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Milano-Sanremo 2013: Sconfitti e delusi, la schiera è folta - Pozzato, Cavendish e non soltanto tra gli scontenti | Cicloweb

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Milano-Sanremo 2013: Sconfitti e delusi, la schiera è folta - Pozzato, Cavendish e non soltanto tra gli scontenti

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I big si studiano sul Poggio, Pozzato boccheggia al centro © Bettiniphoto

Poche ore dopo una giornata da tregenda ed una gara da brividi (non in senso figurato) parlare di sconfitti è davvero improponibile. Tutti quelli che hanno preso il via da Milano stamane, giungendo fino ad Ovada, e ripartendo (o restando sui bus) da Cogoleto, meritano solamente rispetto ed ammirazione. Assodato questo concetto, c'è da dire che le classifiche esistono anche per gare come la Sanremo odierna, i distacchi sono stati calcolati, le tattiche non riposte nei rispettivi cassetti delle squadre ma, nel limite del possibile, messe in pratica.

Logico quindi che, come chi ha stupito (potremmo parlare di Ciolek, come fa mezzo mondo, ma chi scrive, onestamente, s'aspettava un numerone del tedesco), ci sia anche una buona schiera che non ha mantenuto quelle che erano le aspettative della vigilia. Logico, il trasferimento da Ovada a Cogoleto ha cambiato, e di molto, le carte in tavola, ma altre alternative (che non prevedessero l'annullamento della corsa) non c'erano.

C'è chi non ha nemmeno dato un segnale, almeno sulla strada, ma da Cogoleto non è affatto ripartito. È il caso dello scudiero di Cavendish Niki Terpstra e soprattutto di Tom Boonen. Il Campione belga, non al meglio, ha detto di non essere rimontato in sella per dare una dimostrazione agli organizzatori, oltre che per preservare la sua salute. «Questa non è più la Milano-Sanremo, è una stronzata», avrebbe dichiarato a Sporza, accusando gli organizzatori e denunciando che un centinaio di corridori sulla via del ritiro avrebbero beneficiato del calore dei pullman per poi ripartire da Cogoleto. Se le ha, porti le prove, il buon Tommeke, altrimenti resteranno parole al vento e si potrà rifare con la Gand di domenica, che aprirà le Classiche del Nord.

Anche Matthew Goss, subito dopo la ripartenza, s'è arreso all'acqua ed al freddo. Lui è un velocista non certo puro, tant'è che quando vinse nel 2011 agì come Ciolek oggi, tenendo le ruote dei migliori per tutto il giorno, infilzandoli poi nel finale. Avrà altre occasioni, di certo in condizioni meteo differenti avrebbe saputo dare di più ad un'Orica-GreenEDGE che vanterà il 23° posto di Langeveld. Ma come, non c'era Gerrans? C'era ma, reduce dai problemi respiratori che l'hanno costretto al ritiro dalla Parigi-Nizza, il campione uscente ha chiusa a 5'13", 68°.

Con le Manie tagliate dal percorso lo scenario per i velocisti rimasti era totalmente diverso: se André Greipel alla vigilia era in forma ma non in formissima, con un'asperità in meno il tedesco avrebbe potuto giocarsi le sue carte. L'elevato ritmo e le condizioni proibitive hanno costretto il tedesco della Lotto-Belisol ad alzare bandiera bianca, pur terminando al 58° posto. Stesso discorso si può fare per Tyler Farrar, sfortunato però ad incappare in una caduta ai piedi della Cipressa. Chiuderà 94° a 11'29".

Se Alessandro Petacchi aveva anche altre carte da giocare nella sua Lampre (ci arriveremo) e può quindi permettersi un 65° posto (anche perché, a dirla tutta, nessuno si aspettava troppo da Alejet), non si può dire lo stesso per Mark Cavendish. Il suo è forse il più grande flop di giornata e parte da lontano. A Indicatore - è storia della Tirreno-Adriatico appena conclusa - Mark fa una volata pessima e se la prende con i compagni che non l'hanno lanciato a dovere. Il giorno dopo si scuserà ma la frittata è fatta. A Cogoleto, con le Manie tagliate (salita dove Cav ha quasi sempre pagato dazio, e quindi con una corsa molto favorevole a lui), non ripartono Boonen, per quanto detto sopra, Terpstra e Vandenbergh. Kwiatkowski si ritirerà poco dopo. Per la serie: ci hai criticati, caro Mark? Adesso veditela da solo, sotto questo freddo d'inferno!

A Cav, che pedala benissimo, restano i soli Velits, Chavanel e Stybar. Il britannico regge bene su Cipressa e Poggio ma è proprio sulla prima delle due salite che il compagno Chavanel se ne va da solo. Proseguirà l'azione anche sul Poggio e sprinterà con i primi, chiudendo quarto. Insomma, Chavanel agisce come se Cannonball, in Omega Pharma, non esistesse proprio e d'altra parte il britannico, con un percorso cucito addosso a lui, riesce a perdere una corsa che, da Cogoleto in giù, molti già assegnavano a lui. Da rivedere l'armonia nella famiglia Omega Pharma, a cominciare da un Cavendish che vincerà tanto, va ammesso, ma si lagna tre volte tanto. Non può essere contento né del team né di sé, il buon Mark.

