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Freccia Vallone WE 2013: Con Marianne N° 5 il Muro è spianato - Vos, quinto centro a Huy. Elisa Longo Borghini gran seconda

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Marianne Vos conquista la sua quinta Freccia Vallone davanti ad Elisa Longo Borghini e ad Ashleigh Moolman © sport.be.msn.comMarianne Vos è un libro di storia del ciclismo posto su una bici, messa a pedalare, programmata per vincere, nonostante sia terribilmente umana. E la sua umanità si vede tanto nei momenti fuori dalle corse così come nelle gare, specie in quelle che sente di più. Una di queste, a cui è affezionata, si chiama Freccia Vallone.

Quella corsa fatta di tante côtes e di un finale da brivido, unico al mondo, il Muro di Huy: 1300 metri al 9.8% di pendenza media (ma con punte che superano il 26%). Luogo ideale dove il talento della Vos, che su salite brevi ed arrivi da finisseur va a nozze, si può esprimere. Marianne ha preso parte in vita sua a sette edizioni della Freccia Vallone (la prima il 25 aprile del 2007, era ancora 19enne), vincendone cinque, con quella di oggi. Un record (caso strano). In scia al talento olandese ci sono solo dei pezzi da novanta come Fabiana Luperini e Nicole Cooke, ferme a quota tre.

Eppure anche il Fenomeno su questo muro è rimbalzato un paio di volte, e l'anno dopo è sempre tornato per rifarsi, riuscendo in pieno nel suo intento. Nel 2010 un forcing indiavolato della Pooley mandò l'olandese fuorigiri; allora chiuse sesta, suo peggior risultato assoluto in cima al Muro di Huy. L'anno scorso invece Marianne, forse troppo sicura di sé dopo le vittorie alla Ronde Van Drenthe e di Cittiglio, cadde nella trappola delle Specialized-Lululemon, che mandarono avanti l'ottima Clara Hughes e tennero alla sua ruota, all'inseguimento, Evelyn Stevens. La newyorkese, salendo sul muro con un rapporto più agile e performante della Vos, vinse la sua prima Flèche. La delusione per la fuoriclasse olandese anche dodici mesi fa era stata cocente.

Come nel 2011 la campionessa uscente Emma Pooley fu costretta a saltare la prova per una frattura alla clavicola, anche oggi la vincitrice di un anno fa, Evelyn Stevens, non ha preso il via (la caduta nella Classica Città di Padova ha lasciato cicatrici più profonde del previsto) ed i più sprovveduti potevano pensare che Marianne avrebbe vinto in scioltezza.

Invece no, se l'è dovuta sudare. Perché se ormai la Vos è storia, immediatamente alle sue spalle c'è chi studia da campionessa e, visto il rendimento, ha già passato gli esami più importanti: parliamo ovviamente di Elisa Longo Borghini. L'ornavassese non ha mai fatto mistero di amare particolarmente questa gara e nel 2011, suo primo anno tra le Élite, chiuse qui al 14° posto pur lavorando per Elena Berlato, allora 4a. 

Nel 2012 poteva tentare l'assalto alla top ten, se non di più, ma una gara sfortunata (tra le mille disavventure della Longo Borghini va registrata la rottura delle scarpe) la relegò ad un anonimo 76° posto. Non poteva finire così e dunque quest'oggi l'Hitec Products-UCK s'è messa completamente al suo servizio, mentre Elisa si piazzava a ruota di Marianne Vos, talvolta affiancandola, come per intimorirla.

Nei 131 km da Huy a Huy il gruppo affronta 11 côtes ed una sola volta risale il Muro, passando sotto al traguardo. Tanto basta per far scoppiare il plotone, con le solite che restano davanti sotto il ritmo incessante della Amialiusik. Le prime a transitare sotto all'arrivo sono Emma Johansson, Ellen Van Dijk, Ashleigh Moolman, Alena Amialiusik, Marianne Vos ed alle calcagna dell'olandese, che veste le insegne della leader di Coppa del Mondo, Elisa Longo Borghini.

Sulla Côte d'Ereffe, ascesa successiva al Muro di Huy, è ancora l'ottima Amialiusik ad allungare. Guadagnerà non più di 15" sul gruppo ma il segnale che nell'immediato futuro potrà far bene c'è, è forte e chiaro. Ripresa la Amialiusik, tentano l'azione Alexandra Burchenkova e, sulla Côte de Peu d'Eau, Katie Colclough. Tiffany Cromwell ed Elisa Longo Borghini provano ad andarle dietro, la Vos controlla e così si attende solo il verdetto del Muro.

