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Mondiale 2013: Troppo forte, troppo Vos - Terzo titolo per Marianne, splendido bronzo di Rossella Ratto. Johansson 2a

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Marianne Vos si conferma Campionessa del Mondo tra le Élite © Bettiniphoto

Più che il come o il quanto, della medaglia d'oro di Marianne Vos, la terza su strada (e quando ha perso ha sempre fatto 2a), impressiona il quando. Il motivo è presto detto, ma per capirlo bisogna fare un salto a dodici mesi fa, quando l'olandese conquistava in quel di Valkenburg, scattando sul "suo" Cauberg, il secondo titolo mondiale. Lo accoppiava a quell'Olimpiade per la quale aveva fatto tanti sacrifici, sfiorando l'anoressia. Si pensava che gli stimoli, una volta ottenuto l'oro ai Giochi olimpici ed ai Mondiali di casa, potessero venire meno. Non è stato così.

Anche perché in questo 2013 Marianne le sfide è andata a cercarle nella Mountain Bike (e subito ha vinto pure lì). La strada non è stata certo abbandonata, cambiava il fatto che non fosse più l'obbiettivo primario della fuoriclasse di Meeuwen. Diversi allenamenti, diverse corse, comunque tante vittorie (per dirne tre: il Fiandre che ancora le mancava, la quinta Freccia Vallone, la conferma ad una corsa dura come il GP de Plouay). Certo, non era e nemmeno oggi è stata quella Marianne Vos che specie nel 2011 e nel 2012 vinceva in volata, in salita, nelle grandi corse a tappe. Ma quando c'è un talento sconfinato come il suo di mezzo non si possono fare troppi calcoli, valutare la forma, perché lei, Marianne Vos, parte e va, anche se non sarà al cento per cento, e nove volte su dieci ti stacca.

Non sono bastati cinque passaggi sulla salita di Fiesole, né altrettanti su per Via Salviati; a nulla sono valsi attacchi e contrattacchi delle azzurre e delle altre, prontamente contenuti da una nazionale olandese non certo all'altezza della nostra ma con una Anna Van der Breggen che da sola è valsa il prezzo del biglietto. È andata così: il Mondiale di casa, da noi affrontato con una nazionale probabilmente mai così forte, ha premiato alla fine l'atleta più cinica, cattiva, affamata, polivalente, scaltra. La migliore. Ha premiato una Vos che a vincere in casa delle nemiche (sportive) di sempre, quelle italiane che per quattro volte in cinque anni l'hanno relegata all'argento iridato, deve aver provato una sensazione speciale. Ed appunto perché la vittoria dell'olandese era sì prevedibile ma per nulla scontata, vista la concorrenza, è questa una maglia iridata che vale molto più di quanto sembri.

È bastato controllare, a Marianne Vos, fino a due giri dall'arrivo, quando sulla salita, terreno che quest'anno l'ha spesso castigata, ha mandato in avanscoperta la formidabile Anna Van der Breggen. Due giri all'arrivo, concorrenza selezionata, Marianne a controllare ogni scatto e scattino, specialmente delle nostre, Ratto e Longo Borghini su tutte. L'ultimo strappo di Via Salviati ha deciso, proprio nel punto in cui la strada si fa più cattiva, proprio nello strappo da Marianne Vos. Lì è partita, levandosi di ruota Emma Johansson ed il resto della compagnia.

La pedalata più cattiva che mai, il vantaggio che saliva, poi Johansson e la giovane Ratto che si rifacevano sotto, mentre davanti Marianne pennellava curve divine, arrivando al traguardo a braccia alzate, solo 15" su Johansson e Ratto, tanto quanto basta per incorniciare anche questa stagione, che di sicuro non è stata la sua migliore (aggiungiamoci che è stata scalzata dal primo posto del ranking Uci, dove ormai risiedeva dal 2007, dalla stessa Johansson). Bisognava attaccarla, isolarla, quanto fatto dalle azzurre non è bastato, perché puoi scattare e controscattare quanto vuoi, ma se il Fenomeno non cede terreno si può concludere ben poco.

