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Tour de France 2013: Froome esposto ai quattro venti - Vince Cavendish, salta Valverde, Contador-Mollema risalgono

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Mark Cavendish, vincitore della memorabile tappa di Saint-Amand-Montrond © Bettiniphoto

E dire che ancora dopo un terzo della 13esima tappa del Tour de France 2013, non avremmo scommesso uno scellino sulla possibilità di assistere a qualcosa di men che banale, nel prosieguo della tappa stessa. Quanto ci sbagliavamo! La strada che da Tours portava a Saint-Amand-Montrond, infatti, si sarebbe di lì a poco rivelata piena di trabocchetti, il che nel linguaggio del ciclismo si può tranquillamente tradurre con "ricca di spettacolo".

A vincere è stato Mark Cavendish davanti a Peter Sagan, ma non in capo a una volata generale come ci si attendeva, e come si desumerebbe dai nomi di primo e secondo classificato; basta infatti scorrere l'ordine d'arrivo fino al terzo piazzato, Bauke Mollema, per capire che non tutto oggi si è svolto secondo il copione prestabilito. O meglio, fino a un certo punto anche sì.

Dalla fuga dei peones ai primi ventagli
Come praticamente in tutte le tappe fin qui disputate al Tour, la fuga da lontano è partita al primo colpo: 3 chilometri percorsi, e Niemiec è uscito insieme a Lemoine, Maté, Pérez Moreno, Gène e Boeckmans (declassato ieri per aver stretto Sagan alle transenne al traguardo volante, il belga aveva voglia di riscatto). I sei attaccanti hanno guadagnato poco, rispetto agli standard delle fughe a lunga gittata: appena 3'50" il loro vantaggio massimo, toccato al km 55, a 118 dal traguardo. A tenere la situazione sotto controllo, ci stavano pensando i team dei velocisti (Argos, Lotto, Omega Pharma), ragionevolmente fiduciosi del fatto che su un percorso quasi tutto pianeggiante nulla sarebbe sopraggiunto a sconvolgere i loro piani.

E invece quel qualcosa c'è stato, si è verificato, iniziando a manifestarsi precisamente intorno al km 60: i ventagli. Ebbene sì, i tanto temuti ventagli, attesi più facilmente in riva al mare o nei giorni di correnti più sostenute (oggi si era nell'interno e il vento soffiava a 20 km orari, non così forte insomma), si sono materializzati nel giorno più inatteso, confermando la tesi secondo cui non bisogna mai staccare l'attenzione dal Tour, perché quando meno ce lo si aspetta, succede qualcosa di decisivo.

Joaquim Rodríguez era l'uomo più in vista, tra quelli di classifica invischiati nel ventaglio in questione, ma è stato bravo, aiutato da Moreno e dagli altri suoi compagni della Katusha, a ricucire subito sul gruppo della maglia gialla; non è riuscito a fare altrettanto un drappello più corposo comprendente tra gli altri Marcel Kittel, vincitore di 3 tappe e atteso a una nuova sfida con Cavendish, e poi Nieve e Antón (in pratica tutta la Euskaltel da classifica), Pinot, Serpa, Taaramäe, Coppel, Bardet, Gilbert, Voigt, Goss. Ancora più indietro, un terzo troncone vedeva la presenza di Voeckler, Hesjedal, Gallopin, De Gendt, Poels, Hoogerland e un distratto Cunego.

Sentita l'aria di ventagli, la Belkin di Mollema e Ten Dam si è messa in testa accanto alla Omega Pharma (l'iniziatrice dell'azione, che aveva agito con l'intento - perfettamente riuscito - di far staccare qualche avversario di Cavendish), e in pochi chilometri il margine di un paio di minuti che in quel momento era rimasto ai fuggitivi è stato annullato: presi i 6 a 96 km dalla fine, Rolland è andato a prendersi il punticino del Gpm della Côte de Crotz, col gruppo Kittel che aveva 1' di ritardo e quello con Voeckler e Cunego un minuto e mezzo.

