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Giro delle Fiandre 2013: Se il Paterberg non è il Peterberg - Sagan cresce ma non basta ancora

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Peter Sagan sul podio del Giro delle Fiandre ruba la scena ad un trionfante Fabian Cancellara, testando le doti della miss... © nieuwsblad.be

 

Nello sport in generale, e più che in ogni altro nel ciclismo, un corridore che primeggia viene sempre identificato con gli stessi aggettivi: fenomeno, campione, fuoriclasse. Dimentichiamo il primo, abbastanza generico, e focalizziamoci sugli altri due: cosa è un campione? Cosa è un fuoriclasse? È chiaro che non si tratta di sinonimi. "Campione" indica un atleta vincente: del resto, il termine nasce nel medioevo, per indicare il vincitore dei tornei tra cavalieri. Il fuoriclasse è invece colui che è appunto oltre gli avversari, dotato per natura di qualcosa che gli altri non hanno. Un campione può non essere un fuoriclasse e viceversa. Facciamo qualche esempio: Ivan Basso o Cadel Evans non sono fuoriclasse, non verranno ricordati per record o per imprese spettacolari, ma negli anni hanno saputo sfruttare le loro comunque grandi doti naturali e conquistare traguardi importanti grazie alla devozione per gli allenamenti. Al contempo, Andy Schleck ha dimostrato da subito un motore da fuoriclasse nella sua carriera, ma non ha mai dimostrato né la stoffa del capitano né la testa necessaria per impegnarsi verso il successo. Tutt'ora lo si attende, ma un corridore della sua levatura che non riesce a concludere una corsa a tappe da un anno molto stona con l'immagine del campione.

Ora prendiamo Peter Sagan: che si trattasse di un fuoriclasse è stato chiaro a tutto l'osservatorio sin dal 2010, quando da neoprofessionista ventenne si toglieva di ruota il gruppo alla Parigi-Nizza con una facilità impressionante. I piazzamenti in corse a tappe non facili (16° alla Parigi-Nizza, 12° al Romandia, 8° al California) indicavano che il ragazzo era un talento universale, purtroppo da indirizzare per i canoni del ciclismo moderno. È stato portato sulla strada delle classiche, settore dove tutt'oggi può vincere in ogni monumento, probabilmente unico al mondo, ma restava da capire negli anni se la testa di Sagan potesse essere quella del campione, del vincente.

Il ragazzo nel tempo ha lentamente dissipato ogni dubbio su questo quesito, fino ad arrivare all'ulteriore conferma odierna (ci arriveremo): Sagan ha messo in mostra uno spirito di atleta sicuro di sé e guascone, magari a tratti un po' tamarro, ma indubbiamente simpatico e raramente offensivo, anche se in tempi recenti il dubbio è stato sollevato. Allo stesso tempo però, non ha mai dato l'idea di non essere un corridore serio, disattento agli allenamenti e alla preparazione, né tatticamente inadeguato quando corre: finora gli si può giusto rimproverare un eccesso di prudenza in quel di Londra, dove andar via coi migliori nel circuito vallonato gli avrebbe spianato la strada verso la medaglia olimpica. 

Restava da capire come Sagan, una volta giunto con costanza ad alti livelli, avrebbe gestito una rivalità sportiva come quella che si è sviluppata con Cancellara, certamente molto pompata dai media che non aspettano altro: sin dal principio Peter ha voluto minimizzare la cosa e dimostrare, in ogni occasione, di non meritarsi la fama di succhiaruote che gli si stava etichettando. Ha cominciato alla Sanremo, dove ha dovuto subire un vero ingabbiamento da parte di Cancellara stesso, mai così restio a portare avanti un azione. Alla Gent-Wevelgem ha dimostrato di non essere diventato un velocista e di poter vincere come vuole lui. Oggi però, ha trovato una situazione favorevole allo svizzero, che già nel GP Harelbeke sull'Oude Kwaremont lo aveva annichilito. 

