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Storie&Memorie: 120 anni e un'Ora, il Record moderno - Seconda parte: da Jacques Anquetil a Francesco Moser

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Il 23 gennaio 1984 Francesco Moser fa segnare il Record dell'ora al Centro Deportivo Olimpico Mexicano di Città del Messico © Bettiniphoto

Avevamo lasciato una Milano distrutta dai bombardamenti, l'Italia in ginocchio. Un Fausto Coppi anch'egli distrutto dopo un'ora da record, un'ora asfissiante ed irripetibile (per volere di Fausto stesso). Riprendiamo con il nostro racconto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, le macerie scomparse, tanto da ricostruire, uno spirito nuovo. Le corse ciclistiche, sospese durante il conflitto, riprendono pian piano. Con esse ricominciano anche gli attacchi al Record dell'ora di Coppi, che aveva coperto 45.848 km nel primo pomeriggio del 7 novembre 1942, in un Vigorelli gremito. Siamo negli anni '50 e l'età del ciclismo eroico, mitico, dei pionieri, del Campionissimo, è decisamente alle spalle.

All'orizzonte si intravedono tanti grandi talenti, molti campioni. Da Jacques Anquetil ad Ercole Baldini, da Roger Rivière a Ferdinand Bracke, da Ole Ritter a Eddy Merckx, su su fino a giungere alle rivoluzioni (tecniche, alimentari, d'allenamento...) apportate da Francesco Moser. Tutti costoro si renderanno protagonisti del Record dell'ora, parecchi scolpiranno le proprie gesta nella pietra. Niente più Guerra, si diceva, ed il Record di Coppi che dura da quattordici anni. E la lotta tra italiani e francesi riprende, se mai fosse terminata, con il bel Jacques Anquetil che attacca, con successo, il primato fatto segnare dal Campionissimo. È una nuova era, decisamente. Un'era moderna, e che andrà modernizzandosi via via, con il passare degli anni, ineluttabilmente.

Jacques Anquetil in azione il 29 giugno 1956 al Vigorelli © chainedrevolution.comTra Coppi ed Anquetil ci sono ben 14 anni
C'era un'Italia in guerra, all'epoca di Coppi, ma le milizie incrociano ancora la storia del Record dell'ora. Perché quando Jacques Anquetil, all'età di 22 anni, batterà il Record, starà svolgendo il servizio militare. Si trova a Rouen, presso il 406° reggimento di artiglieria, ha iniziato il servizio, biennale, il 22 settembre 1954. Nel giugno del '55 riceve un insolito compito: battere il Record dell'ora appartenente a Fausto Coppi. Anquetil è agli albori della carriera, ha già vinto una medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Helsinki nella cronosquadre, s'è già aggiudicato il Grand Prix des Nations nel '53. Insomma, il ragazzo, pur non dotato di uno spunto veloce, ha una gran resistenza ed un'attitudine particolare per correre contro il tempo. Il Record dell'ora però è un'altra storia, anche per il campioncino francese. Già il 23 Novembre 1955 aveva dato l'assalto al primato di Coppi, correndo in un Vigorelli pieno. Con 45.102 km percorsi aveva fatto peggio di Fausto di soli 696 metri. Anche il secondo tentativo era andato a vuoto e tanto era bastato per mandare il velodromo in visibilio, al grido di "Coppi! Coppi! Coppi!". Anquetil dà l'assalto al primato per la terza volta, il 29 giugno 1956. Usa una bici con il 52x15, come Coppi, molto leggera e con le stesse forme di quella impiegata dal Campionissimo. Percorrerà 46.159 km, 361 metri più di Coppi, in un Vigorelli al solito gremito e chiaramente silente di fronte all'impresa del francese, che potrà finalmente esultare. Era il funerale del Record del Campionissimo, quello celebrato al Vigorelli da Anquetil. Maître Jacques avrà il tempo di essere il primo a vincere cinque Tour de France, a vestire la maglia gialla dal primo all'ultimo giorno (nell'edizione del 1961), ad aggiudicarsi il Giro e la Vuelta, mettendo così in bacheca tutte e tre le grandi corse a tappe. Il suo conto con il Record dell'ora rimarrà aperto: il 27 settembre 1967 Anquetil tornerà al Vigorelli e batterà il primato di Roger Rivière, percorrendo 47.493 km. Il Record verrà però invalidato in quanto Maître Jacques rifiuterà di sottoporsi ai controlli antidoping, cercando dapprima di eseguirli in albergo e non nel velodromo. La condizione verrà negata ad Anquetil, e con essa il Record.

