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Coppa del Mondo Cauberg 2013: Il nome nuovo è Van Der Haar - Vince in casa, Pauwels secondo, jella Nys. Bravo Franzoi | Cicloweb

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Coppa del Mondo Cauberg 2013: Il nome nuovo è Van Der Haar - Vince in casa, Pauwels secondo, jella Nys. Bravo Franzoi

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Lars Van Der Haar, campione nazionale olandese e primo leader di Coppa del Mondo © Sport.be - BelgaA un certo punto della prima tappa di Coppa del Mondo 2013-2014, su Valkenburg è sbucato un bell'arcobaleno, e tutti abbiamo pensato che forse era l'unico modo per vedere l'iride dominare la scena, in una giornata in cui a Sven Nys, colui che veste per l'appunto la maglia iridata, ne stavano capitando di tutti i colori. Il Cannibale di Baal questa prova non l'ha nemmeno portata a termine, ritiratosi nell'ultimo giro dopo una caduta, un paio di forature in momenti strategici, e una rottura della catena risultata determinante, perché con la gomma bucata un mezzo giro di circuito te lo puoi pure fare, ma senza catena l'unica cosa che ti rimane è di tornartene mestamente a casa.

Ma se temevamo di restare senza protagonisti, eravamo in errore, perché lì sul Cauberg ne abbiamo trovato uno tutto nuovo, e destinato - se tutto va bene - ad essere ricorrente negli ordini d'arrivo del cross dei prossimi anni. Si correva in Olanda, Marianne Vos aveva già fatto la propria parte nella prova femminile, ed era tempo, a quasi tre anni dall'ultima affermazione oranje in CDM (Lars Boom a Zolder 2010) che un arancione tornasse a far vibrare l'inno di casa sul podio. È toccato a Lars Van Der Haar, ottimo fra gli Under fino al 2011, in rodaggio per tutta la stagione scorsa, e oggi finalmente pronto a raccogliere il primo successo nella massima serie.

Aiutato, certo, anche da una giornata più asciutta e da un percorso più scorrevole del solito (ha iniziato a piovere solo mentre la gara partiva, e il terreno non aveva fatto in tempo a trasformarsi in un pantano), oltre che dai guai di diversi avversari; ma sorretto soprattutto da una grande determinazione a portare fino in fondo una prestazione d'eccellenza, anziché fermarsi - come spesso fatto fin qui - dopo la partenza sprint che sta diventando il suo marchio di fabbrica.

Un altro crossista abituato a partire fortissimo è il francese Francis Mourey, che infatti si è messo al comando a metà del primo giro, ma già a metà del terzo ha iniziato a perdere posizioni, e quindi al sesto (dei 9 totali) si è ritirato col deragliatore rotto. Partiti forte pure gli svizzeri Zahner e Wildhaber, ma i due sono presto scomparsi dalla scena; mentre il percorso inverso ha fatto l'azzurro Enrico Franzoi, partito malissimo ma poi autore di una rimonta che l'ha portato fino a un quasi insperato ottavo posto finale.

Dopo un paio di tornate tutto sommato interlocutorie, solo alla terza abbiamo iniziato a vedere un po' di selezione: a dare il la a questa fase, proprio Van Der Haar, che ha allungato subito all'inizio del giro; tra gli inseguitori, mentre Nys si riprendeva da uno scivolone patito poco prima, e Albert cercava di capire cosa non andasse in una giornata grigia, quelli messi meglio parevano Pauwels (che infatti si è presto isolato all'inseguimento dell'olandese) e il tedesco Walsleben (che pare aver raggiunto una discreta maturazione). A fine terzo giro, Kevin si è proprio riportato sul battistrada, e la nuova coppia al comando ha funzionato bene per tutto il quarto, aumentando il vantaggio a 23" su Walsleben e Vantornout (i primi inseguitori) e a poco più su Meeusen e Albert, Mourey e Aernouts, e uno Sven Nys che ha patito la prima foratura della giornata proprio poco prima dell'inizio del quinto giro.

Il problema meccanico era però in agguato anche per Pauwels, il quale a metà quinto giro ha avuto un salto di catena che l'ha obbligato a scendere dalla bici e a perdere parecchi secondi per rimettere la bici a posto: il risultato è stato che Walsleben, che si era intanto sbarazzato della compagnia di Vantornout (non nella migliore giornata), si è fiondato su di lui, provando a dare linfa all'inseguimento a un Van Der Haar che si trovava di colpo a dover amministrare una ventina di secondi di vantaggio sui primi inseguitori.