Stavolta Peter è stato capace di resistere all'attacco dello svizzero (va detto che ad Harelbeke aveva corso peggio e forse sprecato più energie). A quel punto, Cancellara l'ha messo alla prova chiedendogli più volte il cambio. Ora, premesso che Cancellara che chiede un cambio nel pieno di una sua azione sul pavé è come Armani che chiede a un operaio di offrirgli la colazione, in quel momento per Sagan si aprivano due differenti scenari: provare a restare a ruota cercando di rifiatare oppure cedere al proprio orgoglio e dare questo benedetto cambio. La superiorità dell'avversario era chiara e Peter avrebbe potuto anche restare a ruota, magari attendendo che Cancellara tentasse un ulteriore attacco; in quel caso però, la sconfitta sarebbe stata davvero umiliante e bruciante. No, Sagan ha voluto dimostrare che non ci sono avversari coi quali non può combattere alla pari, e sebbene il ritmo di Fabian fosse visibilmente superiore, gli ha dato un paio di cambi, seppure per poco, magari anche rallentando il ritmo per un po' e forse per rifiatare, conscio che il diretto di Berna avrebbe presto ricominciato a macinare. Si è dunque lì consumata un'altra prova che porta Sagan verso l'olimpo dei grandi di ogni epoca: perché per essere ricordati essere forti non basta, ci vuole un'identità e bisogna anche aderire all'immagine storica del campione che non si lamenta e combatte sempre contro tutti con lealtà, seppure quella lealtà dovesse puntare a uno svantaggio.

Purtroppo per lui, Peter non è riuscito a resistere alla progressione di Fabian sul corto Paterberg. Troppo difficile recuperare il fuorigiri di prima, che deve averlo letteralmente schiantato, tant'è che Roelandts si è riportato sotto con relativa facilità. Ma se c'è un altro pregio della macchina-Sagan è la sua capacità di recuperare in fretta le fatiche: Cancellara era ormai andato, ma nessuno avrebbe scommesso che il vantaggio sul gruppetto degli inseguitori, sempre lì a 200-300 metri di distanza, sarebbe stato mantenuto fino alla fine. E la differenza dell'apporto tra Sagan e Roelandts è venuta fuori anche all'arrivo, col belga che, nonostante fosse in una posizione vantaggiosa per lo sprint e sia anche una discreta ruota veloce, era talmente morto da essere appena riuscito ad uscire dalla ruota di Sagan nello sprint per il secondo posto, salvo poi essere rimontato con una facilità inverosimile.

Ora, il prossimo passo in avanti per Sagan sarà tentare di vincere l'Amstel Gold Race: corsa che gli si addice nettamente, ed in più quest'anno l'arrivo sarà traslato in avanti di 2 km (per intenderci, sarà lo stesso arrivo del Mondiale 2012, dopo il Cauberg). Per la Roubaix è ancora presto, in casa Cannondale assicurano che con la sua attuale posizione in bici Sagan non può esprimere il massimo sulle pietre e si lavorerà per essere competitivi a riguardo nel 2014. E allora viene da chiedersi se sarà capace di lottare alla pari con Cancellara (e Boonen), nell'anno che verrà, magari indossando un iride che non può non essere alla sua portata (e sarebbe la consacrazione definitiva del campione). 

Frattanto, continua a rivelare qualcosa che i grandi del passato hanno raramente mostrato: un notevole gusto per l'umorismo e la goliardia. Già l'anno scorso si è più volte tolto la soddisfazione di autografare seni, e durante il camping Cannondale ha sfoggiato una memorabile imitazione di Tom Hanks in Forrest Gump. Oggi, l'apoteosi: in una sequenza fotografica si vede nettamente Sagan che "pinza" il sedere di una delle miss intenta a baciare Cancellara. In diretta TV e davanti a centinaia di persone. Che dire? Se ha una ragazza, sarà davvero una santa...

Nicola Stufano

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