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Olimpiadi su Strada 2012: Missile Armstrong si riprende l'oro - Kristin su tutte a crono. Remake di Pechino 2008 | Cicloweb

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Olimpiadi su Strada 2012: Missile Armstrong si riprende l'oro - Kristin su tutte a crono. Remake di Pechino 2008

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Kristin Armstrong premiata con l'oro dopo la cronometro © london2012.com«Oh my God! Oh my God!». Lo ripete quattro o cinque volte, Kristin Armstrong, subito dopo il traguardo. «Che cos'ho fatto...», pensa a voce alta la 38enne di Boise (compirà 39 anni tra 10 giorni, l'11 agosto prossimo), Idaho, Stati Uniti d'America. Aveva vinto l'oro a Pechino nel 2008, dal 2010 si era presa una pausa: maternità.

Il tempo di dare alla luce Lucas e nel 2011 torna ad attaccare il numero sulla schiena. È chiaro il progetto, vuole arrivare all'Olimpiade londinese e non da comparsa. Vincente in quasi tutte le crono a cui ha preso parte quest'anno, pareva dover dire addio ai sogni dorati quando il 24 maggio scorso, nel prologo della sua Boise, all'Exergy Tour, cade e si frattura una clavicola.

Il rientro è lento e doloroso ma la volontà di essere protagonista a Londra persiste. Alla fine ce la fa e si porta a casa un altro oro olimpico (a Pechino aveva battuto Emma Pooley e Karin Thürig), sottraendolo per 16" a Judith Arndt, che la sua carriera, pur ricca, la conclude senza la medaglia dei Giochi che più conta. E sì che senza il gestaccio di Atene...

Acqua passata, ormai, per la tedesca, che pure un oro olimpico l'avrebbe meritato ampiamente. Partenza ed arrivo nella meravigliosa cornice di Hampton Court Palace, in mezzo 29 km adatti alle passistone. Prendono il via 24 atlete e la prima a partire è la brasiliana Clemilda Fernandes (curiosamente la connazionale Janildes Fernandes era stata la prima ad andare in fuga nella prova su strada), seguita da Pia Sundstedt e Liesbeth De Vocht.

Il primo tempo importante è di Olga Zabelinskaya che fa segnare un 14'13" all'intertempo posto dopo 9 km (in precedenza la più veloce era stata la finnica Pia Sundstedt). Proprio la russa va seguita con un occhio di riguardo: già bronzo nella corsa in linea di domenica, ha preparato la crono olimpica a puntino. Gare e ritiri in altura, il Giro Donne, in cui si è testata nella cronometro romana (chiusa al 7° posto) per poi tornare a Livigno dopo al 4a tappa. Quindi altro test al Thüringen proprio come antipasto delle Olimpiadi. Alla fine porterà a casa il bronzo ma resterà per parecchio tempo sul gradino più alto del podio virtuale, addobbato con tre troni ed una cornice reale.

Dopo aver ammirato gli splendidi ed aerodinamici (ma lo saranno veramente?) caschi svedesi, che hanno reso Johansson e Fahlin un mix tra E.T. e Darth Vader, parte un'altra annunciata in grande forma e capace di un'ottima prestazione, Ellen Van Dijk. L'olandese, in grande spolvero domenica, fa segnare dopo 9 km un 14'28" che non è di ottimo auspicio: chiuderà in 8a posizione a 1'19" dalla Armstrong.

Non un gran tempo neanche quello di Amber Neben, che chiuderà la prova al 7° posto a 1'11" dalla connazionale Armstrong. Con la partenza di Emma Pooley, atleta di casa ed in grado di andare forte nelle crono come in salita, si aprono le vere danze. Al primo intertempo 14'06, battendo di un niente l'identico tempo della Arndt. Chi stupisce davvero è Linda Villumsen, che dopo una carriera di piazzamenti di prestigio nelle grandi crono pare proiettata verso la vittoria. Il primo intermedio la vede davanti alle altre senza appello, il secondo la dà in crescita. Cala nel finale e dopo l'arrivo di Kristin Armstrong la neozelandese d'adozione sarà soltanto quarta.

