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Lo speciale: Petacchi lascia, finisce un'era - Ripercorriamo la carriera di AleJet attraverso vittorie e rovesci

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Alessandro Petacchi in un'immagine della Parigi-Roubaix, ultima gara disputata da professionista © Bettiniphoto

Per anni la sua mitezza, forse un po' ipocondriaca, ha segnato molto del ciclismo che abbiamo seguito. Accusato di essere un musone, di lasciarsi a volte travolgere dagli eventi, Alessandro Petacchi è stato soprattutto uno straordinario vincente. Si è accorto non subito di avere determinate qualità, ma dal momento in cui ha iniziato a prendere coscienza dei propri mezzi, non ce n'è stato più quasi per nessuno. A tratti si è abbattuto come un uragano sulle corse a cui ha preso parte, dando l'impressione di aver la dinamite nelle gambe, e improntando la propria azione ad un segno di superiorità sì, e pure di inesorabilità di tale superiorità.

Tra i più grandi velocisti di sempre, lo spezzino ha deciso nei giorni scorsi di dire addio al ciclismo pedalato. Questione di stimoli che non ci sono più, e di gamba che - certo - non gira come qualche anno fa. Alle soglie dei 40 anni, tutto sommato, possiamo comprendere la scelta di AleJet. Un corridore al quale siamo particolarmente legati, perché ne abbiamo condiviso - attraverso questo sito - la straordinaria parabola: per il grande numero di successi che ha collezionato, è probabilmente l'atleta che in questi 11 anni ha avuto più presenze in homepage. Era ormai diventato uno di noi, si può dire; ora dovremo abituarci a non averlo più negli ordini d'arrivo, ma non è detto che il ciclismo non lo ritrovi più avanti, «pronto», come dice lui, «ad aiutare i più giovani coi miei consigli e la mia esperienza».

Di sicuro nessuno ringrazierà la squadra come ha fatto lui, sia dal punto di vista quantitativo che da quello drammaturgico (le interviste che rilasciava alla De Stefano dopo ogni vittoria parevano essere fatte dopo una qualche catastrofe e non dopo una gara ciclistica conquistata a braccia alzate...). Ripercorriamo la sua carriera attraverso foto, risultati e minibiografia del campione nato a La Spezia il 3 gennaio del 1974.

 

1996-1999: I primi anni da pro', quando ancora non faceva le volate...
Un imberbe Alessandro Petacchi in una cartolina al primo anno da professionista con la Scrigno di Bruno Reverberi © www.dewielersite.netÈ un Alessandro Petacchi giovane e lontanissimo da quello che abbiamo poi conosciuto il 22enne che, nel 1996, si affaccia al professionismo vestendo la maglia della Scrigno. Da dilettante ha vinto qualcosina (12 affermazioni), ma senza riempire di sé gli albi d'oro. Resterà coi Reverberi per 4 stagioni, facendo esperienza e segnalandosi come uomo da fughe, visto che senza troppa fatica si ritrova negli stilemi classici del ciclismo professato dal "vecchio" Bruno: sempre all'attacco, e prima o poi il risultato arriva. Per lui l'appuntamento importante capita al Tour de Langkawi del 1998, quando vince la sesta tappa (andando per l'appunto in fuga e poi regolando i compagni d'azione), primo successo da pro'. Poi torna alle amate fughe, e a dare una mano ai compagni quando necessario. Eppure quello spunto veloce...

 

