Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Ronde Van Drenthe WE 2014: Elizabeth I, the Golden Age - Armitstead, primo centro in Coppa. Regola Van der Breggen e Olds

Versione stampabile

Lizzie Armitstead alla prima vittoria in Coppa del Mondo © Anton VosHa un nome da regina ed una storia particolare, Elizabeth Mary Armitstead, o come dicevan tutti, Lizzie. Perché marca la differenza tra una nazione all'avanguardia, anche nello scoprire talenti, e chi invece i potenziali campioni li soffoca sul nascere. Lizzie nasce a Otley, West Yorkshire, Gran Bretagna, un giorno di dicembre del 1988, il 18. Ben più memorabile quella giornata in cui British Cycling bussò alla sua scuola: «Ti piace andare in bici?». Che ne sa, la quindicenne Lizzie. Prova, si diverte, soprattutto ha i mezzi e così entra nel programma olimpico. Pista e strada, piano piano (ma con risultati).

Semplice? Magari non così lineare, ma oggi la Armitstead è una delle atlete di successo di British Cycling. A Londra, nei Giochi Olimpici di casa, ha vinto un argento solo perché si è trovata sulla strada dell'oro tal Marianne Vos. Nel 2013 non è stata memorabile (costante sì, eccome), ma un titolo nazionale su strada, dopo quello vinto nel 2011, l'ha di nuovo portata a casa. Ed oggi veste la maglia di leader di Coppa del Mondo, vince la Ronde Van Drenthe, prima tappa della challenge, con una facilità disarmante.

Piange anche, Lizzie, dopo l'arrivo, ed ancora non ha ben realizzato quel che le è accaduto, quel che ha combinato. Dalla scuola alle Olimpiadi, al ciclismo di vertice, quel femminile che oggi procede a suon di "change". Una storia - ed un'atleta - di successo. Una Coppa del Mondo iniziata così, all'insegna del cambiamento: gare in tv - anche se non in diretta (per chi non trova lo streaming giusto) - nuove maglie e graduatorie (sprint, Gmp e giovani, oltre alla tradizionale della generale), nuove protagoniste. Che per carità, ci sono oggi ma c'erano pure ieri, offuscate dalla stella di Marianne Vos. La Fuoriclasse tornerà solo il 23 aprile, dalla Freccia Vallone in poi: meglio per le avversarie, che fino ad allora potranno sbizzarrirsi e giocarsela davvero. Suonarsele, in poche parole.

La Ronde van Drenthe è una gara molto piacevole, con pavé, stradine in mezzo ai boschi, vento (quanto!), il VAMBerg, lo strappo dedicato alla nettezza urbana, la discarica, insomma: deciderà la corsa, come spesso accade. Sono 146.6 i chilometri in programma, subito un'ora a velocità alta, quasi folle, poi ci si calma. VAMBerg, pavé e vento fanno la selezione. Chi non salta al primo ventaglio salta al secondo, chi non molla la presa al secondo lo farà al terzo, e così arriviamo ad avere nel primo gruppo una situazione ben delineata.

Tredici atlete, che non porta bene solo per chi è scaramantico, mentre loro ci credono, nella vittoria. Si tratta di Anna Van der Breggen, Roxane Knetemann, Iris Slappendel ed Annemiek Van Vleuten (Rabo Liv), Kirsten Wild, Claudia Häusler, Amy Pieters e Maaike Polspoel (Giant-Shimano), Ellen Van Dijk e Lizzie Armitstead (Boels-Dolmans), Trixi Worrack e Tiffany Cromwell (Specialized-Lululemon), isolata Audrey Cordon (Hitec Products), mentre Elisa Longo Borghini è intrappolata dietro. Guadagnano a poco a poco, mancano una sessantina di chilometri al termine. Si affronta il VAMBerg per la seconda volta, con lo sprint che assegna la prima maglia di miglior scalatrice: se la prende Amy Pieters (già vincitrice in Qatar ed all'Omloop Het Nieuwsblad) davanti ad Anna Van der Breggen e Kirsten Wild.

A 40 km dal termine parte l'attacco a due della Rabo Liv, con Iris Slappendel ed Anna Van der Breggen che guadagnano, guadagnano ed ancora guadagnano. La Slappendel, che ha disegnato le nuove maglie di leader della Coppa del Mondo, vince le due volate (un no contest) davanti ad Anna Van der Breggen, mette in cascina 12 punti e veste una delle sue maglie: un piano perfetto! Dietro, mentre Van der Breggen e Slappendel guadagnano fino a un minuto e più, le inseguitrici sbagliano strada... Slappendel e Van der Breggen non chiedevano altro.

