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Haut Var-Algarve-Andalucía 2013: Il week-end dei bei vincitori - Henao-Martin, Hushovd-Boom, Valverde...

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Sergio Henao mette il gruppo in fila prima di vincere sull'Alto de Malhão in Algarve - BettiniphotoUn finesettimana grandi firme, avrebbe titolato qualche magazine femminile un po' di decenni fa. Ma in effetti non si trova sintesi più consona per descrivere un pugno di gare in cui abbiamo visto vincere uomini del calibro di Valverde e Hushovd, Henao e Boom e Martin, oltre al Pozzato che ha concluso a braccia alzate il Trofeo Laigueglia. La stagione entra nel vivo insieme al calendario europeo: si è corso in Portogallo e in Francia, in questi ultimi giorni, e si è tornati a gareggiare in Spagna, nell'attesa che parta anche il carosello belga (dal prossimo w-e) e che, tra un paio di settimane, si inizi a fare sul serio nel Belpaese (col ritorno del Giro del Lazio - che ora si chiama... Roma Maxima... - e con la sempre più pregnante Strade Bianche).

Il Tour du Haut Var, oltralpe, dal 2009 si disputa non più come gara in linea, ma sulla lunghezza di due giorni. E ha salutato ieri, a La Croix Valmer, il ritorno al successo di un pezzo da 90 come Thor Hushovd. Il norvegese, dopo ben 17 mesi di digiuno (comprendenti i primi 12 in maglia BMC), ha finalmente rotto il ghiaccio in rossonero, nella prima tappa della corsa francese. L'ex iridato ha avuto ragione, in volata, di Tom Jelte Slagter (bel prospetto di questo avvio di 2013: ha vinto il Tour Down Under e continua a promettere bene) e di Arthur Vichot.

Ricordiamoci quest'ultimo nome, perché è quello di colui che, alla fine, s'è portato a casa la corsa. Nella seconda e ultima tappa, oggi a Draguignan, si era mossa da lontano una bella e corposa fuga, comprendente tra gli altri il nostro Oss, ma anche Boom, Fédrigo, Ten Dam e Brice Feillu. Proprio i due uomini da pavé, Boom e Oss, hanno lanciato un attacco, a 70 km dalla conclusione, che ha selezionato tale fuga lasciando al comando un drappelletto di 7 unità (coi due promotori del contropiede c'erano appunto Ten Dam e Fédrigo, e poi anche Bideau, Moinard e Bonnafond).

Gli attaccanti hanno resistito al ritorno del gruppo, o meglio, al ritorno del gruppo meno un elemento: Arthur Vichot. Il quale, sull'ultima scalata di giornata (alla Côte des Tuilières, a circa 15 km dalla conclusione), è fuoriuscito prepotentemente, andando a riportarsi su un plotoncino di testa che, lungo la salita, aveva perso Bideau, Moinard e Bonnafond. Rimasti in 5, gli attaccanti sono riusciti a difendere fino al traguardo quei 15" secondi scarsi che hanno permesso loro di giocarsi la tappa in uno sprint ristretto.

Il più veloce, come da pronostico a quel punto, è risultato essere Boom, già a segno a Sète al Giro del Mediterraneo 10 giorni fa. L'olandese della Blanco ha preceduto nell'ordine Vichot, un ottimo Oss, Ten Dam e Fédrigo. Il gruppo è stato regolato, per il sesto posto, da un Hushovd che ha confermato di avere una certa voglia di fare, avendo anche comprensibilmente spinto molto per il ricongiungimento, visto che ci si giocava la classifica generale.

Quei pochi secondi di vantaggio sugli inseguitori hanno fatto sì che fossero proprio i battistrada a disputarsi la vittoria finale, in base alla somma dei piazzamenti. E ad avere la meglio, a parità di tempi (non c'erano abbuoni) è stato proprio Vichot (3° + 2°), su Boom (19° + 1°) e Ten Dam (39° + 4°), con Fédrigo che ha perso 4" nelle fasi dello sprint, e Oss che si era staccato ieri e che quindi non aveva lo stesso tempo degli altri.

