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Liegi-Bastogne-Liegi 2014: La ciLiegina sulla torta - L'ultima delle grandi classiche giunge domani alla centesima edizione

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La Liegi-Bastogne-Liegi è giunta alla centesima edizione © Steephill.tv

All'origine delle più grandi manifestazioni sportive c'è spesso la sfida, il desiderio di superare limiti per l'uomo apparentemente invalicabili. Non è un caso che la Liegi-Bastogne-Liegi, quest'anno giunta alla centesima edizione, in origine dovesse andare da Parigi a Liegi e ritorno.

1892, Pesant Club Liegeois e Liège Cyclist's Union sognano questa Parigi-Liegi-Parigi. Un sogno, appunto, perché nella realtà dalla città attraversata dalla Mosa i corridori si spingeranno a Bastogne, vicino al confine Lussemburghese. Il Belgio non è tutto pianeggiante, non certo da queste parti. Si sale e si scende, senza quasi accorgersene, ma il dislivello alla fine si sente eccome. Nasce così la Doyenne, classica monumento che raramente viene vinta per sbaglio.

Le prime due edizioni sono riservate ai dilettanti e vanno a Léon Houa, belga. Dal 1894 via libera ai professionisti, ma è ancora Houa ad imporsi. Nel 1908, 1909 e 1911 la gara verrà di nuovo riservata agli amatori mentre nel 1912, 1913, 1925 e 1929 agli indipendenti. La Doyenne è anche detta la corsa degli italiani, e perché Liegi ospita una delle più grandi comunità di emigrati italiani al mondo, e perché il tricolore è stato esposto più alto di tutti per ben 12 volte (ma fino al 1965, quando toccò a Carmine Preziosi, non l'avevamo mai vinta).

Ovviamente, questa corsa belga così diversa dalle altre classiche delle pietre, Fiandre e Roubaix (che però è francese) su tutte, vede in testa, come numero di vittorie, i corridori di casa: sono infatti 58 le volte che il Belgio ha potuto esultare sul podio di Liegi, e con 59 corridori, visto che nel 1957 Germain Derycke e Frans Schoubben ottengono la vittoria a pari merito. Che ingordigia!

Come ogni classica monumento che si rispetti, la Liegi-Bastogne-Liegi ha il suo luogo simbolo. Se per la Sanremo è il Poggio, per il Fiandre (era) il Muur, per la Roubaix la Foresta d'Arenberg ed il Carrefour de l'Arbre, per il Lombardia il Ghisallo, con Cauberg e Mur de Huy diventati ormai marchio di fabbrica di Amstel Gold Race e Freccia Vallone (che però monumento non sono), per la Liegi c'è la Côte de La Redoute.

Redoute non è decisiva, o almeno non sempre. Sicuramente non lo è stata nelle ultime edizioni. E però, affrontata dopo 218 km, questa salita di 2 km al 8.9% di pendenza media, ha più di un suo perché. Più che la salita in sé, il piano che segue può fare davvero male. Ma La Redoute non è l'unica côte che si affronta nella Doyenne, che di queste salitelle tra prati e boschi ne prevede dieci, e nessuna fa sconti.

Nei primi 99.5 km, quelli che separano Liegi da Bastogne, solo la Côte de La Roche-en-Ardenne. "Solo" un piffero, perché quelle lande nemmeno troppo desolate non prevedono mezzo centimetro di pianura. Ci si diverte, si pedala, si rilancia, ma attenzione sempre elevata.

Il ritorno da Bastogne verso Liegi, per chiudere sulla collina di Ans, sobborgo discretamente squallido della cittadina, non dà tregua. La tripletta Côte de Wanne-Côte de Stockeu-Côte de la Haute-Levée fa capire chi ne ha e chi dovrà sacrificarsi, La Redoute separa i possibili vincitori da coloro i quali sono sulla sponda degli sconfitti sicuri, La Roche-aux-Faucons (inserita nel 2008 e reintrodotta quest'anno dopo l'assenza del 2013, quando fu sostituita dal Côte de Colonster) ed il Saint-Nicolas, insieme alla salita verso Ans, decreteranno il successore dell'irlandese Daniel Martin (che non è detto non sarà lo stesso Martin, anche se è difficile).

Primato di vittorie al Belgio, come detto, plurivittorioso un belga, e che belga: Eddy Merckx s'è aggiudicato la Doyenne cinque volte, nel 1969, 1971, 1972, 1973 e 1975, con il nostro Moreno Argentin fermo a quota quattro. E l'ultimo belga vincitore? Philippe Gilbert, nel 2011, domani non a caso tra i principali favoriti, anche se il primo della lista è Alejandro Valverde.

Il murciano qui s'è già imposto nel 2006 e nel 2008, è il plurivittorioso della stagione con 8 centri ma soprattutto viene da una Freccia Vallone rivinta, dopo il 2006. Sicuro, Freccia e Liegi sono due corse diversissime, ed ancor più difficilmente abbinabili, ma Valverde su queste côtes sa correre da maestro. Se solo non peccherà d'attendismo... Solo lui e Gilbert (il BMC ha vinto Freccia del Brabante ed Amstel, mentre alla Freccia Vallone non ha dato il meglio. Pretattica?)? Nemmeno per idea.

Se Daniel Martin all'Amstel era parso dolorante, tanto da doversi ritirare, alla Freccia Vallone è andato a podio, subito alle spalle di Valverde. Ottimo segnale in ottica Liegi, difficilmente abdicherà dopo la vittoria, un po' inattesa (ma nemmeno troppo), del 2013.

Indecifrabile invece Joaquim Rodríguez. Purito è caduto (e pure male) all'Amstel, è ricaduto alla Freccia, potrebbe risentire delle botte prese in questi 262.9 km tutt'altro che semplici. Eppure Purito ci ha abituati a ribaltare pronostici, è un corridore capace di sorprendere, non sventolerà la bandiera bianca alla prima côte.

Interessante vedere come si comporterà Michal Kwiatkowski, talento straordinario ma ancora un po' acerbo: prova ne sia il fatto che all'Amstel è caduto come un pesce nel trappolone tesogli da GIlbert, andando dietro a Samuel Sánchez sull'ultimo, decisivo Cauberg, ed alla Freccia ha ancora sbagliato i tempi, anticipando un pelo troppo, in una mossa che poteva rivelarsi vincente, ma che tale non è stata. Avrà imparato la duplice lezione? Vedremo.

Occhio a Rui Costa, per il quale una vittoria con l'iride sulle spalle non sarebbe poca cosa, ed a Chris Froome (con Richie Porte in squadra), in verità difficilmente competitivo al rientro alle gare, ma comunque presente. Qualcosa deve pur far vedere, o si mostrerà solamente nelle tre settimane di Tour de France (non è affatto escluso...)?

Pesci più piccoli ma nient'affatto da sottovalutare sono poi Simon Gerrans, Roman Kreuziger, Dani Moreno (con Kolobnev è il piano B della Katusha in caso Purito non stesse bene), Samuel Sánchez (il piano B della BMC in caso Gilbert si trovasse sulla stessa barca di Purito, senza dimenticare Darwin Atapuma), Bauke Mollema, il risorto (esattamente a Pasqua!) Jelle Vanendert, che pare davvero aver ritrovato un ottimo colpo di pedale.

Da tener d'occhio anche Jakob Fuglsang, Tom Jelte Slagter, Carlos Betancur (ma tutto dipende dalle condizioni fisiche del colombiano, altrimenti si punterà su Romain Bardet o Domenico Pozzovivo, che ritroveremo), Wouter Poels, Simon Geschke, Fabio Duarte, Maxim Iglinskiy, che una Liegi l'ha già vinta nel 2012.

Gli italiani sono pronti a fare 13? Insomma. Non c'è solo la maglia gialla uscente, al via di domani, ma anche la maglia rosa, Vincenzo Nibali, tornato alle gare all'Amstel (nel ruolo di gregario) ed in luce alla Freccia Vallone, chiusa al 14° posto. E la coppia Lampre, Ulissi e Cunego, che correranno con Rui Costa in un tridente nemmeno lontanamente paragonabile a quello del Foggia di Zeman.

Il ragazzo di Cecina, nella sua gioventù (è un '89), ha palesato limiti sulle lunghe distanze, mentre il veronese, attesissimo all'Amstel, non è andato bene ed alla Freccia è caduto (con altri), tirandosi anzitempo fuori dai giochi. Lui sul podio di Liegi c'è già finito, era il 2006 e fu terzo dietro a Valverde e Bettini. Segno che può far bene.

Per il resto? C'è Michele Scarponi, valida alternativa a Nibali in casa Astana (Vinokourov, con due Doyenne all'attivo, saprà ben istruire i suoi) dopo un buon Giro del Trentino, e ci sarà Enrico Gasparotto, pure lui già a podio qui nel 2012, quando a vincere fu il già allora compagno di squadra Maxim Iglinskiy. Giampaolo Caruso ha mostrato una buonissima condizione, ma in Katusha, oltre a Joaquim Rodríguez, ci sono Moreno e Kolobnev.

Il Campione d'Italia Ivan Santaromita, in luce a Huy nella prima parte del Mur, difficilmente potrà incidere in un'Orica quasi tutta per Gerrans (o meglio, inciderà, ma come gregario), idem per Fabio Felline, che corre nella Trek dei fratelli Schleck e di Julián Arredondo. E Pozzovivo? A quasi 32 anni , e con un buonissimo Giro del Trentino alle spalle, esordirà alla Doyenne.

Con Bardet e Betancur, almeno sulla carta, forma un'ottima coppia. Può correre davvero bene, a patto di fare il vuoto sulla Roche-aux-Faucons, cosa non scontata. Già, la Roche-aux-Faucons, dove probabilmente si deciderà la 100a Doyenne: 1500 metri al 9.3% di pendenza media, abbiamo detto abbastanza. Nel 2009 bastò a lanciare un Andy Schleck in stato di grazia verso la vittoria, sicuramente anche domani farà selezione.

Anche perché dopo c'è solo il Saint-Nicolas, e chi allo sprint non è proprio un drago vorrà arrivare sulla salita che conduce ad Ans con nessuno (o quasi) a ruota. Nasce tutto da una sfida, diventa una corsa leggendaria, giunta alla centesima edizione, durissima, decana.

Buon compleanno Doyenne, cento di queste edizioni, anche se sulla carta d'identità la Liegi-Bastogne-Liegi marca 122 anni. Ma per cavalleria, non chiedete l'età a questa vecchia, nobile, affascinante signora.

A questo link la Startlist ufficiale

Francesco Sulas

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