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Ladies Tour of Qatar WE 2014: Vado in fuga, esulto Amy vesto d'oro - Pieters, tappa e maglia. Grande Van der Breggen

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Amy Pieters vittoriosa a Madinat Al Shamal © Cor VosChi era ai Mondiali di Firenze ricorda una ragazzina olandese spianare le salite di Fiesole e Via Salviati, stoppare azzurre e non, lavorare sodo. Non si trattava di Marianne Vos ma di Anna Van der Breggen, che allora era tesserata per la Sengers, squadra sulla via della chiusura. Dal 2014 è passata alla Rabo Liv di Marianne Vos, che ha messo a segno uno degli acquisti più importanti. Cosa c'entrano Van der Breggen e Vos, che in Qatar neanche corre, con la seconda frazione della corsa araba? C'entrano, e lo vedremo.

Non fosse stato per lei, per Anna, la Al Zubara-Madinat Al Shamal si sarebbe probabilmente chiusa in volata, con la vittoria di Kirsten Wild nemmeno quotata dai bookmakers, tant'era prevedibile. E invece è andata in maniera leggermente diversa. Certo, è sempre una portacolori della Giant-Shimano ad esultare, ma dopo una fuga a quattro, una volata lanciata da quattro ma chiusa, blindata da una sola, Amy Pieters, classe '91 alla prima vittoria in una corsa Uci.

La figlia di Peter, professionista tra gli anni '80 ed i primi anni '90, ha staccato di alcuni metri la seconda, appunto Anna Van der Breggen, che pure non è nota per il suo spunto veloce. Come detto, da Al Zubara-Madinat Al Shamal, nord del paese, sono 112.5 km. La tappa più lunga del Ladies Tour of Qatar è anche la più: divertente, esposta, incerta, ventilata (e chiamala ventilata...), difficile da interpretare.

Pronte, partenza, via, subito a tutta ed il gruppo si frammenta. Per un misterioso algoritmo qatarino, anche oggi, come ieri, 21 davanti: Kirsten Wild, Sara Mustonen, Amy Pieters e Julia Soek (Giant-Shimano), Chloe Hosking e Lauren Kitchen (Hitec), Christine Majerus (Boels-Dolmans), Emma Johansson, Melissa Hoskins, Valentina Scandolara (Orica-AIS), Trixi Worrack, Tiffany Cromwell (Specialized-Lululemon), Iris Slappendel e Anna Van der Breggen (Rabo Liv), Giorgia Bronzini e Charlotte Becker (Wiggle Honda), Olga Zabelinskaya e Inga Cilvinate (RusVelo), Elena Cecchini (Italia), Liesbeth De Vocht, Jolien D'Hoore (Lotto Belisol).

Clamorosamente fuori Astana-BePink ed Alé-Cipollini-Galassia, che ieri aveva piazzato Shelley Olds al 2° posto e Barbara Guarischi al 7°. Da notare anche l'assenza di Lizzie Armitstead, ieri 4a nella generale, oggi addirittura nel terzo gruppo. Davanti pedalano che è una meraviglia e così i minuti volano: il gruppo inseguitore paga 1'15", poi 2'20", 3'10" dopo 45 km, 5'05" dopo 64 km.

Il traguardo volante, disputato al primo passaggio sotto l'arrivo di Madinat Al Shamal, vede Kirsten Wild prevalere di mezza bici su Chloe Hosking e Jolien D'Hoore. Siamo al secondo giro e davanti inizia la bagarre. A scatenarla, manco a farlo apposta, è Anna Van der Breggen. Ai -28, nel tratto più esposto e adatto alle imboscate, l'olandese della Rabo Liv accelera. Le Giant Shimano, in superiorità numerica, la stoppano e le 21 tornano compatte.

Un chilometro dopo è Inga Cilvinaite a provarci, ma si porta dietro mezzo gruppetto; sul traguardo sono di nuovo tutte insieme. Dopo il rettilineo finale ed una rotonda, si entra su uno stradone esposto (segnatevelo), e riparte la Van der Breggen. Staccata in classifica di 1'09" da Kirsten Wild, non fa troppa paura, ma la maglia oro, per non saper né leggere né scrivere, manda Sara Mustonen alla sua ruota. Mustonen che però non tiene il ritmo della Van der Breggen, si lascia sfilare e rientra nel gruppo.

Un chilometro e siamo di nuovo da capo. Mentre davanti se le suonano, l'Astana-BePink è tirata dalla Campionessa europea Susanna Zorzi: il primo gruppo inseguitore transita sotto la linea d'arrivo con un distacco di 7'57" dalle battistrada. Addio per davvero a qualsivoglia ambizione di classifica.

