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Mondiale 2012: Phil like a natural World Champ - Riflessioni intorno all'iride di Gilbert

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Philippe Gilbert sul podio indossa per la prima volta la maglia iridata © BettiniphotoPer i risultati ottenuti da Philippe Gilbert in tutte le classiche degli ultimi anni, tutti sapevamo che sarebbe stata solo una questione di tempo prima che il formidabile vallone riuscisse a conquistare la maglia iridata: prima si piazzava sempre ma il suo livello non gli consentiva ancora di fare la differenza, poi dopo la sua clamorosa esplosione tra 2009 e 2010 ci si sono messi i percorsi dei Mondiali a tenerlo lontano dal successo. Fino a ieri: a Valkenburg, infatti, si sono create tutte le condizioni ideali per Philippe e lui non ha fallito.

Probabilmente in gruppo c'erano pochi corridori, forse nessuno, che meritavano questa maglia quando lui. La corsa più strada, però, è che la vittoria del Mondiale Gilbert l'abbia colta al termine di una stagione abbastanza sottotono, sicuramente la peggiore da tre o quattro anni a questa parte. A dire il vero non è detto che le due cose non possano essere collegate: dopo aver vinto tutto è anche possibile che Philippe si sia un po' rilassato conscio che eventuali successi sulle Ardenne non gli avrebbero cambiato la carriera, che ai Giochi Olimpici il percorso non gli era congeniale e che invece la prova iridata di Valkenburg lo avrebbe potuto lanciare senza dubbio in un'altra dimensione. Alla Vuelta infatti abbiamo ricominciato a vedere un Gilbert quasi irresistibile, al Mondiale poi è ritornato il grande dominatore del 2011 e ha costretto tutti gli avversari a correre per il secondo posto.

Certo, detta così a parole sembrerebbe una cosa facile. In realtà andavano fatti i conti con tutte le critiche ed i commenti negativi e maligni che ha ricevuto Philippe Gilbert per le sue prestazioni durante l'anno: sacrosanti a volte, esagerati e fuori luogo altre. E poi, cosa ancor più importante, c'era l'antagonista, un compagno di squadra anch'esso desideroso di vincere, alzatosi al ruolo di co-capitano dopo da una stagione da incorniciare e soprattutto pieno di credito e senza grosse pressioni addosso visto che era stato lui a regalare al Belgio l'ultima maglia iridata: nelle settimane precedenti alla corsa, infatti, il dualismo con Tom Boonen è stato uno dei temi più discussi, non solo da fiamminghi e valloni.

Il primo successo del commissario tecnico Carlo Bomans è stato proprio di creare una squadra unita e di far andare d'accordo i due leader: nessuna differenza tra fiamminghi e valloni e azzerate per un giorno anche le differenze di squadra di club con i corridori della Omega Pharma-Quick Step, gregari di Boonen per tutto l'anno, pronti a mettersi a disposizione degli interessi della nazionale. Tutti concetti che potrebbero apparire banali e scontati sulla carta ma che spesso (per tutte le nazioni) sono venuti meno proprio al Mondiale.

La tattica impostata dal Belgio alla fine s'è rivelata praticamente perfetta anche se gli interessi comuni di altre nazioni hanno semplificato un po' il compito di gestione della gara, soprattutto nel tratto in linea iniziale prima di arrivare al circuito del Cauberg. Per metà corsa l'uomo belga a scoprirsi è stato Dries Devenyns che ha tenuto a bada la fuga iniziale assieme ai britannici; successivamente Gianni Meersman è entrato nel numeroso contrattacco ispirato da Alberto Contador ma tutti gli altri sono sempre rimasti vicini ai capitani. Negli ultime tre tornate il Belgio ha potuto contare su una squadra ancora fresca e capace anche di spaventare molti avversari quando s'è portata compatta in testa al gruppo: un tirata non particolarmente dispendiosa ma che ha praticamente annullato la fuga in atto e probabilmente anche le intenzioni bellicose di qualche avversario.

Ai piedi dell'ultima scalata del Cauberg la presenza di maglie azzurre con tricolore nero, giallo e rosso nelle prime posizioni del gruppo era ancora notevole e l'organizzazione ha fatto sì che sia Gilbert che Boonen si trovassero al posto giusto al momento giusto: Roelandts s'è incollato alla ruota di Nibali con dietro Tom, Leukemans invece ha risalito posizioni con dietro Philippe ed ha seguito i prima persona l'accelerazione di Nibali lanciando di fatto lo scatto di Gilbert. A quel punto lo show è stato tutto di Philippe Gilbert: staccare tutti nel tratto più duro era fondamentale per evitare proprio quei tentennamenti che sono stati fatali a Boasson Hagen e Kolobnev e che avrebbero favorito un arrivo in volata. Volta in cui in ogni caso sarebbe potuto esserci Boonen visto che in caso di attacco andato male avrebbe potuto contare su un treno formato da Roelandts, Van Avermaet, Leukemans e lo stesso Gilbert.

Adesso Philippe ha raggiunto finalmente in suo sogno e sarà veramente vederlo in azione in gruppo già dalle prossime corse: il corridore capace di vincere addirittura sette corse consecutive visto l'anno scorso difficilmente si sentirà appagato a questo punto e poi la maglia iridata può rendere ogni vittoria più speciale; riuscisse a ripetere un'annata simile al 2011, per cosa e come ha vinto, anche da Campione del Mondo sarebbe veramente uno spot meraviglioso per il ciclismo. Intanto l'esordio con la nuova casacca è previsto per giovedì prossimo al Gran Piemonte, corsa vinta già in due occasioni nel 2009 e nel 2010: Biella e la salita del Favaro lo aspettano.

Sebastiano Cipriani

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