Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Giro d'Italia 2014: Basso-Pellizotti, l'importante è tentare - Ivan tira fuori una prova d'orgoglio, Franco generoso ma non basta

Versione stampabile

Ivan Basso in fuga verso Panarotta © Bettiniphoto

La diciottesima frazione di questo Giro 2014, che da Belluno ha condotto il gruppo da Belluno all'inedito arrivo posto a Rifugio Panarotta (di poco sopra al già noto Valico di Vetriolo Terme), rappresentava certamente l'ultima vera ghiotta occasione per coloro che volessero cimentarsi con la fuga a lunga gittata non con l'intento principale di trascorrere varie ore a favor di telecamere per mettere in bella mostra i propri marchi d'appartenenza quanto col riuscire finalmente a trovare la giornata ideale per la concretizzazione. Considerando quindi che la cronoscalata di domani sul Monte Grappa e l'attesissima frazione di sabato con arrivo sullo Zoncolan scriveranno la parola fine su qualsiasi discorso inerente il successo finale, c'era la concreta possibilità che quest'oggi un drappello corposo di contrattaccanti potesse avere buon gioco e portare a compimento la propria fatica dando luogo ad una piacevole battaglia anche per il successo sulla salita conclusiva.

In tale situazione era possibile aspettarsi all'attacco corridori interessati a consolidare la posizione in qualche classifica parziale nonché a cercare quella vittoria di tappa che in precedenza, per vari motivi, era sfuggita. Casualmente in entrambe queste categorie di atleti rientrava Julián Arredondo, il quale ha finito per aggiudicarsi tutto il cucuzzaro, mettendo dapprima una serissima ipoteca sulla maglia blu di miglior scalatore e poi riuscendo anche ad operare l'attacco decisivo per andare a vincere la frazione. In questa giornata però abbiamo potuto ammirare anche il moto d'orgoglio dei vecchi campioni, decisi ad onorare al meglio un Giro che li ha visti ormai irrimediabilmente esclusi da qualsiasi discorso inerente la classifica generale, con un'azione da lontano in cui provare ad ottenere quel successo di tappa che almeno permettesse loro di salvare parzialmente il bilancio di questa edizione.

Il primo di questi atleti che merita senz'altro una citazione è Ivan Basso: il varesino ha avuto indubbiamente un avvicinamento difficile a questa edizione della corsa rosa, tuttavia la prima parte di gara ci aveva dato l'illusione di un Basso sempre attento a non spendere più del dovuto e a restare aggrappato alle posizioni buone, per poi carburare e dare il meglio di sé nell'ultima settimana e mezzo. La sfortunata cronometro piemontese, contrassegnata da una foratura ed una caduta, in cui perse oltre 4 minuti da Rigoberto Urán, ha costituito un primo decisivo spartiacque negativo, proseguito poi con altro terreno perso tra Oropa e Montecampione e alla definitiva resa nella durissima frazione di Val Martello, in cui il capitano della Cannondale è andato in difficoltà già sulle rampe più dure del Gavia, pagando poi oltre un quarto d'ora al traguardo.

Con la classifica ormai compromessa per le posizioni che contano, a Ivan non è rimasto altro che riscoprire una dimensione a cui da molto tempo non era più abituato: quella del fuggitivo della prima ora nel tentativo di regalare una grande soddisfazione ai propri beniamini prima della conclusione triestina e di ottenere quella vittoria di tappa che sarebbe stata sicuramente utile per risollevargli il morale. Così, quando la fuga stava cominciando a prendere corpo con l'entrata in scena di nomi importanti, Basso ha deciso che non era più il caso d'indugiare e a pochi chilometri della vetta del Passo San Pellegrino (luogo a lui familiare per via dei numerosi ritiri di preparazione affrontati proprio in tale località con la Cannondale) ha raggiunto il drappello di testa, trascinandosi con sé anche Matteo Rabottini.