Il 19 settembre 1956 Ercole Baldini migliora il Record dell'ora © sportvintage.itErcole Baldini, il treno di Forlì
Non dura molto il Record di Anquetil, nemmeno un anno. Nell'arco di ottantatre giorni viene spazzato via da Ercole Baldini. Nato il 26 gennaio 1933 a Forlì, lascia gli studi all'età di 17 anni per dedicarsi totalmente al ciclismo. Mostra subito una grandissima eleganza ed una predisposizione per le gare a cronometro, tanto da venire ribattezzato "il Treno di Forlì". Già nel 1954, il 30 ottobre (all'età di 19 anni), Baldini si lancia sul parquet del Vigorelli e fa segnare il Record dell'ora tra i dilettanti, con 44.870 km percorsi. Quest'uomo che in futuro otterrà grandi successi (l'oro nella prova in linea ai Giochi Olimpici di Melbourne '56, l'oro Mondiale, sempre in linea, a Reims '58, medaglie ai Mondiali su pista nell'Inseguimento, un Giro d'Italia, divenendo il più anziano a portare a casa la maglia rosa), tanto da essere visto come il nuovo Coppi, il 19 settembre 1956, sempre al Vigorelli, strappa a Jaques Anquetil il Record, percorrendo su quel magico parquet 46.393 km. Folla festante, spalti stracolmi ed avanti il prossimo, dopo aver tolto ad Anquetil il primato. Il treno di Forlì potrà battere saltuariamente e successivamente in carriera l'immenso Anquetil ma non diventerà, dopo i successi e le belle promesse di inizio carriera, il nuovo Fausto Coppi. Il Record dell'ora però apparterrà a lui per un anno intero. Nel 1957, infatti, il primato tornerà alla Francia.

Nel 1957 e nel 1958 Roger Rivière migliora il primato dell'Ora © piedmontvelosports.blogspot.comRoger Rivière, primatista epico e sfortunato
Roger Rivière è quasi un corridore omerico: siamo infatti di fronte ad un atleta dalla vita (sportiva e non solo) breve ma nota per le imprese che ha compiuto. Classe smisurata, si dimostrò capace di prodezze non comuni, sia su strada che su pista. Appena ventunenne, questo ragazzo di Saint-Étienne, consigliato dall'allenatore Raphaël Géminiani e dal suo agente, Daniel Dousset, attaccò il Record dell'ora di Ercole Baldini. Il 18 settembre 1957, sul parquet del Vigorelli, percorse 46.923 km, migliorando di 530 metri il primato di Baldini. Risultato eccellente, ma non per Rivière, che già l'anno successivo, nuovamente al Vigorelli tentò di migliorarsi. Scese in pista il 23 settembre 1958, corse al massimo. Quando era sulla via di portare a casa un nuovo Record, forò. La pista diventò un'impervia strada in salita, il parquet venne marchiato dal cerchione della ruota di Rivière. Il quale non si fermò. No, continuò fino alla fine, battendo il suo Record con 47.396 km percorsi. Fu il primo a correre superando i 47 km/h, ma il fatto non desta stupore: Rivière nel '59 sconfiggerà Anquetil nel suo esercizio prediletto, la cronometro. A Nantes, durante il Tour de France, sui 45.3 km, rifilò 21" all'ex detentore del Record Ercole Baldini e 58" a Jacques Anquetil. Nella prova contro il tempo che precedeva la passerella parigina, 69.2 km tra Seurre e Dijon, Rivière vinse nuovamente, rifilando ben 1'38" ad Anquetil. Con queste solidissime basi, Rivière arrivò al Tour 1960 con una certa ambizione: la maglia gialla. Vinse tre tappe ma alla 14a frazione, la Millau-Avignone, quand'era proprio alle spalle di Gastone Nencini in classifica generale, cadde nella discesa del Col de Perjuret. L'urto contro un muro ed un volo di una ventina di metri decretarono la fine della carriera di Rivière: la frattura di due vertebre paralizzò il francese. Di colpo anche le sue aziende iniziarono a colare a picco: il Cafè Vigorelli, aperto a Saint-Étienne, fu costretto a chiudere. Fallirono anche il garage di Veauche e il campo vacanze a Loriol, nella Valle del Rodano. Le condizione di salute critiche lo portarono spesso all'uso di stupefacenti (e di lì a guai giudiziari). Il calvario finì il 1° aprile 1976, quando un tumore alla laringe portò via, a soli 40 anni, questo Achille del pedale. Così epico, sarà lui ad aver fatto segnare l'ultimo Record assoluto al Vigorelli.

