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Giro d'Italia 2014: Viviani e Swift, com'è dura rialzarsi - Tra i caduti lo Sky e il treno Cannondale. La Giant, invece...

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Elia Viviani parlotta con la maglia rosa Michael Matthews © Gazzetta.it

Non parte. Chi? Kittel. Le voci si rincorrono al villaggio di partenza di Giovinazzo, finché lo stesso tedesco twitterà, confermando il doloroso abbandono del Giro, dovuto alla febbre (ci si può credere come no). Chi prenderà il via alla tappa non sa nulla, visto che è già al foglio firma. Prima del via, ogni corridore che veste la maglia di una classifica, è affiancato da un'ombrellina. C'è la ragazza in rosa, con Matthews, quella in bianco, con Durbridge, quella in azzurro, ad affiancare Tjallingii. E la rossa? Non si vede. Così come non si vede Marcel Kittel.

Allora è vero che non parte. È vero, e la decisione è stata presa talmente a ridosso del via che l'organizzazione non ha fatto in tempo a stampare il logo Sky sulla maglia rossa, destinata a Ben Swift. Senza il velocista che nelle due tappe in linea irlandesi ha fatto polpette dei rivali, sono in molti a fregarsi le mani, a pregustare una vittoria di prestigio, magari la prima al Giro d'Italia. Nacer Bouhanni nelle prime tappe ha dato l'impressione di essere il naturale favorito negli sprint, fatta eccezione per Kittel.

Con il tedesco fuori causa, il ciclista-boxeur della FDJ.fr ha più possibilità di vittoria. Alla fine le sfrutterà molto bene, prima rientrando all'ultimo giro, dopo che aveva avuto un problema meccanico ai -15, poi starà in piedi, in un modo o nell'altro, andando a riprendere un Veelers ormai lanciato verso la vittoria. Prima vittoria in un GT per il francese, ma di delusi, pur senza Kittel in corsa, ce n'è una fila. Su tutti, Elia Viviani.

Il veronese di Isola della Scala era stato 4° a Belfast, 3° a Dublino, oggi cercava il doppio centro: prendere la maglia rossa della classifica a punti (per questo ha sprintato con successo al traguardo volante, ora è a 2 punti da Bouhanni) e vincere la tappa. Nell'ultimo, discusso giro del circuito di Bari, Elia mette davanti la sua Cannondale. È chiaro il messaggio. Purtroppo Giove Pluvio, fino a quel momento rilassato sopra al circuito (ma non in precedenza), si scatena e l'asfalto diventa una saponetta.

La prima curva a destra presa seriamente dai Cannondale li buttta a terra. Alan Marangoni è il primo a scivolare, Daniele Ratto ed Oscar Gatto lo imitano, tutto il treno deraglia, Viviani compreso. Elia sarà prontissimo a rialzarsi, inseguire il gruppetto che è rimasto davanti (quattro Giant-Shimano, Nizzolo e Ferrari, con Bouhanni che si sta accodando), chiudere al 5° posto. Vale molto più di quel che dice, dopo un finale di gara del genere. Purtroppo ancora la vittoria al Giro non arriva, ma di opportunità, da qui a Trieste, ce ne saranno ancora.

Nel frattempo, poco prima della caduta dei Cannondale, altri sono finiti per terra. Da Jetse Bol al colombiano Edwin Ávila, da Tyler Farrar ad Angelo Tulik. Anche Tosh Van der Sande finisce a terra, su quell'asfalto viscido, imitato da Manuel Belletti e Davide Appollonio. Loro due avrebbero potuto aspirare a fare una bella volata, magari al podio, invece devono arrendersi. Un peccato. Chi dice addio, almeno per ora, ai sogni di gloria è il britannico Ben Swift.

L'avevamo lasciato a Dublino, specchio della volata mostruosamente bella ed efficace di Kittel. Swift era in testa, aveva passato Viviani, ancora un attimo ed avrebbe esultato. La sua espressione passa dall'estasi al "oh no, ancora Kittel!" in meno di un frame, e quel secondo posto vale poco. Bene, senza tedeschi tra le ruote si voleva prendere una vittoria ma anche lui è rimasto vittima del capitombolo collettivo che ha preceduto il deragliamento del treno Cannondale. La reazione dello Sky è pacata, e cinguetta così: «Che stronzata! Perché tutti i velocisti devono prendere rischi, e non chi lotta per la classifica?».

Tra chi poteva far bene ma si ritrova a fare i conti con l'asfalto-saponetta mettiamo anche la coppia Bardiani formata da Nicola Ruffoni, sempre nei primi 15 in Irlanda, e Sonny Colbrelli, mai in luce tra Belfast e Dublino. Peccato per i due uomini veloci di Reverberi, che ora punterà su fughe e scalatori - o almeno questo immaginiamo. C'è anche chi non cade, magari per esperienza (tipo Alessandro Petacchi), magari per maggior bravura.

È il caso di chi, dopo lo strike Cannondale, si porta in testa alla corsa. Troviamo quattro Giant-Shimano (Bert De Backer, Albert Timmer, Tom Veelers e Luka Mezgec, da oggi vice Kittel), Roberto Ferrari (Lampre-Merida) e Giacomo Nizzolo (Trek). Nacer Bouhanni si accoderà, Elia Viviani, come detto, proverà a resistere fino all'ultimo, per poi alzare bandiera bianca e tenersi un 5° posto. I Giant devono lanciare Mezgec, ma lo sloveno è sfortunato. Gli cade la catena ai 350 metri, Veelers, il suo pesce pilota, diventa la punta, ma verrà inghiottito da Bouhanni.

Mentre Roberto Ferrari perde l'attimo quando «all'uscita dell'ultima curva ho iniziato a spingere in coincidenza del passaggio su una striscia stradale, perdendo ovviamente per un breve istante aderenza», Giacomo Nizzolo, già 3° a Belfast, è prudente, ma non nella rimonta: insegue Bouhanni, passa Veelers, a sua volta superato dal francese, ed è secondo. Pian pianino il milanese della Trek, da bella promessa a solida realtà, scala le classifiche. La vittoria è soltanto una questione di tempo.

Ultima nota per i non caduti, il quartetto Giant-Shimano. Essendo a ruota del treno Cannondale fa specie che gli olandesi siano rimasti in piedi mentre i verdi erano col culo per terra. Il CT Davide Cassani indaga, poi la "rivelazione": «Essendo curioso sono andato a vedere le ruote della giant e capire perché nessuno di loro e' caduto. Tubolari da 25" abbastanza sgonfi».

Insomma, questi olandesi che dalla culla passano al triciclo, quindi alle gare, sgonfiano un po' i tubolari quando le strade sono bagnate e scivolose. Non saranno geniali - chi di noi, quando esce sul bagnato, non lo fa? - ma, oltre che fortunati, chiamali scemi... E non fosse stato per un monumentale Bouhanni, avrebbero vinto la terza tappa in linea consecutiva. Per tutti gli sprinter delusi - Giant compresi - ripassare la prossima volta,a Foligno o a Salsomaggiore.

Francesco Sulas

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