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Vuelta a España 2012: Gilbert riemerge dal lungo sonno - E JRO dà spettacolo: attacca, fa 2°, allunga in classifica

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Come due buoni amici, Philippe Gilbert e Joaquim Rodríguez, soddisfatti della tappa di Barcellona © BettiniphotoSe voi foste Purito Rodríguez e sapeste di avere delle possibilità di vincere una Vuelta, ma al contempo aveste paura di perdere troppo tempo nella cronometro che vi attende tra pochi giorni, che fareste? Il bravissimo Joaquim non ci ha pensato più di tanto, e ha risposto oggi nella maniera migliore che ci si potesse attendere, dando seguito e sostanza a una prima settimana di gara per lui praticamente ineccepibile (vabbè, non consideriamo il non-colpo di reni di Arrate). Non esistono solo le grandi montagne per attaccare, con un po' di fantasia, di conoscenza dei tracciati e ovviamente di forza nelle gambe, ci si può inventare sempre (o quasi) qualcosa.

Oggi JRO ha eletto il Montjuich, che lui da buon catalano conosce benissimo, a palcoscenico su cui assestare un'altra stilettata agli avversari per la maglia roja. E, ci sia concesso, il ragazzo è stato perfetto, veramente perfetto nella pennellata che ha dato al finale della tappa che da Andorra riportava il gruppo in territorio spagnolo, per un arrivo quantomai scenografico nella splendida Barcellona.

Prima d'esso, c'è stata la seconda tappa più lunga della corsa iberica (196 km), vissuta per gran parte su una fuga a 4 partita sin dal km 1 e composta da Maaskant, Buffaz, Chacón e Lindeman. Il quartetto ha avuto fino a 5'20" di vantaggio massimo (dopo 20 km di fuga), per poi situarsi tra i 3 e i 4' di margine. L'interesse del gruppo era comunque di andare a riprendere gli attaccanti, sicché negli ultimi 50 km il ritmo dell'inseguimento s'è fatto più sostenuto, sino a provocare la fine della fuga intorno al km 170 (a 26 dalla conclusione).

La Katusha, per i motivi noti e relativi a JRO, ha controllato in maniera certosina la situazione fino ai -10, lasciando giusto spazio a un'estemporanea esibizione di Rosendo nel numero dell'attacco senza speranza (e tra l'altro per il povero Jesús non era giornata, visto che ai 15 km è caduto nel tentativo di saltare un marciapiedi). Dopodiché sono state Movistar e Sky a guidare il gruppo, ma è stata una maglia della Saxo Bank a schizzare in avanti appena le prime rampe annunciavano il Montjuich, salita "olimpica" (qui in zona si svolsero molte gare dei Giochi del 1992) di Barcellona. E chi c'era dentro a quella maglia? Alberto Contador.

Il madrileno ci ha provato anche oggi, ma come già nei giorni scorsi non è stato in grado di finalizzare al meglio, sicché la sua accelerazione ai 5 km è stata presto neutralizzata dalle maglie degli Sky. Ai 4 km, quando la salita si faceva realmente dura, è stato Ballan a tentare uno scatto che però non ci è francamente rimasto negli occhi. Molto più pimpante l'entrata in scena di Rodríguez, che è apparso alle spalle del veneto per poi sgasare di brutto ai 3.7 km. Su Purito si è rapidamente portato un compagno di Ballan (vedi il gioco di squadra BMC!), un corridore che non abbiamo ancora citato benché sia stato proprio lui ad aver poi vinto la tappa.

Non lo abbiamo citato perché ci sentiamo nei suoi confronti come un genitore che attende alzato il rientro notturno del figlio adolescente («Ti sembra questa l'ora???»), quindi c'è al fondo un po' di arrabbiatura per come è andato finora il suo 2012, che doveva essere l'anno della consacrazione definitiva. C'è al contempo anche la consapevolezza che, dopo tanti mesi di delusioni, la stagione è ancora insospettatamente lunga e foriera di possibilità, se Philippe Gilbert riuscisse a dare seguito a quanto mostrato oggi.