Il belga Ferdinand Bracke è l'ultimo primatista dell'Ora sul livello del mare © cyclingarchives.comDal Vigorelli all'Olimpico di Roma, è l'Ora di Bracke
Dal teatro milanese di sfide e di Record si passa, otto anni dopo il secondo primato di Rivière, al Velodromo Olimpico di Roma, inaugurato nel 1960. Ferdinand Bracke è un passistone belga nato ad Hamme Durme, vallone. Tanto bello da vedere, con uno stile impeccabile, non altrettanto cattivo agonisticamente. In strada ma soprattutto in pista, prima di migliorare il Record di Rivière, ha vinto un oro ai Mondiali su pista nell'Inseguimento; ha battuto Leandro Faggin, che nei due anni successivi si imporrà proprio su Bracke ai Mondiali. Nel '66 e '67 ha dominato il Trofeo Baracchi, sempre in coppia con Eddy Merckx. Nel 1966 ha vinto la tappa di Saint-Étienne al Tour de France, nel '67 attacca il Record dell'ora di Rivière. Il 27 settembre dello stesso anno era stato Jacques Anquetil a batterlo al Vigorelli, percorrendo 47.493 km, ma la prestazione del campione francese verrà annullata perché Anquetil salterà i controlli antidoping. Ferdinand Bracke all'Olimpico di Roma percorre 48.093 km, prestazione fantastica all'epoca e difficile da pensare di poter raggiungere. Il Record di Bracke, ottenuto il 30 ottobre 1967, sarà peraltro l'ultimo ottenuto al livello del mare, prima della scoperta dei benefici dell'altura. Il belga nel '68 avrà ottenuto un 3° posto al Tour de France, nel '69 sarà ancora Campione del Mondo nell'Inseguimento e nel '71 avrà fatto sua la Vuelta a España, battendo il connazionale Wilfried David ed un Luis Ocaña che in quegli anni era in odore di santità. Tutto ciò che giunge dopo Bracke è una ricerca del miglioramento della performance su velodromi in altura o con mezzi a dir poco avveniristici per l'epoca. Di fatto Ferdinand Bracke è l'ultimo primatista a staccare il Record al livello del mare.