La iella di Valverde e gli errori della Movistar
La seconda svolta della giornata è giunta di lì a poco, a 87 km dalla fine. Valverde, col consueto fiuto per gli incidenti meccanici nei giorni di vento (gliene sono capitati sin troppo spesso in carriera), ha forato (o meglio, ha subìto un danneggiamento alla ruota posteriore in seguito a un urto con qualcuno), e si è fermato. La Movistar, intorno al capitano, gli ha dato certo un supporto, ma in quella maniera molle e cazzeggiona tipica dei pomeriggi al mare: e così, mentre Alejandro montava la ruota che Castroviejo - in assenza dell'ammiraglia - gli aveva passato, lo stesso Castroviejo si voltava e si dedicava a irrigare i campi circostanti con una spettacolare minzione in mondovisione. Chi scacciava le zanzare di qua, chi ordinava un mojito di là, chi cercava l'abbronzante nella borsa... e intanto i secondi passavano, Valverde non si dimostrava un drago nel cambio ruota, e anche la ripartenza è stata troppo lenta, prima che il ritmo di pedalata riprendesse la giusta lena.

35" segnavano i cronometri nel momento in cui, accompagnato da Amador, Erviti e Plaza, il murciano ha iniziato il vero e proprio inseguimento. Che cosa avrebbe dovuto fare la Belkin a quel punto? Gli olandesi erano già in testa a tirare da prima, avrebbe avuto senso che si fermassero per aspettare Valverde? Certo sarebbe stato un gesto di grande fair-play, ma noialtri siamo della parrocchia che sostiene che la corsa è corsa, e che oggi capita a me e domani a te, ma (come si dice a Roma) a chi tocca nun se 'ngrugna.

In parole povere, la storia del ciclismo insegna - tramite centinaia di episodi - che si può approfittare degli incidenti di percorso capitati agli avversari, senza che ciò esponga alla pubblicazione del proprio nome nel libro nero dello sport. Al limite, alla prossima occasione, qualcuno renderà la pariglia. Del resto, se il malcapitato di turno ci mette del suo per non sbrigarsi a uscire dalla situazione difficile in cui è impantanato, non è che possiamo dar la colpa al fato o agli avversari.

In ogni caso la spinta dei Movistar, una volta che si è iniziato a girare a pieno regime, è stata buona, e il distacco dal gruppo è stato presto dimezzato e poi ulteriormente limato. 12" è stato il ritardo minimo dal plotone, davvero un'inezia, si potevano quasi toccare con mano i sederi degli ultimi del gruppo, eppure... eppure quei 12" sono diventati presto 14, e poi 16, e poi 20, e allora, caspita, interveniamo, fermiamo Rojas e pazienza se spenderà quelle energie che avrebbe potuto risparmiare per centrare l'ennesimo 11esimo posto in carriera.

Rojas s'è fatto sfilare, s'è messo a girare insieme a Plaza, Erviti e Amador, ma ancora quel ritardo di 15-20" non accennava a diminuire. Possibile che non si riesca a chiudere quel dannato buco? Fermiamo pure Rui Costa! Ed ecco che, nel procedere della settimazione, anche il nono della generale, il portoghese che sarebbe nel pieno dell'apice della carriera, è stato fatto staccare dai battistrada per dare un contributo alla causa comune (o meglio, alla causa di Valverde). Si sarebbero potuti fermare sin da subito, i due rinforzi, ma in casa blu-verde si è giunti in ritardo alla comprensione delle proporzioni del problema.

Risultato? Un disastro. Ma proprio un disastro nel vero senso della parola. A 80 km dal traguardo (ovvero appena 7 km dopo l'incidente meccanico), Valverde e compagni erano a 25" di ritardo, e il gruppo di Kittel seguiva a 50. Due chilometri dopo è scoppiato Plaza, mentre il vento continuava implacabile a soffiare trasversale e ad allontanare con sé l'odore, il rumore del gruppo, mentre la vista - impietosa! - restava attiva, per vedere quel plotone sempre più piccolo, a distanza, sugli interminabili rettilinei di metà tappa.

Ai 77 km, ovvero 10 km dopo lo stop-and-go, il drappello Movistar è stato riassorbito da quello di Kittel, a 1'06" dal gruppo maglia gialla. Il dramma sportivo degli spagnoli iniziava ad assumere i contorni della disfatta, soprattutto ragionando in prospettiva e notando che la Belkin non accennava a farsi da parte, in testa al plotone. 1'26" è stato il margine massimo toccato nell'occasione dai battistrada sui ritardatari (ai -58), dopodiché i verdi d'Olanda si sono spostati, lasciando di nuovo il comando delle operazioni agli Omega Pharma. E a quel punto Valverde e compagni hanno ricominciato a vedere un po' di luce.

