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Giro della Valle d'Aosta 2013: Adesso Villella l'hai fatta bella - Al Colpack tappa e maglia, domani finale ad Aosta

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Nel tappone con arrivo a Morillon les Essert Davide Villella vince e prende la maglia gialla © RodellaSapevamo bene che l'ultimo tappone di montagna di questa edizione 2013 era messo lì apposta per regalare grandi emozioni e puntualmente l'attesa non è stata tradita. Ad un giorno dal termine delle ostilità ci ritroviamo con la classifica generale nuovamente riscritta e quel sogno di poter coronare con il successo una corsa a tappe così prestigiosa (ed allungare a tre i successi italiani consecutivi) che per Davide Villella è molto vicino a trasformarsi in realtà.

La voleva in tutti i modi, il bergamasco, quella maglia gialla inseguita fin dalla prima ostica tappa di La Magdaleine, conquistata con merito da un grande Marc Christian Garby, a cui ha cercato di limare giorno dopo giorno i secondi, prima di giungere all'appuntamento odierno, conscio di dover dar tutto, perché di altre occasioni non ce ne sarebbero state. Ha attaccato persino in fondovalle, Villella, nel tentativo di riuscire a sorprendere i diretti avversari e di trovare magari un degno compagno d'avventura per proseguire la propria azione; ha controllato perfettamente la situazione nelle ultime ascese ed ha poi piazzato la sua proverbiale zampata nel finale, lì dove per gli altri era pressoché impossibile resistere al suo scatto e spunto veloce.

Un sincero applauso però lo merita quest'oggi anche il danese Garby, la più lieta sorpresa di questa edizione: ha cullato il sogno di poterla vincere questa corsa, dopo che già l'impresa della prima tappa valeva da sola un voto altissimo, ha cercato di resistere pur conscio di non poter tenere a lungo il passo di avversari decisamente più quotati e ciononostante non è mai finito alla deriva. Ha finito col pagare dazio quest'oggi, abbandonando maglia e bei propositi ma con la consapevolezza di poter essere assolutamente orgoglioso di quanto fatto e pronto a mettere nel mirino nuovi obiettivi da ora in avanti, conscio di aver dalla sua mezzi interessanti.

Partenza da Châtel per una frazione di 148 chilometri ancora tutta in territorio francese che, come di consueto, è stata molto rapida , con le prime schermaglie a precedere l'ascesa al Col du Corbier, prima Gran Premio della Montagna del giorno e proprio all'approccio della salita, il primo deciso tentativo di avanscoperta è stato operato dal laziale Simone Sterbini, che ha guadagnato subito una trentina di secondi sul gruppo, aggiudicandosi il GPM.

La Palazzago in particolar modo si è mostrata assai frizzante in questa fase di gara, visto che a Sterbini si sono poi aggiunti anche Chianese (interessato a conquistare punti per la maglia dei traguardi volanti) e Bonusi, che assieme a Lelavandier, il solito generoso Petilli e ai baschi Orbe e Aristi sono andati a comporre un gruppo di sette battistrada, che però non ha avuto molto spazio dal gruppo (non appena il vantaggio è giunto al minuto sono stati i russi a mettersi in testa per ridurre il gap). Canovaccio di gara che non è cambiato neppure sul Col du Terramont (valido anche come sprint intermedio oltre che GPM), dove il basco Orbe ha perso contatto dai primi (rientrerà nella successiva ascesa) e dove Chianese ha conquistato i preziosi punti per rafforzare la propria leadership.

Si è giunti così al Col d'Ajonc (vetta posta a poco meno di 90 chilometri dall'arrivo), salita ben più dura delle precedenti, dove la bagarre si è fatta decisamente più accentuata: sotto l'impulso di Petilli, leader della classifica degli scalatori, sono rimasti soltanto Sterbini e Orbe mentre le pendenze, che non scendevano mai sotto l'8%, hanno finito col respingere il resto dei fuggitivi e cominciare a movimentare la situazione anche nel gruppo: alle spalle dei fuggitivi, ad una decina di secondi infatti, i migliori erano tutti lì nelle posizioni d'avanguardia, con il drappello che cominciava inevitabilmente a frazionarsi ed in questa situazione si è transitati in vetta (con Petilli, naturalmente, in prima posizione).

La successiva discesa ha dato un quadro ancor più chiaro della situazione, con i tre battistrada ripresi dal gruppo maglia gialla (dove oltre a Garby vi erano anche i vari Villella, Formolo, Foliforov, Chevrier, Vervaeke e di cui faceva parte anche il primo anno abruzzese Ciccone, altro atleta Palazzago). Proprio però quando sembrava che dovesse essere il Col de la Ramaz il teatro di una prima, decisiva selezione, ecco il colpo di scena: Villella ha deciso di lanciarsi all'attacco proprio nel tratto di fondovalle a precedere la salita, trovando la collaborazione del basco Orbe, prima che nel drappello entrassero anche i vari Formolo, Penasa, Dall'Oste, Foliforov, Chevrier, Iturria e Vervaeke, con Garby inizialmente attardato (una ventina di secondi il suo ritardo).

