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Mondiali MTB 2013: L'Italia regala grasse conferme - Due ori con staffetta e Kerschbaumer. Bene Collomb e Bertolini | Cicloweb

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Mondiali MTB 2013: L'Italia regala grasse conferme - Due ori con staffetta e Kerschbaumer. Bene Collomb e Bertolini

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Gioele Bertolini, Eva Lechner, Marco Aurelio Fontana e Gerhard Kerschbaumer oro nel Team Relay ai Mondiali di Pietermaritzburg, in Sudafrica © Darren Goddard/Cycho MediaSenza usare tanti giri di parole, dal momento che anche nei mesi precedenti avevamo tessuto meritate lodi ai protagonisti, non possiamo che partire da un dato di fatto: i campionati del mondo di Mountain Bike Cross Country appena conclusi a Pietermaritzburg, in Sudafrica (la prima rassegna mondiale del fuoristrada organizzata nel continente africano, a testimonianza di una grande crescita che non abbraccia soltanto il ciclismo su strada) hanno confermato che quello delle ruote grasse è un mondo che entusiasma e ci sa entusiasmare, in grado di attirare sempre più consenso popolare e che merita di essere approfondito.

Ci si deve rendere ormai conto infatti che l'Italia, pian piano, si sta ritagliando sempre più spazio nelle varie discipline a livello internazionale e con le ottime basi che si stanno creando, con la crescita di giovani talenti fin dalle categorie giovanili, il futuro può essere indubbiamente roseo, con inevitabile eco mediatico che una disciplina come questa meriterebbe sempre più spesso, senza finire per essere (purtroppo come tante altre discipline affini) considerata semplicemente di nicchia. Del resto resta anche un po' difficile capire come un ambiente rilassato, in cui il divertimento sa essere parte integrante dell'agonismo, non sarebbe in grado di far presa sul pubblico che si avvicina ad osservare per la prima volta. Molto si è fatto finora e molto si può sicuramente fare ancora.

Indubbiamente però molto del merito passa dai nostri ragazzi, capaci con le loro evoluzioni di accattivarsi le simpatie di tifosi e addetti ai lavori e gli exploit realizzati nelle occasioni che contano (per dire: Marco Aurelio Fontana, che già di per sè sapeva essere personaggio, con il bronzo olimpico ha avuto un netto accrescimento della propria popolarità) costituiscono un veicolo comunicativo formidabile. Non possiamo pertanto non iniziare la nostra analisi partendo da ciò che attualmente rappresenta la massima espressione di un gruppo di talento che ha tanta voglia di dominare la scena anche nelle prossime stagioni: il Team Relay.

Se fino a qualche anno fa infatti il quartetto azzurro poteva apparire quasi come una piacevole sorpresa nella prova che tradizionalmente tiene a battesimo la rassegna iridata, adesso possiamo tranquillamente affermare che l'Italia è una splendida realtà, in cui ognuno sa recitare alla perfezione il proprio ruolo, lottando strenuamente fino all'ultimo metro contro avversari sempre agguerritissimi. In Sudafrica, nel pomeriggio di mercoledì 28 agosto, si è scritta un'altra bellissima pagina agonistica, oltre che storica visto che per la formazione diretta da Hubert Pallhuber si è trattato del secondo successo mondiale consecutivo che, unito anche al doppio trionfo europeo conseguito nelle ultime due annate, rende gli azzurri imbattuti nella specialità da ben quattro prove internazionali consecutive. Risultato ragguardevole ma che si spiega facilmente con la bontà del quartetto a disposizione, con due capisaldi importantissimi quali Marco Aurelio Fontana ed Eva Lechner (gli unici ad aver vinto tutti e tre i titoli mondiali di specialità, in cui l'Italia ha eguagliato ora Spagna, Canada e Svizzera), dal momento che il Team Relay presuppone nel tempo anche adeguati ricambi generazionali per confermarsi ai vertici, e con la perseveranza di volere il successo ad ogni costo.

