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Tour de France 2013: Arriva la rivincita della Movistar - Non c'è soltanto Quintana per il team spagnolo

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La Movistar in azione verso Annecy-Semnoz © Bettiniphoto

Impossibile dire cosa sarebbe cambiato e come, ma dopo la straordinaria prestazione odierna di Nairo Quintana e di tutta la Movistar la mente è tornata per un attimo al 12 luglio ed a quel maledetto incidente meccanico di Valverde nella tappa dei ventagli: il murciano perse lì 10', abbandonò ogni velleità di classifica e soprattutto Froome si ritrovò con un avversario diretto in meno. Abbiamo ripensato subito a quel giorno perché probabilmente la storia del 100° Tour de France sarebbe cambiata radicalmente: negli ultimi due arrivi in salita Quintana ha sempre staccato Froome (in totale gli ha rifilato 1'35") e con due uomini in classifica lo squadrone di Unzué magari avrebbe potuto sfruttare gambe e tattica meglio di quanto non abbiano fatto i Saxo Tinkoff.

Nel corso di questa Grande Boucle la Movistar è stata la squadra che ha ricevuto il maggior numero di critiche dagli appassionati per quanto riguarda l'atteggiamento tattico, anche se forse la maggior parte di queste era abbastanza ingiustificata: a far discutere era stata soprattutto la seconda tappa pirenaica, quella di Bagnères-de-Bigorre, in cui forse non attaccarono a fondo Chris Froome, rimasto senza compagni di squadra. In realtà quel giorno gli uomini di Unzué provarono a staccare la maglia gialla sia in pianura che in discesa, poi con il passare dei chilometri ed il calare delle energie, visto anche le altre squadre restavano passive, si accontentarono di rafforzare la propria classifica e di eliminare un rivale pericolosissimo per il podio finale (Porte).

La tappa di oggi è stata quindi una grande rivincita per la formazione spagnola perché fin dai primi chilometri s'è presa sulle spalle l'incarico di tenere sotto controllo la fuga da lontano con l'obiettivo di andarsi a giocare tutto sulla salita finale di Semnoz in uno scontro testa a testa con Chris Froome, il dominatore della corsa. I primi uomini ad entrare in scena sono stati Erviti e Rojas: il primo è dalla Corsica che lavora senza sosta per la squadra, il secondo invece ha fatto di tutto, dal velocista al gregario, entrando anche nelle fughe in montagna. Prima della salita finale è toccato invece ad Amador, Castroviejo e Plaza mettersi in testa al plotone a scandire un ritmo indiavolato con se fosse un lungo treno per una volata.

Anche una volta imboccata l'ultima ascesa la Movistar ha fatto vedere che oggi non c'era alcun timore reverenziale nei confronti della Sky ed anche qui ha voluto prendere in mano le operazioni anche a costo di tenere Froome e Porte freschi per una sparata nel finale: appena Rui Costa s'è messo davanti a tutta sono rimasti ben pochi in scia al portoghese, solo Froome, Porte, Contador, Kreuziger, Valverde, Quintana e Rodríguez. Una squadra unita e pronta a dare tutto per il proprio capitano che oggi puntava a fare bottino pieno, tappa, maglia bianca, maglia a pois e secondo posto nella generale: lo stesso Valverde ha poi dato la sua trenata per tenere alto il ritmo, come in passato aveva fatto già con altri compagni di squadra.

Quella disgraziata giornata verso Saint-Amand-Montrond ha fatto saltare il riconoscimento come miglior squadra del Tour nella speciale classifica ma nel complesso i blu-verdi ha fatto vedere che non hanno nulla meno di Sky e Saxo. Resterà comunque una stagione da ricordare per il Team Movistar con podio, due maglie e tre tappe al Tour, quattro tappe al Giro, il Giro di Svizzera, quello dei Paesi Baschi ed una lunga lista di altri risultati importanti.

Alla fine però il protagonista assoluto è stato Quintana che a soli 23 anni e alla partecipazione alla Grande Boucle ha dimostrato una lucidità e una freddezza che spesso non troviamo neanche nei campioni più esperti: ha risposto all'accelerazione di Rodríguez e poi ha lasciato che fosse proprio lo spagnolo a fare l'andatura visto che lui quello del trio di testa che doveva conquistarsi il podio e staccare quindi Contador; il piccolo colombiano non si è fatto prendere dall'entusiasmo e non ha neanche risposto alle accelerazioni di Froome andando sempre a chiudere i buchi in modo graduale. All'ultimo chilometro è arrivato poi l'affondo decisivo: Froome aveva fatto la sua sparata, molto meno incisiva di altre volte ed era rimasto imballato, Nairo ha piazzato quindi uno scatto molto potente che ha lasciato tutti sul posto e che gli ha permesso quindi di andare a conquistare tutto ciò che voleva.

La Colombia non vinceva una tappa al Tour de France dal 2007 quando lo sfortunato Juan Mauricio Soler vinse a Briançon e la gioia è ancora maggiore visto che oggi si festeggiava il Dìa de l'Independencia ed è facile immagine che migliaia di appassionati siano rimasti incollati a radio e televisioni per seguire le imprese del proprio beniamino e sui siti dei quotidiani del paese sono comparsi subito titoli trionfalistici. Per quanto riguarda le statistiche diciamo che Quintana è il secondo corridore colombiano a salire sul podio del Tour de France ma riesce a fare meglio di Fabio Parra che nel 1988 si fermò al terzo gradino del podio; inoltre l'Aquila di Boyacá è il terzo a conquistare la vittoria della maglia bianca (Parra nel 1985 e Mejía nel 1991) ed il quarto a portare a Parigi la maglia a pois di miglior scalatore (Herrera nel 1985 e nel 1987, Botero nel 2000 e Soler nel 2007).

Comunque la si voglia vedere, quella 13a tappa è stata decisiva per l'esplosione del talento di Nairo Quintana: che fosse forte già si sapeva e l'aveva anche fatto vedere prima vincendo il Tour de l'Avenir (AveNairo, l'avevamo ribattezzato) ma soprattutto quest'anno quando s'impose nel Giro dei Paesi Baschi; qualcuno anche lo pronosticava per il podio finale di questo Tour, ma a soli 23 anni questo ragazzo colombiano ha fatto qualcosa di davvero straordinario. E dopo quello di cui è stato capace in queste tre settimane, e col supporto di una squadra fortissima che ha vinto anche altre due tappe con Rui Costa, si candida già ad essere uno dei principali favoriti per la vittoria finale nel 101° Tour de France e non solo.

Sebastiano Cipriani

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