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Mondiali Juniores su Pista 2013: Fidanza d'oro, un vero capolavoro - Arianna vince la Corsa a Punti. L'Australia domina | Cicloweb

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Mondiali Juniores su Pista 2013: Fidanza d'oro, un vero capolavoro - Arianna vince la Corsa a Punti. L'Australia domina

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A Glasgow Arianna Fidanza si laurea Campionessa del Mondo tra le Juniores nella Corsa a Punti © veloresults.comAdesso che i riflettori si sono spenti e tutte le varie contese si sono consumate, una domanda ci sorge spontanea: come si fa a non avere fiducia nelle nostre atlete azzurre? Si sa che un palcoscenico mondiale presenta un livello ulteriormente elevato rispetto a quello di un Europeo dove pure erano arrivate note assai liete nelle settimane precedenti, tuttavia ci troviamo ancora una volta a celebrare la fortuna di un settore, quello femminile, che ormai non fa più notizia ma è certamente una garanzia.

Pazienza se il conto delle medaglie in questa circostanza fa segnare solamente la cifra 1, chi ha potuto godersi lo spettacolo sa benissimo del valore che una simile affermazione possa avere, in cui alla bellezza del gesto tecnico si è aggiunta una sagacia tattica che, ammirata in una competizione giovanile, non può che far essere assolutamente fiduciosi per il futuro. L'attendevamo ad una splendida prestazione e Arianna Fidanza alla fine ci ha ripagati con una luminosissima medaglia d'oro nella serata di sabato 10 agosto, tra stelle cadenti in cielo e astri nascenti nel velodromo di Glasgow intitolato a Sir Chris Hoy, sede dell'edizione 2013 dei Campionati Mondiali su pista riservati alla categoria Juniores.

La Corsa a punti, specialità che nel corso degli anni ha fatto decisamente la fortuna del CT Dino Salvoldi sui velodromi, è diventata col tempo anche uno degli ideali terreni d'espressione della giovane bergamasca, che a suon di allori si sta conquistando spazi sempre più meritati nelle cronache e non soltanto per il fatto di essere (lo si è ricordato tante volte) figlia d'arte. Le mancava una maglia iridata, in una stagione che già le aveva consegnato finora due tricolori (a cronometro su strada e nell'Omnium su pista) ed un'altra maglia di campionessa europea (conquistata nell'Inseguimento a squadre) che era andata a fare il paio con quella conquistata la scorsa stagione proprio nella Corsa a punti.

Chissà, forse proprio la mancata riconferma di quel titolo nella rassegna di Anadia deve averle dato quella grinta e motivazioni in più per tirar fuori una gara capolavoro che le ha consentito anche di affiancarsi nell'albo d'oro a Giorgia Bronzini e Maria Giulia Confalonieri, ossia le altre due azzurre che seppero conquistare sia il titolo europeo che mondiale nella categoria juniores (peraltro entrambe riuscite nell'intento nello stesso anno), oltre a Vera Carrara, la prima a conquistare l'iride di specialità junior nel 1998. Di certo, se consideriamo che due dei tre nomi citati sono riusciti a conquistare nella specialità il gradino più alto del podio mondiale anche da Élite, non possiamo che sperare che un giorno la storia possa ripetersi. Per il momento ad Arianna resta una gioia indescrivibile e la consapevolezza che, grazie alla sua duttilità che l'ha vista esprimersi egregiamente in più discipline, negli anni a venire possa diventare uno dei punti fermi di questa splendida nazionale azzurra.

Una prova che merita di essere raccontata, quella della Fidanza, inserita nel novero delle favorite e con l'ulteriore responsabilità di poter essere colei che avrebbe finalmente smosso il medagliere azzurro, che fin lì, come vedremo, si era intriso di buona volontà ma senza il dovuto e fortunato conforto delle risultanze. Una prima decina di giri di controllo e poi il primo punto nel corso del terzo sprint, prima di dare avvio allo show vero e proprio. Abilissima nel cogliere l'attimo decisivo, Arianna si è inserita in un tentativo di caccia comprendente le maggiori favorite, con la colombiana Parra già vincitrice dello Scratch nella prima giornata, la russa Vasileva, la britannica Jones, l'australiana Wundersitz e la tedesca Wiechmann, andando a vincere dapprima il quarto sprint per iniziare a contrastare adeguatamente l'atleta aussie, già a quota 10 per via di due sprint vinti. Quando però la conquista del giro è divenuta cosa fatta, la Fidanza si è prodotta in una mossa tattica tanto bella quanto geniale, che ha costituito il primo concreto mattoncino per il successo: mentre le altre cinque atlete andavano a recuperare il gruppo e accaparrarsi i 20 punti di bonus, l'atleta bergamasca si è fatta sfilare, proprio quando il quinto sprint era ormai imminente. Ciò le ha permesso di essere considerata ufficialmente ancora in caccia e quindi i 5 punti in palio allo sprint sono finiti in cascina e solamente a quel punto ha completato la sua azione andando a recuperare la coda del gruppo per agguantare il giro.