Da sinistra: Amy Pieters con la maglia dei GPM, Iris Slappendel con quella degli Sprint, Lizzie Armitstead guida la classifica generale, Thalita De Jong è la miglior giovane © uci.chRestano ad inseguire per la Boels-Dolmans Lizzie Armitstead ed Ellen Van Dijk (che dà trenate manco fosse in una cronometro, con notevoli risultati), Annemiek Van Vleuten per la Rabo-Liv (passiva, ovviamente), Emma Johansson per l'Orica-AIS, per la Giant-Shimano Kirsten Wild ed Amy Pieters, per la Alé-Cipollini-Galassia Shelley Olds, per la Specialized-Lululemon Chantal Blaak. Devono recuperare 50" e l'ultimo VAMBerg inizia. La Slappendel lancia la giovane Van der Breggen (classe '90, ci farà divertire), che scatta e se ne va da sola.

Davanti a sé ha 16 km da percorrere da sola, esclusivamente al vento: dietro i maggiori problemi. Dal gruppetto che insegue scatta infatti Lizzie Armitstead, così forte che la motoripresa non la vede. Le altre, Emma Johansson su tutte, hanno una giornata no (ma è Lizzie, a dirla tutta, in un periodo sì). In cima al VAMBerg la Campionessa britannica raggiunge e supera in agilità la Slappendel: Anna Van der Breggen ora trema, Lizzie la vede e si danna l'anima per raggiungerla. Lo fa ai -11, ed il vantaggio sulle inseguitrici è tale che abbiamo una certezza: la vincitrice della prima prova di Coppa sarà una novellina, una che nella challenge UCI mai è salita sul gradino più alto del podio.

La più forte in salita è la Van der Breggen, ma salite ormai non ce ne sono più. Resta un tratto in pavé, che le due superano senza patemi, buttandosi verso il traguardo di Hoogeveen, consapevoli che è la Armitstead la più veloce. E infatti... Lo sprint a due praticamente non c'è, Lizzie accelera, sprinta come se quella volata fosse l'ultima della sua vita, Anna non riesce a tenere la sua ruota. Esulta, piange, abbraccia Sant'Ellen Van Dijk, senza le cui trenate forse non sarebbe riuscita a riportarsi sotto.

Anche Anna Van der Breggen piange, ma di rabbia, di dispiacere allo stato puro: un'olandese nell'unica prova d'Olanda della Coppa è lì lì per vincere, ma arriva seconda. Come non essere amareggiate? Nel frattempo il primo gruppo è stato regolato da Shelley Olds, che con Barbara Guarischi è stato il miglior acquisto di Luisiana Pegoraro e della Alé-Cipollini-Galassia. Quarto posto per Chantal Blaak, seguita da Annemiek Van Vleuten e Kirsten Wild a 29"; a 31" Ellen Van Dijk ed Emma Johansson, a 33" Amy Pieters, a 1'36" Iris Slappendel, a 2'10" Trixi Worrack, Tiffany Cromwell e tutto il gruppo che contiene anche Elisa Longo Borghini (16a, miglior italiana) e Giorgia Bronzini (19a).

Le altre italiane: Elena Cecchini, 30a, è 3a nella graduatoria delle giovani (la maglia la indossa Thalita De Jong, Rabo Liv, che ha chiuso in 17a posizione. Seconda Anouska Koster, oggi 28a), Alice Maria Arzuffi è 37a (a 5'50" come la Cecchini), Valentina Carretta 51a con l'identico distacco. A oltre 10' Confalonieri, Tagliaferro e Guarischi (che alla Drentse 8 vinta da Chantal Blaak aveva colto un gran bel 4° posto). La classifica di Coppa rispecchia l'ordine d'arrivo odierno, con Lizzie Armitstead a 120 punti, Anna Van der Breggen a 100, Shelley Olds a 85, e via via tutte le altre. La prossima tappa è il Trofeo Alfredo Binda di Cittiglio, tra due domeniche, dove le protagoniste potrebbero essere altre, e probabilmente altre saranno (a partire da quell'Elisa Longo Borghini che nel 2013 vinse in solitaria con un tempo da lupi). Domani si corre ancora qui, Novilon Euregio Cup.

La più forte di oggi, e di quest'inizio stagione in generale, è Lizzie Armitstead, che a 15 anni magari la Coppa del Mondo ed i Giochi Olimpici nemmeno li immaginava, ma ricevette una visita a scuola e scoprì di essere portata per il ciclismo. La differenza tra chi i talenti li cerca, li scova, li coltiva con pazienza, facendoli diventare campioni (se la stoffa c'è), e chi a scuola, dopo una Coppa del Mondo, interroga per punizione. Chi non sa se una studentessa del liceo sarà in grado di diventare una campionessa olimpica, un giorno, perché nemmeno ci prova, a scoprirlo (e se ne trova un paio, mette loro un bastone tra i raggi). Di là l'arte di organizzare e organizzarsi, di qui l'arte di arrangiarsi, anche improvvisare: e la differenza si vede, eccome se si vede.

Francesco Sulas

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano