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Giro del Trentino 2014: Edoardo Zardini: segnatevi il nome! - Evans è il nuovo leader della classifica

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Edoardo Zardini, vincitore a San Giacomo di Brentonico © BettiniphotoQuando qualche mese fa intervistammo Roberto Reverberi e passammo in rassegna con lui i componenti della Bardiani-CSF 2014, non fu difficile cogliere nelle sue parole una grande fiducia in quello che avrebbe potuto realizzare quest'anno Edoardo Zardini. I segnali che il ragazzo proveniente dalla provincia veronese aveva lanciato lo scorso anno non erano stati in assoluto sconvolgenti, ma a leggere tra le righe di corse importanti e dure come la Tre Valli Varesine e il Giro dell'Emilia, emergeva comunque una certa interessante attitudine.

Sommando questa attitudine con alcuni risultati conseguiti da dilettante, il ritratto del corridore in fieri assumeva contorni decisamente intriganti: un ragazzo che si è spesso piazzato bene in frazioni di montagna nelle varie gare a tappe giovanili, e che ha pure vinto una di queste (il Giro delle Valli Cuneesi del 2012) non era certo un velocista, in definitiva.

Oggi questo concetto è stato ribadito e sottolineato in maniera plateale e spettacolare nella seconda tappa del Giro del Trentino, da Limone sul Garda a San Giacomo di Brentonico. Una vittoria così limpida, netta, e autorevole ce la saremmo aspettata magari da altri corridori con maggiore (o più strombazzato) pédigree, e invece è venuta da questo 24enne che, di fatto e automaticamente, entra nel novero dei giovani italiani da seguire con molta attenzione, magari già al prossimo Giro d'Italia (è inutile girarci intorno, tutto quel che si muove in questo periodo, da noi, è focalizzato e finalizzato alla corsa rosa).

Con Daniel Oss in maglia di leader, Marco Canola rimasto ai box (non partito), ed Emanuele Sella e Cesare Benedetti (atteso alla fuga) impegnati a tentare l'evasione, è iniziata stamattina la prima frazione in linea della corsa trentina; il gruppo non ha lasciato spazio ai due italiani, ne ha invece dato a un altro terzetto composto da Leonardo Duque, Adrian Honkisz e Giorgio Cecchinel. Partiti al km 32, i tre hanno messo insieme 9' di vantaggio massimo (toccato poco prima del km 60), dopodiché il vantaggio è andato via via scemando, fino ad essere praticamente annullato ai piedi della salita di Brentonico, che avrebbe portato al traguardo di San Giacomo dopo 15 km di ascesa.

La MTN ha interpretato con spirito battagliero i primi chilometri di salita: prima Jacques Janse Van Rensburg, poi Daniel Teklehaymanot si sono mossi; l'eritreo ha chiamato alla reazione Cristiano Salerno, ma il gruppo era comunque vicino e ha chiuso a 10 km dalla vetta. In quel momento il leader Oss già non c'era più (si era staccato ai -12), e nel plotone erano rimasti in circa 70.

Di nuovo la MTN ha dato il la a un attacco, quello che poi si sarebbe rivelato decisivo: ancora Janse Van Rensburg è partito, e stavolta non è rimasto solo, ma gli sono andati dietro Damiano Caruso e la coppia Bardiani formata da Stefano Pirazzi e, appunto, Edoardo Zardini; sul quartetto si è poi pure riportato Mikel Landa, uomo di fiducia di Scarponi e Aru. Il quintetto non ha subito preso un discreto margine, ed è rimasto con meno di 20" di vantaggio fino a metà scalata. Le strappate dei Bardiani però facevano male, e su una rasoiata di Zardini, Caruso e Janse Van Rensburg hanno perso le ruote.

Al passaggio da Brentonico (a 7 dall'arrivo) le redini del gruppo sono state prese con sempre maggiore decisione dalla Sky e da Bradley Wiggins in persona, ma nel terzetto di testa si era già al momento della resa dei conti: su una nuova accelerazione di Zardini, a poco meno di 6 km dalla fine, Pirazzi e poi pure Landa sono saltati, lasciando il veneto solo al comando. Una fase determinante, questa, perché il 24enne in maglia biancoverde ha fatto realmente la differenza, non solo nei confronti dei compagni d'attacco, ma pure rispetto al gruppo.

Col margine praticamente raddoppiato nel giro di pochissimo, Zardini ha iniziato ad accarezzare seriamente l'idea di arrivarci da solo, a quel traguardo di San Giacomo. Certo, mancava la parte di scalata più dura e irregolare (e inoltre la pioggia battente nel finale non facilitava le cose), ma era dura per il battistrada così come per i suoi inseguitori: ai 4 km, quando Wiggins ha esaurito le energie e si è fatto da parte (imitato da un non trascendentale Ivan Basso), la distanza tra lepre e cacciatori era misurata in 40" o poco meno. Un tesoro assolutamente da non dissipare.

E non l'ha dissipato, Edoardo, che si è gestito a dir poco alla grande. Quando alle sue spalle una seria trenata di Aru ha dato fuoco alle micce tra i big, era fisiologico che Zardini perdesse terreno, e così è stato. Col sardo dell'Astana, Pozzovivo, Evans e Duarte sono stati i primi a rispondere presente, e Niemiec si è riportato sotto dopo qualche metro. Ai 2 km Pozzovivo è partito secco, e la sua azione ha permesso di portare il distacco dal battistrada a meno di 20": ma quando al triangolo rosso dell'ultimo chilometro il vantaggio di Zardini è stato cronometrato ancora in 18" sul lucano (e in 26" su Evans, Aru e Duarte), è apparso chiaro che ormai più nessuno sarebbe andato a riprenderlo.

In quell'ultimo chilometro, Pozzovivo ha pesantemente rinculato, facendosi raggiungere dagli immediati inseguitori che poi nello sprint per il secondo posto l'hanno agevolmente battuto. E così, mentre Zardini esultava tra l'incredulo e il felicissimo, alle sue spalle arrivavano a 19" Niemiec, Duarte ed Evans, a 23" Pozzovivo, a 26" Aru (che ha perso un po' di terreno giusto nel finale); a 36" son transitati Pellizotti e Fraile, a 38" Antón, Machado, Bongiorno e Scarponi, a 49" Anacona, a 50" Siutsou. 1'49" il ritardo di Basso, 2'46" quello di Wiggins.

La classifica vede ora al comando Evans, lanciato dalla cronosquadre di ieri e bravo a monetizzare oggi il vantaggio in classifica dopo la prova contro il tempo. Alle spalle dell'australiano, troviamo - a 9" - proprio Zardini; quindi seguono Niemiec a 17", Duarte a 23", Machado a 24", Aru a 26", Antón a 31", Morabito a 36", Scarponi e Pozzovivo a 38". Tutto è in gioco, ovviamente, e i dubbi sul tavolo sono tanti, a partire da quello che oggi ci preme di più: riuscirà lo splendido vincitore odierno a riprendersi dallo sforzo e a fare classifica fino alla fine?

Lo scopriremo già domani, nell'insidiosa terza tappa da Mori a Roncone, frazione di 184 km punteggiata da varie salite (Bollino, Molina di Ledro, Daone, Durone, Breguzzo e infine il secco strappo della località d'arrivo). Se qualche squadra vorrà provare a far saltare il tappo già sul Durone (a oltre 40 km dalla fine) potremmo assistere a un finale scoppiettante; altrimenti sarà comunque interessante seguire i giochi tattici alla vigilia del gran finale previsto venerdì sul Bondone.

Marco Grassi

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