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Giro d'Italia 2014: Sestola, terzo qua: è la Pozzovivacità! - Il lucano attacca nel finale e scala la classifica. Aspettando le Alpi | Cicloweb

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Giro d'Italia 2014: Sestola, terzo qua: è la Pozzovivacità! - Il lucano attacca nel finale e scala la classifica. Aspettando le Alpi

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Domenico Pozzovivo in azione sulle rampe verso Sestola © Bettiniphoto

Domenico è sempre Domenico. Pozzovivo, appassionato di meteo, soprannome: Pollicino. Lucano, classe '82, da soli due anni in una squadra World Tour, l'AG2R La Mondiale. Ed è un peccato, perché i numeri che ha mostrato in questi ultimi due anni sono notevoli. Se non altro, si vede che rispetto al passsato sono stati fatti passi in avanti. Un esempio? La tappa di Sestola, appena conclusasi. In passato Pozzovivo ci sarebbe giunto con un quarto d'ora di ritardo, frutto di cadute della prima settimana.

Stavolta no: Pollicino, consapevole che quando si cade, lui c'è al 90% dei casi, ha adottato una tattica che l'ha salvato, ossia correre a fondo gruppo. Per questo a Montecassino non è finito tra gli oltre 60 che sono caduti, per questo stamane aveva solo 1'50" di ritardo da Cadel Evans, fresca (non certo per l'età) maglia rosa. Non bastavano certo, quei quasi due minuti, a Pozzovivo, che già ieri aveva messo alla frusta la squadra sul Carpegna, ottenendo un nulla di fatto, alla fine.

Oggi invece cambia tutto, «abbiamo deciso di correre di rimessa»; il lucano scatta sul tratto più duro della salita di Sestola, viene ripreso, scatta ancora, e questa è buona. Riprende Enrico Barbin, all'inseguimento disperato di Pieter Weening e Davide Malacarne, che si giocano la tappa. Pozzovivo ha un altro passo e presto Barbin deve alzare bandiera bianca. Il gruppo, che al primo scatto aveva reagito d'orgoglio e di forza riportandosi su Domenico, ora non può far altro che inseguire.

Se ne incarica l'Omega Pharma-Quick Step, Poels davanti, Urán male non starà. Ma Pozzovivo insiste, quasi spera di riportarsi su Malacarne e Weening, occupati in un surplace prolungato. Non li raggiungerà mai, poco importa, ma quel che conta davvero è quanto mette tra sé e gli altri pretendenti alla rosa. Sono 26" i secondi guadagnati, più i 4" d'abbuono.

Ciò lo proietta dal decimo al quarto posto, a 1'20" da Evans. Se nelle edizioni precedenti del Giro Pozzovivo ne aveva sempre una, quest'anno è la personificazione dell'attacco: sul Carpegna fa fare il forcing ai compagni, oggi mette Vuillermoz davanti, poi scatta e scala (cosa potrebbe fare, sennò, uno come lui?) la classifica. E le Alpi sono ben lontane.

Già, perché adesso Pozzovivo pensa in grande, pensa in concreto. Pensa che forse, con un po' di fortuna e la forza che finora ha esibito, in maglia rosa, a Trieste, potrebbe esserci proprio lui. Le cronometro lo penalizzerebbero? In un esercizio in cui ha dimostrato di andar tutt'altro che piano, il lucano dovrà correre bene la gara contro il tempo di Barolo, non certo per passistoni, e sbizzarrirsi sulla scalata del Grappa. Dirlo così pare facile, ma impossibile non è, anzi.

Consideriamo poi che lo scalatore lucano avrà arrivi come Oropa, Panarotta, Plan di Montecampione, lo Zoncolan, in cui dar prova della sua forza in salita. Perché no, sfidare direttamente, faccia a faccia, Nairo Quintana. Insomma, se fino a ieri Pozzovivo poteva essere ottimista, oggi ci crede davvero. Lui si nasconde, a dir la verità: cerca un piazzamento tra i primi dieci ed una vittoria di tappa, a parole. Ovvero quanto ottenuto già nel suo miglior Giro, quello del 2012, quando vinse a Lago Laceno e si piazzò 8°.

Ma il Pozzovivo del 2014 sembra davvero un altro corridore: all'attacco nella Roma Maxima, davanti fino all'ultimo nella Liegi, senza timori reverenziali a Sestola. Sì, Pozzovivo sembra essere un bellissimo candidato alla maglia rosa. O adesso o mai più, l'impressione è questa.

