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Mondiale 2012: Freire, la carriera finisce tra i mugugni - Le incomprensioni in casa spagnola

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Freire e Valverde uno accanto all'altro prima del Mondiale di Valkenburg. Dopo invece son volati gli stracci © Bettiniphoto

Óscar Freire ieri è rimasto deluso più che dalla sua prestazione, dal comportamento dei compagni e non ha potuto chiudere la carriera come aveva sognato. Vedere Vinokourov vincere le Olimpiadi di Londra in quella che doveva essere l'ultima gara della carriera del kazako, deve avergli fatto sognare un epilogo simile, con la conquista del quarto titolo iridato della sua straordinaria carriera. A quest'ipotesi non è che ci credessero in troppi ma ciò che conta è che ci credessero i diretti interessati, vale a dire lo stesso Freire e il ct José Luis De Santos, visto che sebbene la cosa non sia stata dichiarata ai quattro venti si partiva con Freire capitano: se all'ultimo giro si fosse arrivati compatti, tutti sarebbero stati al servizio di Oscarito.

Una tattica oggettivamente un po' forzata vista la qualità della squadra e le caratteristiche dei principali interpreti, (Valverde, Sánchez, Contador, Rodríguez) ma resasi probabilmente necessaria dopo aver visto le gare degli Under 23 e delle Donne, al termine delle quali si è capito che solo l'azione di un fuoriclasse avrebbe potuto evitare l'arrivo in volata. Freire per arrivare al massimo a quest'appuntamento iridato, dopo 9 anni ha lasciato la Rabobank per accasarsi alla Katusha; la sua stagione è stata in linea con le ultime, con una buona partenza condita dalle vittorie al Down Under e poi alla Vuelta Andalucía, e dai piazzamenti a Sanremo (7°), E3 (2°), Gand (4°) e Amstel (4°).

Proprio la prestazione all'Amstel con un attacco prima del Cauberg deve avergli dato la convinzione di poter lottare per il Mondiale, e così il resto della stagione è stato pensato per arrivare al massimo della condizione a Valkenburg. Dalla Vuelta però Contador, Valverde e Rodríguez sono usciti in grande condizione e soprattutto Valverde era tagliato per il circuito, così la Spagna ha optato per una tattica aggressiva nella prima metà di gara e attendista nella seconda parte. L'azione dei 29 anche per la presenza di Contador è stata alimentata soprattutto dalle furie rosse con Lastras e soprattutto Flecha, ma una volta annullato questo tentativo gli spagnoli si sono messi sulle ruote degli altri come fanno ormai da qualche anno ed hanno atteso pazientemente che la corsa arrivasse all'ultimo Giro.

In tutto ciò si è rivelata quantomeno inutile la presenza dei vari Sánchez, Rodríguez e Moreno, che in pratica - visto che si puntava su Freire per il finale - non si sono mai visti e non erano nemmeno gli uomini più adatti per scortare Oscarito sul Cauberg ed aiutarlo a rientrare negli ultimi 1700 metri. Quando alla sua vista si è materializzato per l'ultima volta il Cauberg, Freire ha cominciato a credere davvero di potercela fare, e di dover quindi rinviare per l'ennesima volta il ritiro, visto che alla vigilia si era affrettato a dire che in caso di successo avrebbe continuato a correre.

Quando però l'Italia in vista dell'attacco (ipotetico) di Nibali ha messo il gruppo in fila indiana, il cantabro è rimasto solo, quasi abbandonato al suo destino con Valverde che dopo essersi fatto sorprendere da Gilbert (come se non fosse noto a tutti che il vallone avrebbe attaccato sicuramente), ha pensato bene di provare a seguirlo e di non restare al fianco di Freire come inizialmente previsto. Alla fine Alejandro ha portato a casa un bronzo e non è certo che il risultato sarebbe stato lo stesso se avesse aspettato il compagno. Valverde ha preferito lottare per il piazzamento sicuro e non rischiare di rimanere a mani completamente vuote, una scelta logica da un punto di vista neutrale ma incomprensibile per Freire: a ben vedere il corridore della Katusha non ha tutti i torti nel lamentarsi, visto che quella era la tattica decisa a tavolino.

Il punto cruciale è capire se Freire meritasse tutta questa fiducia, e la risposta è probabilmente no. Se anche il ct l'avesse pensata in questo modo la corsa avrebbe potuto prendere una piega diversa con l'inserimento di  un altro paio di uomini importanti nella fuga dei 29.

Per quanto reduce da una prima parte di stagione come detto importante, per Freire gli anni migliori sono alle spalle e con una squadra con cosi tanti corridori di livello e con determinate caratteristiche è stato un mezzo suicidio aspettare la volata tanto più lasciando da solo il presunto capitano nell'unico momento in cui avrebbe avuto bisogno di uomini al suo fianco. Alla fine per la Spagna il bicchiere è mezzo pieno sul piano dei risultati ma mezzo vuoto sul piano della gestione della corsa, con corridori come Purito e Moreno praticamente inutilizzati; vista la tattica adottata sarebbe stato meglio portare un paio di faticatori o uomini di fiducia di Freire.

A fine corsa le polemiche non sono mancate con Freire che ha accusato i compagni di esser venuti meno ai patti; il ct ha provato a metterci una pezza ma ormai i buoi erano già usciti dalla stalla. Si chiude quindi tra i mugugni e non con un successo la gloriosa carriera di Óscar Freire, campione spesso invisibile che però improvvisamente abbagliava tutti con i suoi lampi, e che ieri non è riuscito a regalarsi la quarta maglia iridata (e sarebbe stato record assoluto) ma si è comunque giocato tutte le carte che aveva a disposizione.

Vincenzo Piccirillo

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