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Tour de France 2013: Rui Costa in fuga, Froome in difesa - Contador attacca la maglia gialla, poi cade in discesa

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Rui Alberto Faria da Costa, per tutti Rui Costa, vincitore a Gap della 16esima tappa del Tour de France © BettiniphotoNon esiste alcun regolamento del ciclismo che stabilisca che nelle tappe da fughe non ci possa essere, contemporaneamente all'attacco a lunga gittata, anche una bella lotta tra gli uomini di classifica. Oggi proprio questo abbiamo visto, nell'ultima frazione interlocutoria prima di un filotto strepitoso che comprenderà - venghino siore e siori! - una crono di montagna (doppia scalata tra Embrun e Chorges domani), una primizia assoluta come la doppia scalata all'Alpe d'Huez giovedì, un classico tappone alpino venerdì, un bignamino con altre durissime salite sabato.

La tappa interlocutoria di cui parliamo, partita da Vaison-la-Romaine e terminata a Gap dopo 168 km, è stata vinta da Alberto Rui Costa, un ragazzo che ogni anno aggiunge un qualcosa a un ruolino di marcia sempre più interessante: nel 2010 fu protagonista di una meravigliosa rissa con Carlos Barredo (che lo prese a ruotate...), l'anno dopo fece decisamente meglio andando a vincere una tappa a Super-Besse (piegando nel finale un certo Alexandre Vinokourov...); nel 2012 ha dimostrato di poter ipotizzare anche una presenza in classifica, vincendo il Giro di Svizzera, ma non risultando poi eccezionale al Tour. Quest'anno, dopo essersi ripetuto al Suisse, ha centrato la seconda vittoria di tappa in carriera alla Grande Boucle: continua quindi un percorso di crescita i cui limiti non sono ancora stati raggiunti, considerando soprattutto che il portoghese non ha ancora 27 anni (e che se non avesse perso quasi 10' nella tappa dei ventagli, quando fu fermato dall'ammiraglia per aspettare Valverde, sarebbe a ridosso della top ten in classifica).

La classifica, questa stella polare attorno a cui ruota tanto del nostro racconto: è bastato il Col de Manse nel finale per provocare una discreta selezione, per far perdere terreno a ben tre corridori tra i primi 10 della generale, e per spingere Contador a tentare a più riprese di staccare Froome. Ed è bastata la discesa (quella famosa su cui di fatto terminò la carriera di Joseba Beloki mentre Armstrong andava per campi) per far rischiare agli stessi Contador e Froome qualche guaio serio: caduto il primo, quasi ruzzolato il secondo.

Volendo ristabilire un ordine cronologico di queste vicende, dovremmo partire da un paio di interminabili elenchi di fuggitivi. Ovvero quelli del primo tentativo (attivato dopo 3 km di tappa da Sagan e Voigt) e quelli dell'azione poi andata effettivamente in porto. Siccome la prima fuga (terminata dopo 31 km) constava di 35 uomini, ci limiteremo a segnalare la presenza - tra gli altri - di Bennati e Mori, e pure di Rui Costa, già mentalizzato sull'azione a lunga gittata.

La seconda fuga, quella buona, si è mossa per andare dietro a Klöden e Hansen, unici superstiti della prima azione, e si è composta intorno al km 35 con l'arrivo - prima - di Gilbert e della coppia Europcar Voeckler-Gautier, e poi di molti altri: Coppel e Navarro (Cofidis), Rui Costa (Movistar), Velits (Omega Pharma), Gallopin e Didier (RadioShack, a far fronte comune col compagno Klöden), Roche (Saxo Bank), Riblon e Kadri (AG2R), Astarloza (Euskaltel), Trofimov (Katusha), Quinziato (BMC, uscito per dare una mano al compagno Gilbert), Mori (Lampre), Hoogerland e De Gendt (Vacansoleil), Navardauskas (Garmin), Meyer e Albasini (Orica), Marino (Sojasun) e Tom Dumoulin (Argos). Pochi chilometri dopo sui battistrada è rientrato anche Jeannesson (in rappresentanza della FDJ rimasta senza capitano, visto che Pinot si è arreso al terrore delle discese e non ha preso il via stamattina).

