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Route Adélie de Vitré 2013: Malaguti, successo troppo speciale - Attacca, non demorde, anticipa, vince. E la dedica va a... | Cicloweb

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Route Adélie de Vitré 2013: Malaguti, successo troppo speciale - Attacca, non demorde, anticipa, vince. E la dedica va a...

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Alessandro Malaguti, vincitore della Route Adélie de Vitré © www.ouest-france.frCi sono giorni speciali, particolari, in cui senti nelle gambe quelle energie supplementari che ti fanno essere più forte di tutto e di tutti. Giorni in cui il freddo e la pioggia battente paiono renderti un Cristo in passione (giusto per stare in tema) ma in cui tu spingi, senti le tue forze che invece di abbandonarti si moltiplicano, non pensi a nient'altro che al traguardo, per alzare finalmente le braccia al cielo.

Oggi è arrivato quel giorno speciale per Alessandro Malaguti, 25enne forlivese a cui finora il professionismo aveva riservato ben poche soddisfazioni. Dopo più che dignitosi trascorsi nel dilettantismo (impreziositi dal successo nel Gran Premio di San Giuseppe, la tradizionale corsa internazionale di Montecassiano, nel 2009), la sua esperienza nella Ora Hotels prima e alla Miche poi aveva dovuto inevitabilmente fare i conti con le incertezze del calendario e delle difficoltà impellenti dei team a mandare avanti la baracca. Poi, nello scorso autunno, la chiamata provvidenziale di Gianni Savio, uno che di fronte alle scommesse (anche quelle più improbabili) non si tira di certo indietro, e la ritrovata sicurezza con la possibilità di prender parte finalmente ad un calendario di gare ben più vario.

Tutto bello, tutto perfetto o quasi, finché poco più di un mese fa un avvenimento sconvolge la vita di Alessandro, in maniera ben più grave: a fine febbraio viene a mancare prematuramente la cara madre, quella madre a cui un figlio, dopo anni di sacrifici, vorrebbe dare prima o poi una soddisfazione memorabile. Basterebbe questo per spiegare la rabbia e la voglia di vincere di Malaguti quest'oggi, prima avventuriero in un tentativo di fuga assai interessante e poi splendido stoccatore all'ultimo chilometro ad anticipare uno sprint ormai certo. Se hai più grinta e rabbia spesso e volentieri fai la differenza e così il secondo successo consecutivo del team di Gianni Savio nella corsa francese, dopo quello ottenuto lo scorso anno con Roberto Ferrari (per l'Italia invece si è trattato della terza affermazione, considerando anche la vittoria di Daniele Contrini nel 2005) è divenuto splendida realtà.

Una gara non banale quella bretone, quasi 198 chilometri resi durissimi quest'oggi da pioggia e freddo (temperature di poco superiori allo zero) come detto in apertura, che alla fine ha visto giungere al traguardo solamente 34 concorrenti. Dopo le schermaglie iniziali sono stati Sven Forberger (NSP-Ghost) e Kévin Lalouette (Roubaix-Lille Metropole) gli iniziatori del primo vero tentativo di fuga, presto raggiunti da Mathias Van Holderbeke (Doltcini-Flanders) e Thomas Rostollan (La Pomme Marseille). Il quartetto è stato così l'animatore di tutta la prima parte di gara, snodatasi su un nervoso circuito di 21,1 chilometri da ripetere 6 volte, in cui i battistrada hanno raggiunto un vantaggio massimo di 5'29", prima di essere riassorbito dal gruppo (controllato in testa principalmente dalle maglie della Française des Jeux, dell'AG2R e dell'Androni) a circa 70 chilometri dalla conclusione, quando era imminente l'inizio del secondo circuito (8,9 chilometri con la scalata alla Cote de Chenelièr da ripetere 8 volte).

A quel punto si è sviluppato subito un nuovo tentativo di avanscoperta con undici atleti ed in cui tutte le squadre principali erano rappresentate: al comando si sono infatti ritrovati Lemoine (Sojasun), Mourey (FDJ), Parrinello (Androni), Berard (AG2R), Reza (Europcar), Garcia (Cofidis), Carlos Quintero (Colombia), Koretzky (Bretagne), Drujon (Big-Mat) e la coppia della IAM formata da Aregger e Schelling. Nonostante il vasto assortimento però il gruppo non ha concesso loro più di 20", tanto che alla fine del secondo giro di circuito qualcuno come Cyril Lemoine ha tentato la sortita in solitaria. Ne è nata pertanto una nuova fase in cui si sono susseguiti vari tentativi e tra questi i più decisi a portar via la fuga sono apparsi il bresciano Marco Frapporti (altro atleta di un'Androni particolarmente in palla) ed il sempre battagliero Pierre Rolland, finora non particolarmente brillante nelle sue prime uscite stagionali.

