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Giro d'Italia 2013: Il brusco risveglio di Hesjedal - Il canadese va in crisi e perde terreno prezioso nella generale

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Seconda giornata no consecutiva per il campione uscente Ryder Hesjedal. Le sue possibilità di vittoria sono ora ridotte al lumicino © ca.sports.yahoo.com

L'avevamo detto: è un Giro d'Italia, almeno nella prima settimana, ricco di insidie e di imboscate per gli uomini di classifica. In più, il "paese del sole" ha deciso di mettere a tacere un luogo comune e di regalarci un Giro mediamente piovoso, specie nelle tappe con le maggiori insidie legate al bagnato. Accade così che i corridori debbano affrontare un percorso non facile in condizioni pessime. Corridori magrissimi, come vogliono i canoni attuali, ai quali freddo e bagnato inatteso possono causare brutti scherzi (vedere la serie di débâcles alla Milano-Sanremo di quest'anno, con conseguente trionfo dei passisti dal basso differenziale altezza-peso).

Si pensava che la prima vittima oggi dovesse essere Wiggins, visti i precedenti di Pescara e vista la disastrosa discesa di Vallombrosa. Ma Wiggo è riuscito a rientrare e a rimanere successivamente nella pancia del gruppo. Il ritmo imposto da Kangert sulla dura Vetta Le Croci ha però fatto male a parecchi, visto che il gruppo si è ridotto a trentacinque unità. Delle vittime, la meglio messa in classifica era Pieter Weening, che al traguardo pagherà più di otto minuti e mezzo: una crisi certo non auspicata, ma attendibile, che spegne le velleità di classifica dell'olandese e dell'Orica-GreenEDGE. 

La vera sorpresa però si palesa sulla più facile salita di Fiesole, dove vediamo un Ryder Hesjedal in difficoltà sin dalle prime battute: il canadese della Garmin, rimasto tra l'altro senza compagni, mostra una vera e propria crisi di fame, perdendo 30" in cima alla salita e altri trenta, complessivamente 1'06", fino all'arrivo a Firenze. 

Una crisi che decisamente non ci aspettava, specie con queste modalità: sulla salita più facile di giornata, nelle prime rampe, senza aver tra l'altro accennato alcuno sforzo o segnale negativo prima. Anzi, lo stesso Hesjedal aveva mandato avanti Millar a sostenere gli Astana per un breve tratto, quando Wiggins era dietro. Dunque, almeno nella testa di Ryder, la giornata storta non era proprio dietro l'angolo.

Cosa è successo? Indubbiamente, i motivi portati sopra hanno influito sulla crisi dell'atleta canadese. Bisogna anche dire però che Hesjedal dall'inizio di questo Giro non ha fatto altro che sorprenderci. Intanto ostentando una condizione superiore alle attese in quel di Marina di Ascea, dove ha attaccato. Poi facendo meno del previsto nella crono di Saltara, dove ha pagato soprattutto nel finale, infine oggi. Comincia a venire il dubbio che il vincitore del Giro d'Italia 2012 sia entrato in condizione troppo presto (d'altronde, basti ricordare la condizione brillante manifestata anche sulle Ardenne, che ha contribuito al successo di Daniel Martin alla Liegi) ed abbia preferito impostare la corsa sull'attacco piuttosto che sulla difesa, cercando di mettere fieno in cascina nell'attesa del calo di forma. Ma se la crisi di oggi è il primo segnale di un calo di forma in atto, allora per Ryder le speranze di podio a fine Giro si riducono al lumicino.

Esiste però un altra possibilità, più fantasiosa ma non per questo da escludere: bisogna considerare che questo Giro d'Italia sarà il più lungo di sempre, per quanto riguarda i trasferimenti stradali (esclusi quelli aerei, per intenderci). Questo è ovviamente dovuto alla difficoltà crescente di avere amministrazioni locali, soprattutto al sud, disposte ad accollarsi l'onere di organizzare tappe e offrire sede di partenza e arrivo. Ciò che ne viene fuori è un Giro rattoppato, e visto sotto questa luce lo spettacolo offerto in queste prime tappe può considerarsi un vero e proprio miracolo organizzativo.

Restano però lunghissimi trasferimenti: questa settimana hanno sempre superato i cento chilometri giornalieri, con punte intorno ai 250 per le tappa di Margherita di Savoia e di Pescara. Uno stress notevole per diversi atleti, specie per i vincitori di tappa e i portatori della rosa che, causa conferenza stampa, non possono muoversi dall'arrivo prima delle 7 di sera. I lunghi trasferimenti notturni significano mangiare ad orari inconsueti, tenersi il cibo sullo stomaco durante la notte, il che significa il giorno dopo non potersi alimentare bene. E le conseguenze possono essere dannose, in uno sport come il ciclismo dove la corretta alimentazione è la base sulla quale la prestazione dell'atleta non può prescindere. 

Inoltre molti atleti, specie i più giovani che magari han corso in Italia e dunque hanno esperienze di corse a tappe al lumicino, non sono decisamente abituati a questo andazzo e oggi parecchi di loro, che ieri hanno affrontato un altro sforzo mai provato (una crono sopra i 50 km) hanno pagato pegno. Prendiamo l'esempio della Bardiani-CSF, squadra giovane e inesperta per eccellenza, che con l'esclusione di Pirazzi, è finita oltre i 10' di distacco. Ed è vero che alcuni atleti non erano in buone condizioni (Boem e Zardini su tutti), ma certamente non si attendeva che un Enrico Battaglin, che era dato tra i favoriti in caso di arrivo allo sprint, cedesse così in fretta, o che Stefano Locatelli (anche lui magro all'inverosimile), dopo una buona prova ieri, pagasse dazio così. La Bardiani resta dunque già senza uomini da classifca, ma anche nelle altre squadre i giovani pagano dazio: basti pensare ad Aru e Rosa, che finora avevan fatto benissimo e stavano diventando papabili per la maglia bianca che ora, verosimilmente, resterà un discorso tra corridori stranieri.

Nicola Stufano

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