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Mondiale 2013: Quando sognare non Costa nulla - Ritratto del primo portoghese a conquistare l'iride | Cicloweb

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Mondiale 2013: Quando sognare non Costa nulla - Ritratto del primo portoghese a conquistare l'iride

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Rui Alberto Faria da Costa è il primo corridore portoghese a vincere un Mondiale su strada © Bettiniphoto

Appare fin troppo scontato affermare che il destino, molto spesso, sa divertirsi cinicamente e se di questo mondiale fiorentino si parlerà soprattutto per la clamorosa debacle spagnola o di un Nibali ed un'Italia tanto bravi quanto sfortunati, con Rui Alberto Faria da Costa il fato è stato decisamente più benevolo e rispettoso, portandolo a cogliere la vittoria più importante della sua carriera fin qui sviluppatasi proprio in una città come Firenze dove se domandi in giro chi è Rui Costa quasi tutti sanno prontamente rispondere. Merito che in questo caso non è da ascrivere al ciclismo ma al calcio, dato che un altro Rui Costa, portoghese anche lui e senz'altro uno dei migliori talenti lusitani prodotti dal gioco del pallone, seppe incantare e lasciare un ricordo indelebile di sé proprio vestendo la casacca della Fiorentina, negli anni in cui s'inventava illuminanti assist per mandare in gol Gabriel Batistuta.

Se non altro questo ci permette di dire che la base di partenza, per lo meno, è quella buona ma da oggi tutti assoceranno anche quel ciclista lusitano di belle speranze che seppe infinocchiare in maniera memorabile Purito Rodríguez e, di conseguenza, anche Alejandro Valverde e Vincenzo Nibali. Il tutto nella stagione che possiamo definire come quella che lo lancia alla definitiva consacrazione, esaltando non solo la completezza delle sue caratteristiche ma anche una freddezza ed un cinismo nel momento in cui si trova a realizzare i propri obiettivi che, da ora in avanti, ce lo porranno come uno dei pericoli pubblici numero 1 delle prossime gare a cui prenderà parte ed in cui si troverà a recitare un ruolo da protagonista.

Pensare che tra una sola settimana Rui Alberto si troverà a festeggiare il suo 27esimo compleanno, essendo nato a Povoa de Varzim il 5 ottobre 1986, e chissà che non gli venga voglia di festeggiare, bardato del suo scintillante iride, alla grande regalandosi un'altra grande prestazione sul suolo italico al Giro di Lombardia di domenica prossima. Lui che conquistando il mondiale ha trovato già il suo posto nella storia nazionale, diventando il primo corridore portoghese a conquistare il titolo mondiale, ossia riuscendo nell'impresa a cui non seppero arrivare né il compianto Joaquim Agostinho, né Acacio Da Silva o José Azevedo, tanto per citare alcuni tra i migliori ciclisti lusitani di sempre. Impresa che tra l'altro gli potrebbe valere nuovamente il premio di miglior sportivo portoghese dell'anno, già ottenuto al termine del 2012 precedendo nientemeno che un fuoriclasse come Cristiano Ronaldo (del resto, col cognome che si ritrova, gli intrecci col calcio finiscono per esserci sempre).

Non c'è però stato sempre il ciclismo nei pensieri del giovane Rui, che da ragazzino ha visto i suoi esordi sportivi nell'atletica leggera (all'età di 11 anni per la precisione) dove non se la cavava affatto male, prima di cedere due anni più tardi alla bicicletta, sotto la spinta paterna, venendo così ad affiancare anche il fratello maggiore Mario Jorge, che qualche anno più tardi vinse un titolo nazionale Juniores prima di spendere le successive annate praticamente soltanto entro i confini nazionali (ha sempre militato in piccole Continental portoghesi infatti). Rui però sembra avere qualcosa in più e si mette in evidenza già con la casacca del Santa Maria da Feira (il suo debutto ciclistico è invece avvenuto nel Guilhabreu-Vila do Conde), con cui ottiene vittorie e buoni piazzamenti anche nella Volta Portugal do Futuro, ovvero la corsa a tappe nazionale riservata ai ragazzi più giovani.

