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Giro di Svizzera 2013: And now, Rast but not least... - Fuga vincente, battuti Hayman-Kolobnev

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Per Grégory Rast a Meilen il successo più importante in carriera © BettiniphotoAnche se Mathias Frank in maglia gialla sta tenendo alto l'onore della Confederazione Elvetica nella corsa di casa, non poteva comunque mancare un successo di tappa per i corridori svizzeri. Essendosi Cancellara scontrato con il vento contrario nella crono d'apertura, e non essendo presente un uomo in grado di imporsi senza se e senza ma, diventava fondamentale indovinare la fuga giusta grazie a cui giocarsi le proprie chance. Proprio quel che ha fatto oggi Grégory Rast.

Esperto corridore (33 anni compiuti a gennaio), belloccio (avete presente i modelli dei poster dei saloni da barba?), una carriera da gregario, ha avuto sì qualche picco in passato (un paio di titoli nazionali; un quarto posto a una Roubaix; un ottavo alle Olimpiadi), ma appartiene alla schiera di quelli che alzano poche volte le braccia sotto a uno striscione: una tappa al Giro di Turchia, e poi una predisposizione speciale per quello del Lussemburgo (tappa più classifica finale nel 2007; cronoprologo nel 2009). Questo è quanto. O meglio, questo era quanto prima di questa assolata giornata che da Leuggern a Meilen ha portato il gruppo del Tour de Suisse attraverso 186 km e qualche strappo insidioso.

Non parliamo del Tourmalet (ma nemmeno di una Redoute, a ben vedere), ma tanto è bastato perché il gruppo verificasse l'ammutinamento dei team dei velocisti: non avendo in tanti la certezza di poter portare lo sprinter della squadra alla volata finale (e se quello poi si staccava sul più bello?), il no contest è stato lo sbocco naturale della politica odierna del plotone. Buon per chi si infilava nella fuga, quindi. Ci hanno provato dapprima Rowe, Vorganov, Voigt, Albasini, Saez e Denifl, ma non hanno avuto il via libera.

Meglio è andata, poco dopo il km 25, a Mathew Hayman, Alexandr Kolobnev, Bert Grabsch e il nostro Rast. Quattro passisti di notevolissimo livello, i quali hanno preso rapidamente a guadagnare, anche perché il gruppo, individuati in loro gli uomini adatti alla scampagnata, ha tirato delicatamente i remi in barca. Il quartetto ha messo insieme quasi un quarto d'ora, continuando ad aumentare il proprio vantaggio fino a 40 km dal traguardo (quando si è toccato il picco di 14'45"). In quel momento era già chiaro da tempo che il successo di giornata sarebbe stata questione tra quei quattro. Dal gruppo giungevano poche notizie, per la precisione due: quella di una BMC sempre in testa a controllare la situazione (tenendo il capoclassifica Mathias Frank al riparo da rischi); e quella del ritiro di Heinrich Haussler, che ha abbandonato dopo aver vanamente provato a ripartire in seguito a una caduta nei primi chilometri.

Fino a 4 km dalla conclusione, i quattro moschettieri all'attacco hanno condiviso un invidiabile accordo. Arrivati alle porte di Meilen, però, è fatalmente emersa in ognuno di loro la voglia di vincere; o quantomeno di provarci. Il primo a rompere gli schemi è stato Grabsch, autovalutatosi (con delle buone ragioni) come il più lento della compagnia, e quindi più voglioso di anticipare gli altri. Il problema è che gli scatti del tedesco (ai 4, poi ai 3 km, poi ancora ai 1500 metri) non hanno fatto che il solletico agli avversari. E prima Rast (due volte), poi Kolobnev, hanno chiuso sul corridore della Omega Pharma.

Con Grabsch che ormai aveva speso le sue cartucce, per Hayman e Rast arrivare in volata avrebbe probabilmente significato consegnare il successo a Kolobnev; sicché, in uno dei momenti di quasi-surplace che hanno caratterizzato quei chilometri conclusivi, Rast dall'ultima ruota è passato tra Hayman e Kolobnev, proponendo uno scatto ben più deciso di quelli - pallidi - esibiti da Grabsch. Kolobnev, che proprio poco prima aveva chiuso sul tedesco, non ha avuto gambe per riportarsi sotto (o forse non ha voluto fare il lavoro sporco col rischio di favorire l'australiano della Sky).

E allora Rast, col vento stampato su quella faccia pronta ad aprirsi in un sorriso, ha volato letteralmente per tutti i 1000 metri finali, andando a centrare la vittoria probabilmente più prestigiosa della carriera. Una volta vistisi battuti, dietro hanno pure rallentato, pronti allo sprint per il secondo posto: uno sprint in cui, in uscita di curva, Hayman ha leggermente chiuso Kolobnev (che ha molto protestato) alle transenne, avendone ragione e conquistando la piazza d'onore, 25" dopo l'arrivo dello svizzero. Grabsch ha chiuso al quarto posto, poco dietro i due litiganti, ma ben avanti a un gruppo che, alla fine, non ha recuperato moltissimo (considerando anche il ritmo rallentatissimo degli ultimi 4 km dei battistrada).

Sagan ha infatti battuto Degenkolb per il quinto posto quando Rast era già arrivato da 10'43". Alle spalle del tedesco della Argos, Démare, Swift, Cimolai e il giovane Van der Sande (con Kristoff, vincitore ieri, solo 11esimo). La classifica è del tutto invariata, Frank ha sempre 23" su Kreuziger, 35 su Rui Costa, 57 su Pinot e 1'08" su Mollema. Tra l'1'23" e l'1'42" Martin, Kangert, Péraud, Van Garderen e Meyer, che chiudono la top ten. Una situazione di stallo che perdura da giorni ma che domani dovrebbe aver termine, visto che la settima tappa, da Meilen a La Punt (206 km), ha un finale con due salite di prima categoria, l'ultima delle quali, l'Albulapass, scollina (dopo 12 km di scalata al 7% medio) a 9 dal traguardo. Non assisteremo a duelli all'ultimo sangue, ma qualcosa si muoverà di sicuro.

Marco Grassi

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