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Vuelta a Burgos 2013: Prima vince Ratto, poi arriva lo sfratto - Daniele declassato, tappa al leader Roux su Ponzi e Lasca | Cicloweb

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Vuelta a Burgos 2013: Prima vince Ratto, poi arriva lo sfratto - Daniele declassato, tappa al leader Roux su Ponzi e Lasca

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Il rocambolesco arrivo di Santo Domingo de Silos tra Anthony Roux e Daniele Ratto © www.vueltaburgos.comLa giornata delle cose andate al contrario di come dovevano andare, questa vissuta con la quarta tappa della Vuelta a Burgos. Non cominciamo dalla vicenda di Daniele Ratto, declassato ingiustamente a favore di Anthony Roux, ne parleremo dopo. Cominciamo invece dalla mancata partenza del vincitore delle ultime due tappe, Jens Keukeleire: non per imprevisti fisici o problemi oggettivi, bensì per mero calcolo, il belga della Orica ha abbandonato baracca e burattini per prendere un volo che l'ha portato a casa, dove si riposerà un giorno prima di prender parte all'Eneco Tour che inizia lunedì.

Poco conta che il ritiro fosse previsto sin dalla vigilia della corsa spagnola, e che l'Eneco Tour sia più importante della Vuelta a Burgos (a livello di categoria, quella è una corsa del World Tour, questa una semplice HC). Quel che conta, in questo caso, è la miopia di un atleta e di chi lo dirige, perché si dà il caso che Keukeleire non abbia vissuto nell'anonimato le prime frazioni della gara, ma, come detto sopra, ne abbia vinte due. E possibile che, di fronte alla possibilità (tra l'altro) di vincere la terza di fila, oltre che di non fare uno sgarbo agli organizzatori, in casa Orica non si sia valutata l'ipotesi di uno strappo alla regola rispetto ai ferrei programmi stilati in precedenza?

Di fatto, qualcosa che potesse far cambiare orientamento al corridore e al suo management, ovvero la vittoria di due tappe (oltre che la conquista temporanea della maglia verde della classifica a punti), era accaduto. Che nemmeno una simile situazione abbia spinto il ragazzo e la squadra ad un quid di riguardo in più, è molto grave. Poi ovviamente Keukeleire non rischia niente, nessuno può impedirgli di ritirarsi da una corsa e prendere parte ad un'altra (da lunedì) una volta che questa sarà finita (domenica). Fa sorridere, semmai, l'idea che Jens debba riposare per andare a spaccare il mondo all'Eneco Tour, dove avrebbe comunque potuto far qualcosa di buono (magari andando un po' col freno a mano tirato nelle prime due tappe, per recuperare gli eventuali sforzi burgalesi), ma dove in ogni caso non è scontato che, pur avendo abbandonato oggi la gara in corso, raccolga risultati paragonabili a quelli ottenuti ieri e ier l'altro.

E va bene, il ciclismo oggi è anche questo qui, l'estrema periodizzazione di preparazioni e picchi di forma espone gli atleti a simili figuracce. Al contrario, quel che rimane immutato nel tempo è l'eventualità di una giuria che prende dei granchioni, come accaduto oggi al traguardo.

La vicenda del declassamento di Ratto: partiamo dal dire che l'arrivo di Santo Domingo de Silos, posto su una semicurva, non aiutava certo lo svolgersi di una volata limpida. Vien da chiedersi se gli organizzatori non potessero proprio trovare 100 metri di rettilineo su cui far terminare una corsa che, data l'altimetria, era molto probabile finisse allo sprint. Ma indipendentemente da ciò, declassare un corridore che non devia la propria traiettoria, che non taglia la strada a nessuno, che non toglie le mani dal manubrio, che segue l'andamento della strada curvando verso destra e assecondando col corpo tale movimento, finendo con l'appoggiarsi sull'avversario (che è poi quello che è stato interpretato dal giudice come un tentativo di ostacolare Roux), è francamente troppo.

