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Freccia Vallone 2014: Valverde, tempismo perfetto - È impeccabile sul Muro di Huy. Martin e Kwiatkowski alle spalle

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Alejandro Valverde vince la seconda Freccia Vallone della carriera © Bettiniphoto

Abbiamo conosciuto un Alejandro Valverde diverso, durante questa stagione, ma è il vecchio Embatido, quello che vediamo vincitore alla Flèche Wallonne per la seconda volta, a otto anni di distanza dalla prima. Una vittoria neanche troppo diversa da quella odierna, su un arrivo dove tattica e giusto tempismo possono fare molto di più di gambe ultra esplosive.

Il canovaccio della corsa ormai è sempre il solito, da 11 anni buoni (nel 2003 Astarloa fu l'ultimo a vincere senza aspettare l'ultima ascesa): una fuga da lontano, qualche lieve schermaglia sulle ascese precedenti (davvero limitate in questa edizione), l'ascesa finale, una guerra di nervi e tattica. Fuga da lontano, in questa edizione, piuttosto risicata, con soli 3 atleti al vento: l'australiano Hilton Clarke, a dare un senso alla wild card concessa alla americana Unitedhealthcare (il migliore del team sarà Bazzana, 129esimo), il talento lituano Ramunas Navardauskas, alla prima partecipazione e atteso a una prova più nel vivo della corsa alla Liegi (vinta da lui nella categoria under 23), ma soprattutto il belga Preben Van Hecke, già in fuga all'Amstel e deciso a sciropparsi altri 170 chilometri al vento.

I 3 prendono il largo al km 20 ed al km 53 raggiungono già il vantaggio massimo, pari a 9'40". Dietro a controllare la corsa è la Katusha, campione in carica con Dani Moreno e portatrice di un autentico enigma sulle condizioni di Purito Rodríguez. Enigma che, come vedremo poi, non verrà mai svelato. La prima parte di gara non porta sussulti, se non una caduta al km 106, sulla prima discesa della Côte d'Ahin, che esclude dai giochi il capitano della FDJ, Arnaud Jeannesson, il quale comunque se l'è cavata solo con qualche ammaccatura.

Sulla Côte de Bousalle, settima delle 11 in programma a 46 dal termine, Hilton Clarke si stacca e si fa riassorbire dal gruppo. A 31 km dal termine, sulla seconda scalata della Côte d'Ahin, la corsa si anima, con Jesús Herrada che accelera l'andatura: segno che Valverde sta bene e vuole incatramare le gambe degli atleti più esplosivi. L'Europcar sarà la squadra che tenterà più volte in queste fasi di far partire un'azione, invano: ci prova Rolland con Bakelants, poi tocca a Gautier sulla seconda scalata del Muro di Huy, con Kolobnev e Giampaolo Caruso che fanno buona guardia, evitando che si formi un drappello di contrattaccanti. Gautier resta così solo al vento e viene ripreso dopo appena tre chilometri, mentre i fuggitivi non hanno più che mezzo minuto di vantaggio. Sicard è l'ultimo degli Europcar a tentare qualcosa: subito riassorbito anche lui.

Qualche schermaglia avviene anche sulla Côte d'Ereffe, ma l'unico risultato che si ottiene è il riassorbimento dei fuggitivi. Tim Wellens si dimostra tra i più attivi, ma si segnalano anche i movimenti di Chris Anker Sørensen e Romain Bardet: niente da fare, la Katusha controlla neanche si dovesse arrivare in volata. L'unico a riuscire ad evadere è Jérémy Roy della FDJ, che si muove su un dentello a 7.6 km dall'arrivo e riesce a stare al vento per più di tre chilometri.

Nelle fasi salienti, specie sulla Côte d'Ereffe, si notava un Gilbert non troppo pimpante ed un Cunego bello vispo, sempre nelle prime posizioni del gruppo. Ma il veronese era ignaro di essere sul punto di scrivere un'altra pagina negativa della sua carriera: a 3 km dal termine, con una sbandata a destra, provoca una caduta nella quale restano coinvolti bei nomi, ovvero Fränk Schleck, Peter Weening, e soprattutto Purito, che dunque doveva aver recuperato dalla caduta dell'Amstel. Persino il campione del mondo Rui Costa deve alzare bandiera bianca, costretto a cambiare una ruota per le carambole conseguenti all'incidente.

Si gioca tutto sul muro, dunque. Il primo a muoversi è Ben Gastauer, ma alla sua ruota Betancur non c'è: condizione sempre sibillina per il talento colombiano. Giampaolo Caruso lo controlla, ed in seconda posizione c'è già Valverde, con Mollema, Kreuziger e Kwiatkowski che lo controllano. Una posizione scomoda, ma c'è chi sa togliere al murciano le castagne dal fuoco: ci pensa Julián Arredondo, alla sua prima esperienza vallone per mostrare una gran gamba, ma anche una grande inesperienza che lo fa partire a metà muro. Gilbert è già troppo indietro per dire la sua, mentre Nibali risale pimpante. Ai 250 metri è Kwiatkowski a tentare l'anticipo, con Jelle Vanendert a ruota: come all'Amstel anche stavolta il polacco si muove troppo presto, e sulla destra risalgono e lo superano Dan Martin e Valverde. Quest'ultimo ai 150 metri stocca in maniera decisiva, tant'è che può permettersi di esultare già a 50 metri dal traguardo. Martin è secondo, e pronto a lottare per confermarsi alla Liegi; Kwiatkowski si guadagna il primo podio in una corsa in linea del World Tour, tallonato da Bauke Mollema. Ottimo quinto classificato Slagter: la Garmin si delinea potenzialmente molto competitiva per la Doyenne. Seguono Jelle Vanendert (che alla vigilia aveva lamentato qualche acciacco post-Amstel, ma comunque è un lontano parente del brutto Jelle non visto negli ultimi 2 anni), Michael Albasini già secondo due anni fa, Roman Kreuziger. Deludente nono posto per il vincitore in carica Dani Moreno, per una Katusha che si può reputare la formazione sconfitta oggi, mentre Philippe Gilbert chiude la top ten davanti a Julian Arredondo.

E i nostri? Vincenzo Nibali è stato il migliore, anche se gli sono mancati i 100 metri finali. 14esimo a 24" è un risultato confortante in vista degli impegni futuri, c'è da scommettere che alla Liegi tenterà qualcosa anche se non sembra in grado di competere coi migliori, come quando andò a un passo dal successo. Prestazione tutto sommato discreta per Ulissi, 17esimo a 28", considerando che stava correndo di rimessa (ha preso il muro troppo indietro per poter competere) e che evidentemente non si aspettava che i due capitani della Lampre si arrotassero tra loro.

Un'ultima nota di costume, per così dire: col tempo di 2'41" Alejandro Valverde ha fatto segnalare il record di scalata per il Muro di Huy. Abbattuto di 3" il precedente record del 2011, che apparteneva a Philippe Gilbert. Notizia che fa il paio col record di scalata del Cauberg all'Amstel, abbassato dallo stesso Gilbert di 5" netti. In entrambi i casi, più di una super prestazione del singolo, si tratta di un cambiamento collettivo dell'approccio alla salita. Specie sul Cauberg, abbiamo visto gli atleti dannarsi l'anima fin dal primo metro e fuorisella più lunghi del solito. Piccoli segnali di un ciclismo che cambia, e che si divide tra chi riesce a seguire il cambiamento e chi resta dietro.

Nicola Stufano

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