Da lì in poi è iniziata una gara in cui il varesino non ha lesinato energie, cercando di gestire al meglio la fuga anche con gli altri fuggitivi e mostrandosi particolarmente grintoso anche in quel terreno che notoriamente era stato il suo tallone d'Achille: la discesa. Vedere Basso venir giù con grande convinzione (per poi gestire con attenzione la propria andatura nei tratti in cui la strada era bagnata) dal Passo del Redebus, seconda asperità di giornata ci aveva dato la sensazione di un Ivan quanto mai determinato a non fallire l'obiettivo. Sensazione cresciuta poi nei primi chilometri della salita conclusiva, quando nel tentativo di rintuzzare l'attacco di De Gendt Basso si è dapprima alzato sui pedali cercando di selezionare il drappello e poi ha cercato di produrre una delle sue celebri progressioni accompagnate da quel ghigno che era un mix di sofferenza e perseveranza, sperando di debellare la concorrenza. Al traguardo però mancavano ancora oltre dieci chilometri e l'intento non ha sortito gli effetti sperati, cosicché quando la bagarre si è accesa sul serio, con scatti e controscatti soprattutto da parte dei colombiani, Basso non è riuscito a replicare, scegliendo saggiamente di salire del proprio passo, sperando magari che qualcuno cadesse nell'errore di dar fondo alle proprie energie prima del previsto. Erano però troppi gli avversari da tenere a bada e così il settimo posto conclusivo a 1'43" da Arredondo non può considerarsi neppure un contentino adeguato.

Il varesino era partito con il chiaro intento di vincere la tappa e l'aver rimediato solamente un piazzamento di rincalzo nulla aggiunge di più a questo suo Giro, in cui continua a mantenere una posizione tra le prime 15 della classifica generale (13esimo a 21'25") che pure è utile solamente per fini statistici. Di certo però non si può fare a meno di apprezzare il tentativo operato dal varesino, che più di così evidentemente non era in grado di rendere ma ha comunque cercato il modo per onorare concretamente la sua presenza a questa edizione 2014.

Chi pure vedeva in questa frazione una buona occasione per cercare di smuovere finalmente la casella dei successi era l'Androni di Gianni Savio, che naturalmente per una tappa di tali caratteristiche non poteva che affidarsi a Franco Pellizotti: anche il 36enne di Bibione infatti era alla disperata ricerca di quel successo che gli manca ormai da 5 anni (l'ultima volta fu sul Block Haus, nel 2009) e finora in questo Giro d'Italia si era mostrato già volitivo ma non abbastanza da poter concretizzare, come ad esempio era accaduto nella tappa di Savona (quando tutta la formazione italo-venezuelana lavorò a fondo per ricucire sulla fuga del giorno e preparargli il terreno) oppure nella tappa di Val Martello, in cui Pellizotti aveva cercato di fare la differenza soprattutto tra Gavia e Stelvio. Intenti falliti, classifica che anche per lui era definitivamente compromessa e quindi ultima vera occasione pressoché rimandata alla giornata odierna.

Puntualmente il veneto nativo però di Latisana non si è fatto sfuggire l'occasione muovendosi sulle prime rampe del Passo San Pellegrino e potendo contare anche sul prezioso appoggio di Emanuele Sella. Due parole le merita senz'altro anche il vicentino: in questa edizione della corsa rosa si è vista decisamente poco la sua naturale indole di fugaiolo (prima di oggi solamente nella Agliè-Oropa lo si era visto protagonista, racimolando alla fine un settimo posto al traguardo) per lasciar spazio ad un corridore totalmente votato alla ragion di squadra. Era stato così nelle altre giornate, è stato così anche quest'oggi, dove Sella non ha mancato di dare impulso alla fuga e dove nel momento decisivo, ovvero l'attacco della salita conclusiva, ha cercato di preparare come meglio non avrebbe potuto il terreno a Pellizotti. Esaurito il suo splendido lavoro, è toccato a Franco entrare in azione e lui ha risposto con una gestione tattica della salita che è sembrata impeccabile: ha infatti evitato di correre dietro fin da subito a De Gendt e non ha neppure risposto ai vari allunghi dei vari Arredondo, Duarte e Cataldo, lasciando che uno dopo l'altro i vari atleti si sfinissero lungo le rampe sempre più impegnative e rinvenire quindi da dietro dopo aver gestito al meglio le proprie energie. É stato questo che a 4,5 chilometri dall'arrivo gli ha permesso dapprima di staccare il gruppetto dei colombiani e poi di raggiungere e lasciare sul posto De Gendt, per un'azione che sembrava essere molto interessante proprio nel momento in cui la salita svoltava decisamente verso Rifugio Panarotta.

