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Giro d'Italia 2013: Degenkolb, prova di forza - Rimonta Canola dopo una maxicaduta a Matera. Paolini sempre in rosa | Cicloweb

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Giro d'Italia 2013: Degenkolb, prova di forza - Rimonta Canola dopo una maxicaduta a Matera. Paolini sempre in rosa

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L'urlo di felicità di John Degenkolb subito dopo l'arrivo di Matera © BettiniphotoÈ venuto al Giro non solo per firmare il foglio di partenza ma anche per vincere una tappa, ma oggi che, dopo 5 giorni, ha già centrato il suo obiettivo minimo, si apre tutta un'altra storia per John Degenkolb. Intanto da domani vestirà la maglia rossa, per il momento in qualità di secondo alle spalle di Luca Paolini (che guida la classifica a punti ma anche la generale, quindi porta a spasso ovviamente la maglia rosa), ma in prospettiva questa casacca può essere un obiettivo alla portata del 24enne di Gera, il quale - ecco l'altra storia - troverà altri traguardi su cui potrà far valere il proprio spunto veloce abbinato alla capacità di resistere sulle salitelle. Quelle qualità che abbiamo già visto abbondantemente all'ultima Vuelta, ad esempio (laddove per lui sono giunte ben 5 vittorie).

Per conquistare il suo primo successo al Giro, a dire il vero, il tedesco della Argos ha dovuto anche pescare un pizzico di buona sorte, visto che puoi essere bravo quanto ti pare nel dribblare un collega finito in terra davanti a te (e Degenkolb oggi è stato bravissimo in ciò), ma poi se un altro ti butta giù, addio sogni. Addio sogni che vale, come modo di dire, anche e soprattutto per Marco Canola, oggi. 24 anni pure lui (appena 12 giorni più anziano del vincitore), è l'uomo che oggi si è visto passare davanti un treno impensabile, restando improvvisamente solo al comando all'ultimo chilometro, e non riuscendo a chiudere quei 1000 metri in tempo per gioire per un successo di tappa al Giro, evento che non crediamo egli stesso avesse preso in esame tra quelli possibili in queste tre settimane.

Ma facciamo ordine. Possiamo partire dalla fuga a lunga gittata, iniziata al km 3 con Tomas Gil, Ricardo Mestre, Rafael Andriato, Alan Marangoni, Brian Bulgaç e Stefano Pirazzi. Poi s'è visto che quest'ultimo era interessato solo ai punti del primo Gpm (Cipolletto, km 37), dopodiché si è rialzato, lasciandosi riprendere da un gruppo che, toltosi di mezzo il più vicino in classifica (Pirazzi, appunto: era a 3'06" da Paolini), ha potuto lasciare maggiore agio agli attaccanti. I quali si sono portati a +10'05" nel momento di massimo fulgore della loro azione, prima che il lavoro dei team degli sprinter più resistenti (Argos->Degenkolb, Orica->Goss, Movistar->Ventoso) iniziasse a erodere quel margine.

Il momento del riaggancio è stato a 22 km dalla fine, all'inizio della salita di Montescaglioso, le cui pendenze erano molto temute da vari velocisti. E infatti il forcing Movistar ha mietuto parecchie vittime, tra cui Blythe, Chicchi, Gavazzi, Cavendish, messi fuori dalla contesa per l'eventuale sprint conclusivo.

In vista del Gpm, un nuovo scatto ha permesso a Pirazzi di conquistare altri 3 punti per la maglia azzurra (che però rimane a Visconti, a quota 14 punti contro gli 11 del laziale), quindi in contropiede Gastauer se n'è andato in discesa, raggiunto prima da Vrecer e poi (ai -12) da Bak. Il gruppo, tirato a turno da BMC, Blanco e Bardiani, aveva intanto perso Urán, vittima di una foratura a 13 km dal traguardo. Il colombiano è stato comunque bravo a recuperare e rientrare sui migliori nel giro di 5 km (un po' come ha fatto Danielson, anche lui rimasto con la ruota sgonfia agli 8 km ma anche lui capace di riportarsi sotto nel finale).

