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Giochi Olimpici WE 2012: La Bronzini sogna un cuore d'oro - Giorgia in prima fila ma bisogna tagliar fuori Marianne Vos

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Giorgia Bronzini insegue il sogno di un'oro olimpico con relativa esultanza © Bettiniphoto

Per molte è la gara della vita, l'occasione irripetibile, l'ultima spiaggia. Per molte ma non per tutte, anche se un oro olimpico è sempre un oro olimpico. C'è poi chi è invece all'esordio nella corsa all'alloro più ambito al Mondo, anche se magari si è già affermata in altre compatizioni che di fronte a questi cinque cerchi diventano per forza di cose minori.

Saranno 140 km e due passaggi sulla Box Hill - ma gli ultimi 25 km sono un su e giù non troppo difficoltoso - a dire chi succederà a Nicole Cooke, che a Pechino seppe sprintare sotto la pioggia torrenziale ed imporsi su Emma Johansson e sulla nostra Tatiana Guderzo, quel giorno letteralmente scatenata. In quattro anni cambiano tante situazioni, tanti fisici, tante giovani emergono ed altre, un po' più esperte, si avviano al declino.

Proprio Nicole Cooke, la campionessa uscente, dopo il trionfo più importante della vita ha saputo sì fare doppietta, abbinando all'Olimpiade su strada il Mondiale di Varese. Dal 2008 ad oggi però soltanto 10 vittorie in corse UCI, Varese inclusa, per la gallese di Swansea. «Non ha saputo far fronte al successo», ha spiegato recentemente il CT della Gran Bretagna, Shane Sutton. Così Nicole Cooke, a meno di sconvolgimenti in gara, farà la gregaria alla veloce e pimpante Elizabeth Armitstead, che con Emma Pooley e Lucy Martin va a comporre la squadra di casa. Le britanniche non partono certo con i favori del pronostico ma un podio, a ben vedere, potrebbero anche centrarlo.

Tutto dipende da come si svilupperà la corsa. Nel viaggio che porterà le 66 atlete da Buckingham Palace attraverso le colline del South East, per giungere sulla catena calcarea del North Downs, non ci sarà spazio per l'attesa. Questo non implica che la corsa sarà mossa sin dal primo chilometro, anzi, la fase di studio sarà probabilmente abbastanza lunga, ma ci sentiamo di escludere processioni in stile Copenhagen. Le possibilità sono due, riducendo il tutto all'osso: o sarà volata di gruppo oppure una fuga più o meno consistente arriverà al traguardo.

Nel primo caso le candidate all'oro sono relativamente poche, fondamentalmente tre: Marianne Vos, Ina-Yoko Teutenberg e Giorgia Bronzini. Nello sprint di gruppo sono indubbiamente loro le più forti anche se non ci si deve dimenticare di Shelley Olds, Emma Johansson (fu argento a Pechino) o Elizabeth Armitstead. Si potrebbe inserire anche una sorpresa come Chloe Hosking, capace di battere tutte se in giornata, ed anche Joëlle Numainville, che negli appuntamenti importanti scarica la pressione sui pedali in energia positiva. Persino Judith Arndt, che al Thüringen Rundfart ha mostrato ottime cose sia contro il tempo (punterà non per niente all'oro a crono) che in volata, potrebbe entrare in un'ipotetica top five.

Giorgia Bronzini, annoverata tra le favorite, mette in guardia tutti: «Tutti mi mettono tra le favorite con Teutenberg e Vos ma in pochi hanno tenuto conto delle outsider. Shelley Olds è tra queste ed al Giro ha fatto vedere otttime cose. Penso che a Copenhagen molte nazionali abbiano commesso l'errore di aspettare la volata e temere attacchi da lontano. Si ripeterà quella situazione? Chi può dirlo. Penso che però sarà una gara d'attesa. Nessuna è imbatttibile, nemmeno la Vos, è l'abbiamo dimostrato negli scorsi Mondiali. L'Olimpiade è diversa, si corre in quattro, se non in meno, ma non per questo non cercheremo di fare del nostro meglio. Il gruppo è il segreto dell'Italia».