Purtroppo per il Pelliza la verve dei colombiani quest'oggi era davvero incontenibile e così sia Arredondo che Duarte l'hanno preso e staccato in un amen, con l'irlandese Deignan che pure da dietro è rinvenuto e l'ha superato. Resta quindi un quarto posto conclusivo a 1'20" dal vincitore che lascia sicuramente un po' d'amaro in bocca nell'entourage di Gianni Savio, che ora vede sensibilmente ridotte (a meno d'imprese clamorose) le possibilità di chiudere questo Giro 2014 con almeno un successo di tappa all'attivo. Se si restringe poi il confronto con le altre Professional i numeri diventano impietosi se nel discorso s'inserisce la Bardiani dei Reverberi: nonostante soltanto ieri sia arrivato il terzo successo di tappa con Pirazzi, i ragazzi guidati dal ds emiliano hanno trovato modo di essere protagonisti anche quest'oggi con Edoardo Zardini, quinto al traguardo e catechizzato continuamente da Roberto Reverberi sul da farsi nei momenti cruciali della frazione. Un supporto psicologico che senz'altro ha aiutato molto il promettente corridore veronese, che anche se non è riuscito ad imitare i propri compagni ha saputo tirare fuori una prestazione più che dignitosa.

La dimensione di "squadra da fughe" sembra essersi addetta molto bene alla Sky presente a questo Giro d'Italia che, a causa della sfortunata uscita di scena di Dario Cataldo dai piani alti della classifica e dal forzato ritiro del bielorusso Siutsou, è stata costretta ad inventarsi dei piani alternativi: proprio l'abruzzese è stato il principale protagonista di queste giornate e, con una determinazione da vendere, anche quest'oggi è stato della partita. Muovendosi già sul San Pellegrino infatti, Cataldo è stato subito nel vivo della gara, coltivando anche il recondito obiettivo di scalare posizioni nella classifica di miglior scalatore. Obiettivo, quest'ultimo, reso assai proibitivo dalla presenza in fuga proprio del leader di specialità Arredondo, che sui traguardi parziali ha fatto valere la propria supremazia, riuscendo a lasciarsi alle spalle il miglianichese.

A quel punto l'obiettivo primario è divenuta la vittoria di tappa e la buona vena di Cataldo è venuta fuori nel momento in cui ha piazzato un deciso scatto a circa 10 km dal traguardo. Un bell'affondo per cercare di recuperare De Gendt ma non sufficiente a fare la differenza, tanto che poi è stato recuperato sia da Arredondo che da Duarte. L'aver schierato in testa al drappello il compagno Philip Deignan sembrava il segnale di un possibile nuovo attacco ma nel momento in cui si sono mossi i due colombiani, a Dario si è come spenta la luce, non riuscendo ad orchestrare una reazione alle pungenti stilettate sudamericane (chiuderà ottavo all'arrivo). È stato così in quel momento che Deignan ha avuto carta bianca per giocare le proprie carte e l'irlandese, che ha recuperato decisamente un'ottima condizione dopo la frattura ad una clavicola patita ad inizio stagione, è sembrato avere ancora molte energie in corpo. Anche lui è uscito decisamente alla distanza in quest'ultima settimana, con la buona prova offerta a Montecampione (in cui aveva tentato anche un allungo in testa al gruppo) e la fuga da cui era reduce solo ventiquattr'ore prima nella tappa con arrivo a Vittorio Veneto.