È però nel 2007 che l'Europa fa realmente per la prima volta la conoscenza di questo portoghese ancora ventenne: è tesserato presso il team Continental Benfica, che gli permette di prendere parte anche a gare riservate ai professionisti ma partecipa con la nazionale lusitana alle più importanti prove di Coppa delle Nazioni. Una di queste è il famoso Giro delle Regioni, una delle gare a tappe più prestigiose riservate agli atleti Under 23. Rui Costa è già gran protagonista nella prima tappa, dove conquista attraverso i saliscendi molisani, un ottimo terzo posto entrando nell'azione decisiva e nelle successive giornate palesa un rendimento assai costante, che lo porta nella tappa di Montepulciano (dove ad imporsi è un altro assoluto carneade, al tempo di passaporto keniano: un certo Chris Froome) a strappare il primato al danese Ostergaard, difendendolo poi nella tappa conclusiva di Artena. Il Giro pertanto è suo, per appena 3" sull'olandese Van Winden e lo sloveno Svab ma sicuramente si cominciano a notare in lui alcune doti come la tenuta sulle salite, specie quelle brevi e secche, il buon passo e il discreto spunto veloce, che lo rendono un corridore capace di difendersi su più terreni. Nel resto della stagione prende parte anche ad altre importanti gare quali il Tour de l'Avenir e il mondiale di Stoccarda: in quest'ultimo prende parte ad entrambe le prove e nella gara in linea chiude al 15esimo posto.

Importanti conferme arrivano nella stagione successiva, dove va vicino alla riconferma nel Giro delle Regioni (arriva secondo dietro l'ucraino Buts ma porta a casa un successo di tappa a Cingoli, dove regola in uno sprint ristretto Koren e lo stesso ucraino) e lascia ottime tracce anche alla prova canadese di Coppa delle Nazioni a Ville Saguenay, imponendosi nella prova a cronometro e confermando così la sua duttilità. Nel mentre arriva quinto nella dura Clasica de Alcobendas riservata ai professionisti mentre in settembre è grande protagonista al Tour de l'Avenir, raggiungendo anche qui la piazza d'onore alle spalle del talentuoso belga Jan Bakelants (li separeranno 36") e sfiorando anche i successi di tappa nella cronometro di Blaye-les-Mines (dove giunge terzo) e sull'arrivo in salita di Guzet Neige dove invece è secondo. Prestazioni che lo rendono atleta da tenere particolarmente d'occhio al mondiale varesino, in cui racimola una doppia top ten: nella cronometro vinta da Adriano Malori si classifica all'ottavo posto mentre nella gara in linea vinta dal colombiano Duarte è presente nel gruppo buono e chiude al quinto posto.

Simili prestazioni non passano di certo inosservate e così Eusebio Unzué decide di puntare su di lui come scommessa per il futuro, ingaggiandolo nel 2009 nella Caisse d'Epargne che vede già in rosa ottimi atleti quali Valverde, Joaquim Rodriguez, Luis Leon Sanchez ed un altro giovane interessantissimo come il colombiano Rigoberto Urán. Nella prima stagione accumula esperienza, prendendo parte a tutte le più importanti gare in linea (a cominciare dalla Milano-Sanremo, per passare alle classiche del pavé, al trittico delle Ardenne fino al Lombardia) ed in luglio si schiera anche al via del Tour de France (che non porta a termine) ma riesce già a lasciare il segno, vincendo la sua prima gara a tappe nel mese di maggio, dove si aggiudica la Quattro Giorni di Dunkerque con una condotta di gara regolare pur senza successi parziali (in ottobre la seconda affermazione giunge invece nella 3a tappa della Vuelta a Chihuahua in Messico).

Decisamente tra luci ed ombre è invece l'annata 2010: parte benissimo con la vittoria colta già nel mese di febbraio al Trofeo Deia, quarta delle cinque prove previste dalla Challenge di Maiorca, è ancora a podio a Dunkerque (giungendo secondo in questa occasione) e al Giro di Svizzera, che più avanti finirà per diventare la "sua", dove già aveva colto un buon 13esimo posto l'anno prima, ottiene una bella vittoria di tappa a Liestal, nell'ottava frazione, iniziando a mettere in evidenza quella che diventerà poi una delle sue principali caratteristiche, ovvero quella di scegliere alla perfezione le tappe in cui andare in fuga, riuscendo ad avere la meglio anche di nutrite e qualificate concorrenze. E pensare che in maggio aveva corso grossi rischi in allenamento, venendo investito da un pirata della strada ma riportando fortunatamente lievi conseguenze. Con le buone credenziali offerte viene selezionato nuovamente per il Tour de France ma qui si registra il secondo episodio negativo: al termine della sesta frazione, con arrivo a Gueugnon, è protagonista di una violenta rissa con lo spagnolo Carlos Barredo, che lamentava di aver subito una manovra poco ortodossa dal portoghese nei chilometri conclusivi. Volano pugni e addirittura ruote ma il tutto poi si risolve fortunatamente con le scuse di Barredo e con la giuria che chiude un occhio, permettendo ad entrambi di proseguire la Grande Boucle, in cui Rui Costa svolge nuovamente mansioni da gregario.