Bronzini, Teutenberg, Olds, Johansson e Vos saranno dunque le atlete faro nel caso di un arrivo a ranghi compatti. Non c'è però un solo scenario possibile su un percorso che è sì semplice sulla carta ma sul campo non darà un attimo di tregua. Quest'Olimpiade potrebbe essere paragonata al percorso di una corsa olandese ed in Olanda spesso e volentieri vanno via delle fughe.

Non è quindi un'ipotesi tanto pere quella di alcune atlete che vorranno anticipare le velociste. Se ci saranno squadre, come la Germania, che cercheranno in tutti i modi di portare allo sprint Ina-Yoko Teutenberg, ce ne saranno altre a cui potrebbe andar più che bene anche un gruppo ristretto in fuga. Paradossalmente la Germania avrebbe due donne da inserire in un'ipotetica sortita (Judith Arndt e Trixi Worrack) ed anche le britanniche con Emma Pooley potrebbero essere affascinate dall'idea. Il problema è che la bionda di Norwich non è veloce allo sprint e perciò partirebbe battuta.

L'Italia, se avrà la Bronzini per la volata, potrà contare su Noemi Cantele o Tatiana Guderzo per le fughe. Marianne Vos, da atleta forte su ogni terreno, potrebbe essere parte del gruppo buono, magari insieme ad Annemiek Van Vleuten, amica e compagna di tante avventure (e di tante vittorie): «Corriamo in quattro e sarà diverso ma insieme alla Germania siamo la squadra più forte. Loes Gunnewijk, Ellen Van Dijk ed io siamo a livelli elevati, Marianne Vos è un gradino ancora sopra. Il circuito non è troppo impegnativo perciò dovremo fare corsa dura sin da subito».

Da non sottovalutare nemmeno la statunitense Evelyn Stevens, l'ottima passista neozelandese Linda Villumsen, la giovane bielorussa Alena Amialiusik o la canadese Clara Hughes. Occhio anche alla 20enne francese Pauline Ferrand-Prévot, che disputerà la gara sì dosando le energie per la corsa in MTB ma in una fuga da lontano starebbe benissimo.

Il fatto è però uno: nessuno avrà convenienza a portare in volata Marianne Vos né a contribuire alla buona riuscita di una fuga con al suo interno la fuoriclasse olandese. Insomma, se in campo maschile tutti correranno contro Cavendish, le ragazze faranno di tutto per rendere la vita impossibile al Fenomeno Vos. L'olandese, per non scontentare velociste né atlete scaltre, potrebbe addirittura azzardare una fuga da lontano, in solitaria o in compagnia di poche atlete. Capace anche di partire ad un centinaio di chilometri dall'arrivo, Marianne Vos non avrebbe troppi problemi a battere la malcapitata allo sprint.

Il quesito è perciò uno: come la si ferma, quest'olandese pigliatutto? Isolarla dalle compagne e farla stancare il più possibile è una soluzione, privarla della squadra e costringerla ad inseguire in prima persona fino allo sfinimento (qui Worrack ed Arndt potrebbero mettere in scena un bel remake di Varese 2008, con scatti e controscatti) è un'idea. Una fitta trama di alleanze in corsa tra alcune delle atlete sopra citate, quelle più interessate a evitare la volata ed al contempo tagliar fuori Marianne Vos da ogni fuga, è perciò assolutamente ipotizzabile.

Il problema vero, per le umane, è che Marianne Vos si stanca sempre un pelo dopo di loro. Il fatto confortante è rappresentato da sei anni in cui nei grandi appuntamenti non ha saputo cogliere la vittoria (fu sesta a Pechino nella corsa su strada, mentre ai Mondiali colleziona argenti da Stoccarda 2007). Tutte contro la Vos: domenica più che mai questa sarà la parola d'ordine.

A questo link la Startlist ufficiale

Francesco Sulas

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