La sua prova generosa, conclusa con il terzo posto di giornata dopo aver lavorato sodo per il proprio compagno, è stata la testimonianza che l'ingaggio del trentenne irlandese, riapprodato al World Tour dopo la positiva esperienza con la Professional statunitense Unitedhealthcare, può tornare decisamente utile ad una formazione che da sempre dispone di ottimi leader ma anche di validissimi gregari. Come detto Cataldo in fuga anche quest'oggi ed anche quest'oggi si è trovato a condividere la stessa sorte anche l'altro abruzzese Matteo Rabottini, il quale è sembrato però trascinato letteralmente di peso nel tentativo dal vulcanico Luca Scinto, in una giornata che per il pescarese non sembrava essere delle migliori: una mossa che comunque ha avuto l'effetto di far conservare a Rabottini un posto nei primi 20 della classifica generale, posizione che allo stesso Scinto sembra essere il principale scopo da cui attingere motivazioni verso il finale di domenica, in un Giro in cui i corridori della Neri sono stati senz'altro protagonisti con le fughe ma dove anch'essi non sono riusciti nell'impresa di concretizzare gli sforzi con una vittoria.

In conclusione, in una fuga che ha visto protagonisti anche Rovny della Saxo (a cui un massaggiatore ha clamorosamente mancato il rifornimento per scattare una foto al patron Oleg Tinkov), il tenace Keizer della Belkin (ottima mossa quella degli olandesi, che sono andati a ripescare questo valido passista che sembrava destinato a correre solo gare di secondo piano con la piccola Veranclassic) ed il sempre indomito Losada, qualche parola occorre spenderla anche sui belgi: queste ultime frazioni ci hanno fatto ritrovare un Thomas De Gendt finalmente voglioso di lasciare il segno, dopo aver già dato il là all'azione decisiva nella tappa di ieri e che quest'oggi ci ha riprovato concretamente, essendo il primo ad accendere la miccia verso Panarotta: un attacco caratterizzato da andatura costante nonostante apparisse quantomai azzardato (anche se per lui che ha saputo vincere sullo Stelvio nel modo in cui tutti ci ricordiamo è sempre meglio non pronunciarsi in anticipo), arrendendosi anche lui agli scatenati Arredondo e Duarte. Un sesto posto che fa il paio col quarto di ieri e che si aggiunge con l'ottima cronometro Barbaresco-Barolo: in queste ultime frazioni sarà un preziosissimo aiutante per Urán e chissà che la cronoscalata di domani non possa vederlo nuovamente protagonista di una notevole prestazione.

Giro che ci sta rivelando anche un interessante prospetto per le gare a tappe per la nazione che sogna da tempo immemore di trovare finalmente un degno successore di Lucien Van Impe: anche quest'oggi infatti si è visto attivo protagonista Tim Wellens, atleta bravo in salita e con ottime doti sul passo (secondo al recente nazionale belga contro il tempo) ma che non disdegna neppure le volate di gruppi non troppo numerosi. Ha sfiorato il clamoroso successo sia a Montecassino (preceduto solo da un inarrivabile Matthews) che ieri a Vittorio Veneto ma la sua indole battagliera non è passata di certo inosservata (ha provato anche lui ad inserirsi nella lotta per i GPM). Nelle prossime stagioni avrà sicuramente la possibilità di testarsi ulteriormente sulle tre settimane e tornare magari ad essere protagonista anche in quest'Italia che già tra gli Under 23 aveva avuto l'occasione di applaudirlo a più riprese.

Vivian Ghianni

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano