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Vuelta a España 2013: Non Geniez per nessuno! - Vince il francese, Scarponi secondo, Nibali saldo in rosso

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Alexandre Geniez è quasi incredulo dopo la bella impresa di Peyragudes © BettiniphotoSolo l'idea che nel ciclismo la linea teorica di demarcazione tra possibilità e realtà è quella del traguardo ci impedisce oggi, al termine dei primi due terzi di Vuelta a España, di affermare con una certa sicumera che la terza settimana finirà con l'essere abbastanza pleonastica, dopo aver visto con quanta tranquillità Vincenzo Nibali abbia controllato la corsa nelle tappe pirenaiche di ieri e di oggi. Non solo il siciliano non ha perso una pedalata, confermandosi come il vero dominus della gara iberica, ma ha anche dato la chiara impressione che nei prossimi giorni la situazione non cambierà. Al contrario i suoi più vicini avversari in classifica sembrano ogni giorno meno incisivi di lui, mentre l'unico che sta facendo intravedere una certa crescita, Joaquim Rodríguez, ha quasi 3' di ritardo nella generale.

In assenza di eventi clamorosi (ma non bisogna per forza pensare all'ipotermia di Basso ieri: anche una giornata di improvvisa crisi rientrerebbe nel novero), Nibali è insomma quasi in porto. Lo pensa lui per primo, anche se non lo può certo dire apertamente, non tanto per una questione di rispetto degli avversari (che pure ovviamente c'è), quanto per pura cautela, caratteristica che allo Squalo dello Stretto certo non manca.

Finiamo per parlare sempre e soprattutto di Nibali perché lo scenario intorno al capitano dell'Astana non offre storie (e prestazioni) all'altezza della maglia rossa. Anche la 15esima tappa, da Andorra a Peyragudes (attraverso tre nazioni: Andorra, la Spagna e la Francia), ha mostrato una serie di "vorrei ma non posso" (il più bello è stato l'attacco orchestrato dalla Saxo di Riis, che ha permesso sì a Roche di guadagnare, ma solo pochi secondi a fronte di un grande dispendio), e in fondo a tutto ha premiato il coraggio e la resistenza di Alexandre Geniez, in fuga quasi tutto il giorno, prima con altri 27, poi in un drappello di 6, quindi con solo un altro compagno, e infine in solitaria negli ultimi 30 km.

Un'impresa a suo modo importante, intanto perché ottenuta in un faccia a faccia contro corridori di una certa levatura (secondo al traguardo è stato Michele Scarponi, anch'egli nella fuga ma inesorabilmente distanziato dal francese); e poi perché alla quarta stagione da professionista finalmente il 25enne di Rodez (località anch'essa nel Midi-Pirenei come Peyragudes sede di tappa) ottiene una vittoria di peso dopo tanto promettere. I tre anni nella Skil (poi Argos) ci avevano presentato un corridore forte in salita e sul passo; curiosità, proprio a Peyragudes arrivò secondo in una cronoscalata della Route du Sud 2010, in quello che fu il suo risultato più importante nella stagione dell'esordio da professionista.

E proprio la Vuelta fu il primo GT disputato, nel 2011, e da allora non mancato neanche l'anno scorso (mentre solo in questo 2013 c'è stato l'esordio al Tour). Insomma, una liaison speciale con la corsa iberica per questo atleta che quest'anno, in maglia FDJ, sta mostrando qualche progresso (ad esempio ha chiuso il Delfinato in 12esima posizione), in linea con quanto ci si poteva attendere da lui al passaggio nel ciclismo maggiore. Il successo di oggi senz'altro lo rilancia in grande stile, se non (ancora) come uomo da classifica, almeno come corridore in grado di fornire ottime prestazioni anche nelle tappe più difficili.

Una ricca fuga per preparare il terreno al vincitore di giornata
Che la Andorra-Peyragudes lo fosse, difficile, non c'erano dubbi. Al percorso di gara che ne faceva un vero e proprio tappone pirenaico (225 km di lunghezza, 4 colli di 1a categoria da scalare con arrivo in quota), si aggiungeva la paura per il maltempo, che fortunatamente non si è manifestato dopo aver dissestato diversi protagonisti ieri sull'Envalira. Nonostante il clima clemente, in ogni caso, anche oggi ci sono stati parecchi ritiri, a partire da Marczynski (che neanche ha preso il via), proseguendo con Cooke, Rowe, Brown, Schorn, Vandewalle, Stortoni, finendo con tre corridori che ci hanno fatto divertire in queste due settimane, ovvero Gilbert, Stybar e Tony Martin: per tutti e tre vale il concetto del risparmio energetico in vista del Mondiale di Firenze (e della rifinitura di condizione che lo precederà).