Nel sesto giro, a parte il ritiro di Mourey, sono successe due cose: la prima è che Nys è parso in netta ripresa, pronto a guidare un inseguimento pancia a terra; la seconda è che Pauwels (che per tutta la gara ha sofferto in particolare una dura rampa da fare a piedi a inizio giro) ha perso contatto da Walsleben. Volendo ce ne sarebbe pure una terza, ovvero un errore di Vantornout alla fine di una ripida discesa fangosa, a causa del quale il campione nazionale belga ha perso terreno rispetto a Meeusen, Aernouts e Nys, ma la prova di Klaas, come accennato poco sopra, non sarebbe comunque stata scintillante. Tutto ciò, in ogni caso, avveniva ben dietro rispetto a un Van Der Haar che continuava a comandare la corsa senza mostrare il minimo tentennamento.

Il ragazzo del Rabobank Development Team ha avuto un aiuto dalla buona sorte all'inizio del settimo giro, quando Nys ha forato per la seconda volta e - finché non è arrivato al box - ha perso nettamente terreno: è vero che Sven non era il primo inseguitore di Lars (al passaggio si segnalavano 23" di distacco per Walsleben e 31" per Pauwels, mentre l'iridato era passato quarto a 34"), ma è anche vero che, in quel momento, era l'unico a dare l'impressione di poter fare un finale in pieno recupero sulla lepre di giornata.

Con Nys ricacciato indietro dalla foratura, e con Walsleben e Pauwels che non riuscivano a limare nulla rispetto a Van Der Haar, quest'ultimo si è predisposto a vivere i due giri conclusivi in controllo, senza più prendere rischi eccessivi nei tratti più insidiosi, e ben conscio di non essere lontano dall'impresa. Nel finale dell'ottavo e penultimo giro, Pauwels ha infine riagganciato Walsleben, e l'ha pure superato di slancio (anche perché il tedesco stava finendo la benzina), ma a quel punto era tardi per sperare di riportarsi su un Van Der Haar ancora brillantissimo. Nell'ottica della classifica di Coppa del Mondo, però, Pauwels aveva tutto l'interesse a portare a casa un ottimo secondo posto, nel giorno in cui Albert era l'ombra di se stesso e Nys era addirittura destinato a non raccogliere punti, visto che - come anticipato in apertura - proprio nell'ultima tornata ha rotto la catena e si è ritirato.

Al traguardo Van Der Haar è arrivato esultando e godendosi la vittoria, precedendo di 20" Pauwels e di 38" Walsleben; giù dal podio Vantornout a 47", quinto Aernouts a 1', sesto (in una posizione bene o male detenuta per tutta la gara) Meeusen a 1'09", settimo l'altro olandese Van Amerongen a 1'19", e ottavo Enrico Franzoi a 1'30". Con questo ottimo piazzamento, l'italiano ha risposto in qualche modo al ct Scotti, che nei giorni scorsi l'aveva pungolato dichiarando di non condividere troppo la scelta, da parte del corridore, di gareggiare in prove internazionali per fare la comparsa: in particolar modo la seconda parte della prova di Enrico, tutta in rimonta, potrebbe far ben sperare per i prossimi mesi.

A chiudere la top ten, Bart Wellens e Corne Van Kessel (terzo olandese nei 10), mentre Albert ha terminato la prova appena in 11esima posizione a quasi 2' dal vincitore. Gli altri due italiani in gara, Marco Ponta e Marco Bianco, hanno chiuso rispettivamente in 27esima e 41esima posizione. Tra gli altri ritirati di giornata, anche il ceco Bina, che pure domenica scorsa era stato ottimo nel fango di Ronse, nella prima prova del Bpost Bank Trofee. Proprio lui, Bina, sarà uno dei più attesi nella seconda tappa di Coppa del Mondo, sabato 26 a Tabor, per l'appunto in Repubblica Ceca.

Ci si presenterà con una classifica che ricalca ovviamente l'ordine d'arrivo odierno, e che vede Van Der Haar primo con 80 punti e seguito da Pauwels a 70, Walsleben a 65, Vantornout a 60, Aernouts a 55, Meeusen a 50, Van Amerongen a 48, Franzoi a 46, Wellens a 44, Van Kessel a 42, Albert a 40 e via discorrendo. Non sarà la più facile delle imprese, per chi è rimasto a secco oggi (a partire da Nys), rientrare in lizza per vincere la Coppa: ma di sicuro il tentativo di risalire la china da parte dell'iridato sarà uno dei motivi di interesse delle restanti 6 tappe di CDM.

Marco Grassi

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