Gruppo compatto da Montecatini Terme a Firenze
Gara che parte alle 14:17 da Montecatini Terme, 140 km da percorrere, di cui 57.2 in linea. Ecco, se il ciclismo femminile voleva invogliare il pubblico ad essere guardato, quel tratto in linea sostanzialmente pianeggiante, con la sola salitella di Serravalle Pistoiese, andrebbe cancellato. Per oltre un'ora non succede nulla, gruppo compatto, Russia e successivamente Usa a tirare. Per vedere il primo scatto bisogna aspettare quasi 40 km, con l'elvetica Patricia Schwager che allunga ma poi si rialza. La ceca Martina Ruzickova e la lituana Katarzyna Sosna attaccano, ma anche il loro è un giochino e nulla cambia. La Russia tira, per l'Italia c'è la Scandolara davanti, appena qualcuna accenna a scattare (ci prova anche la francese Audrey Cordon in vista di Firenze), la veronese di Tregnago si attiva in un generosissimo inseguimento.

Prima salita di Fiesole, tirano gli Usa. Gruppo spaccato
Si entra nel circuito di Firenze ed al primo Fiesole la nazionale Usa, che ha sì Evelyn Stevens come punta, ma nel ruolo di gregaria di lusso una certa Mara Abbott, vincitrice del Giro Rosa e scalatrice formidabile, si mette davanti. Il ritmo impresso non è impossibile ma accade che allo scollinamento sono poco più di una quarantina davanti. In discesa il plotone verrà rimpolpato. Nel tratto pianeggiante che porta a Via Salviati se ne va la svizzera Doris Schweizer, presto raggiunta dalla belga Liesbeth De Vocht. Il primo passaggio su per Via Salviati vede Valentina Scandolara ancora attivissima ed in prima posizione, poi la polacca classe '94 Katarzyna Niewiadoma, Carlee Taylor ed Elena Kuchinskaya. Il gruppo è allungato e le riprenderà dopo lo strappo. All'ultimo chilometro ancora Belgio all'attacco con Maaike Polspoel: non guadagnerà più di 14" e verrà riacciuffata ai piedi della salita di Fiesole. Di base non succede nulla, la discesa offre interessanti spunti ad Elisa Longo Borghini, Lucinda Brand, Carlee Taylor, che tentano l'allungo, ma chi le lascia andare?

Terza tornata, l'Italia apre il fuoco con Francesca Cauz
Tutto è rinviato alla terza tornata quando l'Italia, dopo aver tamponato ogni tentativo con una meravigliosa Scandolara, apre il fuoco. È Francesca Cauz, che in salita quest'anno ha fatto progressi enormi, ad aprire le danze. Tre affondi verso Fiesole, il gruppo non scoppia ma perde molti elementi. Noemi Cantele, Carlee Taylor, la non sorprendente Katarzyna Niewiadoma ed a seguire le altre cercano di riprendere l'atleta della Top Girls. La discesa vede poi l'olandese Lucinda Brand rispondere all'attacco azzurro, allungando da sola. L'australiana Tiffany Cromwell, discesista molto brava, le recupera il divario nella picchiata. Rossella Ratto, altra che in discesa si trova a a suo agio, si porta in testa. Sullo strappo di Via Salviati la 19enne di Colzate se ne va con la Brand, che collabora pochino, ed è comprensibile, avendo la Vos dietro. La Ratto invece vuole giocarsela, anche se trovarla davanti a oltre 30 km dall'arrivo (due giri e mezzo da compiere) fa più pensare che la giovane azzurra sia lì per preparare il terreno a Noemi Cantele o Tatiana Guderzo. Ratto-Brand, gruppo composto da 26 unità a 11". La coppia viene ripresa sulle rampe di Fiesole, siamo al penultimo giro. Mara Abbott dà una trenata in salita e si riporta sulle due battistrada, poi si rimette al servizio di Evie Stevens.