Nelle settimane successive però giunge una doccia ancor più fredda per lui, che ne mette decisamente in pericolo la prosecuzione della carriera: dopo che nel mese di giugno aveva preso parte ai campionati nazionali, aggiudicandosi il titolo nella prova a cronometro, il controllo antidoping effettuato nel corso di tale competizione rivela la presenza di metilesanamina, ovvero un decongestionante nasale (analoga sorte tocca anche al fratello Mario Jorge). Entrambi chiamano in causa un integratore contaminato, riuscendo a dimostrare l'avvenuta contaminazione e ciò permette a Rui di cavarsela con soli cinque mesi di squalifica, a partire dall'ottobre 2010. È una fase, questa, che segue anche settimane in cui i rapporti con Unzué non erano più così idilliaci, tanto che dopo il licenziamento avvenuto dalla Caisse d'Epargne a seguito della positività sono divers le squadre che si interessano a lui (tra queste anche la Lampre che, come vedremo, si rifarà sotto ben più avanti).

La dimostrazione della propria buona fede vale però al portoghese una nuova chanche, datagli ancora da Unzué che lo vuole ancora con sé nella Movistar, ovvero la formazione nata sulle ceneri della Caisse d'Epargne. Torna pertanto a correre nella primavera 2011 e nel mese di maggio ritrova già la vittoria alla Vuelta Comunidad de Madrid e con le sue buone prestazioni ottiene nuovamente la convocazione per il Tour de France, dove riesce finalmente a lasciare un segno tangibile: nell'ottava frazione con arrivo a Super Besse infatti, adattissima ai cacciatori di classiche, attacca nel finale dopo il bell'affondo operato da Vinokourov e con una stoccata in bello stile s'invola verso il traguardo, dove riesce a precedere di una decina di secondi l'attesissimo Gilbert, Evans e Samuel Sanchez. Un successo che da solo vale la sua Grande Boucle mentre il finale di stagione gli regala un'altra grande soddisfazione nel GP di Montréal, giunto appena alla sua seconda edizione, in cui in un finale assai incerto attacca e precede allo sprint un avversario molto ostico come il francese Fedrigo e riuscendo ad anticipare anche in questa occasione lo scatenato Gilbert. Si comporta egregiamente anche al mondiale di Copenaghen, ben poco adatto alle sue caratteristiche ma dove termina al 15esimo posto nello sprint conclusivo.

È ormai chiaro come ci si trovi di fronte ad un corridore completo, temibilissimo nei finali che presentano strappi ma in grado di dire ancora perfettamente la sua nelle brevi gare a tappe e nelle fughe da lontano. Prova ne è il suo 2012, in cui è competitivo un po' dappertutto: abbastanza buona la sua primavera, dove finisce per la prima volta nei primi venti tutte e tre le classiche delle Ardenne e sale sul podio al Giro di Romandia, che conclude al terzo posto. Come detto però con la Svizzera riesce a sviluppare un certo feeling e nel mese di giugno riesce ad aggiudicarsi il Giro, conquistando la leadership dopo aver vinto la seconda frazione a Verbier e resistendo fino alla fine agli assalti dei vari Frank Schleck, Leipheimer, Gesink e Nieve (sono 14" i secondi che lo divideranno dal lussemburghese nella generale finale). Si nota quindi che Rui Costa sta compiendo un'ulteriore evoluzione su determinati percorsi ed anche la resistenza in più giornate di gara comincia a migliorare, tanto che anche al Tour finisce ben più avanti delle precedenti stagioni, finendo al 18esimo posto. Prende parte anche alle Olimpiadi di Londra, dove chiude al 13esimo posto ed è naturalmente uno dei possibili outsider per il mondiale di Valkenburg, dove si presenta in buone condizioni, sfruttando come preparazione il GP di Plouay (solo Boasson Hagen lo anticipa) e soprattutto le corse canadesi (terzo nel Québec e ottavo a Montréal), chiudendo poi undicesimo nella volata di gruppo che assegna le ultime medaglie dopo l'oro di Gilbert.