Altro corridore che delude, e molto, è Thor Hushovd. Il norvegese ci aveva fatto venire l'acquolina in bocca dopo la tappa di Porto Sant'Elpidio della Tirreno, dove sotto il diluvio e con un discreto freddo chiuse con i primi. Viste le condizioni simili, lo si attendeva oggi. Sempre in gruppo, è stato tagliato fuori ai piedi della Cipressa, quando il plotone, sotto il forcing della Sky, s'è rotto in due parti. Il norvegese era nella seconda, addio sogni di gloria. Altro norvegese, stavolta più giovane ma certo non meno promettente, altro flop. Edvald Boasson Hagen ha messo i suoi a tirare sulla riviera ligure, a partire dai capi. Ripresa la fuga del mattino, voleva sgranare il gruppo, che spaccandosi in due dopo Imperia ha fatto apparire un sorriso sul giovane Sky. Quando però è iniziata la Cipressa, salita presa molto forte, come di consueto, a Boasson Hagen s'è accesa la spia rossa. In riserva, pedalerà del suo passo per poi ritirarsi. Peccato, ci riproverà l'anno prossimo.

Altri delusi eccellenti: Heinrich Haussler non è certo più quello del 2009 che in volata quasi anticipò un certo Cavendish, ma qualcosa che andasse oltre il 13° posto era lecito aspettarselo. Così come era più che lecito vedere finalmente Philippe Gilbert trionfare nella Classicissima, una delle poche corse che gli mancano. Fu terzo nel 2008, questo il miglior risultato dell'iridato. Gilbert che, sia chiaro, c'ha provato eccome giù dalla Cipressa, allungando e di molto il gruppo, ma dopo, quando ci si sarebbe aspettati che continuasse l'azione, ha desistito. Forse voleva tentare qualcosa sul Poggio, forse freddo e pioggia l'avevano fiaccato, sta di fatto che anche quest'anno la Sanremo non va a Philippe Gilbert, solo 32°. Le edizioni a disposizione per portare a casa il Mondiale di primavera sono sempre meno.

Impalpabile la Blanco, con Slagter, Nordhaug, Martens e Renshaw, mai in vista. Greg Van Avermaet con questo tempo poteva diventare un cagnaccio, ha chiuso con un anonimo 36° posto. Anche Flecha e Breschel con un tempaccio del genere avrebbero dovuto fare faville, non si sono mai visti. Geraint Thomas poteva diventare la seconda punta della Sky dopo il cedimento di Boasson Hagen ma nemmeno ha concluso la prova.

Se gli stranieri piangono l'italia certo non ride. Certo, un sorriso ce lo strappa Luca Paolini, che con il suo 5° posto è il primo dei nostri, ma dietro al "Gerva", sempre in prima fila, c'è il buio totale. Daniele Bennati ci aveva illusi (per l'ennesima volta, diciamolo) con il 2° posto al GP Nobili, che non è certo una classica monumento. Ebbene, l'aretino, invisibile, ha chiuso con un anonimo 28° posto. Non bene anche la coppia Vini Fantini formata da Santambrogio e Gatto: avrebbero dovuto dare battaglia, si è stentato a riconoscerli. Anche Modolo, dopo il 4° posto del 2010, da neopro', non riesce più a tornare a livelli presentabili nella Sanremo e pure oggi s'è ritirato.

Le due delusioni più cocenti vengono da Nibali e Pozzato. Il primo era tra i favoriti con una gara bagnata, per via delle sue capacità fuori dal comune nelle discese. Ha patito troppo il freddo, le gambe non giravano a dovere e fin dai Capi s'è capito che aria tirasse in casa Astana, con il messinese troppo spesso in fondo al gruppo, mentre davanti si menava. Si ritirerà poco prima di Capo Berta, le sue corse saranno ora anzitutto le Ardenne e quindi il Giro.

Chi invece è il più deludente di tutti, almeno per quanto riguarda l'Italia, è Filippo Pozzato. Il veneto della Lampre, con Petacchi fuorigioco ed Ulissi mai decisivo, era il capitano designato. Pippo sa come vincerla una Sanremo (ce lo mostrò nel 2006), ma anche come perderla (ce ne diede prova nel 2008, quando perse la ruota di Cancellara, o nel 2011, quando si trovava all'interno di un gruppetto niente male ma alla fine la spuntò Goss). Oggi sulla Cipressa e sul Poggio era nel gruppo inseguitore, poi sulla via del rientro, quindi ancora una volta tagliato fuori dalle posizioni che contano. Quando sul Poggio se ne vanno Cancellara, Sagan e Ciolek, Pippo è lì ma non li segue (non riesce? Non vuole?). Come siano andate le cose magari lo sapremo a breve, resta il fatto che Pozzato anche quest'anno ha avuto il braccino e porta a casa un 33° posto che verrà raccontato ai nipoti soltanto per le condizioni di freddo disumano in cui è stato ottenuto. 

Questa però non è una prerogativa di Pozzato, bensì una regola che vale per tutti i 135 che hanno terminato la gara, da Ciolek a Isaychev, e senza dimenticare i ritirati. Duecento persone che potranno dire: «C'ero anch'io in quella bufera». E quando la racconteranno, non avranno il volto con quel muso lungo, tipico dei grandi delusi.

Francesco Sulas

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