Penultimo Fiesole, Abbott compatta il gruppo. Poi la Van der Breggen...
Tutto da rifare, per tutte. Ci prova la tedesca Trixi Worrack, ma non fa la differenza. La russa Tatiana Antoshina allunga e si scava un piccolo vantaggio ma viene subito recuperata da una Cauz che scatta di nuovo e vola. La veneta tenta di dar continuità all'azione ma da dietro Anna Van der Breggen, di due anni più vecchia dell'azzurra (parliamo di una Cauz, classe '92, e di un'olandese nata nel 1990...), piazza un affondo che fa davvero male. In pratica la corsa la decide la Van der Breggen e chi le tiene la ruota. Alla brava atleta della Sengers, che nel 2014 correrà per la Rabo Liv/Giant di Marianne Vos (e non per caso), rispondono Emma Johansson, le nostre Rossella Ratto, Elisa Longo Borghini, Tatiana Guderzo e naturalmente Marianne Vos, che ancora pedala bene. Nella discesa Ratto e Longo Borghini comandano ma la Vos piazza in testa la "sua" Van der Breggen e le mette il pilota automatico. Sempre nella picchiata Tiffany Cromwell recupera, come già accaduto nelle tornate precedenti, e si riporta sulle battistrada, mentre la russa Antoshina perde terreno. La tedesca Claudia Häusler è a 18", la neozelandese Linda Villumsen a 20", ciò che resta del gruppo a 36". Siamo in Via Salviati. La Cromwell va in affanno, al contrario di Elisa Longo Borghini, che a fine salita piazza uno scatto micidiale. Marianne Vos la conosce, l'ornavassese, e per non saper né leggere né scrivere le va dietro.

Ultimo giro: crampi per Tatiana Guderzo, Marianne Vos vola verso Via Salviati
Quando sul traguardo il suono della campanella indica l'inizio dell'ultimo giro troviamo Vos, Van der Breggen, Stevens, Guderzo, Longo Borghini, Ratto, Cromwell (che ha recuperato) e Johansson al comando, con Villumsen, Häusler ed Antoshina ad una decina di secondi. C'è un gran chiacchiericcio, lì in testa: Marianne Vos istruisce Anna Van der Breggen («All'inizio dell'ultimo giro avevo già in mente di attaccare in Via Salviati e non a Fiesole, e così ho fatto. L'aiuto di Anna Van Der Breggen è stato fondamentale», dirà a fine corsa l'iridata), Guderzo, Longo Borghini e Ratto si consultano. Inizia la salita, la Vos ha già piazzato l'inesauribile Van der Breggen in testa a scandire il ritmo. Dietro Tatiana Guderzo è in preda ai crampi, solo allora si decide di puntare tutto su Rossella Ratto, il cui compito sarà quello di stare alla ruota della Vos fino alla fine. Ordine dato troppo tardi? Senza le energie spese nella prima parte di gara la Ratto ora avrebbe un'altra medaglia al collo? Probabilmente no, ma non lo sapremo mai. Eppure la Guderzo uno scatto lo piazza, ma la Vos la tiene a bada. Parte allora la Longo Borghini ed è la Van der Breggen, oggi più impressionante che mai, a chiudere sull'azzurra. Tiffany Cromwell tenta lo scatto che varrebbe forse un'iride ma ancora Anna Van der Breggen chiude sull'australiana. Il ritmo in testa si fa interessante grazie ad un allungo di Evelyn Stevens; Longo Borghini e Guderzo, tra le nostre, perdono terreno. Ci resta al comando la sola Ratto, con Vos, Van der Breggen, Stevens e Johansson.

Dopo l'ultimo Fiesole solo Ratto nel gruppo di testa. Ma Vos in Via Salviati...
Dalla superiorità numerica precedente in favore dell'Italia (Ratto, Guderzo e Longo Borghini contro Van der Breggen e Vos) ora troviamo al comando due olandesi, una svedese, una statunitense ed un'italiana. Da dietro la Longo Borghini non si dà per vinta e così all'imbocco di Via Salviati riporta sulle battistrada Tatiana Guderzo. Il problema è che però là nelle prime posizioni ci si sta giocando un oro e non c'è tempo di aspettare. Via Salviati è iniziata, mena le danze Emma Johansson. È proprio quando l'asfalto s'impenna sotto le ruote delle cinque battistrada che Marianne Vos piazza uno scatto dei suoi. Micidiali, rabbiosi, la bicicletta come un pendolo va a destra e a sinistra, l'olandese che dà di spalle spingendo alla morte per superare la parte peggiore della salitella fiorentina.