Fontana e Bertolini hanno subito fatto alla grande il proprio dovere, chiudendo in prima posizione la propria batteria e consentendo quindi alla squadra azzurra di conquistare subito un gap importante, per poi lasciare alla Lechner il compito di limitare il più possibile il distacco dal Canada, che nella terza frazione ha optato per lo schieramento dell'Under Mitchell Bayley, lasciando la propria staffettista donna per l'ultima tornata. Con un divario di poco superiore al minuto da colmare, è toccato quindi a Gerhard Kerschbaumer il compito di operare la rimonta e tornare quindi nuovamente al comando: impresa naturalmente riuscita per l'altoatesino, che però ha dovuto vedersela con un ostico avversario come il transalpino Maxime Marotte, ovvero lo staffettista Élite schierato dalla Francia per l'ultima tornata. Il francese si è rifatto sotto proprio nelle battute conclusive, dopo che Kerschbaumer era partito fortissimo, rendendosi imprendibile per tutti gli altri, ma nonostante un disperato recupero negli ultimi metri nulla ha potuto, cosicché gli azzurri sono finiti nuovamente sul gradino più alto del podio mentre i francesi Sarrou, Gay, Bresset e Marotte hanno dovuto accontentarsi della medaglia d'argento. Bronzo per una Germania trascinata da un grandissimo Manuel Fumic nel finale (oltre a lui in gara Schulte-Luenzum, Egger e Klein), che a 2'21" è riuscita a piegare sia il Canada, quarto a 2'32" che la Svizzera, quinta a 2'38" e sicuramente una delle grandi deluse della prova.

Dicevamo di Gerhard Kerschbaumer, già. Ragazzo di grande talento che il titolo mondiale conquistato nel 2009 tra gli Juniores aveva eletto al ruolo di predestinato del fuoristrada, con tutte le responsabilità che ne conseguono. Per ogni cosa serve naturalmente il giusto tempo e la crescita graduale dell'altoatesino, passata anche attraverso la conquista della Coppa del Mondo Under 23 nel 2011 e la partecipazione ai Giochi Olimpici di Londra lo scorso anno, conclusi con un onorevole ed incoraggiante 13esimo posto sono state senz'altro tappe fondamentali, inframezzate anche da periodi difficili. Il talento però no, non è mai stato in discussione e, dopo che nelle scorse settimane più della conferma tricolore era stato il quinto posto in Coppa del Mondo a Vallnord, nella prova riservata agli Élite, a testimoniare una condizione eccelsa, è giunta la prova capolavoro che tutti si aspettavano, che l'ha portato a conquistare il secondo titolo mondiale individuale in carriera nella gara degli Under 23.

Una prestazione autorevole, di chi sa benissimo che gli avversari, se possibile, vanno messi uno per angolo fin dalle prime battute su un percorso veloce, che obbliga a pedalare e con alcuni passaggi veramente spettacolari ma in cui oltre all'altoatesino si era palesata una schiacciante superiorità azzurra come mai si era visto in passato, tanto che ad affiancare Gerhard vi erano anche i gemelli friulani Luca e Daniele Braidot, a loro volta cresciuti moltissimo nelle ultime stagioni e protagonisti anche nei mesi scorsi di grandi gare, non sempre supportate però da una sorte altrettanto benevola. Proprio da questo punto di vista purtroppo anche la prova sudafricana non ha fatto eccezione e così, quando ben tre maglie azzurre conducevano il mondiale, l'arrivo della pioggia ha finito per complicare la gara, con Luca Braidot (fin lì maestoso) vittima di un paio di cadute che l'hanno costretto ad un amaro ritiro mentre il fratello Daniele ha accusato alla distanza il grande sforzo iniziale. Non ha invece conosciuto soste la marcia di Kerschbaumer che ha suggellato la propria prova chiudendo in 1h28'55", con quasi un minuto nei confronti del tedesco Schelb (58" il suo distacco) e 1'24" sull'olandese Michiel Van Der Heijden, uno degli avversari più temibili, costretto ad accontentarsi del bronzo. Giù dal podio anche il talentuoso neozelandese Anton Cooper (ex iridato juniores), quarto a 1'31" e distanziati anche i due francesi Sarrou e Koretzky, rispettivamente sesto (a 1'43") e ottavo (a 2'40"). Daniele Braidot ha invece concluso la sua prova, comunque molto positiva, al nono posto con un ritardo di 3'10" mentre Nicholas Pettinà è andato vicino al centrare la top-ten, dopo una partenza difficile, chiudendo 11esimo a 3'45" (in gara anche Righettini, 44esimo, e Schmid, costretto al ritiro).