La maglia rosa, già. Resta sulle spalle di Cadel Evans, in una classifica che non cambia di una virgola, se non per il balzo in avanti di Pozzovivo. Cadel ha messo alla frusta la sua BMC, squadra sempre più solida, è rimasto con tutti gli altri big, sembra davvero in palla. Logico, adesso può guadagnare ancora solo nella cronometro di Barolo, dopo sarà un catenaccio. Riuscirà? I bookmakers puntano più sul no che sul sì, ma nulla è ancora deciso, anzi. Evans ha fiducia in sé, una squadra quasi perfetta, una gamba ottima e l'esperienza di chi altro non chiede se non completare una carriera con la maglia rosa che manca al palmarès. Tutto dipende da Nairo, anche se non è Quintana il colombiano più avanzato nella generale.

Rigoberto Urán infatti soffia sul collo ad Evans, con i suoi 57" di ritardo. E la forma pare essere quella di chi il Giro lo vuol portare a casa, visto che oggi, ad inseguire Pozzovivo, c'era proprio la sua Omega Pharma-Quick Step. Urán non ha ancora assestato chissà quali colpi alla classifica, eppure è sempre lì; va a crono, va in salita, e uno così quando lo batti...

Per vincere il Giro bisognerà star dietro a Quintana sulle salite della terza settimana, questo è fuor di dubbio. A Nairo ieri sono mancate un po' le gambe, nonostante ciò era con i migliori. Lui aspetta, è il favorito numero uno, ancora oggi. Aspetta la crono di Barolo e soprattutto quella del Grappa. Attende l'ultima settimana, le salite di Pantani e le tappe in cui si vedrà se e come potrà fare la differenza. In fondo, per uno scalatore puro come lui - ma va bene anche in discesa ed a crono - 1'45" da recuperare ad Evans non sono poi un'infinità.

Da segnalare Rafal Majka, zitto zitto sempre in terza piazza a 1'10", e Fabio Aru. Il sardo dell'Astana è 6° a 1'39" da Evans, ma già è diventato capitano del team kazako, e Michele Scarponi è il suo primo gregario. È giovane, ok. Deve crescere, ok. Ma è uno scalatore purissimo, se terrà nella terza settimana (e non vediamo perché non dovrebbe) potrà regalare grandi sorrisi al pedale tricolore.

Altro italiano in odor di top ten, forse persino di podio, è Ivan Basso. Il varesino è sereno, ha lavorato bene, come quasi sempre, preparando questo Giro in ogni minimo dettaglio. Arriva al giorno di riposo con 2'01" da Evans, ma la consapevolezza che tutte quelle montagne che attendono i girino decideranno la corsa rosa. Se il Basso di quest'anno è quello formato Vuelta 2013 (prima del ritiro per congelamento) i suoi tifosi hanno più di una ragione per sognare.

Chi non sente la catena, tra i big, è Robert Kiserlovski, decimo a 1'49" ma in gran forma. È pronto per il podio di un GT? Forse. Considerando che non è il solo a puntare quell'obiettivo, ma c'è pure, per fare un nome, Wilco Kelderman. L'olandese, finalmente sbocciato, è ottavo a 1'44" e sembra voler tenere quella posizione - se non addirittura migliorarla - con i denti. Lo meriterebbe.

Su Ulissi, vincitore di due tappe e furente per un controllo a sorpresa, stamane sul presto, che l'ha fatto dormire sole quattro ore, sospendiamo il giudizio: può puntare a qualche altro successo parziale, e sarebbe già molto, ma la generale non pensiamo voglia curarla troppo, non adesso almeno.

Spiace che la Lampre non abbia quasi alternative: i due capitani, Cunego e Niemiec, sono già lontanucci per sperare in qualcosa che non sia una top ten. Il veronese è 22° a 6'35", il polacco 37° a 14'39". Tanto vale ormai puntare a qualche volata, con Roberto Ferrari, ed ai successi parziali, con Ulissi, magari proprio Cunego, e un uomo tipo Bono o Anacona, bravi ad entrare nelle fughe.

Domani si riposa per poi ripartire martedì con una frazione soft: 173 km da Modena a Salsomaggiore Terme, ruote veloci di nuovo chiamate all'azione. Per vedere nuovamente in azione gli scalatori e gli uomini di classifica bisognerà aspettare giovedì, con la crono di Barolo, mentre sabato l'arrivo di Oropa darà il via all'ultima settimana ricca di su e giù.

Più su che giù, il che dovrebbe far piacere a Quintana ed Urán, un po' meno ad Evans. Sicuramente da Oropa in su Domenico Pozzovivo, il meteorologo con lo scatto facile, sarà sereno. Perché dopo anni di sfortuna e prime settimane chiuse con tanti di quei minuti sul groppone, oggi il lucano ci crede davvero, alla maglia rosa.

Francesco Sulas

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