanti c'è ancora gente, anche se la folla è nelle retrovie: Nieve, Navarro, Yates, Gadret, Bardet, Van den Broeck, Van Garderen, Trofimov ed appunto Talansky guidano la corsa, seguono i restanti fuggitivi della prima ora, poi Kelderman, Nibali e Fuglsang a 45". A 1'10" c'è Contador, che scollina la Côte de Montagny insieme a König. La discesa è breve, si riprende presto a salire verso Courchevel.

Ai primi tornanti il gruppo di testa è nel mirino di Nibali, Kelderman e Fuglsang, a 20", mentre Contador sale, sempre di buona lena ma meno forte che in precedenza, insieme a König, Atapuma e Favilli, con un gap di 1'01" da colmare. Contador reinserisce presto il pilota automatico e riprende a danzare sui pedali. Poco più avanti Nibali ha perso Fuglsang, e s'è visto a sua volta staccato da Kelderman. Contador ora vede lo Squalo dello Stretto, lo raggiunge, un'occhiata per capire che una rimonta nei confronti di Talansky non sarà possibile insieme all'uomo di punta dell'Astana, non oggi (ma al Tour, altra musica).

Il fuoriclasse di Pinto scatta e se ne va, ma davanti sono ancora troppo lontani. Froome, nel frattempo, è in crisi nera, ed imbocca la salita con oltre 3' di ritardo dai primi. È il lontano parente di colui che una settimana fa mise a dura prova i muscoli di Contador, salendo verso il Col du Béal. Se la Sky, nella persona di Froome, pare in giornata no, ci pensa Mikel Nieve, che è sempre con i battistrada, a risollevare il morale del team britannico. Se ne va da solo, quando mancano 3300 metri al traguardo.

Van Garderen prova a riportarsi sul basco, così come Van den Broeck e Talansky, ma ormai è andato. Vince lui la tappa finale del Cirtérium del Delfinato, precedendo Bardet, a 3" quindi l'intrigante Adam Yates a 5", Talansky e Van den Broeck a 9", Van Garderen a 15", Kelderman a 32", Gadret a 36", Navarro a 41" e Contador a 1'15". Froome, stravolto e sconfitto, chiuderà a 5'05". In virtù di questo Talansky sfila la maglia gialla ad un Contador per nulla arrendevole.

In virtù di ciò, Talansky sfila la maglia gialla ad un Contador per nulla arrendevole. Il gioiellino statunitense in forza alla Garmin-Sharp prevale sul fuoriclasse di Pinto per 27", quindi Van den Broeck a 35", Kelderman a 43", Bardet a 1'20", Yates a 2'05", Nibali a 2'12", Nieve a 2'59", Navarro a 3'04", Fuglsang a 3'17". Froome, che pareva dover vincere a mani basse la corsa francese, chiude 12° a 4'25".

In questi casi, si parla di capolavoro. Quello di Talansky, che se ne va insieme ad un gruppo di nomi grossi (Yates, Van den Broeck, pure il giovane Bardet) dopo poco più di 15 km ed arriva in fondo, di più, arriva in fondo e ribalta una classifica che ieri sera pareva già mezza scritta. La dimostrazione che certe tappe, se interpretate come si deve, sanno restituire il favore a chi ben si comporta.

D'altra parte, Contador è sì stato sconfitto da Talansky, ma l'aver recuperato oltre un minuto allo statunitense da solo, in salita, a suon di progressioni e rilanci, lo può rendere fiducioso in chiave Tour. Anche perché Froome è sembrato aver la squadra, una squadra con le gambe, ma che al momento giusto non sa in che direzione correre. O meglio, lo sa ma non può farlo.

Hanno corso bene per oltre metà gara, isolando Contador, lasciandolo solo ad inseguire gli scatti sporadici di Froome e Talansky, che stava compiendo un'impresa. Poi, al primo scatto di Contador, panico e gambe perdute. Forse c'è qualcosa da rivedere, prima del 5 luglio. Sicuramente Contador esce con la consapevolezza di poter mettere in difficoltà, se non battere, Chris Froome, scenario che dodici mesi fa (ma anche una settimana fa) pareva impossibile.

E Nibali? È sempre restato con i migliori, evitando di andare fuorigiri, salendo sempre del suo passo, forzando ma non troppo. Anche oggi è andato via in una fase di studio, di sfida, tra Contador e Froome, ha guadagnato molto, raggiungendo quasi i battistrada. Poi, alla prima accelerazione di Kelderman, ha messo il rapportino, s'è sfilato, è salito con Voeckler. A seguire Contador, Vincenzo, non ci ha neppure pensato. Avvicinamento al Tour corretto, alla Grande Boucle servirà molta brillantezza in più.

In tutto questo Talansky, all'arrivo in lacrime, compie una delle poche imprese degne di questo nome del ciclismo moderno, o così lo chiamano: parte subito in una tapa alpina. Breve, ma pur sempre alpina. Guadagna con i compagni di fuga e vince non la tappa, importava ben poco. No, vince la corsa.

Un ciclismo fresco, nuovo, rappresentato anche da quel Wilco Kelderman che dopo l'ottimo Giro d'Italia chiude in maglia bianca, ed al quarto posto nella generale. A Froome resta la maglia verde della classifica a punti mentre Alessandro De Marchi è il miglior scalatore.

Talansky che esplode alla grande, alla grandissima, Contador che tenta la rimonta ma non raggiunge lo statunitense per meno di mezzo minuto, Nibali che fa prove d'imboscata, Froome che dopo la seconda tappa e lo strapotere dimostrato cade, poi crolla ad Emosson ed oggi va alla deriva. Senza considerare i vari Van den Broeck, i Bardet, l'indecifrabile Van Garderen. Insomma, se il Delfinato è l'antipasto del Tour, ci sono tutti i presupposti per assistere ad un grande spettacolo, dal 5 luglio in poi.

Francesco Sulas

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