Un gruppo in fermento all'avvicinarsi della salita di Matera ha visto gli scatti di Rabottini e Locatelli anticipare l'annullamento dell'azione di Gastauer e soci (i quali non avevano comunque avuto che 12" di vantaggio massimo), quindi un velleitario tentativo dello stesso Rabottini (rimasto al comando fino ai -6.5), infine un allungo di Dupont tra i -5.5 e i -3.

A quel punto, esaurite le cartucce dei vari contropiedisti, ci si è preparati allo sprint di gruppo. Ridotto, stornato da molti velocisti o da corridori affaticati o non reattivi sulle salitelle, ma pur sempre un gruppo forte di almeno un centinaio di unità. Prima la BMC, poi - ai 2 km - la Bardiani con Battaglin (oggi al lavoro per Modolo), hanno provato a tenere allungato il serpentone; ma su una curva a sinistra proprio all'ultimo chilometro, il patatrac accennato sopra.

La strada era più che bagnata - del resto un paio d'ore prima dell'arrivo della corsa un violentissimo nubifragio si è abbattuto su Matera, allagandone temporaneamente il sistema viario - e Mezgec è scivolato sulle strisce pedonali, portandosi appresso una moltitudine di colleghi (non li citiamo tutti, ma stanno tutti bene a parte qualche botta). Il corridore della Argos era in seconda posizione, quindi lo strike da lui innescato ha lasciato al comando un solo uomo, Canola appunto: stava tirando anche lui per Modolo (caduto), e si è ritrovato a un passo dal sogno di una vita, quel sogno che era lì a un chilometro di distanza, così vicino eppure così dannatamente difficile da raggiungere, afferrare.

Il veneto ci ha messo qualche metro per rendersi conto di quel che stava accadendo. Quando ha capito che si giocava un risultato clamoroso, ha iniziato a darci dentro in maniera ancora più veemente, ma tra le due irresistibili forze contrapposte - una, magnetica, che lo attraeva al traguardo; l'altra, quella del terrore che da dietro si realizzasse quanto incombeva, ovvero la rimonta di Degenkolb, eccellente nello scartare Mezgec senza andar giù, e ancor più bravo nel gestire quel chilometro finale.

Canola, novello Orfeo, ha commesso l'errore di voltarsi. Poi, come non convinto di quanto aveva visto, s'è voltato ancora. E ancora, ancora, ancora, finché il gigante in maglia Argos non gli è veramente piombato addosso, a 250 metri dalla conclusione, per saltarlo senza alcuna difficoltà. A sua volta, Degenkolb ha dovuto spremersi fino all'ultima stilla d'energia per resistere al ritorno di quelli che, partiti per la volata un po' più avanti rispetto ai -1000, hanno avuto uno spunto migliore: non sufficiente, però, per battere John. Parliamo di Ángel Vicioso, secondo, e Paul Martens, terzo nonché primo a congratularsi col connazionale vittorioso.

Sergio Henao (uomo di classifica, quindi) è finito ai piedi del podio, davanti a Trentin, Pantano, Oss, Keukeleire, Bole e Kangert, decimo. Canola alla fine si è dovuto accontentare del dodicesimo posto (in realtà non era per niente contento, visto lo sfogo di rabbia e pianto che ha avuto dopo la cocente sconfitta). In classifica non cambia niente, visto che i distacchi dovuti alla caduta sono stati tutti neutralizzati secondo le regole, e quindi Paolini vivrà domani il suo terzo giorno in rosa, con 17" su Urán, 26 su Intxausti, 31 su Nibali, 34 su Hesjedal e Wiggins, 36 su Caruso, 37 su Henao, 39 su Santambrogio e 42 su Evans. Gesink è 12esimo a 45", Kiserlovski 17esimo a 1', Sánchez 19esimo a 1'18".

Anche domani sarà molto difficile che cambi qualcosa, visto che la portata del giorno sarà una prelibatezza per ruote veloci: ovvero un piattone tra Mola di Bari e Margherita di Savoia, appena increspato all'altezza di Andria (a metà tappa). Cavendish vorrà riprendere il filo con la vittoria, ma sono tanti gli sprinter presenti al Giro e vogliosi di mettersi in bella mostra. E la facilità della sesta frazione li terrà verosimilmente tutti in gioco.

Marco Grassi

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