Il 10 ottobre 1968 il danese Ole Ritter apre la strada verso Città del messico ed i Record dell'ora in altura © unita.itOle Ritter spiana la strada verso Città del Messico
Da qui in poi gli aspiranti primatisti dell'Ora beneficiano di velodromi in altura, ed in seguito di bici spaziali. Da Ole Jørgen Phister Ritter, danese nato il 29 agosto 1941 a Slagelse. Amante della bella vita, ha vinto l'argento nella gara in linea dei Mondiali di Salò nel 1962, da dilettante, e la stessa medaglia, nella stessa manifestazione. Specialità: cronosquadre, 4x100 km. Gran passista, ha corso sempre in Italia, vestendo i colori di Germanvox, Filotex, Dreher, Sanson e Bianchi. Da professionista ha portato a casa 27 corse e sul finire del 1968, consigliato dall'allenatore Guido Costa, andò ai 2.421 metri s.l.m. di Città del Messico per tentare di strappare il primato dell'ora a Bracke. Il 10 ottobre si lanciò sulla pista del Velodromo Olimpico ed effettivamente lo battè, quel Record che per neppure un anno era appartenuto al belga. Mentre Bracke, all'Olimpico di Roma, aveva coperto 48.093 km, Ole Ritter, in altura, con l'aria rarefatta che offre sì una resistenza minore rispetto ai velodromi sul livello del mare, ma incide negativamente sulla respirazione del corridore, fece registrare 48.653 km percorsi. Ritter aprì la strada verso un mondo ancora inesplorato per i primatisti dell'ora, che da lì in poi, per un bel po' di decenni, persistettero cercando di migliorare la prestazione in altura. Fu proprio Merckx a strappare il primato ad Ole Ritter, quattro anni dopo, il 25 ottobre 1972. Con 49.432 km percorsi il Cannibale diventò l'uomo più veloce in un'ora, ma Ritter non poteva accettare quella sconfitta, neppure se subita da Eddy Merckx. Tentò perciò di riappropriarsi di quel Record che sentiva così suo e lo fece due anni dopo l'exploit di Merckx, nel 1974. Percorse 48.879, sempre meglio dei suoi 48.653 km del 1968, ma ancora dietro a Merckx. Ci vorrà un numero maggiore di anni perché qualcuno spodesti dal trono il Cannibale.

Eddy Merckx conquista il primato dell'Ora a Città del Messico, il 25 ottobre 1972 © stefix0.tripod.comEddy Merckx, quel magico 1972 ed un nuovo Record
Il 1972 è uno degli anni d'oro di Eddy Merckx, forse l'Anno. Il Cannibale è sulla scena dal 1965 ed in questa stagione ottiene 50 vittorie. Ha conquistato la quinta Milano-Sanremo, la terza Freccia Vallone e la terza Liegi-Bastogne-Liegi, il terzo Giro d'Italia dopo aver duellato con José Manuel Fuente ed il quarto Tour de France, con Felice Gimondi lasciato ad oltre 10' (è peraltro la seconda doppietta Giro-Tour, la precedente risale al 1970). Vince per l'undicesima ed ultima volta il Trofeo Baracchi, in coppia con Roger Swerts, e diventa il primo straniero ad accoppiare la maglia rosa con il Giro di Lombardia (il suo secondo). Merckx vince la Classica delle foglie morte il 7 ottobre ed il 25 dello stesso mese è a Città del Messico. Chi ha vinto tutto vuole - deve! - ottenere anche il primato allora più prestigioso (anche se la maglia iridata, quell'anno, il Cannibale non la conquistò). Durante il Tour de France Merckx è stato vittima di un dolore al soprassella ed in agosto è costretto a fermarsi per recuperare. È al solleone che inizia a pensare al Record dell'ora: preparazione fisica e psicologica, per il resto Eddy deve solo stabilire l'appuntamento con il primato. Dopo il Mondiale di Gap, chiuso al 4° posto, la decisione. Eddy dice a Giorgio Albani, suo direttore sportivo: «Voglio tentare il record dell'ora». In verità già Ernesto Colnago aveva prospettato al Cannibale l'opportunità di stracciare il primato di Ole Ritter. Colnago preparò una bicicletta per Merckx, bucherellata come una groviera ed il peso finale sarà quello di 5 chili e 70 grammi. Il Cannibale, da parte sua, si allena come uno stradista, quale in fondo è (prevalentemente). Per tentare il Record, però, serve più che la testa, una bici leggera e la forza. Ecco quindi che nel Giro del Piemonte vinto il Cannibale parte a 50 km dall'arrivo. Un piccolo test... A Città del Messico Merckx fa le prove con il suo staff. Allenamenti per testare la resistenza all'aria rarefatta di Città del Messico ne erano stati già effettuati al di qua dell'Atlantico. Al di là, invece, lo smog si fa sentire, e quella pioggia... Merckx scende in pista il 25 ottobre 1972, inforca quella Colnago tutta bucherellata ed inizia a girare nel Velodromo Olimpico che quattro anni prima fu teatro del Record di Ole Ritter. Le tribune sono gremite e c'è anche Leopoldo III, dal 1934 al 1951 Sovrano del Belgio. Merckx inizia subito fortissimo: polverizzerà i record dei 10, 15, 20, 25, 30, 35, 40 e 45 km in una sola prova. Attorno al quarantesimo giro accusa un lieve cedimento ma prosegue spedito, indietreggiando con il sedere sulla sella e spingendo sempre al massimo. Conclude la prova con la bellezza di 49.431 km. Il Record di Ritter, 48.653 km, è ampiamente battuto. Il ciclista più forte di ogni epoca ha provato ad infrangere anche questo primato. Ci è riuscito. Una preparazione meticolosa, sì, ma da stradista. Una bici speciale e bucherellata, certo, ma pur sempre da strada. Un motore sublime. Tutto ciò farà sì che il Record di Eddy Merckx duri per oltre undici anni (e oltre, a ben pensarci), fino al 1984. Quando un rivoluzionario trentaduenne trentino entrò senza trotterellare a Città del Messico.