La corsa invece ha preso presto la via della fuga: dopo vari tentativi sulle sue rampe, il Puerto del Cantó ha visto nascere l'azione decisiva, sulla scorta di un attacco di Huzarski che ha poi coagulato intorno al polacco altri 27 uomini: Henao e Cataldo (Sky), Javi Moreno ed Herrada (Movistar), Nieve, Verdugo e Landa (Euskaltel), Scarponi (Lampre), Caruso (Katusha), Barguil (Argos), Gárate (Belkin), Pauwels (Omega), Paterski (Cannondale), Elissonde e Geniez (FDJ), De Greef (Lotto), Cardoso e Arroyo (Caja Rural), Zaugg e Majka (Saxo), Flecha (Vacansoleil), Eijssen (BMC), Cherel (AG2R), Edet (Cofidis), Popovych (RadioShack), Matthews (Orica) e Mendes a far coppia con Huzarski per la NetApp.

Sulle prime l'Astana non ha lasciato troppo margine ai 28, tenendo la fuga a meno di 3' di distanza; ma sul Puerto de la Bonaigua le cose sono cambiate, allorché al km 88 (a 137 dalla fine) Barguil - vincitore due giorni fa a Castelldefels - ha promosso un contrattacco davanti, subito supportato da Geniez e De Greef e, in seconda battuta da Cherel e poi da Edet e Cardoso. Mentre questo sestetto prendeva forma lungo la salita, e qualche pezzo si staccava dal resto della fuga (Matthews, Popovych e Cataldo per primi), il vantaggio dei battistrada sul plotone aumentava fino a raggiungere un vantaggio massimo di 7'18" al Gpm, a 124 km dalla conclusione.

Dal gruppo degli intercalati, più nessuno è riuscito a rientrare sul sestetto di testa; e i successivi 75 km son volati coi 6 a conservare un buon margine fino ai piedi del Port de Balès, a cui si è giunti con 3'30" tra i primi e il gruppo Scarponi, e 4'40" di Barguil e soci rispetto al gruppo maglia rossa.

La salita resa celebre dal salto di catena di Andy Schleck al Tour 2010 ha visto una vera e propria rivoluzione in testa: a 39 km dalla fine (a 7 dalla vetta) Geniez è partito con Cardoso, lasciando che gli altri 4 battistrada venissero raggiunti e poi superati dal gruppetto Scarponi, che comprendeva al Gpm anche Herrada, Arroyo, Majka, Caruso e Gárate. Appena scollinato, poi, Geniez non ha aspettato un secondo e si è subito lanciato in picchiata, abbandonando Cardoso al proprio destino e predisponendosi a coprire tutto solo i 30 km che rimanevano per concludere la tappa.

Il bell'attacco di Roche, il controllo di Nibali sul Peyresourde
Non solo tra i battistrada è avvenuto qualcosa, sul Balès. Anche nel gruppo maglia rosa abbiamo assistito ad un attacco in piena regola, condotto da Nicolas Roche (sesto della generale a 4'06" da Nibali). L'irlandese ha atteso quasi la vetta per partire, conscio che avrebbe presto trovato, lungo la discesa, l'aiuto del compagno Zaugg, che faceva parte della fuga. così è stato, e la coppia Saxo ha guadagnato un minuto abbondante sul gruppo maglia rossa prima che la strada riprendesse a salire verso la vetta del Peyresourde.

A 15 km dalla conclusione, ai piedi dell'ultima (o penultima, se vogliamo considerare a sé stante la rampa di Peyragudes) scalata, Geniez aveva 1'35" su Cardoso, 5'12" su Roche e Zaugg e 6'20" sul drappello Nibali. La maglia rossa ha interpretato la salita come se indossasse la maglia numero 5 dello stopper, muovendosi solo quando necessario, e confidando anche nelle rivalità tra le altre squadre. Esempio lampante, a 13 km dal traguardo Moreno ha attaccato (per preparare il terreno a un affondo di Rodríguez), ma a chiudere su di lui è stata la Movistar di Valverde; dopodiché la RadioShack con Kiserlovski (pro Horner) ha dato una buona trenata, prima che lo stesso Nibali - dopo acconcia tirata di Kangert - facesse un forcing dimostrativo, come a dire: "Non vi stacco tutti perché non ne ho bisogno, ma attenti a come vi muovete".

La prima fase del Peyresourde aveva peraltro selezionato il gruppetto, lasciando accanto al siciliano soltanto Horner con Kiserlovski, Valverde, Rodríguez con Moreno, Pinot, Urán (anche autore di un breve scatto ai -11), un buon Pozzovivo, Samuel Sánchez e Konig, con questi ultimi due impegnati a un continuo elastico, visto che continuavano a staccarsi e a rientrare a seconda che il ritmo aumentasse o calasse.

