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Giro d'Italia 2013: Navardauskassa i piani di Oss... - Fuga a 20, secondo il trentino. Nibali tranquillo in rosa

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Ramunas Navardauskas, primo nella tappa del Vajont © BettiniphotoChe quella del Vajont sarebbe stata una tappa da fuga era scritto sul libro dei profeti sin dalla notte dei tempi. O forse era solo scritto nelle menti di chi segue un po' il ciclismo, ma tanto bastava per avere un'idea chiara di come poteva essere lo svolgimento dell'undicesima frazione del Giro 2013. Non prevedendo un arrivo da uomini veloci (quello lo avremo domani), né uno strappo da finisseur al traguardo, né tantomeno una salita decisiva che potesse permettere di guadagnare molto, qualora si fosse interpretata corsa d'attacco, l'unica soluzione possibile era quella della fuga da lontano.

Tanto era desiderata, questa fuga, che per quasi due ore di gara non se n'è avuta traccia, col gruppo lanciato a velocità altissima e pronto a frustrare qualsiasi tentativo. Solo dopo 71 km di tappa sono riusciti finalmente a evadere 20 uomini, qui di seguito elencati con cura: gli italiani Pirazzi, Oss, Puccio e Di Luca; i francesi Bonnafond e Le Bon; gli spagnoli Martínez e Cobo; i colombiani Duque e Sarmiento; i tedeschi Gretsch e Martens; i belgi Keukeleire, Veuchelen e Pauwels; i russi Gusev e Petrov; il venezuelano Rodríguez; l'ucraino Popovych; e il lituano Navardauskas, citato per ultimo non a caso, ma per poter attaccare al suo nome la notizia che proprio lui è stato il vincitore della tappa, alla fine.

I 20, avuti i buoni uffici dell'Astana della maglia rosa Nibali (e nulla in contrario da parte delle altre 20 squadre, quasi tutte rappresentate nella fuga), hanno guadagnato praticamente sempre dal momento dell'attacco fino alla salita finale. Fino al Gpm di Sella Ciampigotto hanno proceduto pure con buon accordo, ma poi tra la cima e la successiva discesa quest'accordo si è rotto in nome degli interessi personali dei vari corridori lì presenti. Ad esempio Pirazzi, maglia azzurra di migliore scalatore, ha tentato di avvantaggiarsi in vista del traguardo Gpm, ma è stato beffato da Jackson Rodríguez (che sta crescendo nella relativa classifica), bravo a precedere in vetta lo stesso Pirazzi e Bonnafond.

Dopo queste schermaglie, il vero affondo l'ha prodotto Patrick Gretsch nella picchiata verso Lozzo di Cadore: avvantaggiatosi a circa 50 km dalla fine, il tedesco della Argos ha guadagnato addirittura 1'49" nel momento di massimo vantaggio sugli altri 19, quando mancavano 34 km alla conclusione. A quel punto il gruppo maglia rosa era a quasi 6' di ritardo dal battistrada, quindi tagliato fuori dai discorsi relativi al successo di tappa. Toccava agli immediati inseguitori prendere contromisure per fronteggiare l'azione di Gretsch. Di Luca ha tentato di smuovere le acque, ma chiaramente uno col suo spunto veloce e la sua tenuta in salita non poteva trovare libertà.

Molta di più ne poteva essere concessa a due passisti come Navardauskas e Oss, partiti forte ai 21 km e, forse un po' sottovalutati in partenza, riusciti a sganciarsi decisamente dagli altri fuggitivi. L'azione condotta principalmente dal lettone (perlomeno nelle fasi iniziali) ha rapidamente assunto un certo rilievo, e nel giro di 4 km i due contrattaccanti hanno raggiunto Gretsch. Il quale, non essendo un drago in salita, si è poi staccato non appena la strada ha tornato ad incresparsi, ai piedi dell'ascesa verso il traguardo di Erto e Casso, all'ombra della tristemente celebre diga del Vajont.

Ma in salita pure Oss ha avuto i suoi bravi problemi, faticando a tenere le ruote di Navardauskas nei tratti di maggior pendenza; sicché ai 5 km il lituano della Garmin ha preso il largo, andando a conquistare il secondo successo in poche settimane (appena prima del Giro ha vinto una tappa al Romandia), un'affermazione che conferma la sua liaison con la corsa italiana, nella quale l'anno scorso fu leader in classifica (maglia rosa, insomma) per un paio di giorni dopo la cronosquadre di Verona. Un ottimo passista, gregario di gran vaglia e capace anche di ritagliarsi i suoi spazi, il 25enne di Silale crescerà ancora nei prossimi anni, c'è da scommetterci. L'unico suo problema è in un cognome troppo lungo che ci crea grosse difficoltà in sede di titolazione degli articoli...

Oss è arrivato, facendo inchini al pubblico presente, a 1'08" da Ramunas; Pirazzi, uscito ai 4 km e superato Duque (che aveva tentato un velleitario contropiede 3.5 km prima), si è aggiudicato la terza piazza, a 2'59"; quindi a 3'07" Puccio ha sprintato per il quarto posto su Martens, Di Luca e Martínez, con Pauwels e Petrov subito dietro, e Rodríguez a chiudere la top ten a 3'25".

Anche il gruppo ha visto qualche schermaglia, nei chilometri conclusivi: Hesjedal ha nuovamente perso le ruote dei migliori, ma quel che più conta è che Scarponi ha tentato di dare una bottarella, ben controllato da Majka e Betancur; è partito allora in contropiede (lanciato da una trenata di Capecchi) Intxausti, che è stato bravo a tenere nel finale e a precedere di 18" il gruppo della maglia rosa. Pare poca cosa, eppure quelle due decine (scarse) di secondi di vantaggio permettono a Intxausti di risalire due posizioni in classifica (scavalcati Pozzovivo e Majka), attestandosi sul nono posto (a 4'05" da Nibali).

Il resto della generale - per quanto riguarda le posizioni di vertice - non cambia, lo Squalo dello Stretto ha sempre 41" su Evans secondo, 2'04" su Urán terzo, 2'05" su Wiggins quarto; seguono Gesink a 2'12", Scarponi a 2'13", Santambrogio a 2'55" e Niemiec a 3'35". Domani altra giornata di transizione, da Longarone si arriva a Treviso, ci sono pure tre salitelle lungo i 134 km della tappa, ma l'esito in volata è quantomai scontato. Cavendish va per la terza, ma Elia Viviani nella sua regione proverà a interrompere la maledizione dei secondi posti. Speriamo ci riesca.

Marco Grassi

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