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Mondiale 2013: C'è un'Italia che funziona sempre - La Nazionale di Salvoldi pronta a un nuovo ciclo vincente | Cicloweb

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Mondiale 2013: C'è un'Italia che funziona sempre - La Nazionale di Salvoldi pronta a un nuovo ciclo vincente

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Con Rossella Ratto ed Elisa Longo Borghini (tra le altre), futuro assicurato per la Nazionale azzurra © Bettiniphoto

L'Italia dei professionisti è passata, in questi anni, dai fasti dell'era Bettini-in-bici alle secche dell'era Bettini-in-ammiraglia, con risultati a picco non certo per esclusive responsabilità del ct, ma anche e soprattutto perché il ricambio generazionale, tra i maschietti, tarda a imporsi. Non disponiamo più di uno stoccatore come lo stesso Paolo fu nel biennio 2006-2007, né di spalle del livello di Rebellin (gran regista delle vittorie della Nazionale di Ballerini), del miglior Ballan (a sua volta iridato nel 2008), o ancora di Di Luca o del Cunego più efficace. E agli eredi di quelle squadre, Nibali a parte, manca qualcosa, sia essa una certa maturità (aspettiamo i giovani) o quel quid di qualità in più.

In questi anni, però, dall'altro lato del cielo c'è stata un'Italia che, malgrado il passare delle stagioni, ha continuato e continua straordinariamente a funzionare: la nazionale femminile guidata da Edoardo Salvoldi. Se fino al 1997 (anno in cui a San Sebastián s'impose Alessandra Cappellotto) non avevamo mai vinto un oro, accontentandoci di qualche medaglia delle pioniere (un bronzo e due argenti Morena Tartagni; un argento Laura Bissoli; un bronzo Eva Lorenzon; in tempi appena più recenti, due argenti e due bronzi Maria Canins, un bronzo Luisa Seghezzi), e se dopo la storica vittoria della Cappellotto è passato un altro decennio di digiuno, interrotto solo da un precoce e promettente argento di Tatiana Guderzo nel 2004 (10 edizioni fa), dal 2007 in avanti le azzurre sono state protagoniste assolute della scena.

Il che, avvenendo in anni di dominio, nel ciclodonne, da parte di una vera cannibale qual è Marianne Vos, è doppiamente significativo. La nostra storia è (ri)nata nel 2007 a Stoccarda, con una clamorosa affermazione di squadra poggiata sulle gambe di due giovanissime, Marta Bastianelli (che appena 20enne vinse l'iride) e Giorgia Bronzini (che conquistò il bronzo). Se poi l'atleta laziale s'è un po' persa negli anni successivi, la piacentina è diventata un punto di riferimento della nazionale di Salvoldi, insieme alla Guderzo e a Noemi Cantele. Queste ultime (dopo un passaggio a vuoto dell'Italia nel 2008), conquistarono oro e bronzo a Mendrisio nel 2009, la "Bronza" è invece riuscita in un'epica doppietta imponendosi nel 2010 a Geelong e nel 2011 a Copenhagen.

A fare le spese dell'esuberanza italica, sempre la solita vittima sacrificale: Marianne Vos, trovatasi a infilare - dopo la vittoria nel 2006 - addirittura cinque secondi posti di fila. Una volta giunta alla piena maturità, però, l'olandese ha capito come non fare più sconti, tanto che è tornata a imporsi già l'anno scorso a Valkenburg, prima di ripetersi ancora oggi a Firenze. E pazienza, contro un simile fenomeno è difficile spuntarla.

Quel che incoraggia, però, è che l'Italia continua ad esserci, eccome se c'è. La generazione delle Guderzo, delle Cantele, delle Bronzini, è nella piena maturità (ma se Tatiana e Giorgia, non ancora trentenni, hanno ancora davanti a sé importanti stagioni, per la 32enne Noemi si sussurra di possibile ritiro), e alle spalle del trio meraviglia scalpitano delle nuove leve che non solo non vedono l'ora di raccogliere il testimone dalle compagne più esperte, ma già riescono a prodursi in prestazioni e risultati di rilevanza assoluta.

L'anno scorso fu Elisa Longo Borghini (che in dicembre compirà 22 anni) a sfoderare un eccellente Mondiale coronato da un meritato bronzo; quest'anno è stato il turno di Rossella Ratto, 20enne tra poco meno di un mese, salire con gran merito sul podio della corsa più importante dell'anno. E non è che, mentre Rossella marcava in maniera perfetta la Vos nei due giri finali, dopo aver già attaccato in prima persona in precedenza, Elisa non fosse lì presente a dar man forte alla causa azzurra: quella causa per la quale sarebbe stata senz'altro prima testimonial, se la caduta del campionato italiano di giugno non le avesse rovinato l'avvicinamento al Mondiale. E nonostante tutto, nonostante il non poter essere al livello di Marianne, quest'anno (benché senza infortunio potesse sperare di essere vicina all'olandese, su un percorso particolarmente adatto alle sue caratteristiche), la piemontese si è spesa in tutto e per tutto, lavorando fino all'ultima tornata per poi concludere in ottava posizione (giusto alle spalle di un'encomiabile Guderzo, settima nonostante problemi di crampi negli ultimi due giri).

E così, mentre la Ratto inseguiva i suoi sogni di medaglia andando dietro alla Vos e alle migliori, le prime inseguitrici erano proprio altre due alfiere azzurre, pronte a riempire di bianco-rosso-verde la top ten del Mondiale di casa. E se Noemi Cantele, dopo essere stata con le migliori fino al terz'ultimo giro, è stata l'unica delle nostre a non aver portato a termine la prova, il traguardo l'hanno tagliato sia la Bronzini (26esima, in attesa di percorsi a lei più consoni) che le altre tre "ragazzine" che componevano il drappello di Salvoldi: Francesca Cauz (21 anni compiuti martedì, grande rivelazione dell'ultimo Giro d'Italia) ha chiuso appena davanti alla Bronza, in 24esima posizione; Valentina Scandolara, 23enne veronese, è transitata al 28esimo posto dopo aver lavorato tanto nei primi giri del circuito fiorentino; e Susanna Zorzi, altra 21enne (presente di diritto in quanto Campionessa Europea in carica), ci ha tenuto a concludere (in 41esima posizione, su un totale di 46 atlete giunte all'arrivo) quella che per lei è stata una gara in cui fare esperienza in vista di future convocazioni.

Tutto ciò, mentre "in panchina" (nel ruolo di riserve attive) scalpitavano Elena Cecchini (classe '92) e la campionessa italiana in carica Dalia Muccioli (classe '93). Come dire: mentre il ciclismo femminile in Italia vive vari problemi, a livello dirigenziale e organizzativo, il movimento pullula di giovani atlete che garantiscono un futuro che, visto dall'osservatorio della nazionale, pare tutto rose e fiori. Che grandioso avvenire ci sarebbe dietro l'angolo se tutto, nel nostro ciclodonne, funzionasse bene come queste splendide ragazze?

Marco Grassi

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