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Giro delle Fiandre 2014: Pozzato nei venti, ma l'Italia è lontana - Per i nostri due fughe e poco altro

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Filippo Pozzato, 17°, è il primo italiano ad Oudenaarde © Bettiniphoto

Recita il detto: italiani popolo di santi, poeti e navigatori. Negli anni '90 ci eravamo guadagnati anche la nomea di classicomani, con campioni del calibro di Ballerini, Bartoli, Bugno e Tafi (e pure con onesti mestieranti come Celestino e Faresin) a portare il tricolore sui podi delle gare più prestigiose della defunta Coppa del Mondo, vincendo il 34% delle classiche monumento del decennio. Negli anni zero gli azzurri hanno quantitativamente fatto meglio, tagliando per primi il traguardo nel 38% dei casi; tuttavia questo dato è gonfiato dal dominio al Giro di Lombardia (8 vittorie consecutive) e si caratterizza dall'assenza di vincitori a Roubaix. Negli anni '10, invece, il baratro: zero vittorie in ventidue classiche monumento. Anche oggi alla partenza di Brugge le aspettative erano minime, per non dire nulle; lo svolgimento della gara ha confermato ancora una volta come il ciclismo italiano non sia nel momento di massimo splendore.

Il miglior italiano a Oudenaarde è stato Filippo Pozzato, 17° a 1'25" dai quattro che si son giocati il successo. Rispetto alle ultime uscite il sandricense si è mostrato più competitivo ma sempre lontanissimo dalle sue migliori prestazioni in carriera. Il trentaduenne non è mai stato assieme ai più forti del lotto, perdendo le ruote di primi non appena il ritmo si alzava. Domenica prossima il vicentino dovrà migliorarsi ancora alla Roubaix, per non gettare un'altra Campagna del Nord senza risultati sufficienti per uno con le sue potenzialità.

L'altro vecchietto della pattuglia italiana è Luca Paolini; il varesino, gregario di lusso per il pimpante norvegese Kristoff, non ha vissuto oggi la miglior giornata della carriera, non essendo riuscito a stare con i big nell'accoppiata Kwaremont-Paterberg. Di lui si segnala solo un tentativo di allungo immediato non appena si era riportato con i primi, anticipando il resto del gruppo di cui faceva parte, quando mancavano una ventina di km all'arrivo. Staccato sull'ultimo Kwaremont, il "Gerva" ha concluso al 36° posto a 3'52", terzo nella graduatoria degli italiani.

Ad inserirsi fra i due prodotti del vivaio Mapei è stato Oscar Gatto, 25° con un ritardo dalla vetta di 1'41". Il veneto, preziosissimo gregario di Peter Sagan, è sorretto da un ottimo stato di forma come mostrato alla Tre Giorni di La Panne. Tuttavia non si può valutare come indimenticabile la sua prestazione odierna, visto che in molti si auguravano la sua presenza al fianco del leader slovacco sugli ultimi due muri di gara. In casa Cannondale si sono segnalati per il loro lavoro in testa al gruppo Paolo Longo Borghini e, soprattutto, un eccezionale Fabio Sabatini, incaricatosi di ricucire il vantaggio prossimo al minuto sommato da Van Avermaet e Vandenbergh poco prima dell'ultimo Kwaremont.

Come gregari si sono destreggiati anche Matteo Trentin e il veterano Manuel Quinziato. Usciti assieme all'austriaco Eisel sul Kanarieberg, quando mancavano circa 75 km al via, i due hanno funto da potenziali punti d'appoggio per i propri capitani in caso di loro accelerate sul successivo muro, che altri non era che l'Oude Kwaremont nella sua seconda ascesa. La coppia trentino-altoatesina si è divisa proprio a metà del terribile muro a causa di una foratura per l'uomo Bmc, il quale ha poi dovuto procedere a velocità ridotta, facendosi riassorbire dal gruppo. Trentin ha aumentato il ritmo ed è stato ripreso da Jens Keukeleire, evaso dal gruppo, col quale ha percorso pochi km prima di venir ripreso dai big in rimonta. Presenti nella fuga a 11 del mattino due azzurri, il bresciano Andrea Palini della Lampre e l'isernino Davide Appollonio dell'Ag2r, quest'ultimo arresosi anticipatamente per una foratura.

Il ruolo del valsuganotto Trentin merita un piccolo approfondimento: colui che è l'italiano più talentuoso per le gare sul pavé (assieme a Salvatore Puccio, oggi totalmente invisibile) si trova costretto a fare da gregario nella corazzata per eccellenza in questo tipo di corse (corazzata che mostra qualche defaillance nella gestione dall'ammiraglia, invero). Il suo gregariato è più "puro" rispetto a compagni come Van Keirsbulck e Vandenbergh, che vengono utilizzati di volta in volta nelle fasi più avanzate di gara; oggi è toccato al secondo dei due, che alla fine ha portato a casa un 4° posto nella giornata in cui i tre capitani Boonen, Stybar e Terpstra hanno deluso. Il trentino, in scadenza di contratto a fine stagione, è chiamato ad una decisione importante: continuare con la corazzata fiamminga, in cui gode di stima assoluta da parte del team manager Lefévère e dei capitani Boonen e Cavendish, oppure cercare di mettersi in proprio altrove. Per il bene immediato del ciclismo italiano converrebbe una sua partenza verso altri lidi, per il bene del ciclismo italiano a lungo termine converrebbe forse l'opposto. Cosa che lascerebbe il nostro movimento senza uomini spendibili per queste corse ancora per un po'.

Alberto Vigonesi

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