Nonostante un primo tentativo andato a vuoto, i due ci hanno immediatamente riprovato e a 35 chilometri dalla conclusione hanno dato vita ad un nuovo interessante tentativo in compagnia di Malaguti (Androni in superiorità numerica quindi), Geslin, Antomarchi, Jeandesboz e Vachon, a cui qualche chilometro dopo si è aggiunto anche Nacer Bouhanni, bravissimo a rientrare tutto solo sui primi e in sensibile miglioramento di condizione dopo la brutta caduta alla Parigi-Nizza che lo aveva obbligato ad uno stop forzato, saltando anche la Milano-Sanremo. La corsa, nel frattempo si è fatta sempre più dura con numerosi ritiri e, a tre giri dalla conclusione, anche il drappello di testa si è sfaldato (il vantaggio nei confronti del gruppo si è sempre mantenuto sui 20") e così in testa hanno resistito i soli Malaguti, Geslin e Rolland, ai quali si è unito anche il russo Zakarin e, con più fatica, anche il francese Desriac, rimasto per diversi chilometri a bagnomaria tra fuggitivi e gruppo. Soprattutto la verve di Rolland ha cercato di dare impulso al tentativo ma il vantaggio dell'azione non è mai veramente decollato, attestandosi sempre tra i 15 e i 20 secondi.

In simili condizioni era difficile pensare che la fuga potesse andare in porto, con formazioni come l'AG2R a tirare il gruppo poichè fortemente interessate ad una soluzione allo sprint e così, a poco meno di 10 chilometri dall'arrivo, il gruppo è tornato compatto. Anthony Geslin, uno che nella sua carriera ha saputo conquistare podi prestigiosi (lo ricordiamo terzo al mondiale di Madrid 2005), non ha però voluto arrendersi alla nuova situazione e ci ha riprovato per ben due volte (anche perchè Bouhanni, nel frattempo, aveva perso le ruote del gruppo dopo il bel tentativo precedente), prima in compagnia di un ottimo Omar Bertazzo, pronto a sfruttare il treno e a dire la sua in caso di arrivo allo sprint (15" il vantaggio massimo per loro, ripresi ai -5) e poi in solitaria, venendo però stoppato ai -3.

A quel punto l'epilogo della corsa sembrava ormai scritto ma uno straordinario Alessandro Malaguti, nonostante avesse speso già parecchie energie in fuga, ha trovato nuovamente la forza per operare l'allungo dopo la flamme rouge, facendo valere le sue buoni doti sul passo che gli hanno consentito di esprimersi bene anche a cronometro in passato. I metri dal traguardo sono divenuti sempre meno, col gruppo pronto a fagocitarlo senza pietà. Non quest'oggi però, cosicchè il forlivese ha potuto tagliare il traguardo volgendo uno sguardo al cielo e dedicare così alla mamma scomparsa la sua vittoria più bella (la seconda da professionista dopo una tappa alla Vuelta a Uruguay nel 2011). Yauheni Hutarovich ha prevedibilmente vinto la volata del gruppo che però gli vale solamente la piazza d'onore, davanti a Justin Jules, terzo, figlio d'arte e con una dolorosa storia familiare alle spalle, che proprio nel ciclismo ha trovato una nuova occasione di riscatto.

La bella giornata dell'Androni, oltre alla vittoria e all'ottima condotta di gara, regala anche un bel quinto posto a Omar Bertazzo, protagonista come già anticipato nel finale ed in grado di cogliere anche un buonissimo piazzamento, appena davanti al più quotato Julien Simon. Giornata molto soddisfacente anche per il neoprofessionista Andrea Peron, approdato nella massima categoria con il Team Novo Nordisk dopo i bei trascorsi al VC Breganze e in grado di cogliere la prima top-ten stagionale (ottavo posto per lui). Positiva nel complesso anche la prova di Rolland (alla fine 19esimo ma distanziato di 27") che ha cercato spesso di portar via l'azione decisiva, regalando comunque spettacolo.

È arrivato quindi il momento più bello quindi per Malaguti, salito sul gradino più alto del podio con lo sguardo verso il cielo. Lui che in un freddo pomeriggio bretone ha vissuto la sua personale, bellissima resurrezione.

Vivian Ghianni

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