Una meravigliosa magata che le ha consentito di sopravanzare momentaneamente la Wundersitz di un punto (si era sul 31 a 30 in quel frangente) e quindi di pensare a come gestire al meglio le ultime volate. La lotta con l'atleta australiana si è poi fatta sempre più appassionante man mano che i giri diminuivano ed il nuovo trionfo della Wundersitz nel sesto sprint (con la Fidanza terza) ha riportato davanti l'australiana, incalzata ancora dall'azzurra, piazzata nel successivo sprint. Restava pertanto solamente lo sprint conclusivo e qui si è consumato il secondo capolavoro della bergamasca: avendo ormai appurato come lo spunto veloce della Wundersitz sarebbe potuto risultare decisivo, la Fidanza ha anticipato di un giro buono la sua volata e la sua inesorabile progressione l'ha portata a conquistare l'ultimo traguardo e conquistare così il successo con 39 punti all'attivo contro i 38 della Wundersitz e i 31 della britannica Hayley Jones che ha completato il podio.

Un'affermazione stupenda che, come anticipato, ha dato all'Italia l'unica medaglia in una rassegna iridata in cui tuttavia non sono mancate altre prestazioni degne di nota che forse con quel pizzico d'esperienza in più avrebbero potuto portare al podio almeno in un'altra circostanza. Restando in ambito femminile c'era sicuramente molta attesa per la prestazione del quartetto azzurro dell'Inseguimento a squadre, presentatosi all'appuntamento con il titolo europeo messo in cascina il mese scorso in Portogallo. Oltre al debutto ufficiale del quartetto in un Campionato del Mondo era naturalmente chiaro come riuscire a conquistare il titolo anche in questa circostanza avrebbe costituito un'impresa difficilissima, tuttavia il fatto che la nostra nazionale occupi un posto tra le prime quattro al mondo non può che confermare quanto di buono si è detto fino ad oggi anche su queste pagine. La sfida per l'oro sarebbe dovuta essere affare per britanniche e australiane ma l'inconveniente avuto dal quartetto oceanico, con la caduta di Macey Stewart proprio nel momento in cui era lanciato verso il miglior tempo ed il conseguente record del mondo, ha costretto l'Australia alla finale per il bronzo, lasciando che fosse la Russia (miglioratasi di oltre 2 secondi rispetto al mese scorso) a contendere il titolo alle atlete di casa. 

Niente rivincita con le russe, nella finale per il bronzo in cui l'Australia ha rispettato il pronostico riuscendo a raggiungere le nostre ragazze, disunitesi nel corso dello sforzo, ma per la già citata Arianna Fidanza, Maria Vittoria Sperotto, Francesca Pattaro e Michela Maltese (queste ultime due in gara anche nell'individuale, in cui hanno rispettivamente fatto segnare il decimo e dodicesimo tempo in qualifica) è arrivata comunque l'importante conferma di un lavoro che anche in futuro continuerà a dare i propri frutti e che le attesta meritatamente tra le prime al mondo. Molto lieta è stata poi la prova offerta da Maria Vittoria Sperotto nell'Omnium e se consideriamo che la bionda vicentina è al primo anno nella categoria, si può essere certamente molto fiduciosi per la prossima stagione. A fronte di prove come il Giro Lanciato o i 500 metri in cui inevitabilmente finiva per concedere qualcosa alle avversarie, il comportamento dell'atleta che milita nella Vecchia Fontana è stato ottimo nelle prove endurance, più adatte alle sue caratteristiche, con il successo colto nella Corsa a punti (prendendo il giro di vantaggio su tutte le altre) e i terzi posti nello Scratch e nell'Eliminazione. Il rammarico maggiore resta probabilmente per l'ottavo posto racimolato nell'inseguimento ma il quinto posto finale, ad appena tre lunghezze dal podio, costituisce una buonissima base di partenza per il 2014.