Se Boom conferma un percorso di crescita che, sperabilmente per lui, lo porterà a contendere ai più forti le classiche più belle dell'anno (Fiandre e Roubaix), Vichot è uno dei tanti nomi interessanti che la FDJ sta sfornando. In quest'avvio di 2013 la formazione di Madiot ha proposto a buoni livelli Roux, Roy, Geniez, Veikkanen; ma anche Bouhanni, vincente in Oman; Elissonde, in notevole maturazione rispetto allo scorso anno; Pinot, già in discrete condizioni; e appunto Vichot, 24 anni, che ha collezionato il 12esimo posto al GP La Marseillaise, il nono all'Étoile de Bessèges e il decimo al Mediterraneo, prima dell'affermazione all'Haut Var. L'anno scorso il ragazzo di Montbéliard vinse addirittura una tappa al Delfinato, in questa prima parte di stagione punterà a farsi vedere nelle classiche valloni, e se manterrà quanto promesso in questo febbraio, potrà effettivamente ritagliarsi un ruolo, tra Belgio e Olanda.

In Algarve la classica Volta locale (da giovedì a oggi) è partita con due volate, la prima a Faro - influenzata da una rotonda che nel finale ha splittato il gruppo - ha visto il successo un po' inatteso di Paul Martens su Tiago Machado (se questi vi paiono atleti da sprint di gruppo...), con Nizzolo quarto e Cavendish che si è dovuto accontentare di un'anonima sesta posizione; la seconda frazione, a Lagoa, ha visto una prestazione ancor più convincente del milanese della RadioShack (parliamo sempre di Nizzolo), che ha agguantato una buona seconda piazza, alle spalle dello scatenato Theo Bos, che nell'occasione ha anche preso la maglia di leader della corsa.

La Volta però si sarebbe decisa nelle due tappe conclusive; il consueto arrivo in salita dell'Alto de Malhão ha premiato un corridore che, nell'ambito del team Sky, rischia quasi di passare inosservato. Eppure Sergio Henao nel 2012 ha disputato un gran bel Giro (concluso in nona posizione), ma lì si dirà che non aveva capitani da servire e che quindi ha potuto far come gli pareva, nell'economia della corsa rosa; però alla Vuelta, laddove invece si è speso parecchio per il compagno Froome, ha chiuso al 14esimo posto, ben meglio del connazionale Urán che pure partiva con più solidi galloni.

Henao è passato al professionismo un po' più tardi rispetto ad alcuni connazionali della fenomenale nouvelle vague colombiana; aveva già 24 anni compiuti quando ha esordito con la Sky, alla Challenge di Maiorca di 12 mesi fa. Ma in quest'anno ha realmente bruciato le tappe, esibendo una sicurezza non tanto da veterano (ovviamente), quanto da corridore che ha chiare le proprie possibilità e soprattutto i propri margini di miglioramento. Lo vedremo quasi certamente al Giro, e sicuramente non sarà elemento da sottovalutare, quando ci ritroveremo a fare i pronostici della corsa rosa.

A Malhão Henao (una rima strepitosa!) ha preceduto Rui Costa, ottimo corridore locale già visto in più occasioni internazionali (tra Tour e gare WT canadesi ha saputo mostrare cose egregie), e Westra, che un anno fa in marzo spaccava il mondo, e in questo 2013 pare quasi avviato a ripetere quanto esibito all'ultima Parigi-Nizza (chiusa al secondo posto). Nel gruppetto subito alle spalle dei primissimi, da segnalare la presenza di un giovanotto, tal Joshua Edmondson, ventenne britannico che viene da un italico dilettantesimo (nel Team Colpack), e che ha fatto vedere qualcosa di promettente al Giro della Valle d'Aosta dello scorso luglio. Insieme a Joe Dombrowski (vincitore del GiroBio) rappresenta la nuova frontiera che il team di Brailsford ha esplorato tramite l'ultimo ciclomercato: non si può certo dire che i nerazzurri di Gran Bretagna non ragionino anche parecchio in prospettiva.