Kerschbaumer vincente in una gara che ha rivelato una splendida prestazione collettiva e, del resto, non è una novità che ormai anche in altre categorie la formazione azzurra possa contare su più valide frecce da scoccare nel proprio arco. Una di queste è sicuramente quella delle donne Juniores, in cui Emilie Collomb ha ottenuto una preziosissima medaglia d'argento, che ha confermato come la giovane valdostana sia una delle più valide speranze per il futuro. Partita fortissimo, tanto da concludere in testa la prima tornata, la campionessa italiana in carica ha subito poi la rimonta della svizzera Alessandra Keller, che ha guadagnato sempre più per andare poi a conquistare l'oro ed il titolo mondiale. La Collomb ha comunque continuato la sua prova con buon ritmo, riuscendo a difendere l'argento con un distacco di 46", precedendo la tedesca Sarah Bauer, a cui è andato il bronzo a 1'01". Ottimo risultato per lei che già bene aveva saputo fare a livello internazionale mentre sicuramente l'esperienza sudafricana sarà servita molto anche a Greta Weithaler, grande protagonista ad inizio stagione e ragazza di grandissime prospettive, che nella prossima stagione potrà sicuramente aspirare ad un grandissimo risultato (per lei ottava posizione a 4'29"). Valida pedina è anche la bergamasca Serena Tasca, 17a a 8'31".

Obiettivo podio centrato, così come non ha deluso Gioele Bertolini nella gara riservata agli uomini Juniores, anche se molto spesso resta un pizzico di rammarico per il fatto che il valtellinese, nella sua costanza, non sia ancora riuscito a livello individuale a conquistare quel successo pesante attorno al quale sta girando da diverso tempo. Tuttavia la sua tecnica che non si nega neppure allo spettacolo gli consente di essere sempre un sicuro protagonista e nelle prossime stagioni potremmo trovarlo ancora a battagliare per dei podi molto molto importanti. La partenza di Gioele, a dire la verità, non era stata delle più memorabili, tanto da essere costretto già a recuperare qualche decina di secondi al tedesco Lukas Baum, il grande favorito della prova che non verrà meno al pronostico. Giro dopo giro però la sua rimonta si è fatta sempre più incisiva e, nonostante ormai l'atleta teutonico ed il canadese Disera si fossero rivelati imprendibili, la lotta per il podio si è fatta avvincente, soprattutto con il francese Gay che è stato anche vittima di una foratura. Alla fine però Bertolini ha tenuto a distanza il transalpino nell'ultima tornata, conquistando la medaglia di bronzo a 1'02" da Baum, che ha così coronato con il successo la sua gara che l'ha visto dominare fin dalle prime battute, lasciando il canadese Disera a 42". Occasione utile per fare esperienza invece sia per Alessandro Saravalle (45° a 12'54") che per Michael Spoegler, costretto purtroppo al ritiro.

