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Critérium del Delfinato 2014: Spilak s'allarga, Contador attacca - Froome ribatte ad Alberto. De Marchi a pois

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Simon Spilak, solitario vincitore al traguardo di La Mure © BettiniphotoQuesto Criterium del Delfinato lo definiamo sempre un piccolo Tour de France, e allora è più che normale che quelli che saranno i protagonisti della vera Boucle facciano tutte le prove che vogliono sul percorso della seconda (o terza, se la gioca con la Parigi-Nizza) gara a tappe transalpina. Oggi ad esempio, nella quinta frazione (da Sisteron a La Mure) è stato Alberto Contador a provare a scaldare i guantoni del rivale Chris Froome, architettando con la sua Tinkoff un bell'attacco sulla discesa del Col de la Morte (quando si dice i buoni auspici della toponomastica...), e chiamando la Sky del britannico alla reazione per annullare l'estemporaneo (ma neanche troppo) tentativo.

Nulla di particolarmente clamoroso, ma diciamo che il tutto ha dato pepe al finale di una frazione che si era animata presto con molti tentativi di fuga (tutti annullati da un gruppo volato nella prima ora a 44 di media), e pure con una caduta che ha coinvolto (al km 14) Sylvain Chavanel, Jérôme Pineau (ritiratosi con una frattura alla mano), José Ivan Gutiérrez, Danny Pate, Jack Bobridge, Dominik Nerz e Hayden Roulston (ritirati anche questi ultimi due).

La fuga del giorno, o perlomeno la prima versione di essa, è partita solo allo scadere dell'ora, al km 44: a mettersi in cammino 9 uomini, ovvero Dmitriy Gruzdev, Daryl Impey, Blel Kadri, Stig Broeckx, Damiano Caruso, Alessandro De Marchi, Simon Spilak, Michal Golas e Dries Devenyns. Luca Wackermann prima e Giovanni Visconti poi hanno provato a riagganciarsi agli attaccanti, ma non hanno avuto fortuna. Sul Col de Manse (affrontato dal versante opposto a quello di ieri) le posizioni si sono comunque rimescolate: il gruppo non era lontano (parliamo di meno di un minuto), e da dietro sono arrivati sui primi Darwin Atapuma, Egor Silin e Bartosz Huzarski, mentre perdevano contatto Golas, Broeckx e Gruzdev.

De Marchi si è impegnato per transitare in testa al Gpm, e identica cosa ha fatto poi sui successivi traguardi di montagna di Côte du Motty, Côte du Pont-Haut, Col de Malissol e Col de la Morte, raccogliendo i punti necessari per scalzare nettamente Kévin Réza dalla testa della relativa classifica (72 punti per il Rosso di Buja contro i 44 del francese) e per conquistare così la maglia a pois, che è sempre una soddisfazione (specie se la porterà fino alla fine). Intanto, dopo la discesa del Manse, prima Stefan Denifl, poi al km 81 Cyril Gautier, Jan Bakelants, Christophe Le Mével, Mikaël Cherel, Bart De Clercq e Arthur Vichot sono rientrati sui battistrada; al km 87 anche Jens Voigt ha fatto capolino in testa, andando a completare un bel gruppetto di 17 corridori al comando della corsa, con 3'30" sul gruppo.

Ma se si pensava che la lotta si sarebbe ridotta a plotone vs. fuga, si era in errore. Perché in casa Tinkoff, come accennato in apertura, fervevano grandi preparativi. Sulla discesa del Col de la Morte L'ammiraglia di Riis ha sganciato prima Sergio Paulinho (partito con Enrique Sanz), quindi direttamente Contador (che all'inizio si è mosso con Guillaume Bonnafond). In fondo alla picchiata lo spagnolo ha trovato il fidato gregario che gli ha dato una mano a tirare all'inizio della successiva Côte de Laffrey (intanto tra i battistrada Cherel aveva provato a evadere sempre in discesa).

Con questa bella pensata, Contador è riuscito a guadagnare qualche decina di secondi sui rivali di classifica (di quasi 50" è stato il margine massimo), ma soprattutto ha messo pressione alla Sky di Froome, chiamata a lavorare a fondo per ricucire sull'avversario. Il lavoro soprattutto di Richie Porte è stato prezioso, e il pericolo (di perdere non troppi secondi... in fondo non un gravissimo pericolo, a ben pensarci) è stato scongiurato, con Contador raggiunto a poco meno di 20 km dalla fine.

Lungo la Côte de Laffrey si consumava intanto la lotta per la vittoria di tappa: Impey, De Clercq, Atapuma, Spilak, Bakelants, Caruso e Silin si sono riportati su Cherel, e proprio in cima Spilak ha piazzato il suo attacco, guadagnando subito un buon margine sugli ex compagni di fuga. I quali, dopo lo scollinamento, non solo non sono più riusciti a riavvicinare lo sloveno della Katusha, ma si sono pure fatti raggiungere dal gruppo maglia gialla, nel quale il fermento non era finito con l'azione di Contador: è stato infatti Wilco Kelderman a proporre un attacco ai 5 km, imitato più tardi (e quindi raggiunto) dal giovane Adam Yates.

Un'azione non malvagia, che ha portato i due a guadagnare 3" (diventati 9" e 7" con gli abbuoni per il secondo e il terzo posto) su Froome e soci, e a chiudere la frazione a 14" da Spilak. Festa quasi inattesa per Simon, che patisce il caldo e non si aspettava troppo da se stesso in questa settimana. Tornerà a casa con almeno un sorriso. Impey e Caruso, già in fuga, hanno pure sprintato per il piazzamento nel drappello dei migliori, chiudendo l'uno al quarto (davanti a Romain Bardet, Dani Moreno e Tanel Kangert), l'altro all'ottavo posto (davanti a Vichot - altro fuggitivo - e a Leopold Konig, che ha chiuso la top ten).

Nel finale - l'inciso glielo concediamo anche se il suo scatto è stato di una brevità impressionante - anche Vincenzo Nibali ha cercato di approfittare della situazione creatasi (con Froome che a un certo punto ha inseguito in prima persona Kelderman, per poi rialzarsi ai 3 km), ma diciamo che il suo rapido allungo gli è servito a testare la temperatura della gamba in vista di prossimi attacchi più seri; magari non proprio domani (la Grenoble-Poisy, 178 km con qualche accidente nel finale, non è tappa da classifica, ma semmai da colpi di mano orchestrati da qualche finisseur).

Ci sarà però tempo e modo sabato, sul duro arrivo in salita di Emosson, per provare a ribaltare una classifica che al momento vede Froome ancora al comando con 12" su Contador e Kelderman, 33" su Andrew Talansky, 35" su Jurgen Van den Broeck e 50" proprio sullo Squalo dello Stretto, attualmente sesto.

Marco Grassi

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