2000-2002: Il passaggio alla Fassa Bortolo, il contributo al Mondiale di Zolder
Non ha vinto in prima persona, ma ha contribuito al successo di Mario Cipollini a Zolder: la più bella soddisfazione in maglia azzurra © www.bikenews.itIl Petacchi che entra nel nuovo millennio con una nuova maglia, quella della Fassa Bortolo, è molto diverso da quello che avevamo lasciato negli anni '90. Giancarlo Ferretti, team manager dai mille successi, lo spinge a provare gli sprint, Alessandro si lascia via via alle spalle ogni remora e scopre che in volata ha effettivamente delle chance. Buone chance. Ottime chance.
Al primo anno in Fassa ottiene la bellezza di 10 vittorie, tra cui due tappe alla Vuelta a España; nel 2001 si ferma a metà (5 affermazioni) ma continua a fare esperienza, esordendo ad esempio al Tour. Nel 2002 riprende a marciare forte, vince in tutta Europa (12 successi in totale) e al cospetto di avversari di tutto rispetto (due tappe conquistate alla Parigi-Nizza, una alla Vuelta). E allora Franco Ballerini, dovendo mettere in campo (anzi, in pista!) un'Italia veloce a supporto di Mario Cipollini al Mondiale di Zolder, lo convoca, lo schiera, e lo vede dare l'anima per la causa. Re Leone vince il titolo (dopo 10 anni di digiuno azzurro), e anche i suoi compagni esultano: per Petacchi un'occasione - quella di alzare le braccia in Nazionale - che purtroppo non si ripresenterà.

 

2003: L'esplosione e le 15 tappe vinte tra Giro, Tour e Vuelta
Parte da Lecce, col primo successo al Giro sull'iridato Cipollini, una nuova carriera per AleJet © astanafans.comL'anno della svolta parte con diverse vittorie tra Francia (tappa alla Parigi-Nizza) e Spagna (tripletta alla Vuelta a Aragón); la fiducia in se stesso cresce, e si vede che l'esplosività delle volate di Petacchi migliora a vista d'occhio. Al Giro arriva la conferma più attesa: nella prima tappa, a Lecce, lo spezzino si permette il lusso di battere in maniera netta nientemeno che Cipollini in maglia iridata. SuperMario voleva festeggiare vestendosi subito di rosa, ma le cose prendono un'altra piega, e Alessandro vincerà altre 5 frazioni, vestendo per 6 giorni la maglia rosa e imponendosi come il nome nuovo dello sprint italiano. Finisce fuori tempo massimo nella tappa del Sampeyre e torna a casa 3 giorni prima della fine (anche a causa dei postumi di una caduta di qualche giorno prima), ma trasforma la rabbia in voglia di immediato riscatto, e allora va al Tour e infila anche in Francia una bella serie, con 4 vittorie nelle prime 6 tappe. Si ritira appena arrivano le montagne (attirandosi qualche critica) ma si fa perdonare in fretta: per completare l'opera in una stagione indimenticabile, va anche alla Vuelta e in Spagna di tappe ne vince 5, stavolta portando a termine pure la corsa. A fine anno le vittorie saranno 23, di cui 15 dall'elevato peso specifico, essendo state conquistate nei tre GT. Una stagione indimenticabile, la consacrazione assoluta a 29 anni.

 

2004: Nove vittorie nove al Giro d'Italia!
Il treno Fassa Bortolo, che ha aiutato Alessandro Petacchi in tante delle sue vittorie © astanafans.comOltre che degli sprint, AleJet (come viene ribattezzato) diventa anche un eroe delle statistiche. Dopo il consueto scoppiettante inizio di stagione (2 tappe al Giro della Provincia di Lucca, 3 alla Tirreno, 2 nell'amata Aragona), si presenta al Giro d'Italia, il cui disegno è stato pensato con molto affetto, da patron Carmine Castellano, per le doti dello spezzino. Petacchi non delude, tutt'altro, è un rullo compressore. Il treno della Fassa Bortolo è inesorabile, controlla la corsa e la tiene cucita nei finali, lanciando le volate del capitano in maniera perfetta. Le vittorie arrivano, una dopo l'altra, sin dalla prima frazione. A metà Giro si contano già 5 affermazioni per il "velocista gentiluomo" (altro soprannome che si è conquistato per i suoi modi garbati, anche se in volata sa tirar fuori tutta la cattiveria necessaria: ad esempio al Giro 2003 si era scazzottato col lettone Nauduzs, tanto per dire...). Nella seconda parte di corsa rosa, mentre Cunego va a vincere la classifica generale, Petacchi infila altri 4 successi. 9 in totale, quasi ai livelli di un Binda (e va bene, era un altro ciclismo, ma 9 vittorie in 22 giorni bisogna pur sempre ottenerle!). La vittoria della classifica a punti è una naturale conseguenza di questa fenomenale media realizzativa.
Dopo la sbornia del Giro, al Tour si ritrova scarico e si ritira dopo poche tappe, ma si rianima in vista della Vuelta, e in Spagna timbra con la consueta puntualità, altre 4 vittorie tanto per gradire. È un Petacchi ormai all'apice quello che (con 21 successi in carniere) stacca la spina a fine 2004 coltivando con sempre maggiore insistenza il sogno della carriera, quello che coronerà appena pochi mesi dopo. Non trascura però di sposarsi, a fine anno, con Chiara, che anche gli appassionati hanno imparato a conoscere visto che lo segue spesso alle corse ed è diventata a sua volta un piccolo personaggio del ciclismo.

 

2005: Tutte le strade portano a Sanremo
Alla Milano-Sanremo Petacchi vince nettamente su Hondo e Hushovd © www.lasestina.unimi.itLa Milano-Sanremo, sì, la corsa che tutte le ruote veloci sognano, e Alessandro non fa certo eccezione. Non si è adagiato sugli allori della stagione precedente, ha passato un inverno a lavorare come un matto per presentarsi al meglio. L'anno prima si era dovuto accontentare del quarto posto, ma per aver ragione dei Freire e degli Zabel ci vuole qualcosa in più. E Petacchi lo mette sul tavolo, quel qualcosa in più.
Si presenta alla Classicissima dopo aver vinto già 12 corse in un mese, dal GP di Donoratico passando per le consuete scorribande tra Andalucía e Comunitat Valenciana (gara di cui vince anche la generale) e aggiungendo anche 3 squilli alla Tirreno (chiusa al secondo posto).
E nel giorno dell'appuntamento col destino, non sbaglia niente, fa uno sprint sontuoso e vince nettamente davanti a Hondo e Hushovd. Se si può toccare il cielo con un dito, AleJet l'ha fatto quel 19 marzo del 2005.

 

2005: Solo un passaggio a vuoto (Madrid) in una stagione esaltante
AleJet si accosta al Mondiale di Madrid vestendo i panni del favorito © Cicloweb.itNaturalmente non finisce con la Sanremo il 2005 di Petacchi, tutt'altro: due vittorie al Romandia, altre 4 al Giro, poi - dopo un breve stacco estivo - ancora 4 successi alla Vuelta (più la conquista della classifica a punti della corsa iberica), di cui l'ultimo dal sapore particolare: la tappa di chiusura si svolge infatti sul circuito che, una settimana dopo, ospiterà il Campionato del Mondo.
AleJet è inesorabile come al solito, a furor di popolo (ma anche di logica) è il capitano della Nazionale italiana: il percorso iridato non è altimetricamente difficile, il Petacchi della Sanremo potrebbe fare un sol boccone di tutti gli avversari. È il favorito numero uno, il ct Ballerini si fida ciecamente, il compagno Bettini ha una gamba supersonica quel giorno ma si fa corsa per lo spezzino. E lui, però, in quell'ultimo giro, perde tutte le certezze, sente la gamba vuota, capisce che non potrà lottare per la vittoria. Si impone Boonen, le polemiche in Italia montano, per Alessandro (solo 35° al traguardo) non ci saranno prove d'appello in maglia azzurra (anche a causa di successive controverse scelte politiche della Federciclismo).

 

2006: L'approdo in Milram e una stagione da dimenticare
Attesissimo al Giro, Alessandro si rompe il ginocchio alla terza tappa © Cicloweb.itLa Fassa Bortolo chiude i battenti, Ferretti (quasi un secondo padre per Petacchi in questi anni) appende l'ammiraglia al chiodo, e Alessandro deve ripartire da capo. Si trasferisce alla Milram, squadra praticamente tedesca, tutto è nuovo per lui, ma lo spezzino raccoglie la sfida. Non è facile confrontarsi col se stesso del 2005 (24 vittorie, record della carriera), ma il velocista gentiluomo parte col solito piglio vincente e le consuete affermazioni di inizio anno: rivince a Donoratico, infila due tappe all'Andalucía e due alla Valenciana, vince il Giro della Provincia di Lucca e s'impone anche in una frazione della Tirreno. Si presenta a Sanremo per confermarsi sul gradino più alto del podio, ma Pozzato sfugge e lascia a Petacchi solo una foto memorabile: quella in cui, all'arrivo di Via Roma, Ale (secondo) congiunge le mani pensando all'occasione sprecata, mentre Pippo e il suo compagno Boonen (quarto) esultano all'unisono intorno a lui.
Il terzo posto centrato alla Gand non consola certo il ligure, che si mentalizza sul Giro per tornare vincente come sa (nel frattempo, giacché è lì, vince 5 tappe su 5 - e ovviamente l'intera corsa - al Giro della Bassa Sassonia in Germania). Ma la corsa rosa lo attende con una pessima sorpresa: nella terza tappa, in Belgio (sulla via per Namûr) Alessandro cade, si fa malissimo, riesce a concludere la frazione patendo sotto la pioggia, salvo poi scoprire (dalle radiografie) di essersi rotto la rotula sinistra. Una brutta botta anche sotto il profilo morale, lui recupera e si ripresenta alla Vuelta, ma la gamba gira poco. I nervi, invece, quelli vanno a mille: e proprio in seguito a uno scazzo col mondo, al termine della 15esima tappa, dà un pugno al bus di un'altra squadra e si frattura la mano. Come dire: in certe annate sarebbe meglio rimanere a letto...

 

2007: Ale riprende il filo col successo, ma dietro l'angolo c'è il Ventolin
Le calde lacrime di Cagliari dopo l'ennesima vittoria di tappa al Giro © BettiniphotoLe intenzioni di rimettersi in carreggiata ci sono tutte, dopo la stagione-no del 2006 (che comunque gli ha fruttato 13 vittorie). Alessandro riparte dall'amato GP di Donoratico (terza vittoria consecutiva), poi va a conquistarsi la Volta ao Algarve (con annesse 3 vittorie di tappa) e lascia il solito timbro alla Valenciana. Alla Sanremo però non trova la volata e chiude malamente all'ottavo posto. Declino? A guardare quanto succede al Giro della Bassa Sassonia (rivinto, stavolta con "sole" 3 tappe di contorno), non si direbbe, ma chiaramente l'ultima parola ce l'avrà il Giro. Lì si capirà se Petacchi è ancora quello di 2-3 stagioni prima o se a 33 anni ha imboccato il viale del tramonto.
AleJet non aspetta troppo per lasciare il segno: vince già alla terza tappa, a Cagliari, e appena superato il traguardo non riesce a trattenere un pianto liberatorio, per essersi finalmente lasciato alle spalle un periodo tanto negativo. Tutto sembra ripartire nel migliore dei modi, arrivano altri quattro successi parziali (più la classifica a punti), ma dopo il Giro esplode un nuovo caso: Petacchi è risultato positivo al salbutamolo dopo la tappa (vinta) di Pinerolo. Il procedimento gli fa saltare il Tour, ma poi a fine luglio viene assolto perché è riconosciuta la sua buonafede: il salbutamolo è contenuto nel Ventolin, farmaco da lui usato in quanto asmatico.

 

2007: La Parigi-Tours arricchisce il palmarés
Con la Parigi-Tours un'altra classica nel palmarés © Cicloweb.itIncassata l'assoluzione tanto sospirata, Alessandro riparte di slancio verso nuovi obiettivi. Non ha mai smesso di pedalare e allenarsi anche lontano dalle gare, riprende quasi come se nulla fosse accaduto, va alla Vuelta e vince due tappe. Ma soprattutto fa sua la Parigi-Tours, una grande classica che spesso sorride ai velocisti, e che non poteva quindi mancare nel palmarés di un atleta del suo valore. In volata punisce Francesco Chicchi e Óscar Freire, e si fregia così della 19esima e ultima vittoria stagionale. Si può insomma guardare al 2008 con rinnovata fiducia, anche se pende sul capo dello spezzino la spada di Damocle del ricorso presentato al TAS dalla procura antidoping del CONI (il terribile Torri, dunque) avverso alla sua assoluzione. Certo, pensare di poter incorrere in una sanzione per un caso come il suo, è quasi arduo. Eppure...

 

2008: La doccia fredda dal TAS: condannato a un anno per il salbutamolo
La vicenda Ventolin costa più di un grattacapo allo spezzino © astanafans.comPiuttosto che lasciarsi prendere dai cattivi pensieri, Petacchi vince - e bene - in avvio di 2008. Quarto Donoratico di fila, tre vittorie in Andalucía, una alla Valenciana, una alla Tirreno, insomma il ruolino è più o meno quello delle stagioni migliori. Anche la nuova delusione sanremese (solo 18esimo) sembra nel solco della recente tradizione, ma in Turchia, alla vigilia del Giro, ritrova il successo (due volte). Trova però pure una bronchite che lo terrà lontano dalla corsa rosa. Nulla in confronto a quello che avviene quando il TAS accoglie il ricorso di Torri e squalifica Alessandro per un anno (sospensione in parte scontata nel 2007, in parte stornatagli dai risultati di inizio 2008). In pratica, Petacchi potrà tornare alle gare il 31 agosto.
Nel periodo di stop, oltre a festeggiare la nascita del figlio Alessandro jr., lascia la Milram e si accorda con la LPR di Fabio Bordonali, alla quale si toglie subito lo sfizio di regalare 5 vittorie (tre di tappa al Tour of Britain e poi Memorial Manservisi e GP Beghelli nell'autunno italiano. In totale fanno 13 con quelle di inizio anno targate Milram). La nuova squadra è più piccola, una Professional che però gli garantisce la partecipazione al Giro 2009: tanto basta per ritrovare antichi stimoli.

 

2009: La sfida con Cavendish al Giro, l'ultima maglia rosa
AleJet di nuovo in maglia rosa al Giro d'Italia 2009 © www.bikenews.itAleJet ha 35 anni, e non è probabilmente più il principe dei velocisti. Nella categoria, scalpita (vincendo moltissimo, compresa la Sanremo in cui Ale coglie il quinto posto) il giovane Mark Cavendish, che viene al Giro convinto di fare razzie. Petacchi non ci arriva tuttavia a fari spenti, alla corsa rosa. Il quinto Donoratico consecutivo non è che il primo mattoncino di una stagione che lo vede vincere tanto tappe (al Giro di Sardegna, alla Tirreno, due alla Settimana Lombarda) quanto corse in linea (oltre al citato GP Costa degli Etruschi di Donoratico, ci sono Scheldeprijs - ottima semiclassica veloce delle Fiandre - e Giro di Toscana).
La sfida è lanciata, l'inglese è lanciato in maglia rosa dal successo della sua HTC nella cronosquadre d'apertura, ma a Trieste e Valdobbiadene Petacchi gli rifila un uno-due da lasciarlo al tappeto. Lo spezzino fa in tempo a vestire per un giorno (l'ultimo in carriera) la maglia rosa prima del primo arrivo in salita del Giro, poi va in calando e non vince altre frazioni, ma il bilancio è più che positivo. Dieci le vittorie che si contano in stagione, e in vista del 2010 gli si riaprono spiragli per un ritorno alla massima categoria del ciclismo.

 

2010: Con la Lampre corona una carriera con la maglia verde del Tour
E c'è ancora una maglia da conquistare: quella verde del Tour de France © rossanoscacchi.blogspot.comÈ la Lampre ad offrire a Petacchi la possibilità di tornare nel Pro Tour, AleJet la coglie al volo e, fasciato nei nuovi colori, apre da par suo con due tappe al Giro della Provincia di Reggio Calabria e poi - ma non fa più notizia - col sesto Donoratico di fila e, ancora, con una frazione al Giro di Sardegna. Alla Sanremo è buon terzo dietro a Freire e Boonen, un podio in cui forse non sperava più, ma che gli dà l'idea di poter essere competitivo ai più alti livelli. E allora, saltato il Giro, tutto si concentra sul Tour, a cui torna dopo ben 6 anni (annunciato da un bel successo al Giro di Svizzera).
Petacchi pare nuovamente baciato dalla grazia, vince subito due tappe nella prima settimana di Grande Boucle e inizia così a mettere fieno in cascina per una competitività nella classifica a punti forse insperata alla vigilia. La regolarità dello spezzino è ammirevole, a parte le due affermazioni altre 5 volte chiude tappe sul podio di giornata, va anche in fuga per cercarsi punti d'abbuono ai traguardi intermedi, e alla fine, malgrado Cavendish (sempre lui!) assommi 5 vittorie, Alessandro riesce a difendere la sua maglia verde. Con questo clamoroso risultato (ottenuto a 36 anni e mezzo), il velocista ligure si conferma coriaceo come pochi, e ancora legittimato a sedere al tavolo dei grandi della specialità. Tanto per confermare la cosa, vince pure una tappetta alla Vuelta a España, che non fa mai male (e anche qui batte Cavendish, tanto per gradire...). Il totale stagionale si fissa a 8 vittorie (piene di qualità).