Questo quanto avvenuto nella giornata del 29 agosto mentre venerdì 30, oltre al già menzionato successo di Kerschbaumer, la prova delle donne Under 23 ha visto la netta e autorevole riconferma di Jolanda Neff, già campionessa mondiale lo scorso anno e che si candida ad essere una delle grandi protagoniste delle prossime stagioni. Per lei l'oro è maturato con 2'26" su Pauline Ferrand-Prévot, che nonostante l'attività su strada non ha trascurato affatto la MTB, realizzando così una buona prestazione premiata dall'argento e con 3'45" sull'ucraina Yana Belomoyna, più volte in evidenza nel corso della stagione. Ventesima a 13'55" invece Lisa Rabensteiner che sicuramente sapeva di avere vita dura contro avversarie di alto livello ed ha portato comunque al termine una buona esperienza.

Restavano a questo punto le prove più attese di sabato 31 agosto, ovvero quelle che vedevano di scena gli Élite e purtroppo proprio qui la sorte ha deciso di voltare le spalle sia ad Eva Lechner che a Marco Aurelio Fontana, che alla possibilità di conquistare il podio sicuramente credevano ma sono stati entrambi penalizzati da inconvenienti troppo importanti per non incidere in maniera determinante sull'esito della prova. La Lechner, partita bene e trovatasi pertanto a far parte del gruppetto delle migliori al termine della prima tornata, ha visto la sua prova seriamente compromessa da una caduta all'inizio del secondo giro in un tratto di discesa, con la botta che si è inevitabilmente fatta sentire, facendole accumulare un gap rivelatosi giro dopo giro inevitabilmente incolmabile. La gara ha vissuto soprattutto sul duello tra la campionessa uscente Julie Bresset, per la quale il 2013 finora non aveva riservato molte soddisfazioni anche a causa di una frattura alla clavicola patita in primavera, e la polacca Maja Wloszczowska, già iridata nel 2010 e salita sul podio per altre tre volte. Sfida avvincente, con l'incertezza che si è mantenuta fin nelle battute conclusivi, in cui è stato decisivo l'affondo della Bresset nell'ultimo tratto di discesa, che le ha consentito di guadagnare i secondi necessari per riconquistare nuovamente la maglia iridata. Ancora un argento quindi (il quarto in carriera ai mondiali) per la Wloszczowska, staccata di 7" mentre il bronzo è andato alla svizzera Esther Suss (specialista soprattutto nel Marathon) che alla soglia dei quarant'anni è salita sul podio con un ritardo di 1'06", approfittando del calo della russa Irina Kalentieva, quarta a 1'29". Tra le deluse di giornata sicuramente la slovena Tanja Zakelj, dominatrice in Coppa del Mondo nonché animatrice delle prime tornate di gara, prima di restare vittima di una caduta che l'ha di fatto tagliata fuori dai giochi per il successo (per lei quinto posto a 2'03"), così come è stata costretta ad accontentarsi di un piazzamento di rincalzo Eva Lechner, che ha recuperato posizioni dopo la caduta ma ha terminato decima a 3'58" (ritirata invece Anna Oberparleiter).