Un anno d'esperienza in più lo avrà nella prossima stagione anche Claudia Cretti, osservata speciale nello Scratch dopo il titolo europeo conquistato il mese scorso ed il sesto posto colto dalla bergamasca a Glasgow è da considerarsi utile soprattutto in prospettiva, vista la difficoltà che una simile gara comporta, ancor di più se si considera che, rispetto alla prova europea, questa volta si è ritrovata a gareggiare da sola e quindi a dover gestire in prima persona le varie situazioni. Il nono posto di Natasha Grillo nel Keirin invece, con l'emiliana che ha sfiorato l'accesso nella finale 1°-6° posto, appare incoraggiante soprattutto se si considera che in questa stagione le discipline veloci si sono trovate prive di un'atleta di riferimento (Maila Andreotti, l'atleta che più di tutte avremmo potuto vedere all'opera in questo genere di gare, è stata condizionata da ripetuti guai fisici) ed il fatto che un'atleta come la Grillo, protagonista anche su strada e con alle spalle un intensissimo perodo di gare, sia riuscita a giungere praticamente a fine torneo senza neppure passare dai ripescaggi va valutato senza dubbio positivamente, considerata anche l'elevata concorrenza.

Completamente a secco di medaglie invece questa volta il settore maschile, che già all'Europeo aveva chiuso senza riuscire a conquistare la medaglia dal metallo più pregiato. Anche qui però il discorso dell'esperienza appare predominante, visto che alcuni dei migliori prospetti sono alla loro stagione d'esordio nella categoria e potrebbero sicuramente aver pagato qualcosa in un tale contesto. L'attesa principale era sicuramente concentrata sull'Omnium in cui Riccardo Minali aveva addirittura sfiorato l'oro ad Anadia il mese scorso e l'avvio del veronese non si era rivelata affatto malvagio. Il tallone d'Achille del giovane figlio d'arte continua però a rimanere indubbiamente l'Inseguimento individuale, dal momento che il diciottesimo tempo (su 23 atleti) fatto registrare ne ha fatto inevitabilmente precipitare qualsiasi ambizione di podio, portandolo a chiudere in settima posizione. Una specialità su cui occorrerà lavorare ancora molto per riuscire a reggere il confronto con atleti validissimi in possesso di ottima regolarità ed in cui si sono fatte prove anche partecipando al quartetto dell'Inseguimento a squadre, che ha chiuso in nona posizione (migliorando però la prestazione fatta registrare all'Europeo). Nel 2014 si potrà ripartire sicuramente sia da Filippo Ganna (13esimo nell'Inseguimento individuale), da Seid Lizde (argento europeo e qui decimo classificato nella Corsa a Punti) e da Davide Plebani (ottavo nello Scratch), tutti atleti classe 1996 che rivedremo quindi ancora all'opera e utile è da considerarsi anche l'esperienza compiuta da Attilio Viviani e Gianmarco Begnoni, sesti classificati nel Madison, provando anche ad attaccare nelle ultime battute di gara.

A chi assegnare quindi l'appellativo di regina di questi campionati del mondo? Sicuramente il titolo spetta all'Australia che col suo floridissimo vivaio si conferma potenza mondiale conquistando ben sei titoli, nonostante il patatrac avvenuto nell'Inseguimento a squadre femminile che avrebbe potuto consegnarle un'altra medaglia d'oro. Titoli che, come da pronostico sono venuti sia dall'Inseguimento individuale maschile (Zachary Shaw vincitore in 3'21"122 sul connazionale Callum Scotson) e femminile (oro a Lauren Perry con il tempo di 2'27"156 davanti alla russa Natalia Mozharova e alla connazionale Josie Talbot) che dall'Inseguimento a squadre maschile (titolo al quartetto composto da Jack Edwards, Joshua Harrison, Callum Scotson e Sam Welsford, con ben tre atleti del primo anno, col tempo di 4'06"182, davanti a Nuova Zelanda e Russia). Aussie che confermano ottime prospettive anche nella Velocità olimpica, con successi sia al maschile (Jai Angsuthasawit, Patrick Constable e Alexander Radzikiewicz iridati con 45"639 sulla Russia e la Germania campione d'Europa) che al femminile (Tian Beckett e Tennille Falappi prime col tempo di 35"344 sulle russe Kiseleva e Rogoyava e le sudcoreane Jang e Kim) e che anche nell'Omnium maschile sono riusciti a cogliere l'iride con Jack Edwards (vincitore dell'Inseguimento e molto costante nelle altre prove), che ha avuto la meglio con 18 punti sul tedesco Jurczyk (a cui non sono bastati 3 successi parziali) con 27 e il danese Pedersen con 29.