Dal crollo di Valverde alla pazza idea Saxo
Il momento di risalita dei Movistar (e di Kittel, e degli Euskaltel, e di tutti i componenti il primo gruppetto di ritardatari; il secondo, quello di Voeckler e Cunego, veleggiava già verso i 5' di ritardo) è durato poco, però: nemmeno 10 km, nei quali il ritardo è stato portato a 45", e nei quali Rolland (che pure aveva dato una mano ai Belkin) ha a sua volta forato, ritrovandosi invischiato pure lui - accompagnato da Gautier e Gène - nel gruppetto degli staccati.

Visto che i Valverdes recuperavano di gran carriera, la Belkin, non volendo rischiare di vedere sciupato tutto il lavoro precedente, si è rimessa a tirare a 50 km dalla conclusione. Le nuove strappate dei compagni di Ten Dam e Mollema sono servite, oh se sono servite! Non solo il vantaggio sui primi ritardatari è volato - nel giro di 10 km - da 45" a 2' tondi, ma il gruppo di testa ha visto la defezione di diversi altri corridori: Steegmans, Moser, Flecha, Impey, ma anche Richie Porte, che pure sarebbe stato utile accanto a Froome. Il fatto che la Sky (che già era partita da Tours senza Boasson Hagen, fratturatosi una spalla nella caduta di ieri) perdesse pezzi ha fatto venire quella certa acquolina in bocca alla Saxo Bank di Contador e Kreuziger: vuoi vedere che riusciamo a far scattare il trappolone?

Il vento continuava a fare il suo giro, e diritti sulla tolda i Saxo Boys iniziavano ad occupare le posizioni di vertice di quel che restava del plotone. Senza tirare, però: non sia mai - abbiamo pensato - che tra spagnoli ci si facciano i dispetti. Con Valverde dietro, Contador non voleva probabilmente approfittare troppo della situazione dando una mano agli indefessi Belkin. I quali, comunque, continuavano a cavarsela assai bene anche da soli, facendo pure affidamento sul fatto che tra gli inseguitori ormai affiorava la stanchezza, non minore della disperazione che si leggeva negli occhi di Alejandro.

A 31.5 km dalla fine il distacco era salito a 2'45", ma non citiamo questo riferimento chilometrico a caso. Lo citiamo perché è stato proprio lì, a 31.5 km da Saint-Amand-Montrond, che la pazza idea Saxo si è materializzata. Messi davanti al gruppo come si suol dire "a blocco", gli uomini di Riis hanno dato la loro frustata. Con Roche e Bennati innanzitutto, e con Tosatto e Rogers pronti a contribuire, e con i capitani Contador e Kreuziger subito a ruota, i Saxo hanno raccolto il testimone dai Belkin e si sono messi a trenare pancia a terra. Froomy, in quel momento abbastanza solo (i suoi erano un po' sparpagliati qua e là per il plotone) non ha pensato - come prima cosa - di pedalare a fondo per accodarsi. Ha invece valutato che fosse più urgente una bella chiacchierata col suo ds, in ammiraglia.

E così, mentre il trenino Saxo, in compagnia di Mollema e Ten Dam (sveglissimi i due capitani Belkin a non perdere l'occasione), di Cavendish scortato da Chavanel e Terpstra, di Sagan accompagnato da Bodnar, quindi di Fuglsang bravo a far da sé, mentre questa pattuglia di 14 uomini si avvantaggiava di pochi metri, Froome attivava la radiolina e chiedeva indicazioni al direttore sportivo.

Il minuto di speranza di Contador, la vittoria di Cavendish
La Sky ha rapidamente organizzato le sue scarse forze, mettendo Stannard e Kennaugh a tirare con uno sporadico aiuto di Siutsou e Thomas. Per una decina di chilometri il ritardo dagli attaccanti è stato contenuto in 10-15", anche perché BMC e Katusha non hanno rifiutato una mano agli uomini della maglia gialla. Ma non appena queste formazioni si sono disunite, a poco più di 20 km dalla fine, il distacco si è ampliato: ai -20 precisamente il margine per Contador e soci (grandissimi Bennati e Tosatto, va riconosciuto) era salito a mezzo minuto, con Valverde rotolato a 5' dai primi.