Ci si chiedeva invece se fosse possibile spodestare Nino Schurter dal trono nella gara riservata agli uomini Élite ma lo svizzero si è confermato nuovamente campione del mondo con una gara autorevolissima fin dai primi giri, con la consueta guida spettacolare della bici e con la capacità di resistere molto bene agli assalti degli avversari (penalizzati anche da cadute) che si sono mostrati comunque indomiti. Per Schurter, il talento più luminoso della Mountain Bike attuale, si è trattato del terzo iride in carriera ed ora, per completare al meglio la stagione, per lui non resta che cercare di conquistare per la terza volta anche la Coppa del Mondo. Bravissimi comunque sia Manuel Fumic, autore di una grandissima rimonta nonostante un paio di cadute nella prima fase di gara, che ha chiuso secondo a soli 7" ed il sempreverde Josè Antonio Hermida, uno che di mondiali se ne intende e che ha confezionato l'ennesimo podio a 21". Dopo aver detto che il francese Marotte, in ottima condizione, ha concluso al quarto posto a 53" davanti al campione olimpico Kulhavy (quinto a 1'17") e ad un Julien Absalon non al meglio (sesto a 1'31") non resta che parlare della sfortunata prova di Marco Aurelio Fontana, partito molto bene e deciso a battagliare per il podio: purtroppo una caduta nel Rock Garden nel corso della seconda tornata ha seriamente danneggiato la sella della bici, per un dejavù (questa volta amaro) di Londra 2012. Impossibile continuare con buon passo in quelle condizioni, cosicche' è stata necessaria la sostituzione, che inevitabilmente ha fatto perdere al milanese molto tempo. Un duro colpo a livello psicologico, a cui Fontana ha cercato di opporre una reazione nei giri finali, che l'ha portato a chiudere in dodicesima posizione con un distacco di 3'06", sicuramente non ciò che alla vigilia si sarebbe aspettato. Per lui però, così come per la Lechner, la conferma di far parte del gotha della MTB mondiale e quindi siamo fiduciosi che le occasioni di riscatto non mancheranno. Tra gli altri azzurri Andrea Tiberi ha chiuso 29° a 5'51", un altrettanto sfortunato Michele Casagrande è stato costretto al ritiro mentre Mirko Tabacchi ed Elia Silvestri hanno concluso molto lontani.

Proprio Elia Silvestri ha però regalato all'Italia l'ultima grande emozione del mondiale, ottenendo un ottimo quarto posto nell'Eliminator, la spettacolare disciplina che dal 2012 fa parte del programma del mondiale. Il valtellinese, che nelle scorse settimane ha fatto suo il primo titolo italiano di specialità, nella quale sembra aver trovato nuovi importanti stimoli prima che l'inverno lo veda nuovamente protagonista nel ciclocross, ha condotto un torneo di alto livello, riuscendo a conquistare la "medal race" e arrivando vicino alla conquista del podio (ad imporsi è stato l'australiano Paul Van Der Ploeg sull'austriaco Daniel Federspiel e l'argentino Andres Soto). Poca fortuna anche qui invece per Eva Lechner, eliminata nei quarti di finale (dove si è arrestato anche il cammino di Anna Oberparleiter) dopo essere rimasta coinvolta in una caduta assieme ad un'altra atleta. Il titolo è stato nuovamente conquistato dalla svedese Alexandra Enger su Jolanda Neff e Linda Indergand.

Per concludere, la rassegna iridata ha visto i colori azzurri protagonisti anche nei Trials con lo junior Alessio Povolo quinto nella finale riservata agli junior 20" (titolo allo spagnolo Seuba) mentre Alessandro Bertola e Francesco Policante (decimo e sedicesimo) si sono fermati in semifinale tra gli Élite (anche qui successo spagnolo con Mustieles). Piazzamenti anche nel Downhill, con Gianluca Vernassa decimo e Francesco Colombo quindicesimo nella prova riservata agli uomini Juniores (vittoria dello statunitense Rude mentre tra le donne, dove nessuna azzurra era al via, ha primeggiato la britannica Seagrave), Alia Marcellini quindicesima tra le donne Élite (successo della grande favorita, la britannica Rachel Atherton), Lorenzo Suding ventunesimo e Marco Milviniti cinquantasettesimo nella prova degli uomini Élite che ha visto primeggiare l'idolo di casa Greg Minnaar, che ha così regalato al Sudafrica l'unica medaglia di questi mondiali.

Proprio sul Sudafrica vale la pena spendere le ultime righe, pensando a chi a questo mondiale avrebbe sognato di esserci e magari vincere davanti alla propria gente ma purtroppo è stato portato via troppo presto da un destino infame, ovvero Burry Stander. Il talentuoso biker sudafricano, deceduto ad inizio anno dopo essere stato investito in allenamento, è stato ricordato nel corso della kermesse iridata, in cui è stata scoperta anche una stele in suo onore all'interno del Bike Park. Un ricordo sentito e doveroso per un ragazzo di cui si sente certamente la mancanza.

Vivian Ghianni

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