Torniamo davanti e ritroviamo una Rabo Liv all'attacco, ma stavolta è Iris Slappendel. Testa la gamba ai -21 km ma viene raggiunta dalle altre 20 facenti parte del plotone che si dovrebbe giocare la vittoria di tappa e magari un pezzo di Tour of Qatar. Dietro, nel frattempo, Anastasia Chulkova e Aizhan Zhaparova (RusVelo) escono allo scoperto, ma hanno una vita di gap.

Al secondo traguardo volante la storia sembra già scritta ma a fondo gruppo Iris Slappendel morde il freno. Quando manca un chilometro all'intermedio scatta e se ne va. Guadagna una decina di secondi sul gruppo ma calcola male le distanze, se è vero che viene ripresa dalle ex compagne di fuga a 100 metri dal traguardo.

Lo sprint è di Chloe Hosking, uscita molto bene dalla ruota della Wild (2a, al terzo posto la costante D'Hoore). Così bene che prosegue nell'azione, l'australiana dell'Hitec Products. Pericolosissima, è a soli 11" dalla Wild e potrebbe veramente vincere la corsa. Non va via nessuno, e la Hosking deve aspettare lo sprint finale. Che non ci sarà, perché ai -13 km, sullo stradone battuto dal vento, parte l'infaticabile Anna Van der Breggen. Emma Johansson prova ad inseguire con le altre due Orica nel gruppo, Hoskins e Scandolara, ma la Van der Breggen pedala ancora molto bene.

Chi riesce a raggiungere l'olandese è un terzetto composto da Amy Pieters (Giant-Shimano), Charlotte Becker (Wiggle Honda) ed Inga Cilvinaite. Quella messa meglio in classifica è la Pieters: a 25" dalla capitana Kirsten Wild (che contando gli abbuoni presi dalla maglia oro diventano 30"), inizialmente agisce da stopper, ma quando capisce che l'azione è buona si mette a lavorare. Il quartetto mette tra sé ed il gruppo inseguitore 38", mentre il secondo gruppo, quello con Astana-BePink ed Alé-Cipollini-Galassia, tra le altre, transita sotto al traguardo con un ritardo che si avvicina ai dieci minuto.

In testa alla corsa, Cilvinaite, Pieters, Van der Breggen e Becker, come si suol dire, menano, mentre le 17 inseguitrici paiono non guadagnare. Non è solo un'impressione. Ormai la vittoria di tappa se la giocano le quattro fuggitive. Nei pressi del traguardo Inga Cilvinaite, non velocissima, si mette in testa a tirare, di fatto dicendo addio ad ogni sogno di vittoria. Perché se la lituana di RusVelo si alza in piedi a sprintare, stremata, viene passata a tripla velocità da Amy Pieters.

La portacolori della Giant-Shimano stacca Van der Breggen e Becker, regalando la seconda vittoria in due giorni alla sua squadra. Anna Van der Breggen conferma la sua ottima vena, regolando Charlotte Becker (entrambe sono staccate di 3"), mentre la Cilvinaite chiude a 6". A 27" Kirsten Wild regola Chloe Hosking, Emma Johansson ed Olga Zabelinskaya, passando la maglia oro sulle spalle della compagna Amy Pieters: in ritardo rispetto alla Wild di 30", usufruisce dei 10" d'abbuono, facendo sue tappa e maglia.

La top ten è completata da Jolien D'Hoore, nona a 31", seguita da Melissa Hoskins, come ieri non brillantissima nelle fasi finali. Valentina Scandolara regola il gruppetto che chiude a 37" e si prende un bell'undicesimo posto; Elena Cecchini è 14a, Giorgia Bronzini 16a. Il gruppo contenente Astana-BePink ed Alè-Cipollini-Galassia ha chiuso a 11'57", stesso distacco che accusa Lizzie Armitstead.

La nuova classifica generale vede Amy Pieters in maglia oro davanti a Kirsten Wild per soli 7". Chloe Hosking è terza a 18", Emma Johansson segue a 28", a 30" troviamo la belga della Lotto Jolien D'Hoore, a 31" l'australiana Melissa Hoskins. Iris Slappendel occupa la settima posizione a 38", stesso distacco di Valentina Scandolara, che vede ripagati gli sforzi di due giornate in fuga su due, Christine Majerus e Trixi Worrack.

Mentre l'Orica-AIS mantiene il primato nella classifica a squadre, Kirsten Wild mantiene la prima posizione nella classifica a punti. Amy Pieters possiede, oltre alla maglia oro, anche quella bianca di miglior giovane, che domani sarà indossata da Melissa Hoskins, distante solo 31" (in Qatar sono niente); Elena Cecchini è 3a a 1'31".

La terza tappa, 93.5 km da Katara Cultural Village ad Al Khor Corniche, riporterà le ragazze nelle vicinanze di Doha. Si correrà nella parte Est della penisola del Qatar, ci sarà meno vento (forse), la classifica è praticamente delineata, oggi più di ieri, anche se le sorprese si annidano tra queste dune. Sempre.

Francesco Sulas

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