Nel gennaio del 1984 Francesco Moser straccia due volte il Record di Merckx, ancora a Città del Messico © cyclingart.blogspot.com51.151 km: Moser e la svolta nella storia del primato
Ci sono Aldo, Diego ed Enzo, a Palù di Giovo, Trento. E poi c'è Francesco. Nel 1984 ha 32 anni e durante la carriera ha mostrato sì eccezionali doti per le prove contro il tempo, ma ha pure fatto vedere che nelle corse in linea è fortissimo. Tre Parigi-Roubaix consecutive (1978, 1979 e 1980), del resto, non si portano a casa per niente. E nemmeno i due Giri di Lombardia (1975 e 1978) o il Mondiale di San Cristóbal, in cui Francesco, detto Cecco, o lo Sceriffo, tenne sui gradini del podio meno rilevanti il tedesco Dietrich Thurau e l'altro italiano, Franco Bitossi. Nel 1984 Moser conquista la sua prima Milano-Sanremo, in cui Sean Kelly e Eric Vanderaerden pagarono al trentino 20". Fa suo anche il Giro d'Italia, in una lotta sulle e contro le montagne (Vincenzo Torriani decide di rinunciare al passaggio sullo Stelvio, intransitabile per la neve). Laurent Fignon, grande avversario di Moser nella corsa rosa, accusa proprio Torriani di aver tagliato le asperità per favorire Moser. Fignon prende comunque la maglia rosa ad Arabba ma l'ultima tappa è una cronometro. Moser si gioca il tutto per tutto e corre con ruote lenticolari. Ci sarà anche stato l'elicottero alle spalle del trentino, come a spingerlo (come...), ma è lui ad impiegare meno tempo di tutti per andare da Soave all'Arena di Verona. Facendo qualche passo indietro, le lenticolari erano state parte dell'impresa di Moser a Città del Messico, quando più di undici anni dopo Merckx aveva stabilito il primato dell'Ora. Tutto parte dal Giro d'Italia '83. C'è Also-Enervit, una delle prime ditte a produrre integratori ed a seguire in maniera meticolosa l'alimentazione dell'atleta. Paolo Sorbini, patron dell'Also, la butta lì: «Francesco, proviamo a fare il Record dell'ora». Enervit ci mette l'equipe medica, Moser testa e gambe. A settembre è deciso: Francesco Moser tenterà il Record. Da lì fino a gennaio è un susseguirsi di test su prodotti nuovi, materiali avveniristici, biciclette quasi mai viste, persino il vestiario è curato. D'altra parte, l'aerodinamica fa guadagnare. Moser è seguito da esperti di quattro università, Mi­lano, Roma, Ferrara e Pavia: Arrigo, Conconi, Ferrario, Dal Monte (ideatore delle ruote lenticolari utilizzate da Moser), Tre­dici, Somenzini, Ferrari, Mognoni, Sassi e Casoni. C'è anche Enrico Arcelli, medico sportivo, membro del Centro Studi e Ricerche della Federa­tle­tica: durante i suoi viaggi in Messico ha scoperto pecche enormi nella preparazione di Merckx, nel 1972. Arcelli ha preparato un programma per battere il Record di Merckx. Destinatario, almeno inizialmente, è il forte svizzero Daniel Gisiger, che però successivamente si tira indietro. Moser, invece, va a fondo: a Città del Messico lui ed il team Enervit fanno i sopralluoghi per valutare quale sia il velodromo migliore su cui attaccare il Record. La scelta cade