Sì, è proprio il "vallone aerostatico" l'uomo di cui parliamo, colui che per mesi ha fatto disperare i tifosi e gli addetti ai lavori che non si spiegavano una tale involuzione dopo le mirabilie del 2011. Se sia stato il cambio di squadra ad essere particolarmente traumatico, non lo sappiamo ancora; ma possiamo dire che alle soglie di settembre quel trauma possa e debba essere metabolizzato, da un professionista, o meglio, da un campione come il belga. Perché, come abbiamo appena accennato, non è che non ci sia rimasto niente nel piatto, al di là di qualche altro successo di tappa che potrà essere centrato alla Vuelta. Tra tutte le classiche e semiclassiche di fine anno c'è in abbondanza di che scegliere, ma tutti noi sappiamo che basterebbe una vittoria a dare un senso pieno e totale alla stagione, oltre che all'intera carriera di Gilbert, e ci riferiamo ovviamente a quella garetta che tra 4 settimane esatte si correrà a Valkenburg.

Di sicuro, da Barcellona giunge un primo importante segnale, da parte di Philippe: per il Mondiale (ovvero la "garetta" di cui sopra) c'è anche lui, è in piena corsa, e gli altri non si illudano di non dover fare i conti con lui. Per tornare all'oggi, avevamo lasciato Gilbert in compagnia di Rodríguez sul Montjuich, e lì lo ritroviamo, e non solo lì ma anche sulla successiva discesa, e sull'ultimo chilometro e mezzo leggermente teso all'insù. Sempre insieme, i due, a gestire pochi secondi di vantaggio sul gruppo e a resistere malgrado i tentativi solitari di Roche prima e Tiralongo poi.

La volata, il cui esito era scritto già in partenza, ha premiato il ritorno al successo di Gilbert, a quasi un anno dall'ultima affermazione al GP Wallonie 2011. Ma JRO non se ne cruccia certo, aveva messo in conto di perdere la tappa (siamo già a tre secondi posti per Purito), e del resto la scena vista dopo il traguardo, coi due che si sono stretti amichevolmente la mano, parla chiaro. Dopotutto a Joaquim interessava quell'altro dato, quello relativo al tempo. E lì gongola alla grande, l'alfiere Katusha, visto che i secondi affibbiati a Contador e Froome sono 12, che sommati agli 8 d'abbuono conquistati col secondo posto, fanno 20, bella cifra per venire da una tappa interlocutoria.

Nell'ordine d'arrivo Tiralongo ha comunque difeso il terzo posto di giornata (a 7" dai primi), mentre un gruppetto a 9" comprendente Marczynski, Bennati, Valverde e Bouhanni (nell'ordine sotto lo striscione d'arrivo) ha anticipato di 3" il grosso del plotone (quello dei citati Contador e Froome). In classifica Rodríguez ha adesso davvero un gruzzoletto importante sugli avversari: Froome è il primo degli inseguitori, e dovrà colmare un gap di 53" dal catalano. Contador è a un minuto tondo, Valverde a 1'07", e poi via via gli altri, da Gesink a Moreno a Roche oltre i 2' di distacco, e poi ancora da Antón in giù oltre i 3'. Capecchi, sempre 12esimo, è sempre il migliore dei nostri, a 3'40" da JRO.

Domani si riposa un po' (stasera megatrasferimento aereo est-ovest tagliando tutta la Spagna), poi si riprenderà dalla Galizia e da una tappa all'apparenza facile, ma che sarà resa insidiosa dal vento dell'Atlantico (parliamo della Ponteareas-Sanxenxo); quindi a seguire la cronometro, e poi nuovamente una serie di arrivi in salita, e poi e poi e poi... una grande Vuelta, se continuerà sui binari seguiti in questa ottima prima settimana.

Marco Grassi

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