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Tour de Romandie 2013: Martin e Froome, doppio dominio - Crono al tedesco ma Malori è 2°. Corsa al britannico | Cicloweb

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Tour de Romandie 2013: Martin e Froome, doppio dominio - Crono al tedesco ma Malori è 2°. Corsa al britannico

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Il podio del Tour de Romandie 2013: da sinistra Simon Spilak, Chris Froome e Rui Alberto Faria da Costa © tourderomandie.ch

Ci voleva, per Adriano Malori, questo secondo posto. Sempre meglio una vittoria, d'accordo, ma chiudere una cronometro di media lunghezza (18.7 erano i chilometri da percorrere) e sicuramente molto piatta alle spalle dell'iridato Tony Martin, staccato di soli 16", è un piccolo successo. Del resto, da chi in passato aveva dimostrato di saper andare più che d'accordo con le lancette vincendo, tra gli altri, un oro al Mondiale di Varese 2008, che seguiva il primato continentale ottenuto a Stresa, o ripetendo il successo nel 2009 a Pescara, Giochi del Mediterraneo, ci si doveva aspettare un boom.

C'era già stata la crono di Crevalcore alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali, costellata nelle stagioni precedenti da altri piazzamenti più o meno di rilievo e persino da una giornata in rosa al Giro 2012, a Porto Sant'Elpidio, ma il vero Malori si doveva ancora confrontare ad alti livelli con i più forti della specialità. Oggi l'ha fatto e ne è uscito a testa alta; ha sognato per qualche minuto di vincerla, questa cronometro, per poi arrendersi ad un Tony Martin che se ieri, dopo l'attacco nell'ultima discesa, era scoppiato sulla salita di Le Sepey, oggi ha comunque dimostrato che la gamba è davvero ottima.

«Martin è partito fortissimo - ha affermato Malori - nel tratto iniziale spirava vento favorevole e Tony è riuscito a fare delle velocità molto alte, guadagnandomi subito una quindicina di secondi. Poi però io sono andato in crescendo, il divario dal tedesco è rimasto invariato e ho aumentato il vantaggio su Froome. La vittoria non era alla portata, però avrei potuto essere anche più vicino a Martin».

Malori si situa così tra Martin, re delle crono, e Froome, che conquista la sua terza gara a tappe del 2013 dopo il Tour of Oman ed il Critérium International. Un banco di prova non troppo difficile in vista del Tour de France, vero appuntamento cardine per il 2013 del britannico che ora, dopo una breve vacanza, tornerà in gara al Delfinato.

Della cronometro c'è ben poco da dire, anche perché le posizioni nella classifica generale, con Froome a vantare 47" sul secondo, Simon Spilak, dopo il tappone mutilato di Les Diablerets, erano cementate a favore dello Sky. Solo un fatto inconcepibile avrebbe potuto togliere la maglia gialla al britannico. La prova è molto scenografica, costeggia il Lago Lemano, parte ed arriva a Ginevra.

Al via solo 115 corridori (non partono Basso, Lastras e Bakelants) e subito gli Orica-GreenEDGE prendono la testa della corsa. Durbridge fa segnare il miglior tempo, con il canadese Svein Tuft che lo precede di 7", staccando un 22'11". Kiryienka non fa meglio dei due Orica ed è solo terzo a 14" da Tuft. Rohan Dennis, australiano classe '90 in forza alla Garmin-Sharp, fa segnare un 22'03" che lo porta provvisoriamente in testa davanti a Tuft, Roy e Boaro, ma sulla strada c'è già Malori. Il parmense all'intermedio, dopo 9.6 km, distanzia Dennis di 14" (terzo è Stef Clement a 15"). Sul traguardo il 21'23" significa primo posto. Clement è a 34", Dennis a 40".