 

2011-2013: L'ultima lezione a Cavendish al Giro, il no della Nazionale, l'addio al ciclismo pedalato
L'ultima vittoria di Petacchi al Giro, a Parma, brucia moltissimo al nuovo astro delle volate Mark Cavendish © Cicloweb.itDisputare tutti e tre i grandi giri, perché no? Si tratta pur sempre di una sfida interessante per un arzillo 37enne come Petacchi. Tantopiù che all'orizzonte si profila un Mondiale - quello di Copenhagen - che sarebbe adatto a lui, a patto di arrivarci in forma. Purtroppo la FCI di Di Rocco ha posto (a mezza bocca) una norma che vuole gli ex squalificati per doping fuori dal giro azzurro, sicché il sogno iridato è destinato ad appassire in fretta.
Rimangono le soddisfazioni da cercare nelle volate in giro per il mondo. E appena possibile, Petacchi fa sapere che lui è ancora un vincente: si impone sia alla Volta a Catalunya che al Giro di Turchia, ma innegabilmente le aspettative maggiori sono riposte ancora una volta sul Giro. E ancora una volta, AleJet non perde tempo: come due anni prima, Cavendish ha vinto con l'HTC la cronosquadre d'apertura (in rosa però c'è Pinotti), ma nella prima frazione in linea (a Parma) Petacchi, d'esperienza e di potenza, non lascia scampo all'inglese. Il quale non la prende affatto bene, e ringhia verso l'italiano, prima di consolarsi con la rosa strappata al compagno bergamasco.
Alessandro sfiorerà altre vittorie (al Giro colleziona un secondo e tre terzi posti, mentre arriveranno un secondo e un terzo sia al Tour che alla Vuelta), ma quella di Parma resta l'ultima affermazione di peso nella sua carriera.
Il 2012 gli regala ancora tre vittorie, tutte centrate al Giro di Baviera. Non mancano numerosi altri piazzamenti (tra cui un secondo posto di tappa al Tour, unico GT disputato in stagione), ma c'è visibilmente meno gas di un tempo. Nel 2013 riesce ancora a piazzarsi (al Tour de San Luis, alla Challenge di Maiorca, ma anche - con un secondo posto alle spalle di Bouhanni - in una frazione della Parigi-Nizza), partecipa alla Sanremo senza lasciare tracce, si presenta anche alla Settimana Santa fiamminga, partendo a Fiandre e Roubaix. I suoi tifosi sperano in una riconversione "alla Zabel", sognano che possa reinventarsi - alle soglie dei 40 anni - nelle classiche del pavé, colpevolmente snobbate negli anni migliori. E invece, ora lo sappiamo, mentre si ritira sia dalla Ronde che dalla Roubaix, lo spezzino ha già in mente che quelle saranno le ultime due uscite con un numero dorsale attaccato dietro alla maglia.
Il 23 aprile annuncia il suo addio al ciclismo pedalato. Lascia dopo 18 stagioni da professionista, 178 vittorie e svariati record (27 vittorie al Giro, 6 al Tour, 20 alla Vuelta, classifica a punti di tutti e tre i GT, 7 giorni in maglia rosa...). Mentiremmo se dicessimo che non ci mancherà.

Marco Grassi

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