Daniele, che non vince una corsa da professionista dal GP di Larciano del 2010 (quando, 20enne, era ai primi vagiti nel ciclismo maggiore), peraltro rimasta l'unica sua affermazione, aveva sfiorato il successo soprattutto nella prima tappa, ma aveva continuato a piazzarsi bene nel corso di questa Vuelta a Burgos; oggi tutto concorreva alla sua sospirata vittoria: il fatto che Keukeleire, mattatore delle ultime due tappe, si fosse - come visto - messo fuori causa da solo; e il fatto che il traguardo, non all'insù come nei primi giorni, fosse più adatto che mai all'italiano, il quale non doveva scontrarsi tra l'altro con velocisti di grido (non ce ne sono, in questa gara).

E invece, dopo il successo sul campo, ottenuto partendo ai 200 metri dalla ruota di Howard, rimanendo affiancato a Roux (che era all'interno) fino alla fine, e piegando proprio sulla linea d'arrivo toccando con la spalla il francese, la doccia fredda: il ricorso della FDJ è stato accolto, e il corridore della Cannondale si è visto declassato al 71esimo posto, ultimo del primo gruppo. Il motivo - l'ha spiegato Daniele stesso sui social network - è che secondo il giudice si sarebbe sbilanciato in maniera pericolosa. Ratto, dal canto suo, dice di averlo fatto in quanto tamponato dallo stesso Roux, ma poi chiosa dicendo che il giudice non ha voluto guardare insieme il video della volata (asserendo che non fosse disponibile), e che la decisione l'ha presa sentendo il solo Roux e senza dare possibilità di appello a lui.

Ultimo particolare, forse non così ininfluente, a ben vedere, è che il giudice in questione è francese, come il corridore premiato dalla sua decisione. Difficile non pensar male, in certe situazioni. Per quanto ci riguarda, anteponiamo comunque alla dietrologia la retromarcia, e torniamo fino alla partenza da Doña Santos per descrivere un minimo l'andamento della tappa. "Un minimo" perché in effetti non c'è molto da dire, se non che al primo chilometro son partiti García Ambroa e Bagües, e al secondo si sono aggiunti anche Hardy e Carazo. I quattro hanno guadagnato un vantaggio massimo di 3'32" (al km 24, cioè a 138 dalla fine), poi il lavoro di FDJ e soprattutto Orica (che credeva molto in Howard) ha fatto la sua parte, fino a portare all'annullamento dell'attacco sulla salita di Quintanilla del Coco, a 25 km dalla fine.

A quel punto, dei quattro, solo Bagües è riuscito a resistere al comando, raggiunto da Larrinaga e Torres, ma ai -20 il gruppo ha ripreso tutti, e (a parte un breve allungo di Mas ai 6 km) ci si è potuti concentrare sulla volata che abbiamo già descritto. Ratto, vincente e declassato, lascia il primo posto di giornata a Roux (che comunque, per quanto mostrato fin qui, meritava anche lui un'affermazione: del resto non a caso era già leader della classifica). Al secondo e al terzo posto due italiani, Simone Ponzi (vincitore della tappa d'apertura) e Francesco Lasca, ottimamente ripresosi da un infortunio patito un paio di mesi fa.

Rowe, Mondory, Colli (graditissimo ritorno nelle posizioni di vertice delle tappe veloci), Howard (solo settimo), Ávila, Barbero e Cherel hanno completato la top ten. La classifica generale ancora non cambia, Roux guida con 2" su Ponzi e Chernetskiy, seguono Vaugrenard a 7", Sánchez e Finetto a 10", Nocentini, Cataldo e Ratto a 11", Giampaolo Caruso, con Velasco ed Edet, a 13". Domani gran finale sul traguardo in quota di Lagunas de Neila, al termine di 170 km con 7 Gpm totali (compreso quello del traguardo) e soprattutto il Pazil de Rosavientos che svetta ai -30. I ridottissimi distacchi in classifica prefigurano qualsiasi possibile esito: Roux potrebbe difendersi, così come potremmo assistere a qualche scaramuccia tra Quintana e Nibali (facciamo due nomi a caso...). Di sicuro non ci sarà da annoiarsi.

Marco Grassi

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