Inoltre, nelle tre tappe in linea dell'Algarve, ci piace sottolineare la presenza, nelle varie fughe di giornata, di gente come Vanmarcke, Chavanel, Leukemans, Lindeman ma anche Boaro: la stagione del pavé è dietro l'angolo, già sabato prossimo saremo in piena Het Nieuwsblad, è bello vedere che alcuni dei possibili protagonisti di queste classiche belghe (Vanmarcke la vinse - brutalizzando Boonen! - la Het Nieuwsblad, un anno fa) stanno affinando la condizione in vista degli appuntamenti fiamminghi.

Con Henao in maglia di leader, oggi si è disputata la cronometro decisiva: 35 km di tappa (a Tavira), francamente troppi perché il colombiano potesse sperare di difendere il primato, tantopiù che in classifica si ritrovava abbastanza vicini professionisti dell'orologio del calibro di Westra, Menchov e Martin. Proprio quest'ultimo, il Tony di Germania, ha vinto la tappa, in poco più di tre quarti d'ora, affibbiando oltre un minuto al compagno Kwiatkowski (già bravino quasi un mese fa a San Luis in Argentina - consideriamo che il polacco è un classe '90), e poi 1'15" al giovane neozelandese Sergent (nuove leve RadioShack), 1'16" al citato Westra, 1'30" a Castroviejo (bravo Movistar che in questo 2013 si concentrerà sulle brevi gare a tappe), 1'32" a Menchov, 1'47" agli eroi di casa Machado e Rui Costa.

Henao, 14esimo a 3'15" da Martin (subito dietro a De Gendt, ma precedendo anche un semicronoman come Chavanel), è rotolato fino al 12esimo posto della classifica generale, nella quale il tedesco della Omega Pharma si è imposto con 58" su Kwiatkowski, 59" su Westra, 1'21" su Menchov e 1'26" su Rui Costa.

Dice: ma non c'era un po' troppa crono, per una corsa di appena 4 giorni? Osservazione pertinente, senonché la Volta ao Algarve è storicamente una prova di preparazione per obiettivi che - per i più forti - verranno anche molto in là, nel corso della stagione; non dimentichiamo che Lance Armstrong usava spesso, nella sua carriera, scendere in Portogallo per fare il punto della condizione, a 5 mesi dal Tour: e una cronometro lunga, nei termini qui descritti, fa molto gioco a chi deve puntare il picco di forma molto più in avanti. Cose del ciclismo contemporaneo...

Per una corsa che si conclude a cronometro, un'altra che parte proprio da una prova contro il tempo: è il caso della Vuelta a Andalucía, il cui prologo di 6 km è stato vinto da Alejandro Valverde, oggi a San Fernando. Il murciano della Movistar, sul piattone andaluso, ha preceduto di 2" Simon Spilak (un ragazzo che deve far presto a ritrovarsi, dopo le buone promesse di 2-3 anni fa, prima di cadere nel novero dei tanti incompiuti del ciclismo), di 4 Farrar e Van den Broeck e di 6 uno specialista come Gretsch.

La Ruta del Sol (altro nome della corsa), negli anni passati spesso terreno di razzie per velocisti (mai quanto la scomparsa Vuelta Valenciana, che si disputava di qui a poco, e che nel 2005 - ad esempio - vide Petacchi vincere 3 tappe e la generale. Ma questa è un'altra storia...), si concentra in questo 2013 in sole 4 tappe (contro le 5 solite), e presenta ogni giorno qualche motivo di interesse. Per dire, già domani, nella San Fernando-Ubrique, il Puerto de Las Palomas (vetta a 34 km dal traguardo) promette di sparpagliare per benino il gruppo, tirando fuori dalla contesa gli sprinter.

Le ultime due frazioni presenteranno un arrivo su strappetto (a Montilla, martedì) e un percorso che è tutto un saliscendi, mercoledì tra Lucena e Rincón de la Victoria. Parliamo naturalmente di salite che in un Giro o in un Tour sarebbero quasi irrilevanti, ma per la seconda metà di febbraio i terreni di scontro scelti dagli organizzatori andalusi sono tutt'altro che banali. Vedremo se Valverde saprà difendere la leadership, fino a mercoledì: l'impressione, guardando le altimetrie, è che Alejandro potrebbe recitare in patria, una volta di più, il ruolo di Embatido.

Marco Grassi

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