Il vantaggio sul gruppo è talmente aumentato, in termini di tempo e di rapidità, da togliere subito ogni dubbio sull'esito della tappa: qualcuno dei 26 uomini al comando sarebbe per forza arrivato al traguardo. Senza indugiare troppo sui distacchi chilometro dopo chilometro, possiamo saltare direttamente ai -20 dal traguardo, quando il margine dei fuggitivi è stato massimo (12'20" sul gruppo maglia gialla). In quel momento trovavamo al comando Kadri e Marino, scattati ai -34 in anticipo rispetto al Col de Manse. In quello stesso momento, con la salita iniziata da qualche metro, iniziavano le defezioni tra i 26: e mentre Hansen, scattato dal gruppetto, si portava su Kadri e Marino, in fondo al drappello vedevamo staccarsi Quinziato, De Gendt, Mori, e poi Meyer, Hoogerland, e poi Navardauskas, Albasini...

Ai -19 Hansen è rimasto solo al comando, ma presto su di lui si sono portati alcuni contrattaccanti, finché Coppel non è partito in contropiede ai -18.5. Alle spalle del francese, Rui Costa prendeva il comando delle operazioni, guidando un trenino comprendente Roche, Velits e Voeckler. Il portoghese ne aveva chiaramente più di tutti, sicché ai -18 ha piazzato la progressione giusta, e quelli che fin lì erano stati i suoi compagni d'azione non l'hanno più visto. Alle spalle del corridore della Movistar si è formato un quartetto con Riblon, Jeannesson, Coppel e Klöden; e proprio in quest'ordine i 4 immediati inseguitori sono transitati al traguardo di Gap, a 42" di distanza da Rui, bravissimo a guadagnare in salita e non dissipare in discesa, con un'ottima difesa nel piano finale. Vittoria meritatissima per Alberto, che ora spenderà le ultime tappe per tentare di risalire dal 20esimo posto nella generale, dando al contempo una mano al capitano Quintana.

A un minuto tondo da Rui Costa è giunto Dumoulin, appena davanti ad Astarloza e a un drappello con Gilbert, Meyer, Navardauskas, Velits, Gautier, Trofimov e Didier. Sparsi più indietro gli altri fuggitivi, l'ultimo dei quali, Quinziato, è giunto 26esimo a 5'27" dal vincitore (Mori invece ha agguantato la 22esima piazza a 3'34").

Detto dei fuggitivi, possiamo parlare dei big della classifica. Dopo che per tutto il giorno era stata la Sky a scandire il ritmo del gruppo, già sulle prime rampe del Col de Manse è passata a guidare la Katusha, vogliosa di tenere un'alta andatura per mettere in difficoltà qualche avversario di Rodríguez. Il lavoro dei compagni di Purito (Dani Moreno in testa) è stato veramente efficace, visto che già a -20 dalla fine (quindi a 8 dalla vetta) si sono staccati Kwiatkowski, Nieve, Daniel Martin, Rolland e Poels, e appena dopo hanno alzato bandiera bianca pure Schleck, Evans, Ten Dam, Péraud, Rogers e Fuglsang.

Quindi, facendo ordine rispetto alla classifica post-Mont Ventoux, sono saltati uno dopo l'altro il quinto (Ten Dam), il settimo (Fuglsang), il nono (Péraud), il decimo (Kwiatkowski), l'undicesimo (Martin), il dodicesimo (Rogers). Uno sparpaglìo che neanche nei tapponi veri.

Al comando, solo 8 uomini: Porte (a fare l'andatura subito dopo la fine del lavoro dei Katusha) col capitano Froome in giallo; Kreuziger a scortare Contador; Valverde a guardare le spalle di Quintana; e poi Mollema (sempre al gancio) e Rodríguez (quello maggiormente interessato a una riuscita di tale azione).