Solo Ratto e Johansson provano a seguire la Vos. Invano
La supera, Johansson e la mostruosa Ratto si buttano all'inseguimento. Marianne ha ancora una pedalata agile e cattiva ma non ha fatto il vuoto. Ratto e Johansson collaborano e si portano a 4" dall'olandese, che possono vedere. Marianne Vos, però, sfrutta la parte finale del circuito, tecnicissima, per pennellare curve che solo lei e pochi altri sanno tracciare. Lì guadagna, non troppo ma guadagna, ed al contempo dietro Johansson e Ratto hanno capito che il treno per l'oro è andato, quindo si studiano. Arriva sul traguardo presso il Mandela Forum come voleva lei, in solitaria, a braccia alzate, con la faccia di chi sta intascando una vittoria nella tana del lupo, del nemico di sempre. Marianne Vos fa scorrere i titoli di coda sulla sua stagione (su strada) in questo modo, confermando l'iride conquistata dodici mesi fa a Valkenburg.

Un oro ottenuto con un'azione delle sue, un oro che corona una stagione non al top (anche se il concetto di "top" per Marianne Vos corrisponde a ciò a cui il Fenomeno ci ha abituati negli anni), una maglia indossata di fronte al pubblico italiano, che davanti a cotanta atleta si deve inchinare. Alle spalle della Vos Emma Johansson brucia Rossella Ratto, che comunque a 19 anni porta a casa il primo bronzo in un Mondiale Élite (ed è anche la prima medaglia dell'intera rassegna toscana, probabilmente sarà l'unica).

Ai piedi del podio, a 33", la sempre più forte Anna Van der Breggen, già determinante per la Vos a Valkenburg, quest'anno più che fondamentale. Evelyn Stevens è 5a a 46" seguita da Linda Villumsen a 50", quindi Tatiana Guderzo ed Elisa Longo Borghini, entrambe a 52", mano nella mano. Ci hanno provato. Completano la top ten Tiffany Cromwell e Tatiana Antoshina, nel finale costrette a cedere e sul traguardo con 1'40" da Marianne Vos. Le altre italiane: Francesca Cauz, attivissima verso Fiesole, è 24a, Giorgia Bronzini 26a, Valentina Scandolara generosissima e 28a, Susanna Zorzi 41a.

Noemi Cantele sul più bello si è ritirata (e pare in via definitiva, il suo è un addio al ciclismo) ed è l'unica azzurra a non portare a termine la gara. Peccato, poteva (e voleva) portarsi a casa una maglia iridata, era l'ultima chiamata per lei, più che qualche allungo non ha potuto mostrare. L'Italia, la cui formazione era perfetta e fortissima, ha provato in ogni modo a mettere in difficoltà la Vos ma più che confermarsi nel bronzo che un anno fa fu di Elisa Longo Borghini non si è riusciti a fare. Meriti altrui, certo non colpe nostre.

Meriti tutti di Marianne Vos, cinica e spietata, atleta superiore ed in grado di vincere anche nei momenti non troppo favorevoli, anche alla fine di una stagione meno colma di successi di tante altre. Le azzurre hanno fatto di tutto per contrastarla, il Fenomeno ha fatto lavorare la giovane Van der Breggen prima, ha agito in prima persona nel finale. E le altre l'hanno rivista dopo il traguardo. Di fronte ad una simile dimostrazione di forza c'è solo da inchinarsi e prendere atto che la Vos è sì battibile, ma in certi giorni, in taluni appuntamenti, su determinati percorsi, sarebbe utile, più che il colpo di pedale, il colpo di fucile.

Francesco Sulas

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