Intanto Zaugg aveva esaurito le risorse accanto a Roche, ma la staffetta organizzata in ammiraglia da Riis ha funzionato perfettamente: infatti Nicolas aveva ancora a disposizione l'aiuto dell'altro Saxo presente nella fuga, Majka: il polacco ha a sua volta atteso il capitano, dandogli una buona mano per il resto del Peyresourde. Il gruppetto Nibali, con un Pinot abbastanza baldanzoso nel frangente, qualcosa stava comunque recuperando su Roche (distacco abbassato a mezzo minuto ai -9 dal traguardo).

La vittoria di Geniez, la resistenza di Scarponi, l'abbuono mancato di Nibali
I 5' che Geniez aveva conservato anche sul Peyresourde sul gruppo Nibali mettevano praticamente in cassaforte il successo del francese in casa propria, ma restava ancora la rampa di Peyragudes, quasi 4 km di ulteriore salita (dopo un breve scollinamento) fino al traguardo; è qui che Geniez ha finalmente capito che gli bastava ormai gestire, senza dover più dare fondo a tutto quello che aveva, visto che non solo da dietro nessuno si avvicinava, ma addirittura il primo gruppetto inseguitore si era sgretolato (col solo Scarponi a resistere comunque a quasi 3' dal battistrada), mentre dal gruppo maglia rossa non arrivavano notizie di evidenti avvicinamenti.

Tra questi ultimi, nella discesina post-Peyresourde era riuscito a rientrare Samu Sánchez, che subito è partito in contropiede (fondamentalmente solo per avvantaggiarsi in vista della nuova salita), ma Rodríguez ha chiuso sull'asturiano prima che ai 3 km Horner provasse un forcing che ha ulteriormente selezionato il drappello: Nibali è stato il primo a rispondere all'americano, Valverde e JRO sono riusciti a rispondere abbastanza agevolmente, Pozzovivo con un po' di fatica in più, mentre gli altri hanno perso terreno.

Roche, perso l'appoggio di Majka proprio in quegli istanti, era rimasto solo e ha dovuto impegnarsi per evitare di essere ripreso: ben grave smacco sarebbe stato, a livello certo morale (visto che sul piano pratico poco sarebbe cambiato), vedere sfumare in dirittura d'arrivo un attacco che comunque era durato più di 30 km.

Al traguardo Geniez ha festeggiato la vittoria più importante in carriera (seconda da professionista, come accennato sopra), conservando la bellezza di 3'02" su Scarponi; a 3'07" è arrivato Roche, e subito dopo (a 3'20") Nibali - convinto di sprintare per l'abbuono del terzo posto - si è pure tolto lo sfizio di battere Valverde, con Horner, Rodríguez e Pozzovivo transitati nell'ordine alle spalle del murciano. Herrada e Arroyo, ultimi fuggitivi ad essere stati ripresi, hanno completato (a 3'23") la top ten, Pinot è arrivato con 3'45" di ritardo dal vincitore (nonché suo compagno di squadra), quindi un terzetto con Sánchez, Konig e Urán ha chiuso a 3'56" di distacco.

Il vantaggio di Nibali su Horner in classifica resta di 50", ma - come si dice in questi casi - quel che conta è che un'altra giornata potenzialmente pericolosa per Vincenzo sia alle spalle, sicché la vittoria finale è più vicina per l'italiano. Terzo è Valverde a 1'42", Rodríguez quarto paga 2'57", Pozzovivo è quinto a 3'43", salvo per pochissimo dall'assalto di Roche (che si è fermato nella generale a soli 6" dal lucano, a 3'49" dalla maglia rossa).

Pinot settimo a 4'59" precede Konig ottavo a 6'18", Sánchez nono a 7'46" e Kangert decimo a 9'11"; Moreno ha perso due posizioni ed è 11esimo a 9'21", Arroyo è 12esimo a 11'17" e Scarponi risale dal 15esimo al 13esimo posto (il suo ritardo da Nibali ammonta a 12'03"); Capecchi, 16esimo a 15'56", è l'altro italiano presente nella top 20.

Domani da Graus a Sallent de Gállego andrà in scena quella che è nota come la terza tappa pirenaica, ma in realtà le salite presenti nei 147 km della frazione non sono eccessivamente impegnative. Giusto i 4 km conclusivi presentano pendenze sulle quali fare attenzione, ma parliamo del 7-8%, non si arriva certo alla difficoltà di certe scalate affrontate nei giorni scorsi. Sarà comunque il sesto vero arrivo in quota della Vuelta, e Nibali non potrà in ogni caso distrarsi. Non da escludere in ogni caso, che anche domani, alla vigilia del secondo giorno di riposo, una fuga da lontano riesca ad andare in porto.

Marco Grassi

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