Si giunge quindi all'annata odierna, dove la crescita di Rui Costa prosegue ulteriormente: ad inizio aprile vince la Klasika Primavera, anticipando una decina di corridori nel finale e sulle Ardenne è una validissima spalla di Alejandro Valverde, riuscendo a giungere nono nella Liegi-Bastogne-Liegi. Le strade svizzere gli portano ancora bene, con un nuovo podio al Romandia (ancora terzo) e soprattutto con la nuova, splendida riconferma al Giro di Svizzera, dove ha la meglio di 1'02" su Bauke Mollema e 1'10" su Roman Kreuziger, riuscendo ad imporsi con un gran finale sia nella dura tappa di La Punt che nella cronometro con finale in ascesa al Flumserberg, dove è protagonista di una prestazione strepitosa. Arriva così al Tour de France nel migliore dei modi per poter sostenere Valverde (si mette in evidenza soprattutto nella frazione di Bagnères de Bigorre) e tutto sembra procedere per il verso giusto, tanto che al termine della 12esima tappa occupa la nona posizione in classifica generale e si propone pertanto come ideale seconda punta del team iberico. La 13esima tappa però risulterà oltremodo decisiva: la tappa di Saint-Amand-Montrond viene movimentata oltremodo dai ventagli ma sul più bello Valverde è vittima di una foratura e resta irrimediabilmente attardato. La Movistar però decide di lasciare nel gruppo di testa Quintana e decide di sacrificare anche Rui Costa per aiutare il capitano designato. Risultato: anche lui accusa quasi 10 minuti di ritardo e vede irrimediabilmente compromessa la propria classifica.

A questo punto quindi oltre a Valverde c'è da tutelare anche Quintana ma Rui Costa ha la possibilità di giocare le proprie carte e riscattarsi, cercando le vittorie parziali e riesce a concludere la gara piazzando addirittura due capolavori: il primo a Gap (sedicesima frazione), dove piazza un attacco deciso sul Col de Manse e lascia ad oltre quaranta secondi gli inseguitori; il secondo a Le Grand Bornand (diciannovesima tappa), quando attacca ancora da lontano e sul Col de la Croix Fry, ultima asperità di giornata, stacca tutti e si presenta ancora una volta sul traguardo con un margine importante. Due successi che impressionano soprattutto per la scelta di tempo ed il rigido calcolo dell'occasione in cui operare la stoccata e che ci danno sicuramente la dimensione di un'atleta cresciuto in maniera notevolissima con un cinismo spietato quando l'occasione lo richiede.

Si arriva così in settembre, col mondiale che può sicuramente costituire una nuova occasione in cui far bene e Rui Costa ci arriva con una nuova certezza, ossia quella di cambiare casacca per la nuova stagione, in cui dopo 5 annate trascorse alla corte di Unzué, lascia la Spagna per approdare alla Lampre-Merida, di cui diverrà certamente una delle punte per la prossima stagione, a cominciare dalle corse di un giorno. A differenza di tanti big però decide di non prendere parte alla Vuelta, optando per le ormai consuete gare canadesi, in cui raccoglie un quinto (Québec) e un sesto (Montréal) posto. Appuntamento iridato a cui giunge, tra l'altro, senza aver visionato affatto l'ostico tracciato fiorentino e con una nazionale che non può di certo supportarlo per il meglio, con appena due compagni di squadra (Andre Cardoso e Tiago Machado) che possono assisterlo fino ad un certo punto. In una situazione pressoché analoga a quella di un grande favorito come Peter Sagan, Rui Costa è riuscito comunque a gestire al meglio le varie fasi di gara, resistendo alla gara ad eliminazione imposta dall'Italia e che ha fatto molte vittime illustri dopo che lui stesso era rimasto attardato in più di un'occasione nei vari attimi convulsi che si sono susseguiti nei vari giri. In seguito però, superati i momenti difficili, ha ceduto solo pochi secondi ai vari passaggi su via Salviati, non perdendo mai di vista la testa della gara. Poi, l'attacco decisivo imposto da Nibali e Rodriguez a Fiesole e la necessità di dover cogliere l'attimo, seguendo Valverde. 

La successiva discesa ed il tentativo di Purito davano però l'idea di un Rui Costa alleato col murciano, col solo Nibali lasciato ad inseguire JRO, mentre il portoghese ha potuto così risparmiare preziose energie, facendosi vedere in una sola occasione a dare il cambio. Poi, dopo il nuovo affondo di Rodriguez su via Trento che sembrava spingerlo verso l'iride, con un Nibali ormai a corto di energie, lo scatto deciso, a cui Valverde non ha replicato. L'ultimo chilometro, Purito sempre più vicino, i metri di distacco divorati fino al ricongiungimento tra il disappunto di JRO. E la volata il cui epilogo è già noto. Comincia oggi la nuova vita di Rui Alberto Faria da Costa, campione del mondo in Italia e che per una squadra italiana (la Lampre-Merida) sfoggerà l'iride nella prossima stagione. Prima però c'è da congedarsi degnamente con la Movistar e chissà che quel congedo ideale non arrivi proprio domenica prossima in Lombardia.

Vivian Ghianni

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