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Vuelta a España 2013: A crono "Pozzo" è proprio vivo - Il lucano realizza la miglior prestazione di sempre a Tarazona | Cicloweb

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Vuelta a España 2013: A crono "Pozzo" è proprio vivo - Il lucano realizza la miglior prestazione di sempre a Tarazona

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Domenico Pozzovivo impegnato nella cronometro di Tarazona chiusa al 3° posto © Bettiniphoto

In tanti nel vedere il responso della cronometro di Tarazona (a maggior ragione se la tappa in televisione ce la si è persa per un qualche motivo) saranno sobbalzati. Sicuramente non per il ritorno al successo in una prova di questo genere di Fabian Cancellara, anche se ormai una sconfitta di Tony Martin fa certamente notizia. Colui che colpisce vedere così in alto in una prova a cronometro di quasi 39 chilometri è senz'altro un atleta che mai aveva realizzato una prestazione di questo tipo, tanto meno in una grande corsa a tappe. Stiamo naturalmente parlando di Domenico Pozzovivo che con una gara maiuscola si è issato fin sul terzo gradino del podio di giornata, permettendosi il lusso di precedere due connazionali come Vincenzo Nibali (1" meglio del siciliano) e Dario Cataldo (17 i secondi impiegati in meno rispetto all'abruzzese), che circa 15 mesi fa si laureava miglior cronoman d'Italia, da sempre maggiormente avvezzi in prove di questo genere.

I responsi cronometrici odierni però parlano abbastanza chiaro: il corridore lucano è stato autore di una buonissima partenza, tanto che dopo 11,5 km, praticamente ai piedi dell'ascesa all'Alto de Moncayo (ovvero l'asperità inserita nel tracciato), soltanto il portentoso Cancellara era riuscito a far meglio di lui ma neppure di tanto (appena 5"). Un primo dato significativo sulla concentrazione e determinazione con cui il leader dell'AG2R ha affrontato la prova e non si è rimasti affatto stupiti se in vetta al Moncayo Pozzovivo ha poi fatto segnare il miglior tempo parziale (si era al km 18, anche se ufficialmente il GPM non costituiva un punto di rilevamento intermedio), con 13" di vantaggio su Cancellara e circa 30 su Tony Martin. La successiva discesa ha poi prevedibilmente ribaltato la situazione, con il "rapido di Berna" tornato al comando con 30" sul piccolo grimpeur lucano che tuttavia riusciva ancora a mantenere 4" di vantaggio su Martin, in quel momento terzo con un ritardo di 34". Soltanto quindi nell'ultimo tratto, decisamente più favorevole ai passisti potenti, il campione del mondo di specialità è riuscito a sopravanzarlo, prevedibilmente ma la prestazione di Pozzovivo si è mantenuta su livelli eccellenti, chiudendo sul traguardo con un ritardo di 1'24" che però gli è valsa la terza posizione finale.

Viene da se che, tolti gli inarrivabili specialisti, Pozzovivo sia stato decisamente il migliore tra gli uomini di classifica, riuscendo a precedere tutti gli altri: oltre ai distacchi inflitti a Nibali e Cataldo, bisogna annoverare anche i 24" rifilati a Roche, i 28" a Valverde (anche se sul murciano pesa la foratura patita all'inizio della salita), i 54" a Konig, l'1'08" a Pinot, l'1'14" a Majka, l'1'19" a Basso, l'1'30" al leader Horner e l'1'37" a Purito Rodríguez. Ovvio che con una simile prestazione anche la classifica di Pozzovivo ne abbia beneficiato, tanto che questa sera troviamo il lucano in sesta posizione nella classifica generale (con un distacco di 2'44" da Nibali, tornato leader) ed in posizione perfettamente equidistante tra la quinta piazza occupata da JRO (il cui distacco è di 2'33") e la settima di Ivan Basso (che accusa 2'55"), cosa che renderà assolutamente interessanti le prossime, impegnative frazioni pirenaiche.

Ma come si spiega quello che per molti oggi è stato una sorta di mezzo miracolo sportivo? Pozzovivo non doveva essere il tipico scalatore che in prove del genere busca minuti a palate, venendo poi costretto a tentare imprese quasi disperate non appena arrivi il terreno a lui più congeniale? Se si fa molta attenzione è un'affermazione che poteva valere per le prime stagioni da professionista del lucano, che pure fu bersagliato spesso dalla sfortuna con cadute e fratture varie, che ci hanno permesso relativamente tardi di far venire fuori le sue doti di scalatore in una grande corsa a tappe. Tuttavia fino al 2011 la miglior espressione a cronometro di Pozzovivo si attestava all'ottava piazza nella cronoscalata San Vigilio di Marebbe-Plan de Corones al Giro d'Italia 2008, dove accusò 1'43" di ritardo da Pellizotti.

Poi inevitabilmente qualcosa è cambiato, con prestazioni decisamente migliori rispetto al passato: nel 2011 lo troviamo al 16° posto nella cronometro di Crevalcore alla Coppi&Bartali (a 44" da Malori), 11° a Zamora al CastillayLeon (a 39" da Richie Porte) entrambe cronometro di lunghezza di poco superiore ai 10 km. Se poi nel 2012 non troviamo prestazioni particolarmente eclatanti, quest'anno Pozzovivo è stato decisamente più convincente, considerando lunghezza e durezza dei percorsi: detto del buonissimo ottavo posto (a 43" da Roux) nella cronometro di Alès, lunga 9,7 km, all'Etoile des Bessèges, il ventesimo posto ottenuto a Saltara dopo quasi 55 chilometri e su un tracciato che alternava a tratti di salita una lunga discesa ed un tratto decisamente più favorevole ai passisti (prova ne fu il grande recupero di Wiggins nel finale), fu decisamente un riscontro abbastanza buono (2'34" il distacco dallo specialista Dowsett ma molto più contenuto da Nibali e gli altri uomini di classifica). Di contro una prestazione migliore ce la si aspettava nella cronoscalata da Mori a Polsa, dove sui 19,4 chilometri che avrebbero dovuto favorire uno con le sue caratteristiche, ottenne un 15° posto a 2'11" da Nibali. Ecco quindi che il 19° posto ottenuto al Giro di Polonia, nella cronometro conclusiva di Cracovia (2'52" accusati da un Wiggins che fu stratosferico quel giorno su un percorso da autentici passistoni) ci dà un'altra indicazione su un Pozzovivo che se la cava molto meglio che in passato sul passo.

A questo punto sorge spontanea un'altra domanda: è possibile che l'atleta tascabile di Montalbano Jonico abbia guadagnato qualcosa sul passo e perso qualcosa in salita? Il primo assioma possiamo considerarlo sicuramente vero, con un Pozzovivo che ha guadagnato anche in potenza, cosa che gli permette già da qualche stagione di essere competitivo anche in gare di un giorno altrimenti non troppo adatte agli scalatori di 50 chili o poco più (il peso del lucano dovrebbe attestarsi attualmente attorno ai 53 kg) ed è per questo che ci siamo trovati a commentare podi al Giro di Romagna, all'Appennino, alla Tre Valli Varesine oppure  belle prestazioni al GP Beghelli o al Trofeo Matteotti, senza tralasciare neppure un podio sfiorato al Giro dell'Emilia, dove però il San Luca chiamava decisamente alla ribalta uno come lui. Segnali che sono venuti anche dalle grandi corse a tappe, con Pozzovivo che ha ottenuto l'unico suo successo di tappa in un grande Giro nella frazione con arrivo a Lago Laceno, nel Giro 2012, su una salita decisamente pedalabile ed anche la prestazione offerta a Monte Groba, nel primo traguardo all'insù di questa Vuelta che arrivava già dopo la cronosquadre inaugurale, su pendenze tutt'altro che proibitive ma servite già a respingere qualche protagonista, ci ha dato un'ulteriore dimensione sul tipo di salita in cui il corridore lucano potrebbe esprimersi meglio anche in futura (vedendola così, se dovesse uscire bene dalle prossime frazioni impegnative, la tappa con arrivo sull'Alto del Naranco potrebbe costituire una nuova frazione abbastanza ideale).

Dobbiamo quindi dimenticarci dello scalatore che appena un anno fa in Trentino domava la durissima Punta Veleno ed in passato aveva saputo imporsi anche sul Maniva e all'Alpe di Pampeago? Non è detto, anche se torniamo al discorso precedente che rimanda al maggior guadagno di potenza sul passo che può venir meno su pendenze più estreme. Ci sarà quindi molta curiosità per vedere all'opera lo scalatore lucano nel tremendo trittico del fine settimana con Collada de la Gallina, Peyragudes e Sallent de Gallego, prima di arrivare verso la conclusione di questa corsa a tappe con quella che tutti avrebbero considerato la "salita da Pozzovivo" per eccellenza, ovvero l'Angliru.

Una cosa è certa: in una corsa a tappe infarcita di salite, Pozzovivo sta disputando quello che per ora si può considerare il suo miglior grande giro in carriera e se il destino, facendo tutti i debiti scongiuri, non dovesse metterci nuovamente lo zampino (ricordiamo anche la crisi di fame di Pian dei Resinelli, che nel Giro 2012 lo escluse da qualsiasi discorso di podio) tra qualche giorno potremmo ritrovarci a parlare di un altro atleta azzurro concretamente in lotta per il podio. Del resto, il distacco attuale da Nibali fornisce un discreto margine per poter attaccare con relativa tranquillità in un finale di tappa particolarmente impegnativa. Possiamo poi star certi che la determinazione del lucano sembra essere di quelle giuste. Gli "occhi da tigre" mostrati sul traguardo odierno stanno a testimoniarlo.

Vivian Ghianni

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