Sulla Côte de Bousalle Marianne Vos ritenta l'allungo ma non è ancora tempo. Chi prova ad anticiparli, i tempi, è Tatiana Guderzo, finalmente di nuovo attiva dopo troppe gare in ombra. Verrà ripresa solamente ai piedi del Muro di Huy, dove si decidono le sorti della corsa.

Alla esse decisiva restano davanti Vos, Longo Borghini, Johansson, Van der Breggen, Moolman, Van Dijk, Amialiusik e Neben. La sgasata della Vos taglia fuori tutte tranne la Moolman, sudafricana della Lotto Belisol amante delle pendenze estreme, ed Elisa Longo Borghini, che sfrutta la Moolman come riferimento per risalire.

È la Vos a spuntare per prima sul rettilineo d'arrivo ma anche nel 2012 fu così, eppure l'olandese subì la bella rimonta della Stevens. Esce stanca, come tutte, la Vos, ma ancora abbastanza fresca per sprintare (per sprintare sul Muro di Huy ci vogliono gambe e testa) e tagliare il traguardo a braccia alzate. Come una che questa corsa l'ha già vinta quattro volte e sa come fare, come una che non si fida né della Longo Borghini né della Moolman e prima di subire un'altra rimonta preferisce dare tutto.

«Ogni successo è speciale - dichiarerà a fine gara l'iridata - ma vincere qui per la quinta volta è fantastico! E non è che ogni anno diventi più facile, perché ognuna mi vede come la favorita, la squadra deve lavorare molto per tenere sotto controllo la corsa. Le ragazze hanno fatto un lavoro stupendo ed io ho finalizzato il tutto a Huy, naturalmente stanca, ma ancora "fresca" per sprintare di forza sul Muro».

Ecco come si porta a casa la quinta Freccia Vallone, Marianne Vos: lasciandosi alle spalle colei che presto le darà davvero filo da torcere, che l'ha già battuta a Cittiglio e che più passerà il tempo, più sonore sconfitte le rifilerà. Elisa Longo Borghini ha una forza straordinaria, quella di una campionessa, e la grinta di chi, per fare un esempio, chiude in progressione con tanto di colpo di reni, in cima al Muro di Huy, per strappare la piazza d'onore ad Ashleigh Moolman (la classe '85 di Pretoria è la prima atleta africana a salire sul podio di questa Classica ed in generale in Coppa del Mondo).

Ottima quarta anche Anna Van der Breggen, che migliora il 12° posto di un anno fa. Emma Johansson è solo quinta, seguita da Ellen Van Dijk, Alena Amialiusik, Amber Neben, Tiffany Cromwell e Jessie Daams. Da segnalare il 13° posto di Pauline Ferrand-Prévot, che dopo essersi spesa per la Vos corre per il risultato personale, mentre la Luperini è 16a e la Cantele 20a. Bene la classe '93 neozelandese Georgia Williams, 23a a 59" dalla Vos, così come la coetanea e compagna di squadra Dalia Muccioli, 28a a 1'11": scalatrice sopraffina, potrà puntare a ben altri risultati nelle edizioni future di questa corsa. La Guderzo, dopo l'attacco nel finale, chiude 37a a 2'21", mentre Valentina Scandolara, domenica vittoriosa a Vaiano, è 39a a 2'24".

La classifica di Coppa del Mondo dopo quattro prove vede in testa Marianne Vos, vincitrice in tre occasioni (ha steccato solo al Trofeo Binda di Elisa Longo Borghini, chiudendo "appena" 6a). L'olandese ha 249 punti contro i 159 della Van Dijk ed i 155 della Longo Borghini. Emma Johansson, superata dall'ornavassese, scende a 147 mentre la Van der Breggen, con l'ottima prova odierna, sale in quinta posizione, a quota 76.

Con 90 punti di vantaggio sulla seconda, Marianne Vos può permettersi, come di consueto, di saltare il Tour of Chongming Island, quinta tappa di Coppa del Mondo, in programma il 12 maggio. Roba da velociste pure, non da chi danza sui muri, sul pavé e sui 1300 metri di Huy.

Luogo, quest'ultimo, dove si sono viste davanti, ai primi due posti, le due più forti atlete del momento: Marianne Vos, che ha firmato il passato e continua a vergare il presente, seguita subito da Elisa Longo Borghini, che da quest'anno vince le corse pesanti e nei prossimi mesi, sicuramente negli anni, diventerà a tutti gli effetti ciò che è già oggi per l'Italia. La punta di diamante di un intero movimento.

Francesco Sulas

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