sul cemento (che sarebbe stato reso più scorrevole con l'applicazione di una resina) del Centro Deportivo Olimpico Mexicano, scartando perciò il parquet del Velodromo Olimpico su cui già Ritter e Merckx avevano sfoderato fior di prestazioni. Moser svolge lavori di forza, effettua il test Conconi (che è ad oggi una prassi) per stabilire quando il corpo non ha bisogno di produrre acido lattico per alimentarsi. Si avvale, infine, di una bici alquanto avveniristica, di un L'avveniristico mezzo su cui Francesco Moser battè il Record dell'ora a Città del Messico © worldbike.itantenato dei moderni body, di una dieta rivoluzionata, dell'autoemotrasfusione e delle ruote lenticolari (quella posteriore è più grande dell'anteriore, che misura soli 26"). Alla vigilia del 19 gennaio 1984 Francesco Moser effettua un test sui 20 km ma il suo ritmo è talmente elevato che si decide di tentare subito di battere il Record dell'ora. E Moser percorre 50.808 km (contro i 49.431 di Merckx '72), migliorando così di 1377 metri. La prova di quel giovedì viene addirittura migliorata il 23 gennaio. È un lunedì, il pubblico riempie gli spalti del Centro Deportivo Olimpico Mexicano e su Telemontecarlo, con telecronaca di Adriano De Zan, va in onda lo show di Francesco Moser. Il campione trentino percorrerà 51.151 km, ben 1720 metri meglio di Merckx e 343 metri in più di quanto fatto segnare il giovedì precedente. Moser diverrà in seguito "il signore di tutte le ore", in quanto detentore del Record del Mondo assoluto, che è anche quello sopra i 600 metri s.l.m. Il 26 settembre 1986 al Vigorelli si prenderà il Record al di sotto dei 600 metri s.l.m., facendo segnare 48.543 km (poi migliorato in 49.801 il 3 ottobre dello stesso anno). Suo anche il Record indoor, conquistato a Mosca il 10 ottobre 1987 con 48.637 km percorsi, poi ritoccato in meglio a Stoccarda, al Velodrome Hanns-Martin-Schleyer-Halle, con 50.644 km. Non sazio, Moser tenterà un nuovo attacco del Record assoluto il 15 gennaio ed il 5 febbraio 1994, all'età di 42 anni, nuovamente a Città del Messico. Sei anni dopo il ritiro dall'agonismo ed a dieci dal magico 1984, Moser tornò al Centro Deportivo Olimpico Mexicano. Pur alle prese con problemi respiratori, il 15 gennaio otterrà la seconda miglior prestazione sull'ora, facendo segnare 51.840 km. Riproverà a tornare il padrone dell'Ora il 5 febbraio, ma il freddo del mattino e le gambe vuote del pomeriggio lo indurranno a rinunciare. Dopo l'era Moderna di Anquetil, Baldini, Rivière, Bracke, Ritter, Merckx e Moser il Record dell'ora, quei 51.151 km percorsi il 23 gennaio 1984 da Moser, verrà battuto solamente nel pieno degli anni Novanta. A conquistare questa sfida che si lascia desiderare, proprio come una bella donna, saranno in un primo momento i britannici. Mai più, dopo Moser, un italiano si renderà protagonista del primato dell'Ora.

Appuntamento a sabato 14 dicembre per la terza puntata: da Obree a Sosenka. E Cancellara...

Francesco Sulas

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