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Il personaggio: Me llamo Nairo, voy por el Giro - Quintana ha concluso la preparazione in Colombia e lancia la sfida rosa

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Nairo Quintana, pronto a provare a vincere il Giro d'Italia © BettiniphotoA soli 24 anni è il grande predestinato del ciclismo mondiale: secondo al Tour de France 2013, fortissimo in salita e non certo fermo a cronometro, Nairo Quintana è uno di quei corridori che scaldano il cuore e sanno dare spettacolo in qualunque corsa si schierino.

Quest'anno lascerà - forse! - in sospeso l'idea di vincere la Grande Boucle perché i programmi della squadra l'hanno indirizzato verso il Giro d'Italia, corsa nella quale sarà la vedette assoluta. Lui ha sposato in pieno il progetto, vuol conquistare la maglia rosa e per farlo si è preparato a puntino in patria (proprio come fece lo scorso anno prima del Tour), dopo aver dedicato il mese di marzo ad una serie di gare in Europa (alcune delle quali - Roma Maxima e Tirreno-Adriatico - proprio in Italia).

Oggi, pronto a prendere l'aereo che dalla sua Colombia lo riporterà in Spagna, Quintana ha risposto alle domande degli appassionatissimi giornalisti suoi connazionali, spargendo ottimismo ma attingendo a piene mani anche dal pozzo della saggezza campesina che costituisce il background di questo campione.

«Grazie a tutti per gli auguri, grazie alla squadra, agli sponsor, alla polizia, a Coldeportes», ha detto in chiusura senza dimenticare nessuno dei presenti. Quel che ha distillato prima, lo riportiamo qui di seguito, suddiviso per capitoli.

 

Il Giro
Al momento sto pensando solo al Giro, il calendario è confermato sino alla corsa rosa, il resto lo valuterò dopo.

Ho fatto alcune corse in Italia per abituarmi al clima del Giro, è come se avessi già fatto delle tappe della corsa rosa nelle altre corse italiane.

I rivali principali sono Joaquim Rodríguez, Urán ed Evans. Si sono impegnati molto per essere al top. Urán sarà molto competitivo, si è allenato bene e alla Tirreno ha svolto ottimamente compiti di gregariato per Kwiatkowski. Anche se è colombiano come me, è un rivale per il Giro, come tutti gli altri. Rodríguez è caduto nelle Ardenne ma non credo abbia avuto problemi seri, di sicuro sarà pronto. Evans ha vinto il Giro del Trentino in maniera impressionante, ha fatto tutto al meglio ed è un rivale pericolosissimo. Pozzovivo ha fatto bene al Trentino e alla Liegi, è uno dei migliori scalatori al mondo. Può capitare inoltre che, come spesso accade, strada facendo vengano fuori anche dei nomi a sorpresa.

Se non finissi il Giro sul podio sarebbe frustrante, lo ammetto. Ma sono giovane, sono un essere umano e va messo in conto che ciò potrebbe anche capitare. Vado al Giro anche per apprendere cose importanti per il futuro, per arrivare in seguito al Tour con l'esperienza per vincerlo.

Essere il terzo colombiano consecutivo in maglia bianca di miglior giovane dopo Urán e Betancur? Ci vuole molta fortuna per non incappare in incidenti o in guai fisici. La maglia bianca è una conseguenza del cercare di conquistare quella rosa.

La prima settimana della corsa rosa presenta molte strade strette e tortuose, si può perderla lì ma si può guadagnare tempo. Le crono sono importanti, così come l'ultima settimana con tante montagne.

Non ho potuto vedere tutto lo Zoncolan ma solo i primi km. I direttori sportivi mi hanno spiegato come sono quelli successivi, penso che si tratti della montagna più dura d'Europa. E la cosa mi piace molto.

Ora partirò (solo con le bici) per Pamplona per un paio di giorni. Dovevo fare la Vuelta Asturias, che però non si disputa più. Mi allenerò perciò con due compagni per operare una giusta riattivazione musculare. Il 5 maggio partirò per l'Irlanda.

 

La Colombia
Sarebbe spettacolare ritrovarci in due colombiani sul podio finale, sarebbe un sogno realizzabile perché non siamo distanti, come qualità e condizione. C'è anche Arredondo che è molto forte e nelle Ardenne si è riconfermato. C'è la squadra Colombia che ha buoni corridori. Si può sognare, senza dubbio.

15 colombiani al Giro sono un record ed è bellissimo. La nuova generazione ha un grande futuro davanti, un giorno potremmo arrivare ad avere 30-40 colombiani al Giro o al Tour, perché no? Lo ripeto, bisogna lavorare molto con i giovani per permettere loro di crescere nel modo corretto.

C'è un buono sviluppo del ciclismo in Sudamerica, specialmente qui in Colombia. Si può migliorare e con il nuovo presidente dell'UCI Brian Cookson si può parlare per porre le basi di un ulteriore progresso di questo sport qui in Sudamerica.

Non conosco bene la vicenda di Sergio Henao, so che stanno facendo degli esami per l'altura qui in Colombia. Non so altro.

 

La Movistar
Saltare un Tour non è semplice, è la corsa più importante al mondo. Ma devo fare un passo per volta. Bisogna essere realisti, devo crescere ancora per poterlo vincere. Voglio andare avanti con calma e sicuramente col tempo arriverò nelle condizioni ideali per conquistare la Grande Boucle. Il tempo è dalla mia parte!

Allenarsi ed essere il leader non è facile, ma quando si hanno buone gambe tutto è più facile. Bisogna ben rapportarsi con i compagni, con lo staff e con il pubblico. Quest'anno ho fatto diverse corse come unico leader della squadra, e questa per me è stata una novita. Ho dovuto gestire questo ruolo, e la cosa mi è piaciuta.

Ho già lavorato bene con i corridori che mi accompagneranno al Giro, mi onora molto avere il comando della squadra. Ogni giorno impari cose nuove che pensavi di sapere già, ma invece non è così.

Castroviejo è un compagno molto importante ed è stato bello averlo qui ad allenarsi con me sopra i 3000 metri senza incontrare maltempo.

Mio fratello Dayer ha fatto delle belle corse quest'anno, ha sorpreso tutti per come si è mosso da gregario nel team, è già andato oltre le aspettative. Ora tornerà a casa in settimana per riposarsi, ha partecipato a classiche durissime come la Sanremo. Nella seconda parte dell'anno abbiamo deciso di lasciarlo più libero di fare la propria corsa, quando gareggerà, per poter capire bene quali sono le sue caratteristiche e le sue potenzialità.

 

La vita privata
È molto bello essere papà, sono felicissimo, mia figlia è una bambina bellissima. È difficile allenarsi e non stare tutto il tempo con lei, ma la preparazione per i grandi giri è esigente. Mia moglie mi aiuta tanto.

Tornare a casa e non potermi rilassare troppo tempo con mia figlia non è il massimo, ma sono molto comunque felice di quello che ho dalla vita.

Sono felice di essere papà e marito, la mia famiglia mi aiuta tanto e rende le cose più facili.

Alberto Vigonesi
Marco Grassi

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