Giro d'Italia 2014: Fermi tutti, questa è una manfrina! - La tappa di Bari era proprio da neutralizzare?
Versione stampabileCi sono giorni in cui non è facile essere Mauro Vegni. Gli imprevisti di una grande gara a tappe li conosciamo, ma il Nostro in passato ha dovuto fronteggiare situazioni gravissime (la morte di Wouter Weylandt) e addirittura le bizze di un vulcano (l'Etna); nonostante l'accanimento della sorte in questi ultimi anni, Vegni se l'è sempre cavata egregiamente nel ruolo di direttore del Giro d'Italia.
Da qualche tempo in qua sta però crescendo nel ciclismo l'importanza del Fattore Meteo. Cresce con la sensibilità per la sicurezza dei corridori (e questo è un bene), ma anche con una tendenza che non è troppo salutare per questo sport. Se riavvolgiamo il nastro, ritroviamo nel recente passato situazioni in cui si è dovuto spezzettare una corsa pur di portarla a termine (la Milano-Sanremo dello scorso anno, interrotta per la neve e ripresa diversi chilometri più avanti dopo che tutti i corridori avevano fatto un tratto di strada in bus), o in cui si è dovuto addirittura annullare una tappa a causa delle pessime condizioni climatiche (quella di Val Martello al Giro 2013, frazione che verrà riproposta - sempre neve permettendo - quest'anno).
Accanto ai riconosciuti casi limite, però, ve ne sono altri sicuramente meno eclatanti (dal punto di vista delle intemperie) e più facilmente gestibili. A patto di volerli gestire (e qui parliamo dei corridori). Sempre allo scorso Giro la tappa del Galibier venne di fatto mutilata, neutralizzata nella sua prima parte da un gruppo che accampava la scusa della neve e del gelo e con questa giustificazione scalò il Moncenisio ad andatura ridotta. Quel giorno più d'uno, tra tifosi e addetti ai lavori, mugugnò, sostenendo (non senza ragione) che il freddo c'è sempre stato, nel ciclismo, e che all'occorrenza basta coprirsi di più e meglio per evitare grossi problemi.
La questione non è tornare al ciclismo eroico, e forse neanche a quello in cui le gare si dovevano disputare a tutti i costi, nonostante condizioni oggettivamente al limite. Si perde un po' di poesia, senza dubbio, ma la sicurezza per i corridori va messa al primo posto. La questione è nella drammatizzazione di situazioni climatiche che tutto sommato non sono così estreme. Come sul Moncenisio lo scorso anno; e come a Bari oggi.
Lo spettacolo di un gruppo riottoso a "far la corsa" perché pioviggina e la strada è a tratti scivolosa non è stato edificante. E non è stato bello vederlo continuare pure quando ha smesso di piovere e la strada s'è asciugata. Ma oggi molti corridori avevano deciso che le condizioni per gareggiare in sicurezza non c'erano: le strade meridionali, meno avvezze alle piogge, reagiscono male in caso di scrosci, diventano troppo insidiose. Questa la tesi.
Il problema è che se diamo spago a questa interpretazione, possiamo anche mettere nello statuto del Giro che l'Italia del sud non deve più essere sfiorata dalla corsa rosa. Oggi non c'erano "toboga infernali" nel circuito barese, le strade erano quasi tutte abbastanza larghe, e in più la possibilità di percorrere più e più volte il circuito a velocità non troppo sostenute avrebbe dovuto permettere a tutti di memorizzare le curve ed i punti più tecnici, e di focalizzare eventuali pericoli per il finale.
Era davvero così necessario inscenare questo sciopero bianco per ottenere il grande risultato della neutralizzazione dei tempi alla fine del penultimo giro? Non si poteva parlarne stamattina con Vegni (il quale sarebbe certamente andato incontro alle esigenze dei corridori), e correre normalmente la tappa a pomeriggio?
Le strade del sud sono quelle che sono, effettivamente più scivolose di quelle del nord. Andarci a correre significa mettere in conto che, in caso di pioggia, si debba fare molta più attenzione. Si debbano magari usare ruote normali (quelle ad alto profilo sono meno guidabili) e tubolari un po' più sgonfi. Perché anche la scelta dei materiali è un elemento della corsa, e anche la lungimiranza del preferire un assetto piuttosto che un altro è una dote che un corridore dovrebbe avere.
Però pensare di eliminare queste strade dal Giro, di gareggiarvi solo col bel tempo (il precedente di oggi peserà in futuro) è pura follia. Estremizzando, sarebbe come non voler disputare una tappa di montagna perché fa freddo (ooops, altro che "estremizzando", è già successo, di cosa parlavamo poco più su?). E allora come la mettiamo? La mettiamo che se ne parla oggi, se ne riparlerà alla prossima occasione simile. Nel frattempo, nessuno avrà fatto nulla (avete ragione, ci vorrebbero dei dirigenti...) per provare a evitare simili manfrine in futuro.