Purtroppo per i nostri colori l'iridato Tony Martin è già in strada ed all'intermedio rifila 13" a Malori. Il tedesco dell'Omega Pharma Quickstep si difende ed al traguardo pagherà solamente 16". Westra s'inserisce al terzo posto provvisorio, a 36" da Martin. Richie Porte non ha la gamba dei giorni migliori ed al traguardo paga 52". Chi pare davvero in forma è Simon Spilak, che all'intertempo è terzo a 19" da Martin. Verrà scalzato dal solo Froome, che è in ritardo rispetto all'iridato di 13".

Sul traguardo il 21'07" di Martin tiene bene e così il 21'23" di Malori, secondo. Terzo Froome a 34" dall'iridato, seguito da Westra, a 36", e Spilak, che chiude in calando e paga 41". Porte è 6° a 52", Christensen 8° a 55", un secondo meglio di Rohan Dennis. Decimo e primo di coloro che vengono distanziati di oltre un minuto (1'01") è Tobias Ludvigsson.

La classifica finale del 67° Tour de Romandie vede Chris Froome succedere al connazionale e compagno di squadra Bradley Wiggins, proprio nel giorno in cui quest'ultimo compie 33 anni. Froome ha dominato dalla prima all'ultima tappa, vincendo il prologo con arrivo in leggera salita, lasciando sfogare i velocisti nelle tappe di mezzo e dando la bastonata finale ieri a Les Diablerets.

Spilak si guadagna la seconda piazza a 54" mentre Rui Costa è 3° a 1'49". Danielson passa dal 7° al 4° posto, seguito da Kelderman, Péraud, Van den Broeck, Porte, Valverde (mai in luce il murciano in questo Romandia) e Wyss.

Male gli italiani con il primo dei nostri, Alessandro De Marchi, appena 25° a 4'49" dalla maglia gialla (era dal 1987 che i nostri non andavano così male nella corsa aperitivo del Giro d'Italia, e negli anni successivi solo Cataldo fece 22° nel 2009), Damiano Cunego 27° a 5'04", Ivan Basso non pervenuto. Va però detto che il varesino della Cannondale era al Romandia per allenarsi, non certo per fare classifica.

Ritornando al 2010, anche allora Basso disputò un brutto Romandia, per poi andare a vincere il suo secondo Giro d'Italia della carriera. Ciò non significa che basso arriverà a Brescia in maglia rosa, anche perché un altro nome pericoloso, Ryder Hesjedal, ha corso qualche giorno nella Svizzera romanda per poi ritirarsi una settimana prima dell'impegno rosa. Sicuramente non sarà arrendevole, Basso, come in queste prime corse del 2013.

Quanto al Romandia visto, ci ha dato prova che su certi arrivi da velocisti che sanno stringere i denti, Gianni Meersman è nettamente l'uomo da battere. Ci ha detto, inoltre, che la Sky, pur se non al top della forma è comunque la squadra più forte di tutte, in grado di schierare almeno due capitani (in Svizzera c'erano Porte e Froome).

Si temeva che Froome, specie dopo la débâcle di porto Sant'Elpidio alla Tirreno-Adriatico, potesse patire le condizioni meteo estreme. In effetti ieri, nel finale, il britannico saliva in mezzo alla pioggia con la bocca aperta e pareva destinato a cedere. Invece ha staccato tutti ed è andato a mettere il Romandia in cassaforte.

Vittoria che dà al britannico originario del Kenya una maggiore consapevolezza dei propri mezzi in vista del Tour de France. Lì correrà da capitano (o almeno, così dovrebbe essere), anche se la presenza di Wiggins anche alla Grande Boucle è più che un'ipotesi e Froome potrebbe patire la concorrenza interna (la Sky, in teoria, avrà anche Porte nella veste di gregario molto di lusso). Ma a questo si penserà ai primi di luglio, anche perché ora Froome esce di scena, rientra Wiggins sin da sabato prossimo a Napoli alla ricerca di un sogno che si chiama maglia rosa.

Francesco Sulas

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