E di lì a poco i secondi di vantaggio dei battistrada sono diventati 40 e poi 45, finché la Lotto di Greipel si è messa a sua volta a tirare il gruppo maglia gialla, nella tardiva speranza di ricucire e di permettere al suo capitano di sprintare. Nel frangente, il vantaggio del gruppetto Contador si è contratto (fino a 38", misurati a 13 km dalla fine), ma poi anche la Lotto ha esaurito le cartucce, e allora non c'è stato più intervento di supporto che tenesse: non quello dei Garmin ai -9, non quello degli AG2R ai -8. L'unica costante era vedere i secondi di vantaggio dei primi aumentare, insieme al disperdersi delle forze di chi inseguiva.

A 5 dal traguardo il margine ha toccato e poi superato il minuto, e a quel punto il capolavoro tattico della Saxo poteva dirsi ormai compiuto. Che si chiudesse con 1'10" o con 50" su Froome, la sostanza non cambiava: più che sul piano dei secondi guadagnati, la mazzata per la maglia gialla è risultata valida su quello del morale (messo a dura prova anche dal notare quanto poco affidabili siano state le sue truppe oggi, al contrario di quanto esibito dalla guardia d'onore di Contador, che rimane - anche più di Mollema che lo precede in classifica - il rivale numero uno per Froome).

Il finale, quindi: tatticamente, con Cavendish non solo più veloce di Sagan, ma anche supportato da due volponi come Chavanel e Terpstra (per di più in superiorità numerica sul solo Bodnar), non c'era lotta. In effetti è stato proprio così: a 1.4 km dal traguardo Niki è partito, obbligando Bodnar a chiudere e facendolo di fatto fuori. Chavanel poteva a quel punto mettersi in testa per orchestrare al meglio le cose nell'ultimo chilometro. Oltre a ciò, la Omega è stata brava a mettere in mezzo Sagan, che era a ruota di Sylvain ma si trovava alle spalle quella iena di Cavendish.

Puntualmente, ai 250 metri Chavanel si è spostato lasciando Peter al vento. Lo slovacco, a sua volta, ha ben pensato di fare la stessa cosa, ma nel momento in cui si è fatto da parte, Cavendish è subito partito di slancio, prendendo quei 2-3 metri che hanno poi impedito al capitano della Cannondale di prenderne in pieno la scia e provare a saltarlo. Risultato: Mark ha vinto nettamente la sua seconda tappa in questo Tour, 25esima in totale. Sagan ha colto l'ennesimo piazzamento, davanti a Mollema, Fuglsang, Terpstra, Kreuziger, Contador e Ten Dam; staccati di qualche secondo via via i vari gregari degli ultimi 30 km; il gruppo della maglia gialla, con Greipel al 15esimo posto davanti a Kwiatkowski e altri 40 uomini, è transitato a 1'09".

Valverde, Nieve e le prime vittime dei ventagli sono arrivati a quasi 10 minuti (9'54"), lasciando voragini in classifica; il gruppetto con Cunego ha pagato addirittura 13'36" (con Castroviejo a chiudere l'ordine d'arrivo al 181esimo posto). Tutto ciò ci rende una classifica che - a dispetto di quanto ci potessimo aspettare - è molto diversa rispetto a ieri. Froome è sempre in giallo, ma ora è seguito a minor distanza da Mollema (secondo a 2'28"), Contador (terzo a 2'45"), Kreuziger (quarto a 2'48") e Ten Dam (quinto a 3'01"). Ovvero da due coppie (Belkin e Saxo), e chissà se tale conformazione delle forze in campo - unita a qualche colpo di fantasia come quello di oggi - possa riservarci sorprese anche nei prossimi giorni.

Nella generale seguono Fuglsang a 4'39", Kwiatkowski a 4'44, Quintana a 5'18" (ora il colombiano sarà finalmente capitano), Péraud a 5'39", Rodríguez a 5'48", Dan Martin a 5'52" e Evans a 6'54". Primo degli italiani, sempre Davide Malacarne (arrivato oggi con Valverde), 29esimo a 26'42". Domani da Saint-Pourçain-sur-Sioule a Lione son 191 km che a prima vista si direbbero adatti a fughe (viste le tante salitelle - innocue per la lotta dei big - del percorso); e considerando anche il grande lavoro di tante squadre oggi, crescono ulteriormente le possibilità di una bella evasione che, qualora comprendesse un Moser o un Cunego, potrebbe riservare anche al pedale azzurro qualche labile speranza di ritrovare un sorriso sulle strade di Francia. Per nuove variazioni nella generale, i discorsi sono invece rimandati a domenica e al Mont Ventoux; a meno che, dopo i fuochi d'artificio di oggi, gli uomini di classifica non vogliano regalarci altre emozioni inattese.

Marco Grassi

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