Una fase molto delicata questa per la maglia gialla, che ha continuato a salire del proprio passo, rimanendo però sempre a distanza dal gruppo di testa, dove nel frattempo Villella continuava a fare il diavolo a quattro, nel tentativo di riuscire a guadagnare il più possibile. Ultimi chilometri di ascesa particolarmente scoppiettanti, dove la situazione per il danese si è fatta ancora più critica: a un chilometro dalla vetta del Col de la Ramaz ha infatti operato un deciso allungo il francese Clèment Chevrier, grimpeur di razza, che infatti è riuscito subito a guadagnare 20" sul gruppo di Villella e Formolo, a 39" di ritardo è transitato Ciccone mentre Garby, in difficoltà, ha scollinato con 1'12", preceduto di poco da Penasa (1'05" il suo ritardo sul colle) che ai -2 dal GPM non aveva più tenuto le ruote del gruppo di testa.

Chevrier ha inizialmente proseguito in discesa, conscio del fatto che tra lui e Villella in quel momento ballavano pochissimi secondi per la leadership virtuale ma ben presto il francese è stato riassorbito dagli inseguitori. Drappello che, dopo una ventina di chilometri di inseguimento, si è arricchito anche della presenza di Pierre Paolo Penasa, che ha dato fondo alle proprie energie per riportarsi in testa mentre era commovente assistere alla rincorsa operata da Garby, che di mollare la maglia gialla non aveva proprio intenzione: il danese, il cui ritardo poco dopo la vetta sfiorava il minuto e mezzo, è riuscito a riportarsi a soli venti secondi, sfruttando anche la collaborazione di Penasa e Ciccone e, quando al traguardo mancavano poco meno di quindici chilometri, è riuscito finalmente a riagganciare il gruppo di testa (fondamentale la presenza del teatino della Palazzago per il danese, con cui ha potuto distribuire l'inseguimento). Tutto da rifare quindi e ardua sentenza rimandata all'ultima ascesa di giornata, quella che conduceva a Morillon in località Les Esserts.

Il tempo per indugiare era ormai volto al termine e così Villella ha cercato nuovamente di tastare il polso ai propri avversari operando una prima stilettata, a cui non ha risposto inizialmente Formolo e che ha avuto l'effetto di caricare nuovamente di tossine i muscoli di Garby, fiaccato dal dispendioso inseguimento. Il danese ha così pian piano iniziato a perdere terreno perdendo prima venti, poi trenta secondi, quindi un minuto, il che significava abbandonare ogni velleità di successo finale. Villella intanto ha continuato a forzare ed i soli Formolo (rifattosi sotto), Foliforov, Chevrier e Vervaeke sono stati in grado di tenere la sua ruota, mentre Dall'Oste e Iturria hanno perso contatto a circa due chilometri e mezzo dal traguardo.

Si è così giunti all'ultimo chilometro con la soluzione della volata ristretta come ormai la più probabile e proprio sull'ultima erta Villella ha operato una nuova accelerazione che non ha lasciato scampo a nessuno degli altri concorrenti, che ha permesso pertanto al bergamasco di ottenere la seconda vittoria parziale di questo Giro, la terza vittoria stagionale ma soprattutto di conquistare la maglia di leader e di mettere una seria ipoteca sul successo finale. Secondo posto per il russo Foliforov, l'ultimo ad arrendersi allo strapotere del corridore della Colpack, podio parziale per Davide Formolo, giunto a 7" in compagnia di Vervaeke, che più di questo non è riuscito a fare ed in termini di esplosività e spunto veloce era decisamente svantaggiato nei confronti di Villella.

Quinto posto per il francese Chevrier a 9", autore comunque di alcuni spunti interessanti, a seguire il basco Iturria (a 37"), più staccati invece Dall'Oste (a 1'01"), Penasa (a 1'34"), Ciccone (ancora una bella prova per lui, nono a 1'38") e quindi Garby, andato decisamente in difficoltà negli ultimi chilometri, chiudendo a 1'45" ma meritandosi comunque l'applauso degli osservatori per la sua prova generosa. Pesantissimi invece i distacchi per tutti gli altri (basti pensare che l'11esimo, l'americano Vermeulen, è giunto con un ritardo prossimo ai nove minuti e mezzo), col kazako Semyonov in forte ritardo (a 10'45") dopo la bella fuga di ieri e ripiombato quindi in decima posizione nella generale con un ritardo di 11'04".

Si giunge così alla frazione conclusiva di 89 chilometri da Pré Saint Didier ad Aosta sostanzialmente priva di difficoltà altimetriche (un solo Gpm posto a Quart) con Villella in maglia gialla di leader con 28" di vantaggio su Davide Formolo e 32" sul francese Chevrier, con il belga Vervaeke (36" il suo ritardo) ed il russo Foliforov (a 38") anch'essi distanti meno di un minuto mentre Garby, ora sesto, è distante 1'17". La frazione appare adatta alle poche ruote veloci presenti in gruppo (il marchigiano Gasparrini sembrerebbe uno dei grandi favoriti per la conquista dell'ultimo traguardo) ma la classifica molto corta obbligherà Villella ad un ultimo decisivo sforzo prima di potersi consacrare come vincitore di questa edizione del Giro della Valle d'Aosta.

Vivian Ghianni

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