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GP Québec 2012: Gerrans, recital da primattore - Batte Van Avermaet (e Sagan). Paolini quarto, Ulissi sesto

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Simon Gerrans vince il GP Québec. Coperto da lui stesso, Van Avermaet, secondo © gpcqm.caQuesti primi giorni di settembre sono quelli in cui prendono definitivamente corpo (e quota) le candidature per il Premio Oscar, che, nel nostro piccolo mondo del ciclismo, ha la forma di una maglia bianca tagliata al centro da una fascia multicolor. La chiamano maglia iridata anche se ha solo 5 colori, ma di sicuro chi la conquista fa un po' come quello che trovò la pentola d'oro in fondo all'arcobaleno.

Sarà la bellezza delle immagini che sono giunte dal Québec a renderci così inutilmente immaginifici, fatto sta che gli scenari canadesi in cui si svolgono le due giovani prove World Tour (oggi il GP Québec, domenica il GP Montréal) stanno iniziando a risultarci familiari, sia dal punto di vista panoramico (bellissima le due città e le zone circostanti), sia da quello ciclistico, sicché l'arco-sottopassaggio dell'ultimo chilometro del circuito québecois non sarà magari paragonabile a quello della Curva delle Orfanelle a un Giro dell'Emilia, ma anno dopo anno un suo spazietto nell'immaginario di questo sport se lo sta rosicchiando.

Chissà come mai ci è venuto in mente il San Luca, magari a livello inconscio ha agito il ricordo di una tappa del Giro del 2009 in cui a imporsi sulla salita bolognese fu un australianotto che all'epoca era uno dei tanti in gruppo, mentre oggi, quando l'abbiamo visto sprintare sul rettilineo all'insù a Québec City, e battere un tenace Greg Van Avermaet, non abbiamo potuto evitare di pensare al fatto che quel ragazzo con la faccia da comodino è colui che, pochi mesi orsono, si è messo dietro Fabian Cancellara, Vincenzo Nibali e Peter Sagan in una corsetta chiamata Milano-Sanremo.

Simon Gerrans ha rappresentato la prima grande sorpresa stagionale di questo 2012, con la sua scafatissima affermazione nella Classicissima; oggi lo ritroviamo a braccia alzate in Canada, a vincere sì una bella corsa, ma soprattutto a reclamare un posto in prima fila quando si tratterà di stilare la griglia di partenza dei Campionati del Mondo di Valkenburg. Un anno fa il GP di Québec fu vinto da Philippe Gilbert, che oggi, poche ore prima dell'esito della corsa americana, ha messo un bel punticino prendendosi un secondo successo parziale alla Vuelta. Corsi e ricorsi; Gerrans e Gilbert saranno a battagliare, tra un paio di settimane, nella prova iridata, e tutti gli indicatori della loro condizione sono nettamente all'insù.

Ma del resto in questo periodo, come dicevamo in apertura di articolo, le attenzioni sono volte proprio a monitorare lo stato di forma dei vari pretendenti al Mondiale, e in quest'esercizio non ci si può limitare ai soli vincitori. Al limite possiamo riassumere in poche righe la cronaca della gara canadese, citando gli 8 fuggitivi che ne hanno caratterizzato buona parte (Euser, Wyss, Gusev, Casar, Cooper, Leezer, Rohregger e Houle), e riportando nota di alcuni attacchi che, negli ultimi 4 giri del circuito (lungo 12.6 km e ripetuto 16 volte per un totale di 201 km e rotti), hanno vivacizzato la gara: tra le altre azioni (di Giampaolo Caruso, di Roelandts, di Leukemans), possiamo citare un bell'allungo di Chris Anker Sørensen e Langlois, nel terz'ultimo giro.

Il danese della Saxo Bank ha tenuto meglio del canadese, che sulle salitelle alla fine della penultima tornata è stato rilevato in testa da Devenyns. Il quale, col Sørensen, ha difeso 20" fino ai 4 km dalla conclusione, ovvero fino ai piedi dell'ultimo passaggio sulla Côte de Montaigne, una delle tre salitelle di fine circuito. A quel punto i due battistrada sono stati ripresi, e il buon lavoro dei BMC in tal senso è stato giustificato dal subitaneo scatto di Greg Van Avermaet, a 3600 metri dal traguardo.

Il belga è uscito fortissimo dal gruppo, ma non tanto da impedire che un Simon Gerrans altrettanto forte allungasse a sua volta, rientrando ai 3 km. La coppia, ben assortita e abbastanza equilibrata dal punto di vista della velocità in uno sprint a due (foss'anche uno sprint in salitella), si è in ogni caso trovata a dover raggiungere un rapido accordo, visto che da quel che restava di un plotone abbastanza selezionato, ai 2.5 km è partito come una scheggia Peter Sagan.

Lo slovacco si è portato a tiro dei due battistrada, e ha dato sulle prime l'impressione di poter rientrare facilmente; ma un forcing di Van Avermaet ai 1500 metri ha ricacciato indietro il corridore della Liquigas. Poco male, Peter si è rimesso di buzzo buono e ancora ai 500 metri era lì ad appena 10 metri dalla coppia di testa. Ma a quel punto la pendenza s'è indurita, di pari passo con le gambe di Sagan, che sbuffando e rinculando ha visto sfuggire via i due inseguiti, subendo al contempo il ritorno del gruppo che, guidato da un Voeckler che già sprintava, l'ha presto fagocitato (ma siamo sinceri: lo slovacco ci ha comunque ben impressionati, dopo un periodo in cui sembrava in netta flessione, e se cresce un po' potrà realmente ambire all'iride).

Intanto lì davanti Van Avermaet tentava il tutto per tutto impostando la volata ai 200 metri; ma purtroppo per il belga, la brillantezza di Gerrans è emersa prepotente e ha avuto la meglio: il corridore della Orica ha saltato l'avversario ai 100 metri, andando a prendersi questo meritato successo, mentre per il terzo posto era Rui Costa (vincitore a Montréal nel 2011) a piegare Luca Paolini, Tom Jalte Slagter e Diego Ulissi, con Voeckler solo settimo davanti a un brioso Wegmann.

Per Paolo Bettini, in giorni di burrasca a causa dei patetici diktat dirocchiani, qualche buona notizia in definitiva arriva: Paolini e Ulissi, che dovrebbero essere tra le colonne della nazionale italiana per Valkenburg, stanno bene e paiono competitivi. D'altro canto non ha brillato Moreno Moser, altro candidato a un ruolo forte in azzurro, il quale, dopo lo strepitoso Giro di Polonia in luglio, ha perso un po' di smalto tra il Giro del Colorado e oggi. Non è detto che il trentino non possa risalire di condizione, ma forse a Bettini qualche dubbietto sta venendo.

Così come c'è un dubbio di fondo riguardante il fatto che tra gli azzurri di punta il solo Nocentini uscirà dalla Vuelta (e quindi con una gamba più adatta al Mondiale, in base al dato storico dell'ultimo decennio), mentre il percorso di avvicinamento del capitano Nibali (che ha appena vinto il Padania) e dei citati Paolini, Ulissi, Moser, è certamente meno impegnativo. In ogni caso, tra un paio di giorni, dal GP di Montréal avremo nuove risposte e conferme. E magari anche qualche smentita.

Marco Grassi

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