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Giro d'Italia 2014: Un'altra volata all'orizzonte - Le dichiarazioni della 2a tappa. Viviani: «Kittel e Bouhanni più bravi»

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Marcel Kittel (Giant): «Abbiamo visto oggi che Bouhanni e Viviani sono molto forti e certamente mi daranno battaglia nelle prossime tappe. Non bisogna secondo me essere arroganti perchè potrebbe diventare un grosso problema. La volata è lavoro duro e complesso che vede coinvolta tutta la squadra. Tutti devono essere concentrati al 100%. A questo punto sono riuscito a vincere almeno una tappa in tutti i grandi Giri e sono davvero orgoglioso di questo. In particolare però sono orgoglioso dei miei compagni di squadra che mi hanno aiutato e accompagnato in questo grandissimo obiettivo. Sull'Irlanda del Nord la prima cosa che mi viene in mente è la quantità di pioggia che abbiamo preso oggi. Subito però penso anche all'incredibile atmosfera che ha caratterizzato la tappa di oggi, c'era davvero tantissima gente ai bordi della strada, peraltro tanti che indossavano solo pantaloni corti e maglietta, non so come facessero a resistere. E tutti quanti ci hanno incitato in modo fantastico, sono stato davvero benissimo, anche sulle strade bagnate».

Michael Matthews (Orica): «Siamo venuti qui per fare bene nella cronometro a squadre, dove come squadra siamo molto preparati, e il piano era di far indossare la Maglia Rosa a Svein (Tuft) per tutto il duro lavoro che fa. Il secondo passo era che io conquistassi la Maglia Rosa e la tenessi il più a lungo possibile. È andata bene perchè non sai mai cosa ti può capitare. Abbiamo fatto molto bene ieri e abbiamo un buon vantaggio sugli avversari. Difenderemo il simbolo del primato con ogni energia. Ho vinto la maglia di Campione del Mondo U23 di fronte ai miei tifosi. Ora indosso la Maglia Rosa al mio primo Giro d'Italia, è incredibile: un sogno che diventa realtà. Kittel è senza dubbio il corridore più veloce del gruppo. Sia che faccia caldo sia che faccia freddo, lui è sempre davanti nello sprint. Cercherò di stargli più vicino possibile per provare a fare secondo o terzo e magari conservare qualche energia per le tappe 5 e 6, quelle più adatte alle mie caratteristiche. Questo è il mio obiettivo per questo Giro»

Elia Viviani (Cannondale): «Il risultato di oggi mi lascia abbastanza soddisfatto. Un quarto posto, dopo una tappa dura, non è certo un risultato da buttare. Abbiamo corso praticamente tutta la gara sotto l'acqua, con una temperatura non proprio calda. Il prezzo l'ho pagato sul rettilineo finale con i muscoli un po' bloccati. Il terzo posto potevo giocarmelo, ma riconosco che Kittel e Bouhanni sono stati più bravi. Risultato a parte, sono contento per il lavoro e l'aiuto della squadra, che si è mossa bene per tenermi lontano dai rischi, e per come sono riuscito a impostare la volata, specialmente nell'ultima curva. Archivio questa prima volata e guardo avanti. Oggi è stato importante essere davanti a giocarmela».

Cadel Evans (BMC): «È stata una tappa abbastanza lunga da fare sotto la pioggia e faceva un po' freddo. L'obiettivo di oggi per noi era restare al sicuro: c'è voluto un buon lavoro di squadra per stare lontano dai problemi e arrivare sani e salvi. Abbiamo veramente una buona squadra qui ed il risultato della cronometro a squadre è stato il primo segnale».

Roberto Ferrari (Lampre): «La squadra mi ha protetto bene in gruppo per tutta la corsa. Nell'ultimo chilometro ho trovato una buona collocazione a ridosso degli atleti che aprivano il gruppo, potendo così poi entrare nella curva finale in una posizione molto valida. Alcuni corridori hanno impostato la curva al mio fianco, in quel momento ho pensato all'asfalto scivoloso e non sono stato abbastanza deciso nel far scorrere la bici ad alta velocità. All'uscita della curva ho dovuto rilanciare la velocità, ma la possibilità di provare almeno a lottare per un posizione migliore era svanita. Complimenti a Kittel oggi è stato troppo forte per tutti».

Giampaolo Caruso (Katusha): «Il problema è che con un perfetto tutore di supporto è impossibile frenare e tenere il manubrio. Proveremo a creare qualcosa per aiutare la mia mano. Io sono già felice che il gomito sia a posto. Se sopravvivo alla tappa di domani e se la risonanza a Dublino mi dice che posso andare avanti, ovviamente io resterò in gara. I lavorato mesi per questa corsa. Il fatto che sono riuscito a pedalare per 100 chilometri con l'infortunio alla mano mi lascia speranze per il prossimo futuro. Vedremo come va domani, dopo una notte a volte va anche peggio».

Nicola Ruffoni (Bardiani): «Sono un po' rammaricato perché fino all'uscita dell'ultima curva ai -300 metri, avevamo fatto tutto bene. Poi lì un po' ho sbagliato rapporto e un po' sono rimasto chiuso a centro strada. Ho provato all'ultimo a cercare un varco all'esterno per recuperare ma non c'era più spazio. La cosa positiva è che le gambe sembrano rispondere bene e già domani punto a fare nettamente meglio».

La Redazione

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