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Giro d'Italia 2013: Evansescente? No, Cadel c'è - L'australiano è reattivo e secondo in classifica

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Cadel Evans veste la maglia rossa di leader della classifica a punti. L'australiano è anche 2° nella generale © Bettiniphoto

Nelle corse come nella vita ci sono corridori e persone che amano apparire, a cui le luci della ribalta infondono una particolare carica, che se escono di scena per soli pochi minuti restano quasi come fossero senza ossigeno. Dall'altra parte vi sono invece i corridori e le persone come Nibali, che si culla la maglia rosa, quasi fosse la sua bimba, in quel di Saltara e chi culla un sogno ma in silenzio, senza apparire, mantenendo però consistenza: l'esempio più fulgido di questa seconda tipologia è forse Cadel Evans.

Tra i favoritissimi per la vittoria finale il 36enne australiano non c'era affatto. Tutti a puntare i fari sulla sfida che avrebbe dovuto essere epocale tra Wiggins e Nibali, con Ryder Hesjedal come terzo incomodo, nonché campione uscente. Ricapitolando, dopo dieci tappe il britannico ha patito una caduta ed un contraccolpo psicologico nell'affrontare le discese bagnate che Eddy Merckx non ha esitato a definire «da novellino»; ora è 4° a 2'04" da Nibali, il quale le attese le sta mantenendo eccome, essendo già finito in maglia rosa dopo la cronometro che secondo gli esperti avrebbe costretto la Squalo ad inseguire proprio Wiggins.

Hesjedal non ha ripetuto l'exploit del 2012 - e francamente per lo spessore del corridore due maglia rosa consecutive sarebbero state davvero troppe - ma al contrario, dopo i lampi di Marina di Ascea, il canadese s'è via via spento. Una crono per nulla entusiasmante, seri problemi sullo strappo di Fiesole nella tappa di Firenze. Ecco che Ryder oggi ha così accumulato, già sul Cason di Lanza, un discreto ritardo, chiudendo al traguardo con un ritardo di 20'53" da Rigoberto Urán.

Chi invece, zitto zitto e fuori dai pronostici della vigilia, continua a mettere fieno in cascina è Cadel Evans. L'australiano della BMC ha deciso di prendere parte al suo terzo Giro d'Italia il 30 marzo scorso. Molti pensavano che venisse a correre qui per allenarsi in vista di quel Tour de France conquistato nel 2011 e miseramente fallito lo scorso anno.

Evans invece è oggi l'unico rivale vero di Vincenzo Nibali, almeno stando ai distacchi in classifica generale: Cadel deve recuperare a Nibali solo 41" mentre il terzo, Urán, ha un ritardo di 2'04". Evans ha affrontato il Giro nella maniera giusta, con il giusto mix di esperienza e voglia di spaccare il mondo che lo stanno portando a piazzarsi costantemente (il primato nella classifica a punti davanti a gente come Viviani e Cavendish è un puro caso o un esempio di regolarità?), a cercare gli abbuoni, spesso trovandoli, a buttarsi nelle volate per le posizioni di rincalzo, al non essere soddisfatto della propria prestazione, come accaduto oggi all'Altopiano del Montasio, dove pure Cadel ha chiuso 5°, a pari tempo di Vincenzo Nibali (che però guadagna 8" d'abbuono rispetto a Cadel).

Si potrà obiettare: Evans non pare in grado di staccare in salita - o comunque metter in difficoltà - Nibali, come pensa di vincere il Giro? In parte è vero, come ritmo, squadra ed esplosività sulle pendenze, specie se aspre, Nibali batte Evans. Almeno sulla carta. Eppure Evans migliora giorno dopo giorno, tant'è che nella parte finale della cronometro di Saltara, quella tutta in salita, è stato il più veloce in assoluto. Se questi non sono segnali...

Anche oggi Evans già sul Cason di Lanza era rimasto senza squadra, eppure ha proseguito fino al traguardo restando con i migliori, tenendo testa al ritmo indiavolato degli uomini Sky, rispondendo ai vari allunghi di Nibali e provando a rincorrere Pozzovivo. A fine tappa dirà che, pur avendo concesso un po' di secondi a Nibali (gli 8" d'abbuono, appunto), è felice per aver mantenuto la seconda posizione in classifica generale dopo il primo, serio arrivo in salita. Senza preparazione specifica per l'appuntamento rosa, senza sapere di dover essere al Giro sin dall'inizio dell'anno, Cadel ha lavorato sodo, arrivando a Napoli con una condizione in crescendo e sentendo la gamba migliorare giorno dopo giorno, chilometro dopo chilometro.

Mentre i vari Hesjedal e Wiggins si dissolvevano (oggi anche Scarponi non ha dato un'ottima impressione sul finale della salita verso l'Altopiano), Evans zitto zitto cresceva, manteneva la sua proverbiale costanza, riempiva le top ten. Non sarà un corridore appariscente, di cui si parla tanto, ma Cadel quando è chiamato c'è sempre. Costante, presente, discreto e silenzioso. Forse anche per questo è così amato dagli appassionati.

Francesco Sulas

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