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Tour Down Under 2013: Treno Lotto, terno Greipel - Battuti Renshaw e Boasson Hagen, TDU a Slagter

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Per André Greipel terza vittoria di tappa al Tour Down Under 2013 @ BettiniphotoQuattro chilometri e mezzo di circuito piattissimo, 20 giri uno più veloce dell'altro, un fintissimo Gran Premio della Montagna a 40 metri d'altitudine, e Adelaide ha accolto, come di consueto, il gran finale del Tour Down Under. Una corsa che qualche anno fa viveva sequele di sprint, e che solo ultimamente ha conosciuto il brivido di qualche salita posizionata strategicamente (su tutte Old Willunga Hill, arrivo di tappa che ieri ha sorriso a Simon Gerrans). Un ex festival dei velocisti che in questa edizione ha avuto solo tre sprint di gruppo su sei tappe, compreso il circuito conclusivo.

E in tutte e tre le volatone, il nome che è risuonato più alto di tutti, nel gracchiare degli speaker, è quello di André Greipel. Il tedesco ha vinto la prima, la quarta e oggi la sesta frazione del TDU. È anche vero che alcuni rivali di un certo calibro (Cavendish, tanto per fare un nome) erano da tutt'altra parte, ad esempio al Tour de San Luis in Argentina; ma fronteggiando gli avversari che si è ritrovato di fronte, il corridore della Lotto Belisol ha letteralmente stracciato la concorrenza.

Le prime due vittorie le ha ottenute quasi per distacco; per arrivare a quella di oggi si è dovuto impegnare un po' di più per rimontare un bell'anticipo di Renshaw. Ma alla fine il risultato non è cambiato.

La tappetta (90 km e tutti a casa) è stata, come detto, veloce, e anche abbastanza battagliata: non tanto per le varie fughe, inevitabilmente votate all'insuccesso, quanto per i traguardi intermedi con abbuoni. Si dà il caso, infatti, che Geraint Thomas, scivolato in quinta posizione ieri (a 29" dal leader Slagter), avesse un paio di avversari giusto davanti a sé in classifica, e pure l'intenzione di scavalcarli prendendo qualche bonus qua e là. Non ci dilunghiamo quindi sulla prima fuga del giorno (con Rabon, Didier, Juraj Sagan, Watson, Astarloza, Voigt e Marczynski), che tra il primo e il settimo giro ha resistito con non più di 20" di vantaggio, prima di essere annullata dal lavoro degli Sky di Thomas.

Un lavoro certosino, volto a portare il gallese al traguardo volante in apertura di nono giro. E lì, con gran regia di Boasson Hagen, Geraint ha centrato l'obiettivo, vincendo lo sprint davanti a Kelderman (altro uomo da top ten) e lo stesso EBH. Con i 3" di abbuono, Thomas scavalcava Jon Izagirre (che era a 28"), portandosi a 26" di ritardo dal primo, e a un passo da Hermans (che era terzo a 25"). A sua volta Kelderman, che era a 32" come Gorka Izagirre e Pietropolli, ha superato entrambi, grazie a quel secondino, risalendo dal nono al settimo posto.

Rilassatasi la Sky, nel corso dello stesso nono giro è partita una seconda fuga, con Marczynski (ancora lui) insieme a Marangoni, Ponzi e Bennett. Malgrado l'impegno del polacco, che ha insistito da solo anche quando gli altri tre sono stati riassorbiti, la Sky ha annullato anche questo secondo attacco, presentandosi nuovamente in forze al traguardo volante in avvio di 13esima tornata.

Questa volta il meccanismo ha funzionato meno bene della precedente, visto che la Euskaltel di Izagirre ha provato a rendere le cose più difficili ai britannici; e infatti Boasson Hagen ha dovuto vincerlo in prima persona, lo sprint, per anticipare lo spagnolo Lobato, mentre Thomas si è accontentato della terza piazza. Poco male, l'ulteriore secondo guadagnato gli ha permesso di affiancare Hermans a 25" da Slagter, ma di superarlo per la miglior somma di piazzamenti nei 5 giorni precedenti. Terzo posto agganciato!

Sempre al 13esimo giro è partita la terza fuga del giorno, con Kerby, Kadri e Kohler. Questo K3 all'attacco (mai con più di 13" di margine) è stato raggiunto al penultimo giro, e a quel punto si aspettava solo la volata, senza immaginare che le alte velocità e le strappate dell'ultima tornata avrebbero prodotto, nel finale, parecchi buchi nel gruppo, con conseguenti distacchi assegnati a questo o quel drappello.

Il treno della Lotto e quello della Sky si sono contesi il comando delle operazioni negli ultimissimi chilometri (mentre la Saxo, pure attiva, veniva danneggiata dalla caduta di Cantwell ai -3), ma dopo il triangolo rosso è stato chiaro che il meccanismo di Greipel e soci era nettamente superiore. Mentre aspettavamo la nuova sparata del tedesco, Mark Renshaw ha giocato il tutto per tutto, anticipando molto bene ai 250 metri e sbucando al centro della strada mentre Greipel doveva ancora uscire dalla scia dell'apripista Henderson. Per un attimo Renshaw si è illuso di averla fatta franca, ma quando il corridore della Lotto ha preso l'abbrivio, ci ha messo non più di quattro o cinque pedalate per raggiungere l'australiano, superandolo di slancio e andando a prendersi il 14esimo successo parziale al TDU, nonché - stando ad alcuni conteggi - il centesimo da professionista. Boasson Hagen ha portato a casa il terzo posto, davanti a Goss, Farrar e Thomas.

Ma dicevamo dei buchi in gruppo. Ferrari ha chiuso la prima tranche dell'ordine d'arrivo, al quindicesimo posto, appena preceduto da Slagter, che ha così sancito la sua vittoria nella prima prova stagionale del World Tour. Il secondo gruppetto, composto da 20 uomini, ha accusato 4" di distacco, e in questo drappello troviamo, tra gli uomini da top ten, Javi Moreno, i fratelli Izagirre, Veikkanen, Kelderman e un attento Pietropolli (oltre a un Guardini un po' deludente, visto che nemmeno oggi, in una tappa apparentemente adatta a lui, è riuscito a sprintare). A 9" è stato cronometrato un terzo gruppetto, comprendente tra gli altri Hermans e Machado: il belga, già superato ai traguardi volanti da Thomas, si è visto scavalcare quindi anche da Jon Izagirre; il portoghese è scivolato dalla sesta alla nona posizione.

Riassumendo, Tom Jelte Slagter ha vinto con merito il Tour Down Under, con 17" su Javi Moreno, 25" sul volitivo Geraint Thomas, 32" su Jon Izagirre, 34" su Hermans e Kelderman, 36" su Gorka Izagirre e Daniele Pietropolli, ottavo e migliore degli italiani. Da segnalare il ritiro di Andy Schleck a metà tappa: per il lussemburghese è ancora molto lunga la strada verso una condizione accettabile.

Marco Grassi

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