Tre sono stati invece i titoli mondiali conquistati dalla Gran Bretagna che, se in ambito maschile necessita ancora di un buon rodaggio e ricambio generazionale (ma occhio che la strada verso Rio 2016 è ancora lunga...), in ambito femminile può sicuramente essere soddisfatta, specialmente dalle prestazioni fatte registrare dal quartetto dell'Inseguimento a Squadre, capace di affiancare oltre all'iride anche il record del mondo: private della temibile concorrenza australiana in finale, Amy Hill, Hayley Jones, Emily Kay ed Emily Nelson hanno fermato i cronometri sul 4'36"147 che ha permesso loro di avere agevolmente la meglio sulla Russia. Note estremamente positive sono però venute dalle discipline veloci, con Dannielle Khan che è riuscita a far propri i titoli della Velocità e dei 500 metri, mancando di poco il triplete nel Keirin in cui si è arresa alla francese Pain.

Proprio Melissandre Pain costituiva una delle grandi speranze della Francia per questi Campionati Mondiali dopo il percorso netto ottenuto agli Europei e, nonostante per lei sia arrivato solamente il titolo del Keirin con una bellissima volata in rimonta, la transalpina resta uno dei migliori prospetti per le discipline veloci (per lei anche l'argento nei 500 metri ed il bronzo nella Velocità). Ottimo anche l'argento conquistato da Soline Lamboley nell'Omnium femminile mentre a dare l'altro titolo mondiale all'equipe francese è stato Benjamin Thomas, dominatore della Corsa a punti maschile, vinta con 40 punti. 

Resta assoluta protagonista anche la Russia, nonostante abbia conquistato il titolo mondiale solamente nel Keirin maschile con Sergej Gorlov (terzo il connazionale Dubchenko) ma costantemente a podio tanto nelle prove d'Inseguimento che nelle discipline veloci. In queste ultime era particolarmente attesa la Germania ma nonostante nella Velocità a squadre sia arrivato soltanto un bronzo, i teutonici hanno potuto consolarsi con il titolo mondiale di Maximilian Dornbach nel Chilometro da fermo (1'03"129 il suo riscontro cronometrico, davanti al russo Dubchenko e all'australiano Shaw) mentre altri due titoli sono venuti dalle prove Endurance: con un'ottima scelta di tempo Manuel Porzner si è laureato campione del mondo nello Scratch, riuscendo a conquistare il giro di vantaggio su tutti gli altri (battuti il neozelandese Haggerty e il cileno Cornejo) mentre l'interessante Anna Knauer (già campionessa d'Europa di specialità e vincitrice della Coppa Rosa per Allieve nel 2011) ha conquistato agevolmente l'Omnium femminile con 19 punti (cinque in più della già citata Lamboley e dieci in più rispetto alla britannica Kay).

Una rassegna che ha confermato anche la crescita del movimento colombiano, che comincia a mettere in mostra ottime esponenti anche in ambito femminile, ad esempio Jessica Parra, brillante vincitrice dello Scratch femminile dove è riuscita a guadagnare un giro a tutte le altre (seconda la canadese Gibson, terza la danese Dideriksen); che interessantissimi prospetti continuano ad esserci anche nell'Est Europa, come testimonia il lituano Svajunas Jonauskas che, dopo aver perso la prima volata in finale contro il neozelandese Presbury, ha compiuto due bellissime volate in rimonta aggiudicandosi il titolo (agli Europei lo scorso mese era stato argento); che il Belgio con Nicky Degrendele ha probabilmente trovato una velocista di buonissime prospettive (argento nella velocità per lei) e che la Danimarca, con il successo di Mathias Krigbaum e Jonas Poulsen nel Madison, un segno riesce ormai a lasciarlo quasi sempre. In tutto questo appare incredibile la serie di podi fatta registrare dalla Nuova Zelanda in ambito maschile, in cui sono arrivate ben 5 medaglie d'argento ma nessuna d'oro e dove il rammarico maggiore viene probabilmente dalla velocità individuale, con Presbury arresosi in una finale molto combattuta dopo aver disputato un eccellente torneo.

L'appuntamento per la rassegna iridata su pista juniores è ora fissato per luglio 2014 a Seul, in Corea del Sud (già in questa rassegna anche il Paese asiatico ha messo in luce alcuni buoni prospetti soprattutto in ambito femminile), tra poco più di un mese invece sarà ancora tempo di Mondiali e l'attenzione sarà tutta sulle strade toscane per il grande appuntamento di Firenze.

Vivian Ghianni

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