Trovandosi in così limitata compagnia, Contador non ha resistito alla tentazione di piazzare qualche scattino dei suoi. Si sa che ogni giorno è buono per saggiare le condizioni fisiche di chi è al comando, e che se non si attacca non si scoprirà mai l'eventuale defaillance. Così Alberto è scattato una prima volta ai -17, ma Porte ha chiuso; dopo un forcing di Kreuziger, il madrileno ci ha riprovato ai -13, molto convinto. Ma ancora una volta Porte si è incaricato di far rientrare il drappello sull'attaccante.

Sull'ultimo tentativo di Contador, il terzo (a un paio di chilometri dal Gpm), Porte aveva finito gli argomenti, e allora è toccato a Froome in prima persona andare a chiudere. C'è stato quindi ancora spazio per un breve tentativo di Kreuziger (chiuso sempre da Froome), prima che Porte, superato il momento di affanno, rientrasse sul plotoncino. In discesa, ancora non soddisfatto di quanto fatto lungo la scalata, Contador ha tentato un paio di allunghi ancora. Il primo è stato annullato sempre da Froome, sul secondo invece il campione di Pinto si è stoppato da sé, scivolando banalmente in curva a 7 km dalla fine.

Il bello (o il brutto, se vogliamo) è che Froome, che era a ruota di Contador, per evitare a sua volta di investire lo spagnolo della Saxo, ha rischiato di scivolare in una scarpatina, riuscendo a salvarsi mettendo il piede a terra. In ogni caso sia il caduto che l'appiedato son ripartiti immediatamente e, grazie anche all'aiuto del solito Porte, sono rientrati ai 3 km. Appena riportatosi sul gruppetto, tra l'altro, Contador ci ha tenuto particolarmente ad andare a rimbrottare platealmente Quintana, reo di aver accelerato non appena ha visto la caduta.

Un Alberto non tanto incavolato per l'azione in sé del colombiano, in realtà, quanto per i possibili postumi di questa caduta: nel finale, infatti, Contador non ha fatto altro che guardarsi il gomito e l'avambraccio destri, escoriati nel capitombolo; ma, quel che è peggio, il plurivincitore di grandi giri se n'è tornato in hotel col ginocchio destro sbucciato e pure un po' gonfio, e la speranza per lui è che domani nella crono non debba patirne oltremodo.

Già, la crono di domani. La situazione di classifica con cui verrà approcciata è la seguente: Froomy ha 4'14" su Mollema, 4'25" su Contador, 4'28" su Kreuziger, 5'47" su Quintana (risalito dalla sesta alla quinta posizione), 5'54" su Ten Dam, 7'11" su Rodríguez (che ha scalato una posizione), 7'22" su Fuglsang, 8'47" su Péraud, 9'28" su Dan Martin che ha scavalcato Kwiatkowski, ora 11esimo a 9'37". Rogers è 12esimo a 10'54", Talansky 13esimo a 13'32", Navarro (grazie alla fuga di oggi) è risalito dalla ventesima alla 14esima piazza, a 13'54" e davanti a Valverde 15esimo.

Il pronostico che va per la maggiore in queste ore non è tanto su chi vincerà la Embrun-Chorges, quanto sul distacco che Froome darà al secondo. Già quasi vincitore (battuto solo dal Campione del Mondo di specialità Tony Martin) nella prova contro il tempo di Mont-Saint-Michel, stavolta il britannico in giallo troverà un terreno più adatto alle sue possibilità, con un paio di salite a caratterizzare la gara, che pare disegnata su misura per le potenzialità della maglia gialla. Limitare il danno a un minuto e mezzo, per Contador (andando quindi a 6' da Froome nella generale), significherebbe conservare qualche chance di far saltare tutto all'aria con qualche attacco kamikaze nelle tappe successive. Distacchi maggiori renderebbero tutto più difficile per il principale avversario del leader della generale.

In ogni caso, i 32 km di domani, attraverso le scalate alla Côte de Puy-Sanières (5 km all'8% subito in avvio) e alla Côte de Réallon (7 km al 6% a metà tappa), saranno determinanti. E dovranno essere interpretati al meglio anche sul piano tattico, perché spendere troppo nell'ultima cronometro di questo Tour potrebbe significare ritrovarsi con le gambe vuote sull'Alpe d'Huez giovedì.

Marco Grassi

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