Chi incrementa è Judith Arndt, terza al secondo intermedio dopo aver sorpassato nientemeno che Marianne Vos. L'olandese oro nella corsa in linea parte con il piede sbagliato, prova a dare tutto ma viene colta presto da crampi. Al primo intermedio, dopo 9 km, giunge con 1'10" da Linda Villumsen. Giornata no, il motore non gira e la gara molto dispendiosa corsa domenica ha evidentemente lasciato il segno.

«Ho sentito subito che non stavo troppo bene - dirà l'oro olimpico in linea a nusport.nl - ma ho voluto provare a correre una buona crono. Non ce l'ho fatta. Quando la Arndt mi ha passato è stato un piccolo colpo per il mio morale, so di poter correre cronometro molto migliori di queste. Tra domenica ed oggi ho avuto poco tempo per recuperare e preparare al meglio la gara. Adesso sto da schifo ma fortunatamente c'è l'oro vinto nella gara in linea che mi consola».

La dimostrazione che anche Marianne Vos è umana, anche se lo fa apparire così poco durante le gare. Certo la cronometro non è la sua disciplina prediletta, eppure dovrà lavorarci se in futuro vorrà ottenere migliori risultati (e può ringraziare organizzatori vari per il fatto di non dover correre troppo spesso gare contro il tempo che si aggirino sui 30 km, aggiungiamo).

Tornando alla corsa, Clara Hughes culla a lungo il sogno di portare a casa un'altra medaglia dopo quelle ottenute tra Olimpiadi estive ed invernali ma la forma dei giorni migliori non l'assiste ed all'arrivo pagherà 54" alla Armstrong. Kristin parte a tutta e fa segnare a tutti i rilevamenti il miglior tempo. Sul traguardo trova la Arndt pronta ad esultare per un oro ma Kristin l'infilza e per 16" le nega questa grandissima soddisfazione. Vittoria, conferma ed affermazione che al momento è la cronowoman più forte che si possa trovare.

Arndt non gioisce mentre Zabelinskaya può essere fiera della sua continuità (due bronzi in due gare). Linda VIllumsen, come detto, si ritrova ai piedi del podio (ed a soli 2" dal bronzo) mentre la Hughes paga 54" alla Armstrong. Seguono Pooley, Neben, Van Dijk, Worrack ed una bravissima Lizzie Armitstead. Vos soltanto 16a (a Pechino fu 14a) a 3'06", sorpassata nel finale anche dalla Armstrong.

Non bene le azzurre, con Tatiana Guderzo 21a a 4'14" e Noemi Cantele 22a a 4'17". Peggio hanno fatto solo Liesbeth De Vocht ed Ashleigh Moolman, mentre davanti alle nostre troviamo addirittura l'azera Elena Tchalykh, la canadese Denise Ramsden e la brasiliana Clemilda Fernandes. Una prova opaca, che dovrà far riflettere su come l'esercizio della cronometro, oltre a richiedere doti naturali, necessiti anche di allenamenti specifici e di gare. Ecco, forse in Italia mancano le sedi dove allenarsi ma soprattutto i terreni su cui misurarsi. Se vorremo migliorare negli anni a venire bisognerà fare investimenti in queste ed altre direzioni.

Chi non si può lamentare è Kristin Armstrong. Era già una campionessa affermata, ha vinto un oro olimpico a Pechino, è diventata madre ed una volta tornata ha ripreso a vincere, sia in gare minori, nazionali statunitensi, che in corse internazionali. La missione Olimpiade è perciò riuscita ed non si poteva immaginare miglior chiusura del cerchio. «Oh my God», Kristin, che cos'hai fatto!

Francesco Sulas

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